FOGALORD – A ritroso nel tempo

Pubblicato il 14/09/2017 da

Ci sono modi e modi di suonare power metal oggi. Chi si affianca a questo genere ascoltando le ultime uscite potrebbe però far fatica ad inquadrare tutte le sfumature di una musica che purtroppo, spesso, risulta sempre uguale a sé stessa e stereotipata secondo vari stili e schemi (power teutonico, prog-power, etc.). I Fogalord si distaccano da tutto questo: “Masters Of War”, uscito qualche mese fa, è un disco roccioso e granitico, che riporta il power alla sua matrice più epica e heavy, scardinando quella certezza che ‘un concept debba essere melodico per forza’, pur mantenendo anche un occhio al lirismo di determinati pezzi. Ne abbiamo parlato con Daniele, leader e compositore della band, che ci ha spiegato cosa voglia dire progettare e portare avanti una intera saga power a ritroso nel tempo.

CIAO DANIELE E BENVENUTO SU METALITALIA.COM. LA PRIMA DOMANDA CHE TI FACCIAMO E’ DEDICATA ALL’INTRO DI “MASTERS OF WAR”: SUL LIBRETTO LEGGIAMO CHE SI TRATTA DI UN CANTO DEI MONTI EMILIANI, CI RACCONTI PIÙ NEL DETTAGLIO DI COSA SI TRATTA?
– Ciao! La prima parte della melodia di “Il Racconto della Tempesta” è tratta da un canto tradizionale dei monti dalle nostre parti: è una melodia antica che si perde nella nebbia del tempo e volevo utilizzarla proprio per far entrare meglio l’ascoltatore nell’ambientazione del nuovo CD. Ho quindi preso il frammento e l’ho completato scrivendo io l’armonia, tutta la seconda metà e il testo. Credo che il risultato sia proprio quello che volevo, perché è metal ma allo stesso tempo ti riporta come in un’altra era, dove tutto sta per avere inizio.

CI SEMBRA DI AVER CAPITO CHE LA COPERTINA DEL DISCO SIA DEDICATA ALLA TITLE TRACK: COME E’ STATO LAVORARE CON FELIPE MACHADO PER LA SUA REALIZZAZIONE?
– E’ stato molto facile perché avevamo già collaborato per “A Legend To Believe In”. La scelta è ricaduta su di lui visto che i due cd sono collegati (musicalmente e tematicamente): volevamo ricreare lo stesso collegamento anche a livello di copertina. Rappresenta appunto i ‘Masters Of War’, delineando visivamente la dialettica tra Inverno e Primavera che è alla base di tutto il CD. C’è un collegamento anche tra le due copertine, perché il retro del primo disco rappresenta i ‘Gates’ (‘Of The Silent Storm’, opener del disco), che sono gli stessi sullo sfondo della copertina di “Masters of War”. Questo perché cronologicamente il nuovo lavoro è l’antefatto del nostro primo disco.

LA COSA PIÙ INTERESSANTE DI QUESTO DISCO E’ LA SUA CAPACITÀ DI PARLARE SIA ATTRAVERSO LA MUSICA CHE LE PAROLE DEL CONCEPT. COME HAI LAVORATO PER COMPORLO? SEI PARTITO DALLA STORIA E POI HAI SCRITTO LE CANZONI? O AVEVI DEI PEZZI CHE ANDAVANO GIÀ BENE CHE HAI POTUTO SISTEMARE CON LA STORIA?
– Per quel che riguarda la composizione storia e canzoni sono andate di pari passo, sviluppandosi a vicenda con il tempo. I testi invece sono venuti alla fine, quando ogni parte della storia era già pensata e scritta musicalmente.

IL VOSTRO E’ UN POWER MOLTO PIÙ ROCCIOSO DI QUELLO CHE SI SENTE ULTIMAMENTE IN GIRO: QUALI SONO LE TUE ISPIRAZIONI QUANDO SCRIVI I PEZZI? TI SENTI PIÙ ISPIRATO DALLA MUSICA CLASSICA O DAL METAL?
– A me piace l’epic metal in ogni sua forma, dai Manowar al viking, fino al black. D’altra parte ho iniziato ad ascoltare e poi studiare musica classica prima ancora del metal, da ragazzino: per quel che riguarda l’ispirazione naturalmente tutte queste influenze ci sono e si sentono, ma comunque credo che la musica che scrivo derivi più dal mondo reale e dalla natura che mi circondano, non c’è niente di ‘Fantasy’ inteso come ‘videogioco’.

SEMPRE RIGUARDO AL DISCORSO PRECEDENTE CI E’ CAPITATO DI LEGGERE IN GIRO COME E’ SCOCCATA QUESTA PASSIONE?
– E’ scoccata quando ero ancora un teenager ai primi anni di conservatorio: studiavo composizione e mi sono imbattuto in Wagner, e dall’epoca non ho mai smesso di ascoltarlo e studiarlo. Nei dischi dei Fogalord il modo di comporre wagneriano è molto presente: non si tratta però di trombe trionfali o ricopiature della “Cavalcata Delle Valchire”. Si tratta della tecnica wagneriana del leitmotiv, cioè in breve di associare un tema musicale a qualcosa della storia, che poi ritornerà quando quel qualcosa riappare nella vicenda (cosa poi usatissima un secolo dopo anche nella musica da film): per esempio il tema dei ‘Masters Of War’ ritorna nella strumentale “By The Everspring Tree”, anche se da un’angolazione completamente diversa. Questo è solo l’esempio più macroscopico (gli altri li lascio trovare a voi!): ci sono collegamenti anche tra i due CD, come ad esempio il tema dei ‘Gates’ che risuona nella canzone “Masters Of War” o il tema di/dello “Scream of The Thunder“ che riesplode su “The Sword’s Will”.

UNA COSA CHE CI HA SORPRESI NEL DISCO E’ LA TASTIERA, UNO STRUMENTO CHE UTILIZZI PIÙ PER CREARE ATMOSFERE CHE PER CONDURRE LA TRACCIA VERA E PROPRIA. PER TE E’ PIÙ IMPORTANTE LA MELODIA O LA GRANITICITÀ DEI RIFF?
– Sicuramente l’aspetto melodico è molto importante per me però diciamo, come sottolinei anche tu, che la mia preferenza nel fare metal è orientata sulle chitarre più che sulle tastiere. Queste ultime hanno appunto una funzione atmosferica, oppure presentano orchestrazioni che rimandano a temi interni alla storia. Principalmente io tendo e scrivere e pensare le melodie principali per le chitarre. Quindi, per tornare alla tua domanda, per me è importante l’aspetto melodico ma preferisco che esca dal suono granitico delle chitarre e che il sound generale sia incentrato su quello.

NELLA RECENSIONE DEL DISCO ABBIAMO SOTTOLINEATO COME ALCUNI PUNTI DELL’ALBUM PRESENTINO INFLUENZE FOLKEGGIANTI. CI CONFERMI QUESTA COSA? O TI SEMBRA FUORI LUOGO PARLARE DI SIMILI INFLUENZE?
– Si certo, confermo. Quando utilizzi uno strumento come la Piva Emiliana è proprio per ricercare una sonorità folk, ma non nel senso di folk metal, proprio nel senso di una sonorità ‘tradizionale’, sempre ricollegandosi al discorso che facevamo prima sul canto della montagna. Lo stesso vale per l’utilizzo del flauto dolce, che da’ un suono ‘pastorale’ e fuori dal tempo, perfetto per alcuni momenti del cd. Non è una concezione ‘folk’ nel senso ‘festaiolo e danzante’ (giusto per capirci), ma un modo per riportare a certe atmosfere che si perdono nella nebbia del tempo.

LA PIVA EMILIANA DI MARCELLO TIOLI E’ SICURAMENTE UN ELEMENTO IMPORTANTE DEL DISCO. COME È NATA LA VOSTRA COLLABORAZIONE E PERCHÉ HAI DECISO DI INCLUDERE PROPRIO QUESTO STRUMENTO?
– L’idea che la Piva Emiliana fosse lo strumento perfetto per certe melodie risaliva alle fasi di scrittura del nuovo cd. Marcello è sembrata subito la persona giusta e l’incontro con lui è stato molto fruttuoso. Come ti dicevo il suono della piva rimanda ad epoche lontane: Marcello è entrato perfettamente nell’ottica della musica che avevo scritto, prendendo anche parte anche al videoclip del primo singolo tratto dal nuovo album.

UNA DELLE CANZONI PIU’ RIUSCITE DEL DISCO CI SEMBRA LA SEMI-BALLAD “DAUGHTER OF THE MORNING LIGHT”. COME RIESCI A CONIUGARE L’INDOLE BATTAGLIERA DEI FOGALORD CON DELLE ATMOSFERE DOLCI COME QUELLE DI QUESTA CANZONE O DI QUELLE DI “ABSENCE OF LIGHT”?
– Ti ringrazio, perché è anche la mia canzone preferita! Beh, “Master of War” è una storia che intreccia elementi della natura con parti ‘storiche’. Di conseguenza, come una vera storia, è formata da momenti diversi: dalle battaglie fino alle atmosfere sognanti. “Daughter” è una canzone che racconta la primavera, che nonostante possa sembrare fuori luogo acquisisce senso nell’insieme, diventando perfettamente complementare alle atmosfere invernali caratteristiche della musica dei Fogalord.

AVETE GIA’ DELLE DATE ANNUNCIATE PER PROMUOVERE IL DISCO? DOVE VI VEDREMO SUONARE PROSSIMAMENTE?
– Attualmente non abbiamo date in programma, ma seguiteci sulle nostre pagine dove pubblicheremo immediatamente i prossimi aggiornamenti.

COME VIENE RECEPITA LA MUSICA DEI FOGALORD ALL’ESTERO? TI STAI PONENDO PER PROMUOVERE IL GRUPPO MAGGIORMENTE IN PATRIA O FUORI?
– Credo che non ci sia differenza tra Italia e estero nella ricezione del cd, è più che altro una questione maggiormente di gusti personali, dato che abbiamo cambiato parzialmente direzione dall’epic power di “A Legend To Believe In”, andando sicuramente verso l’estremo (non solo da punto di vista metal) e dando rilievo più alle atmosfere che al ‘power’ del nostro debutto. Ancora di più che in passato il nuovo disco richiede un ascolto più approfondito per poter entrare nella storia, magari dall’inizio alla fine e conoscendo i testi, quindi secondo me la differenza più che nel paese sta in un tipo di ascolto di ‘vecchia scuola’, perché ci sono molte cose da scoprire in “Masters of War” che non sono accessibili ad un solo primo ascolto.

PER IL FUTURO SEI INTENZIONATO A CONTINUARE CON LA STORIA DEL ‘FOG LORD’ O HAI INTENZIONE DI SCRIVERE ANCHE QUALCOSA DI SLEGATO DALLE VICENDE DEL TUO PERSONAGGIO?
– La storia che sto portando avanti fa parte di una progetto su quattro cd, quindi continuerò almeno per altri due album in questo senso. In realtà, più che portarla avanti, la sto portando indietro, perché“Masters of War” viene prima di “A Legend to Believe In“ dal punto di vista della storia e così sarà anche per il prossimo album, che racconterà quello che sta dietro ai ‘Masters of War’! Quindi ci vediamo nel passato, follow the fog!

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