FLESHGOD APOCALYPSE – Opera Massima

Pubblicato il 19/02/2016 da

Quattro album, un contratto in essere con la prestigiosa Nuclear Blast Records e i frutti di un duro lavoro che stanno finalmente arrivando. E’ riassumibile con questa frase il cammino dei Fleshgod Apocalypse che in dieci anni li ha portati ad essere considerati una delle più significative band estreme europee. Grazie ad una commistione tra l’impatto del death metal, una sempre crescente complessità delle orchestrazioni, e l’utilizzo di grandi cori e melodie accattivanti, il quintetto italiano ha saputo raggiungere un pubblico sempre maggiore e sopratuttto trasversale. Con una fanbase che ormai va dagli amanti del death tecnico fino ai fan del metal sinfonico più orecchiabile, i Fleshgod Apocalypse hanno da poco pubblicato “King”, l’album che ha definito le coordinate del loro attuale sound nel modo più inequivocabile. Abbiamo parlato della nascita di questo articolato ed entusiasmante lavoro e dell’ascesa della band nella scena metal con il cantante e chitarrista Tommaso Riccardi.
fleshgod apocalypse - band - 2015

IL VOSTRO NUOVO ALBUM “KING” E’ UN LAVORO PIUTTOSTO COMPLESSO, CON MOLTE PARTI ORCHESTRALI E SINFONICHE. VUOI DIRCI COME E’ STATO COMPOSTO?
“Innanzitutto devo dire che in passato c’è voluto un po’ per imparare a mettere insieme i vari elementi e in particolare la parte metal con quella sinfonica, mentre adesso iniziamo a pensare la musica già con un’idea di come suonerà. Possiamo partire da un riff o da una parte sinfonica ma diciamo che, rispetto a prima, abbiamo già in mente che direzione prenderà. A livello puramente pratico, un pezzo può infatti nascere da un’idea orchestrale o un ritmo di batteria, mentre altre volte da un riff. Diciamo che è molto a random e molto dipende dall’ispirazione del momento. Quello che posso sicuramente dire, è che ‘King’ rispetto a ‘Labyrinth’ e agli altri nostri dischi è nato più dai riff di chitarra”.

HO NOTATO INFATTI CHE LE CHITARRE SONO BEN PRESENTI NEL MIX.
“Sì, è vero ma anche perchè è stato fatto un lavoro su mix e mastering oggettivamente migliore rispetto agli album precedenti. Questo aiuta tanto. Purtroppo ci abbiamo messo del tempo prima di arrivare al punto in cui si poteva avere un mix fatto bene. Poi dipende anche dal metodo di composizione, perchè con l’esperienza si è riusciti a piazzare gli arrangiamenti in modo più pulito. Tante cose che magari prima riempivano ma non riuscivano a sbucare fuori nel mix, sono state tagliate perchè non servivano e altre invece sono state aggiunte. Abbiamo capito meglio come far in modo che si sentissero tutti quegli elementi. Il lavoro fatto con Marco in fase di registrazione e con Jens Bogren su mix e mastering ha aiutato molto”.

IN CHE MODO REGISTRARE CON MARCO MASTROBUONO (HOUR OF PENANCE) HA INFLUITO SUL SOUND DI “KING”? PERSONALMENTE, DATA LA SUA PROPENSIONE PER IL METAL ESTREMO, MI SAREI ASPETTATO QUELLO CHE POI SI E’ VERIFICATO, OSSIA UN BILANCIAMENTO TRA CHITARRE E PARTI ORCHESTRALI E NON CERTO UNA PREDOMINANZA DI QUESTE ULTIME COME ACCADDE INVECE SU “LABYRINTH”.
“Per quanto riguarda ‘Labyrinth’ diciamo che ‘non è colpa di nessuno ed è colpa di tutti’. Il mix in quel caso per una serie di ragioni non è uscito come noi lo pensavamo e le chitarre, che avevano un sacco di cose interessanti come il resto del disco, ne sono uscite penalizzate. Su ‘King’ invece abbiamo avuto un bilanciamento migliore. Marco ha capito subito quello che volevamo ed è stato fantastico. A livello di sound è stato determinante e lo è stato assolutamente anche Jens Bogren con mix e mastering. Bogren oltre a essere un grande produttore, ha anche una notevole capacitá di interpretazione e per noi questo é importante, perche nel mix é importante alzare e abbassare orchestrazioni, chitarre, batteria e tutte le altre sessioni. Bisogna saper interpretare la musica e capire quando far sentire certe cose e quando altre e in questo lui é stato molto bravo. Il disco é molto pulito, potente e allo stesso tempo dinamico”.

HO NOTATO CHE IL CANTATO PULITO MASCHILE QUESTA VOLTA É MENO “ESASPERATO” VERSO I TONI ALTI. SEMBRA CHE ABBIATE USATO SIA QUESTO, SIA LE PARTI DI SOPRANO IN MODO PIÚ MISURATO.
“Concordo e anche in questo il lavoro é ben bilanciato. Abbiamo cercato di fare le cose in modo naturale e senza spingere nulla piú del dovuto, voci comprese. Abbiamo sfruttato meglio il cantato piú mascolino di Paolo sui toni medi e il suo bel timbro e abbiamo ben bilanciato anche le pati di soprano di Veronica. Su ‘King’ abbiamo utilizzato tutti gli elementi tipici della nostra musica ma senza che nessuno risultasse predominante sull’altro”.

SO CHE É IN UN CERTO SENSO BRUTTO DARE UN’ETICHETTA AD UN GRUPPO, MA COME DEFINIRESTI ORA IL VOSTRO SOUND? É CORRETTO DIRE CHE ORA I FLESHGOD APOCALYPSE SONO ADATTI SIA A CHI ASCOLTA METAL ESTREMO, SIA A CHI PIACE METAL SINFONICO PIÚ LEGGERO?
“Se dovessi dare una definizione piú tecnica, direi che in un certo senso per me é sempre death metal sinfonico, perché nella nostra musica e sopratutto nel riffing, gli elementi del death metal ci sono sempre. C’e molto death metal americano, molto dei Morbid Angel ad esempio… molto di quel’marciume’. [risate, ndr] Da un altro lato potrei anche dirti che il nostro sound é ‘Fleshgod Apocalypse’, visto che abbiamo un pubblico molto trasversale che prende anche chi non ascolta solo metal estremo”.

COSA PUOI RACCONTARCI INVECE RISPETTO AL CONCEPT SU CUI SI BASANO I TESTI DI “KING”?
“‘King’ é una storia ambientata in una corte del periodo Romantico del diciannovesimo secolo e ha riferimenti alla societá in cui viviamo noi ora. Il testo di ogni pezzo é relativo a un personaggio e il principale ovviamente é il Re. É lui il personaggio che ha piú caratteristiche positive, come integritá, giustizia e valori reali, anche se questo lo costringe a fare cose terribili a volte, ma sempre per il bene della popolazione. Il Re rappresenta un vecchio mondo in cui ancora ci sono dei veri valori. Gli altri personaggi invece con la loro invidia, attaccamento ai soldi o altre caratteristiche negative, cercano di minare l’integrità del Re e rappresentano tutti gli atteggiamenti degli esseri umani che tendono a distruggere questi valori. Abbiamo voluto usare una metafora per descrivere quello che ciclicamente succede nella storia e che sta accadendo anche in questo momento con la grande decadenza e perdita di valori a cui assistiamo noi oggi. Quel Re in realtá sta dentro ognuno di noi, quindi sta a noi scegliere quale personaggio essere”.

IL PEZZO “PARAMOUR” É, DICIAMO, UNA SCELTA MOLTO PARTICOLARE… UN INTERMEZZO PIANO-SOPRANO POSTO IN MEZZO AL DISCO.
“E’ uno stacco completo. Dal punto di vista musicale questo é il suo effetto. La musica é fatta di tensione e rilascio e questo é un momento di assoluto rilascio. Ci piaceva molto l’idea di mettere un lied, una tipologia di canzone della musica classica soprattutto tedesca del periodo romantico. Il testo inoltre é tratto da ‘Die Leidenschaft Bringt Leiden!’ di Goethe e infine, per inserire tutto in un determinato contesto, abbiamo voluto mettere in risalto pianoforte e voce con questo inno al romanticismo. Il brano riguarda Paramour, la cortigiana che vive una vita estremamente frivola e carnale e che prova una profonda invidia per la Regina”.  

VUOI DIRCI QUALCOSA ANCHE SULLA COPERTINA?
“É un dipinto di Eliran Kantor, artista giá conosciutissimo per i suoi lavori. A noi paiceva molto l’idea di colalborare con lui, il quale ha realizzato anche le immagini presenti nel booklet del disco. Gli abbiamo dato una descrizione del Re, dei vari personaggi, della storia e dei concetti di base e lui poi ha interpretato il tutto nei minimi dettagli. Siamo molto soddisfatti del risultato”.

VENIAMO INVECE A COME I FLESHGOD APOCALYPSE VENGONO RECEPITI IN ITALIA E ALL’ESTERO. L’IDEA CHE CI SIAMO FATTI É CHE, COME CAPITA AD ALTRE BAND ITALIANE, SIATE PIÚ POPOLARI AL DI FUORI DEL NOSTRO PAESE CHE NON QUI.
“Ora come ora la cosa qui in Italia sta crescendo molto velocemente e ne siamo molto contenti. Dalle ultime date che abbiamo fatto lo scorso anno, le cose sono andate crescendo. In Italia, rispetto a Stati Uniti, Giappone o Nord Europa, siamo partiti in sordina ma questo succede un po’ a tutte le band che nel proprio paese di origine ci voglia piú tempo. Forse questo succede perché si tende a non credere al fatto che il gruppo del proprio paese possa avere un certo successo e ci si rende conto che é possibile solo dopo che si sono verificati una serie di eventi”.

LO SCORSO ANNO AVETE SUONATO AL NOSTRO METALITALIA.COM FESTIVAL IN TERZA POSIZIONE, SOPRA A BAND STORICHE COME SINISTER, DARK LUNACY E ONSLAUGHT E SUBITO SOTTO AGLI HEADLINER EXODUS E TESTAMENT. A PARERE NOSTRO LA POSIZIONE ERA DEL TUTTO LEGITTIMA E ANCHE IL RESPONSO DEL PUBBLICO INFATTI È STATO OTTIMO.
“Sì, noi abbiamo dato il nostro meglio e la gente ha reagito molto bene. Penso che il Metalitalia.com Festival per noi sia stato estremamente importante da quel punto di vista, perchè ci ha dato un’ulteriore possibilità di mostrare il nostro show con tutta la produzione. Da rifare assolutamente. Lo show con la sua produzione per noi è una cosa importantissima e più andremo avanti e più avremo risorse, più ci investiremo”.

PREVEDETE ANCHE DI FARE SHOW CON CORO E VERA ORCHESTRA UN GIORNO?
“Lo sognamo da tempo… solo che in Italia non è ad esempio come in Norvegia, dove per un’orchestra in certi casi ci sono delle sovvenzioni. Qui dovremmo pagarci tutto di tasca nostra e questo speriamo sia presto possibile. Non è facile ma è tra i nostri obiettivi”.

I FLESHGOD APOCALYPSE HANNO AVUTO UNA GRANDE EVOLUZIONE DAGLI ESORDI AD OGGI. COME VEDI LA BAND E IL SUO SOUND IN FUTURO?
“La coerenza con il passato ci deve essere sempre, perchè si tratta sempre di un percorso. Quello che però posso dirti è che noi di fronte alle idee non sacrifichiamo mai niente. Qualunque cosa venga fuori, noi non ci sputiamo mai sopra, quindi aspettatevi di tutto!”.

 

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