E’ sempre bello poter scambiare quattro chiacchiere con i Folkstone, sempre ciarlieri e di grande compagnia. I bergamaschi, infatti – pur avendo riscosso un successo notevole costruito su album ben congegnati e live set straordinari – hanno mantenuto una semplicità invidiabile, figlia diretta di quella cultura montanara e contadina dalla quale più o meno tutti i membri discendono. Forti di un nuovo album decisamente maturo, uscito peraltro per la Folkstone Records – label ufficiale della band – il combo ha deciso di ripartire subito a suonare dal vivo, dove da sempre da il meglio di sè. Metalitalia.com non si poteva certo esimere dall’incontrare una delle realtà italiane più solide ed affermate anche all’estero (soprattutto in Germania) e – come sempre – Lorenzo e Roberta sono stati estremamente gentili nel rispondere con dovizia di particolari e con una simpatia innata alle nostre curiosità. Lasciamo quindi a loro la parola.
LA NOVITÀ PIU’ ECLATANTE RISPETTO AL RECENTE PASSATO E’ CHE IL NUOVO ALBUM USCIRÀ TRAMITE LA VOSTRA ETICHETTA, LA FOLKSTONE RECORDS: COME E’ NATA QUESTA IDEA?
“L’idea è nata dalla voglia di staccarsi dalla nostra casa discografica perché volevamo fare un lavoro a modo nostro e sinceramente coglierne i frutti, o nel caso contrario prenderne le sconfitte, da soli. La Folkstone Records è nata con l’idea di avere al suo interno solo chi lavora davvero con tutte le sue energie al progetto”.
AVETE L’INTENZIONE DI PUBBLICARE ANCHE ALTRE BAND, OPPURE LA FOLKSTONE RECORDS SARA’ DEDICATA SOLAMENTE AI VOSTRI PRODOTTI?
“Penso proprio che sarà dedicata a noi. Detto sinceramente, le finanze ci permettono con fatica di realizzare i nostri prodotti, quindi non abbiamo le forze di produrre anche altri! Non a caso, con questo disco abbiamo chiesto una mano ai nostri fan. Abbiamo chiesto loro di comprare in anticipo, quindi sulla fiducia a scatola chiusa, una copia del nostro lavoro. E’ stato un grosso rischio, ma ha dato un risultato inatteso. Circa quattrocento persone hanno risposto all’appello, diventando così nostri co-produttori. Anzi, cogliamo l’occasione per ringraziarli tutti”.
VENENDO AL NUOVO ALBUM, SECONDO VOI CI SONO DIFFERENZE RISPETTO AL PASSATO? A NOI “IL CONFINE” E’ PARSO MENO DIRETTO E PIÙ RAGIONATO RISPETTO AI VOSTRI PASSATI LAVORI…
“Rispetto ai precedenti lavori, questo album è diverso perché è uno specchio di quello che siamo ora, di quello che sentiamo e viviamo in questo momento. Abbiamo sempre fatto album in cui specchiare il nostro essere in quel preciso istante. All’inizio eravamo più festaioli e spensierati, poi abbiamo voluto fare un lavoro più particolare e poi siamo giunti a questo album con la voglia di permeare le canzoni con tutto ciò che sentiamo nei confronti della realtà che ci circonda. Non volevamo fare assolutamente delle fotocopie di album precedenti facendo canzoni – permettimi il termine – ’piacione’, non saremo mai schiavi del facile”.
COME NASCONO LE CANZONI DEI FOLKSTONE GENERALMENTE?
“Di solito nascono da un giro di cornamusa o un riff dalla chitarra di Lore o da un’idea di Yoni e, da questo album, dalle mille idee di Maurizio. Poi ci si trova, si sistema il pezzo e si comincia a sentire se gira e se ha un buon tiro. Quando è ok, si passano i pezzi ai vari strumentisti che ascoltano la parte e nel caso consigliano le modifiche da fare. Poi si passa alla linea melodica del cantato ed infine ai testi, dei quali si occupano Roby e Lore. Questo il riassunto e, detto così, ovviamente sembra che ci impieghiamo dieci minuti! In realtà è un lavoro lungo, soprattutto quando ci sono alcuni pezzi che ti piacciono ma manca sempre qualcosa che non sai cos’è. Di un pezzo de ‘Il Confine’ (‘Grige Maree’; approfittiamo per ricordare che grige è giusto scritto così, perché tanti pensano sia un errore di stampa!) abbiamo fatto più di venti versioni prima di arrivare alla definitiva”.
COME MAI AVETE SCELTO DI COVERIZZARE “C’E’ UN RE” DEI NOMADI? VI RITROVAVATE NELLE LIRICHE?
“E’ da un bel po’ che tentavamo di coverizzare questa canzone, ma non trovavamo mai il modo giusto. Fino a che abbiamo chiesto a Maurizio di abbozzare un’idea per questo pezzo. Ce l’ha fatta sentire e ci è piaciuta molto! Così abbiamo iniziato a farla dal vivo e visto che ha suscitato reazioni molto positive abbiamo deciso di inserirla anche nel nuovo album. Abbiamo scelto ‘C’è Un Re’ perché rappresenta l’idea della società che abbiamo, governata da re che non vogliono vedere nulla fuorché i loro interessi. Anche se ormai ha un po’ di anni, purtroppo è sempre attuale! Inoltre siamo cresciuti con questo grande gruppo, non potevamo non farne una cover”.
QUESTA VOLTA PER LA PRODUZIONE AVETE FATTO LE COSE IN GRANDE, VOLANDO FINO AI BOHUS STUDIOS SVEDESI: COME MAI QUESTA SCELTA?
“La motivazione è più semplice di quel che sembra. Yonatan, nostro produttore artistico ed amico, ci ha proposto di andare a registrare ai Bohus Studios perché l’attrezzatura è ottima ed il costo più che adeguato, quindi abbiamo deciso di provare. In effetti lo studio è davvero bello, peccato che dopo dieci giorni chiusi lì dentro stavamo impazzando e ci sono dei video a testimonianza! Non avendo la macchina, non potevamo muoverci ed eravamo in un paesino un po’ sperduto. Per fortuna però siamo stati previdenti e per consolarci ci siamo portati dall’Italia 20 litri di Barbera, che allietava le serate”.
LA LEGGENDA NARRA CHE PER ENTRARE NEI FOLKSTONE SIA PIU’ IMPORTANTE IL FEELING CHE SI CREA CON I VARI MEMBRI CHE NON LA TECNICA STRUMENTALE: NON RISCHIATE COSÌ DI COMPROMETTERE LA QUALITÀ DEL VOSTRO LAVORO?
“La leggenda è assai vera, ma non tanto perché ce ne freghiamo del livello tecnico, anzi! Nel tempo per svariati motivi abbiamo cambiato line-up. Nel cercare nuovi strumentisti ovviamente la prima valutazione è la capacità, non è che perché uno è simpatico ma fa schifo a suonare debba essere il benvenuto. Per quello ci siamo già noi! Il discorso è che oltre al saper suonare ci vuole tanto spirito di adattamento alle situazioni più disparate, nonché al gruppo stesso. Per darti un’idea, abbiamo soprannominato il nostro furgone da tournée ‘centro malessere Folkstone’. Comunque concludo dicendo che ora ci troviamo bene con Edoardo, Federico, Walter e Silvia, perché sono dei musicisti della madonna e squilibrati proprio come noi”.
NEI VOSTRI ALBUM SI RESPIRA SEMPRE UN’ARIA DI LIBERTA’, VOI SIETE DEI CANTORI DELLA LIBERTA’: MA IN REALTÀ VOI COSA INTENDETE PER LIBERTA’?
“La libertà per noi ha un significato assai semplice. Per noi è sinonimo di avere il potere di esprimere le proprie idee e decidere della propria vita. Consci che non sempre sia possibile, questa idea deve essere sempre il punto di partenza per alzare la testa e cercare di lottare per quello in cui si crede. Bisogna anche avere il coraggio di ‘usarla’ la libertà che abbiamo! Si può dire quel che si vuole ma rispetto anche solo al secolo precedente abbiamo molte più libertà individuali. Siamo d’accordo che la società in cui viviamo non sia la migliore possibile, ma ci sembra che la maggior parte della gente usi male le libertà che già possiede”.
RITIENI CHE I FOLKSTONE SIANO NATI PER CANTARE LA LIBERTA’ O PER PERMETTERVI IN QUALCHE MODO DI CONQUISTARLA, PROVANDO A DISTACCARVI DALLA ROUTINE LAVORATIVA ALLA QUALE IMMAGINIAMO SIATE ANCORA SOTTOPOSTI?
“Sicuramente i Folkstone ci staccano dalla routine lavorativa! Più che per questo però sono nati per la voglia di suonare e sperimentare nuove sonorità con nuovi strumenti. All’inizio era più un ritrovo tra amici per farsi una suonata tra una birretta e l’altra. Poi piano piano ci siamo appassionati sempre di più a questo progetto, dedicandovi sempre più tempo ed impegno”.
SPESSO CANTATE DI BRIGANTI DI MONTAGNA E DI ANARCHICI, COME SIMONE PIANETTI: LI RITENETE PERSONAGGI CHE HANNO LOTTATO REALMENTE PER LA LIBERTA’? COME VI PONETE NEI LORO CONFRONTI?
“I briganti di montagna che cantiamo sono briganti che hanno spezzato le regole del quieto vivere per crearsi una loro libertà, senza patria, fuori dalla normalità. Abbiamo voluto invece cantare di Simone Pianetti come persona che ha sempre avuto una mente ‘aperta’ e per quegli anni (anni ’20) ‘rivoluzionaria’. Per questo suo essere troppo innovativo rispetto al bigottismo della valle in cui viveva, è stato vittima di soprusi e denigrazione. Sindaco, prete e compagnia bella hanno fatto di tutto per rovinargli la vita, fino a che l’hanno fatto cadere in miseria ed hanno fatto sì che Simone da vittima diventasse il carnefice. Il significato è che non bisogna tirare troppo la corda, non si può schiacciare e soffocare le persone perché poi s’incazzano”.
SE POSSIAMO MUOVERE UNA PICCOLA CRITICA, CI PARE CHE L’ARPA SIA SOMMERSA DA MONTAGNE DI RIFF E DALLE CORNAMUSE E CHE NON ABBIA UN GROSSO PESO NELL’ECONOMIA DEL VOSTRO SOUND: VOI LO RITENETE INVECE UNO STRUMENTO NECESSARIO?
“Le critiche sono ben accette, se no come facciamo a capire dove sbagliamo. L’arpa è uno strumento importante nei Folkstone. E’ la parte delicata in tutto il ‘rozzume’! Diciamo che dovrebbe creare un sottofondo, è un abbellimento alle canzoni. Forse per questo che sembra stia un po’ più sotto al resto degli strumenti”.
CORNAMUSE, BOMBARDE ED ARPE SOLITAMENTE SONO ACCOMPAGNATE DA UN’ IMMAGINARIO CELTICO; VOLETE SPIEGARE IN CHE MODO INVECE FANNO PARTE ANCHE DEL PATRIMONIO CULTURALE DELLE OROBIE?
“Sì, vengono associate ad un immaginario celtico, anche se in realtà è solo l’arpa celtica che risale al periodo celtico, perché cornamuse e bombarde sono venute dopo. La cornamusa tradizionale di Bergamo ad esempio risale al 1200/1300. Comunque ci siamo avvicinati a questi strumenti perché ci piacciono le loro sonorità, che sono patrimonio culturale in generale e non solo delle Orobie”.
COME SPIEGATE IL GROSSO SUCCESSO CHE STATE RISCUOTENDO IN ITALIA ED IN EUROPA? SUCCESSO CHE NELLA VOSTRA TERRA D’ORIGINE E’ ADDIRITTURA ENORME…
“Abbiamo un buon seguito, quello sì, ma addirittura enorme successo è esagerato! La cosa che più ci piace fare è andare in giro a suonare e liberare tutta la nostra energia sul palco. Probabilmente la gente sente che ci divertiamo talmente tanto che di conseguenza si diverte e ci segue”.
PERMETTETECI UNA NOTA IRONICA: LA VOSTRA FAMA E’ COSTRUITA SULLE VOSTRE PERFORMANCE LIVE DAVVERO ENTUSIASMANTI. VOI ALL’INIZIO – PER VOSTRA STESSA AMMISSIONE – SARESTE ANDATI A SUONARE DOVUNQUE PER UN PIATTO DI POLENTA ED UNA BOTTIGLIA DI VINO, AVRESTE SUONATO PERFINO A COMPLEANNI E MATRIMONI! PRATICAMENTE ERAVATE I GIGI D’ALESSIO DELLE OROBIE. SCHERZI A PARTE, CREDETE CHE SENZA QUELLA GAVETTA ORA SARESTE DOVE SIETE ARRIVATI?
“Agghiacciante! I Gigi D’Alessio delle Orobie! Te la passiamo solo perché hai preceduto il tutto con ‘nota ironica’. Messa così però sembra che ora prendiamo 10.000 euro a concerto. Magari! Comunque la gavetta è fondamentale, parti da zero e poi piano piano cresci insieme al tuo spettacolo. E’ una crescita moooolto lenta, ma è giusto così. Il troppo subito di solito non porta mai a buone conclusioni; certo speriamo neanche il poco e lento (ride, ndR). Comunque quello che di solito spaventa di più nei nostri ingaggi è mangiare e bere per undici persone. Insomma, siamo solo 9 sul palco più il fonico e la ragazza che si occupa del banchetto… non sembra ma suscita un certo effetto. Ah, in questa tournée ci seguirà anche il nostro nuovo manager, Elia Faustini, con cui abbiamo instaurato da subito un ottimo rapporto.Gli piace il buon vino, quindi dieci punti a suo favore… giusto per tornare al discorso di prima di feeling giusto per stare nei Folkstone”.
ABBIAMO MOLTO APPREZZATO L’USO DEL DIALETTO BERGAMASCO IN ALCUNE VOSTRE COMPOSIZIONI: AVETE MAI PENSATO DI COMPORRE UN ALBUM INTERAMENTE IN BERGAMASCO?
“Bene, siamo contenti che vi sia piaciuta la parentesi dialettale. Tra l’altro per questa canzone vorremmo ringraziare il Coro Le Due Valli ed in particolar modo il maestro Aurelio Monzio Compagnoni per il testo di ‘Luna’. Lore ha sentito per caso il testo cantato dal coro in bergamasco e se ne è subito innamorato ed ha chiesto al maestro di poter musicare in stile Folkstone questo pezzo. Il maestro ha accettato ed ecco il risultato. Tuttavia non credo che faremo un album interamente in bergamasco, almeno fino ad ora non ci abbiamo mai pensato e non rientra nei nostri progetti. Per il futuro boh? Chi lo sa cosa succederà?”.
GIUSTO PER CURIOSITÀ: COSA STATE ASCOLTANDO NEGLI ULTIMI TEMPI? SEGUITE ANCHE BAND NUOVE, OLTRE AI CLASSICI DEL GENERE CORVUS CORAX ED IN EXTREMO AD ESEMPIO?
“In quest’ultimo periodo stiamo rispolverando il piacere del rock italiano. Comunque ascoltiamo troppo musica per farne un elenco: andiamo da Guccini ai Sacred Reich, dai Litfiba ai Machine Head. Poi siamo in nove, quindi ce n’è per tutti i gusti”.
PERFETTO, GRAZIE PER LA LUNGA INTERVISTA ED A PRESTO, SOTTO IL PALCO O DIETRO AD UN BANCONE…
“Grazie a voi e a presto, allora… al bancone, dopo il concerto”.