Ci sono band che più di altre lasciano segni indelebili nel cuore di chi scopre rock e metal in un determinato periodo della sua vita.
Non a caso, come leggerete, i Folkstone si possono considerare fra quelle band che emotivamente hanno coinvolto numerosissimi pubblici in tutta la penisola, sin dall’album d’esordio omonimo che con l’ultimo “Natura Morta”, prima vera prova in studio dopo la reunion del 2023. Una band in trasformazione e mutevole, che condivide ormai musicisti professionisti molto cambiati rispetto alla masnada sgangherata iniziale, pur conservandone il cuore pulsante capace di rivolgere sorrisi beffardi al destino, come quello che sembra avere in copertina lo scheletro al tavolo.
L’uscita del disco ed i primi concerti di presentazione di questo, tenutisi al Legend per tre date sold-out, erano la giusta scusa per fare una bella chiacchierata con Lore e Roby, voci, fiati e storiche colonne portanti dei Folkstone, facendo il punto su dove i bergamaschi sono arrivati col loro ‘passo pesante’ e verso dove volgono lo sguardo, tra prossime vette da valicare, collaborazioni, tour con decine di date per tutta Italia e chi lo sa, forse anche oltre!

Folkstone at Alguerock by Luigi Canu – Alghero 13/08/2024
CIAO LORE E CIAO ROBY, BENTORNATI SU METALITALIA.COM. COME CI SI SENTE, DOPO TANTI ANNI, AD AVERE UN NUOVO DISCO IN USCITA?
Roby: – È sempre la solita sensazione, un po’ di – se vuoi – di stress, ansia, depressione, c’è tutto! (ride, ndR) Sono situazioni che si ripetono sempre e che quindi, come musicista, impari a conoscere.
Lore: – È come quando hai scritto un pezzo nuovo e lo vai a far sentire all’amico di fiducia chiedendogli cosa ne pensa. Però c’è sempre dietro l’angolo la paura: anche cercando di stare il più distaccati possibile si crea sempre tutto un suo mondo di aspettative che, in fondo, non sai se andranno a buon fine!
DA QUANDO AVETE ANNUNCIATO LA REUNION, AVETE SUONATO UNA QUANTITÀ IMMANE DI DATE: COME AVETE TROVATO IL TEMPO PER COMPORRE NUOVA MUSICA? ERANO PEZZI GIÀ MEZZI SCRITTI O SI TRATTA DI MATERIALE COMPLETAMENTE ORIGINALE?
Lore: – No, no, no, è tutto nuovo, fresco, fresco! Abbiamo partorito il disco in un anno: prima non c’era niente, forse solo una strofa di “Scarpe Rotte” che avevamo improvvisato, ma completamente diversa da come poi è stata tradotta su disco.
Roby: – L’avevamo postata anche su Instagram, l’avevamo suonata con la chitarra così, mentre andavamo in montagna!
Lore: – Anche l’arrangiamento de “L’ultima Thule” di Guccini, in realtà, era già pronto, perché la portavamo dal vivo negli ultimi anni di tour. Comunque per il resto è tutta musica nuova, non c’era niente di già scritto!
Roby: – Anche perché non c’era proprio neanche l’idea di farlo.
Lore: – Quando ci siamo sciolti in quei quattro anni, non abbiamo scritto nulla perché non avevamo l’idea di rimetterci a suonare insieme, quindi non c’era proprio niente. Anche “Macerie” è nata nel corso dello scorso anno, uguale a “La Fabbrica dei Perdenti”, e in contemporanea poi sono nati tutti gli altri pezzi.
Folkstone – Legend Club – 30 marzo 2025 – foto Benedetta Gaiani
NELLA RECENSIONE ABBIAMO SCRITTO CHE IL DISCO CI È SEMBRATO QUASI PIÙ ‘ARRABBIATO’ RISPETTO A “DIARIO DI UN ULTIMO”, A PARTIRE DAI PRIMI TRE BRANI, È COSÌ? ANCHE “VUOTO A PERDERE” SEMBRA PIÙ VICINO AI VOSTRI VECCHI DISCHI.
Lore: – Quei tre pezzi sono lì perché servono proprio per darci la carica quando apriamo i concerti. Noi siamo fondamentalmente una live band, ci piace suonare dal vivo, penso che sia la nostra la nostra massima espressione, e questo inizio di album voleva essere proprio uno ‘schiaffo’ da riproporre nei concerti.
Roby: – L’album, comunque, ‘respira’, perché sono sedici pezzi, c’è di tutto. Come citavi tu, se vuoi, “Vuoto a perdere” è un po’ un old-school per noi, è un pezzo che ci riporta un po’ alle nostre origini.
A LIVELLO DI SONORITÀ, COSA PENSATE SIA CAMBIATO RISPETTO A “DIARIO DI UN ULTIMO”? CI SONO DIFFERENZE RELATIVAMENTE ALLA PRODUZIONE, ANCHE SE QUESTA È SEMPRE CURATA DA MAURIZIO (polistrumentista della band, ndr)?
Lore: – Innanzitutto sono passati cinque anni. E non è una cosa banale (ridono, ndr)! E soprattutto, anche se la produzione è sempre di Maurizio, il mix è stato affidato a un’altra persona. Quindi, sai, quando comunque tu scrivi i pezzi, li registri, li produci, ti rimbombano nella testa: arrivi a un certo punto che fai anche fatica, secondo me, a capire esattamente come calibrare il giusto. Affidarli a una terza persona che non ha seguito tutto il processo di composizione e di scrittura e registrazione gli ha donato qualcosa in più.
COME MAI, A LIVELLO DI TRACKLIST, AVETE FATTO QUESTA SCELTA – ABBASTANZA INUSUALE – DI METTERE INSIEME TUTTI I PEZZI CON LE COLLABORAZIONI UNO IN FILA L’ALTRO?
Lore: – L’abbiamo fatto perché ci piaceva sentire quei pezzi in quel punto lì, non perché ci fossero altri motivi, in realtà!
Roby: – Ci suonava bene così, sentendo le canzoni scorrere, non perché ci fossero degli ospiti speciali e quindi si meritavano il loro posto in quella parte del disco!
AVETE DEFINITO LA COPERTINA DI “NATURA MORTA” COME LA PIÙ BELLA MAI REALIZZATA PER UN DISCO DEI FOLKSTONE, COME MAI?
Lore: – Perché è molto introspettiva. Noi eravamo partiti da un’idea di “Natura Morta” differente, poi Jacopo Berlendis, che ci ha sempre fatto le illustrazioni per i dischi, mi ha presentato uno schizzo a matita di quello che il concetto significava secondo lui, partendo dalla title-track.
Noi eravamo partiti dal dire “C’è un tavolo, c’è questo pezzo, c’è questo mood“: quando poi ho visto lo schizzo ho pensato che rispecchiasse esattamente quello che volevamo dire. C’è il nostro fantastico decimo componente, il nostro scheletrino, con questa vestaglia, questo mood un po’ decadente e un po’ romantico, secondo noi, e il tavolo che è sostanzialmente quello attorno cui ci ritroviamo quando finiamo sempre i live.
ALCUNE CANZONI SUONATE ‘CON GLI OSPITI’ ESISTEVANO GIÀ: COME È STATO RIVEDERLI INSIEME? AD ESEMPIO, COSA È SUCCESSO CON “LA FABBRICA DEI PERDENTI” INSIEME AI PUNKREAS?
Roby: – È stato bello, perché poi era un pezzo che secondo noi era perfetto da fare insieme, perché era il più punkettone se vuoi: l’anima più punk dei Folkstone!
Lore: – Infatti ci siamo detti “Cavolo, perché non chiediamo a qualcuno se vuole partecipare?”, visto che dovevamo comunque riregistrarlo. Quando poi abbiamo chiesto ai Punkreas cosa ne pensassero della cosa sono stati entusiasti, e nel giro di sette-otto giorni ci hanno inciso sopra.
Il risultato ci è piaciuto un sacco, con quelle doppie voci alla loro maniera che rimandano un po’, secondo me, anche a un modo di fare alla NOFX.
NON AVETE VOI STESSI L’IMPRESSIONE DI STARE DIVENTANDO UN GRUPPO INTERGENERAZIONALE, UN PO’ COME GLI STESSI PUNKREAS? AI VOSTRI CONCERTI ORMAI SI VEDONO I FIGLI DELLE PERSONE CHE HANNO COMINCIATO A SEGUIRVI NEL 2005!
Roby: – (Ride, ndr) È vero! Ogni tanto incontri in giro le varie famigliole così, vedi anche i bimbi cresciuti e gli chiediamo sempre un po’ increduli “Ma sei te?!“.
Lore: – Ritrovi i bambini cresciuti e cominci a farti due domande sulla tua età (risate, ndr). Però la cosa ci fa estremamente piacere, perché penso che passare fra le generazioni sia una delle cose più belle che un artista possa avere. Certo, siamo nati in quell’epoca lì, però ancora oggi vediamo dei giovani approcciarsi comunque alla nostra musica: è una cosa bella!
ASCOLTANDO “NATURA MORTA” ABBIAMO ANCHE AVUTO L’IMPRESSIONE CHE CI SIA UN PO’ PIÙ QUELLA VENA ROMANTICA DEL FOLK METAL TEDESCO, MAGARI PIÙ SUI SUBWAY TO SALLY CHE SUGLI IN EXTREMO, COSA NE PENSATE?
Lore: – Come ti dicevo l’album voleva essere comunque un urlo romantico, cioè qualcosa di passionale e allo stesso tempo decadente, perché ci sentiamo un po’ fuori da tutto questo materialismo spinto che ci circonda.
Anche solo il continuare a buttare fuori singoli ormai è un modus operandi della musica di oggi: fai un singolo, bruci, fai un singolo, bruci, fai un singolo, bruci… Quando arrivi a dieci singoli non fai nient’altro che la raccolta, e quindi non c’è più quel senso, anche, di prendersi un po’ di tempo di respirare un po’ l’atmosfera di un album. Citando i CCCP: un prodotto da consumare finché non è passato di moda!
Folkstone – Legend Club – 30 marzo 2025 – foto Benedetta Gaiani
A PROPOSITO DI CCCP, “MEDITERRANEO” CI È SEMBRATO MOLTO “ISLAM PUNK”, ANCHE NEL TESTO.
Lore: – Penso che sia perché noi abbiamo sempre avuto quel tocco ‘mediterraneo’, anche perché siamo italiani – Voglio dire, non è che viviamo chissà dove!
Era normale avere, secondo noi, questo influsso che viene dal mare, soprattutto in un momento del genere in cui il Mediterraneo è un punto caldo per l’Europa; se ci pensi, questo discorso vale anche per l’Ucraina, che comunque ha le coste sul Mar Nero…
Siamo comunque interconnessi, in un momento un po’ difficile, vedi tutto il discorso della migrazione, di Israele… Lo scontro è qua: non lo vivono in America, non lo vivono in Cina, non lo vivono in Australia… lo viviamo noi, l’Europa.
Roby: – Pensiamo che il Mediterraneo è sempre stato comunque un’interconnessione di popoli di gente di culture: nella canzone c’è tutto questo, anche perché cercavamo di andare oltre il recinto della Pianura Padana!
PARLANDO SEMPRE DELLE CANZONI DEL DISCO: SIETE PARTITI DALLE “ROCCE NERE”, CON LE OROBIE, MENTRE, ADESSO, SIETE ARRIVATI SULL'”APPENNINO”…
Lore: – Siamo appassionati di montagna, che è un elemento ricorrente di molti nostri pezzi. Per noi l’alpinismo è un modo romantico e assolutamente passionale di affrontare una vetta, e bisogna avere molto rispetto per quegli alpinisti che fanno spedizioni durissime: sei solo e non ci sono cazzi, devi arrangiarti, non è che ti viene a prendere qualcuno se non chiami dei soccorsi. Come dicevo, è un approccio comunque secondo me ancora romantico: la montagna riesce a trasmetterci questa cosa, così è nata “Appennino”.
Roby: – Pensa che Maurizio ci aveva mandato il pezzo già fatto e finito, solo da cantare, ed eravamo sull’Appennino! Ci sono ancora luoghi veramente incontaminati quasi senza civiltà e la canzone è nata lì in una sera, improvvisando proprio sulla sua base.
DOPO LA REUNION VI SIETE SENTITI SUBITO UNA FAMIGLIA COME UN TEMPO O AVETE DOVUTO FARE TANTE PROVE PER ‘TARARVI’ SULLE VOSTRE ‘NUOVE’ LUNGHEZZE D’ONDA?
Roby: – In realtà c’è stata subito un’intesa fra tutti noi. All’inizio c’era il timore: dopotutto, per tanti anni non ci siamo più visti, tra covid, casini vari, le vite di ognuno… E invece era come non essersi mai lasciati!
Lore: – Abbiamo vissuto tanto tempo insieme: basta stappare un bottiglia di vino e ti ritorna una vita dietro, una vita di palchi, di sbronze, di storie. Tutto naturale, senza forzature. È stato bello!
COME AVETE INTERIORIZZATO QUEL BOATO CHE CI FU NEL 2023 QUANDO USCISTE DA DIETRO ALLE QUINTE DEL LIVE AL METALITALIA FESTIVAL?
Roby: – Riguardo a quella volta, non riuscivamo a capire cosa stava succedendo. Penso che la cosa più devastante di tutta la nostra carriera sia stato quel boato! Rimarrà nella storia!
Lore: – Non pensavamo a nulla, sinceramente, ci sono sempre i ‘dietrologi’ che dicono “siete tornati insieme per una roba o per un’altra”… Vabbè lasciamo perdere queste cazzate. Però quel momento è stato veramente una cosa da ricordare.
Artista: Folkstone | Fotografa: Benedetta Gaiani | Data: 17 settembre 2023 | Evento: Metalitalita.com Festival | Venue: Live Club | Città: Trezzo Sull’Adda
DOPO AVER TENUTO DEI LIVE ENORMI, CON SOLD-OUT ASSURDI COME ALL’ALCATRAZ L’ANNO SCORSO PER SAN PATRIZIO, AVETE DECISO DI PRESENTARE IL NUOVO DISCO AL LEGEND: COME MAI?
Lore: – Siamo un gruppo comune, forse non underground, ma non abbiamo nulla di mainstream. I nostri album sono sempre stati autoprodotti e anche questo esce dalla Folkstone Records: siamo noi, non c’è nessun altro.
Roby: – Quindi ci piaceva tornare proprio a un contatto diretto con il pubblico e creare anche un ambiente accogliente per noi e per chi ci ha sempre seguiti. Vogliamo che sia proprio una festa con persone come noi (l’intervista si è tenuta prima delle date al Legend, ndr)!
Lore: – Cercheremo di dare una scenografia al Legend, trasformarlo nella taverna dei Folkstone. Ci sarà una piccola mostra dove cercheremo di ripercorrere tramite i dipinti di tutte le copertine, la storia, le magliette, le stampe delle vecchie magliette, di tutte le magliette, delle foto… Ormai quest’anno è il ventennale, quindi abbiamo un po’ di cose da far vedere e ci piace l’idea di condividerle con chi ci ha sempre seguito.
Non vogliamo fare il concerto classico, un po’ staccato, un po’ asettico, col servizio d’ordine sotto al palco. Vogliamo che sia una roba come è sempre da quando siamo nati: grezza e a contatto con la gente.
DI TUTTI GLI ARTISTI CON CUI AVETE DIVISO IL PALCO, C’È QUALCUNO CHE RICORDATE CON MAGGIORE AFFETTO?
Roby: – Ci siamo sempre trovati a nostro agio, sempre. Se vivi la musica e il concerto in maniera semplice, genuina, qualunque palco e qualunque band con cui lo condividi diventa bellissimo.
Lore: – Per quanto mi riguarda, mi basta vedere che ad un concerto c’è tanta gente che canta dei nostri pezzi e sono felice, è l’apice della carriera. Non abbiamo mai avuto la volontà di fare chissà che, anche perché siamo ben cosci del genere che facciamo.
Cantiamo in italiano, quindi abbiamo un mercato comunque che non va bene per l’estero. Siamo molto ancorati all’Italia e siamo molto contenti di quello che facciamo: ogni palco è una conquista, così come ogni gruppo con cui lo condividi. È sempre una soddisfazione, e quindi non ce n’è stato uno più figo di altri. Tra persone che condividono con te la stessa passione, sia con quelle band a cui noi abbiamo aperto, sia con i gruppi che aprono adesso i nostri concerti… È sempre una figata stare lì insieme a raccontarci!
È VERO CHE SIETE MOLTO ANCORATI ALL’ITALIA PER MOTIVI LINGUISTICI E AFFETTIVI, MA DAVVERO NON AVETE MAI PENSATO A TENTARE UN TOUR IN SUD AMERICA? CI RICORDIAMO CHE AL CONCERTO DI REUNION C’ERA GENTE STRANIERA SOPRATTUTTO DA QUELLA PARTE DEL MONDO.
Roby: – Ma magari! Noi non diciamo mai di no a nulla, se ci fosse la possibilità si vola ovunque (ridono, ndr)!
VOLEVAMO CHIEDERVI UNA COSA ANCHE SU “RACCONTI DA TABERNA”, VISTO CHE NON AVETE MAI FATTO UN BEST-OF DEI FOLKSTONE: COME È NATA L’IDEA DELLA RACCOLTA?
Lore: – Ci eravamo rimessi a suonare insieme e abbiamo pensato che sarebbe stato bello ripercorrere un attimo la nostra storia prima di ripartire, scegliendo i pezzi che possono aiutarci a farlo. Tra l’altro, anche quello è stato un regalo ai nostri fan stretti, perché era acquistabile solo ai live. Non è stato neanche messo in vendita nei negozi, non era ordinabile dal nostro sito o da nessun’altra parte: lo compravi solo ai concerti. Una sorta di post-it che diceva “Fin’ora abbiamo fatto questo!” (Ride, ndr).
CI HANNO COLPITI MOLTO “PERSIA” E “SULLA RIVA”, DUE CANZONI DEDICATE ALLE DONNE E A CHI LOTTA A FIANCO DELLE DONNE, CE NE PARLATE UN PO’ DI PIÙ?
Roby: – “Persia” prende spunto dalla storia che abbiamo letto di questa rocciatrice iraniana, che ci ha aperto gli occhi su mondi che non viviamo in prima persona, ma sono comunque accanto a noi. Ne è nata una canzone per dire “Cosa potrebbe provare una persona che non può svegliarsi al mattino e fare ciò che vuole?”. Tutte piccolezze che per noi sono scontate: non è così per tutti, volevamo che le persone sentissero questa differenza.
Lore: – C’è anche un filo che unisce “La Fabbrica dei Perdenti” a “Persia”: gli sconfitti, quelli che subiscono le cose.
Roby: – Per noi si è trattato anche di dare una sorta di messaggio che aiutasse a capire che le cose si possono cambiare, come ha fatto appunto questa rocciatrice che ha lottato e lotta tutt’ora per difendere i diritti umani.
La stessa cosa è accaduta per “Sulla Riva”: io dico che dalle storie di riscatto dalla repressione e dalla violenza può nascere qualcosa di estremamente positivo, per dare una mano a chi sta soffrendo. Citando una frase di quella canzone, “Come un fiore in una crepa nella stanza”!
Artista: Folkstone | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 10 agosto 2024 |Venue: Castello di San Martino della Vaneza | Città: Cervarese Santa Croce (PD)
METTENDO INSIEME LE COSE CI AVETE RACCONTATO, VOI PENSATE ANCORA CHE LA MUSICA, IN UN MOMENTO DI ESTREMO MATERIALISMO, POSSA UNIRE LE PERSONE PER DELLE CAUSE COMUNI?
Lore: – Assolutamente! Ti rendi conto che ancora c’è qualcosa che ci unisce. Io penso che la musica sia un linguaggio universale, che permette ancora di trovare quel senso di appartenenza che va oltre le cose quando ci si trova ai concerti.
CREDETE CHE SIANO PROPRIO GLI STRUMENTI TRADIZIONALI A CREARE QUEL MIX DI MALINCONIA ANCESTRALE CHE UNISCE VARIE PERSONE FRA LORO?
Lore: – Gli strumenti tradizionali hanno un loro ambiente e un loro qualcosa di ancestrale che ti senti addosso, anche se non sai cos’è.
Roby: – Secondo me sì, gli strumenti popolari richiamano un po’ la sensazione dell’unione, del trovarsi a suonare a caso con una piva, un flauto, una chitarrina (ridono, ndr)… E si vola nella semplicità!
VISTO CHE VI SIETE SEMPRE DEFINITI UNA BAND ‘DA LIVE’, COSA NE PENSATE DI QUELLE FORMAZIONI COME WARDRUNA E HEILUNG CHE FANNO DEI LORO SHOW DEI VERI E PROPRI RITUALI?
Lore: – Sono modi di esprimersi. È arte, ognuno deve seguire il suo flusso, quindi ben venga per loro che hanno trovato la loro strada!
I nostri concerti non li vediamo tanto come un rituale, ma come un qualcosa di viscerale: è energia, ed è soprattutto raccontarsi. Noi non lo vediamo mai come qualcosa di trascendentale, poi ognuno trova sempre la sua dimensione quando viene a vederci!
C’È GIÀ QUALCOSA CHE BOLLE IN PENTOLA DOPO LE DATE DI PRESENTAZIONE DEL DISCO E IL TOUR ESTIVO, O VI PRENDERETE UN MOMENTO PER TIRARE IL FIATO?
Roby: – No, no, dateci un attimo, per favore!
Lore: – Già tirare fuori un disco di sedici pezzi non è stato semplice, c’era chi ci diceva “Ma siete matti a fare un disco così lungo?”, e un po’ avevano ragione!
Andremo avanti come abbiamo sempre fatto, un pezzo per volta, un tour per volta, una canzone per volta…
Artista: Folkstone | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 10 agosto 2024 |Venue: Castello di San Martino della Vaneza | Città: Cervarese Santa Croce (PD)