Non si dice di no alla possibilità di intervistare Chris Jericho. Christopher Keith Irvine, classe 1970, è una leggenda vivente del wrestling ma, al contrario di molti suoi colleghi, ha trovato tempo e forza per far brillare il suo estro come musicista, attore, autore, podcaster e uomo d’affari grazie alla sua personalità che incarna, a tutto tondo, il termine ‘rockstar’. Un vulcano che negli ultimi anni si è cimentato anche come conduttore – di manifestazioni come il galà hard rock Revolver Golden Gods come di quiz televisivi come Downfall – e ballerino in Ballando Con Le Stelle, una faccia da schiaffi che sembra nata per stare sotto i riflettori e dietro il microfono. “Judas”, il disco dei Fozzy da poco nei negozi, contiene abbastanza hit per garantire la scalata delle classifiche hard rock ed è abbastanza solido da far bella figura anche alle orecchie dei più scettici. In vista della prima calata italica dei Fozzy (10, 11 e 12 novembre) ecco il resoconto della nostra chiaccherata…
HO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI ASCOLTARE “JUDAS” IN ANTEPRIMA E DEVO DIRE CHE, CON TUTTA PROBABILITÀ, È IL VOSTRO MIGLIOR ALBUM. SEI D’ACCORDO?
– Ti ringrazio molto. Credo che tutte le band abbiano bisogno di qualche tempo per carburare e capire realmente quale sia il proprio stile, quello che sono capaci di fare al meglio. Nonostante sia il nostro settimo album è come se avessimo appena iniziato ad essere una band a tempo pieno. “Chasing the Grail” è stato un buon inizio, in “Do You Wanna Start A War” ci sono canzoni come “Lights Go Out” che rappresentano i Fozzy appieno, quello che sappiamo fare meglio. Abbiamo preso il nostro lato migliore e l’abbiamo trasportato in “Judas”, lavorando sul concetto di canzone senza preoccuparci troppo della lunghezza o di dettagli come gli assoli. Canzoni di 12-13 minuti, o anche di 7, sono finite direttamente fuori dalla finestra, ci siamo preoccupati di avere grandi cori, grandi melodie, ganci, groove.
AVETE AFFRONTATO LE SESSIONI DI SCRITTURA IN MANIERA DIVERSA O È STATA UN’EVOLUZIONE NATURALE?
– Per lo scorso album abbiamo lavorato su due canzoni con Johnny Andrews, una delle quali è stata la nostra più grande hit (sempre “Lights Go Out”, ndR). Non avevamo mai lavorato con un produttore esterno alla band, si era sempre occupato Rich di tutto. Lavorare con Johnny poteva essere la nostra evoluzione, come è successo coi Metallica assieme a Bob Rock o ai Kiss con Bob Ezrin o agli AC/DC con Mutt Lange. Volevo accadesse anche ai Fozzy perché volevo portare la band al livello successivo, e se doveva esserci una persona esterna al gruppo volevo fosse lui. Alla fine Johnny è diventato il produttore e non è più importato ciò che voleva Chris e ciò che voleva Rich, era lui ad essere in carica: ha rivoluzionato molte composizioni, è co-autore di tutte le canzoni dell’album e soprattutto ci ha insegnato a fare a meno del superfluo: questa canzone non ha bisogno di un ritornello ripetuto, questa non ha bisogno di un assolo, questa può finire così. Non è facile cedere il controllo, soprattutto dopo molti anni, ma quando abbiamo preso questa decisione Johnny ci ha fatto diventar matti, come fece Bob Rock con Lars e James nel 1990, ma l’importante sono i risultati e i risultati parlano chiaro: abbiamo fatto il nostro miglior album, con le canzoni meglio costruite. Anche per me è stato difficile, ho sempre scritto tutti i testi dei Fozzy ma stavolta c’è lo zampino di Johnny, che ha scartato anche alcuni tra i testi che consideravo migliori. Mi ha rimesso in riga, ha fatto tutto quello che doveva per il bene delle canzoni e dell’album.
C’È ANCHE UN SACCO DI GROOVE, PENSO NON SIATE MAI STATI COSI’ VICINI AGLI STUCK MOJO. RICH HA DATO UN CONTRIBUTO SIGNIFICATIVO COME SEMPRE?
– Ovviamente, Rich è stato fenomenale. Il rischio più grande che ci siamo presi è tagliare gli elementi più tecnici o ricercati. Oserei dire che le nuove canzoni sono più essenziali, Rich ha scritto basandosi sul groove. Da musicista a volte si vuol mostrare a tutti i costi il proprio bagaglio, i cantanti vogliono far vedere fin dove possono arrivare con la voce ma non ha senso. Prendi gli AC/DC, con tre accordi sono la miglior rock’n’roll band del mondo, ti fanno saltare le cervella, ti fan venir voglia di prendere a pugni qualcuno o di scopare, ed è questo che volevamo ottenere, come se fossimo il figlio bastardo di Journey e Metallica.
CHE MI DICI DEL RAP ROCK DI “THREE DAYS IN JAIL”?
– Abbiamo fatto una cosa del genere nel 2005, in maniera leggermente diversa. Ci serviva qualcosa di nuovo in quel pezzo, che comunque ritengo sia nelle nostre corde, e abbiamo deciso di metterci una parte rappata, e così abbiamo fatto. C’era un rapper molto quotato, vincitore di un Grammy per intenderci, che era molto interessato a partecipare alla canzone e ci ha mandato una strofa grandiosa ma non abbiamo potuto inserirla per casini con la sua etichetta discografica, quindi abbiamo trovato Hyro Da Hero all’ultimo, e devo dire che ha fatto davvero un ottimo lavoro. Dopo aver visto come lavorano questi rapper ho sviluppato un enorme rispetto per questo genere musicale: oltre alla velocità e alla precisione, che dimostrano la professionalità e lo spessore artistico, posso dire che non si tratta solo di incastrare delle rime, sanno stare sulla melodia, sanno tirar fuori delle frasi ad effetto. Mi piace molto fare queste cose non convenzionali, amiamo Zeppelin, U2, Guns’N’Roses, Bowie, gente che sa fare diversi tipi di musica riuscendo a mantenere la propria identità, ci ispirano moltissimo. “Weight of My World” per esempio è quasi una canzone dance, potresti sentirla in un club, altre invece sono molto violente. Diversificare per noi è molto importante.
MI SEMBRA DI SENTIRE UN APPROCCIO DIVERSO ANCHE NEL TUO MODO DI CANTARE…
– Dopo tutti questi anni conosco meglio la mia voce e so muovermi meglio all’interno del mio spettro vocale. Sono molto più confidente, inoltre Rich e Johnny hanno saputo indirizzarmi e valorizzarmi, per questo sono nate canzoni come “Wordsworth Way”, in cui la mia voce viene davvero messa alla prova pur con parti quiete e sussurrate. Mi spingono a dare il meglio di me e a diventare un cantante migliore. Penso che le mie parti in questo disco siano le migliori di sempre perché le canzoni sono perfette per il mio range. Non sono Paul Rodgers, devo essere consapevole dei miei mezzi e devo dire che negli ultimi quattro anni sono migliorato molto in questi termini.
C’È ANCORA QUALCUNO CHE GUARDA AI FOZZY COME A UNA BARZELLETTA, PROBABILMENTE PROPRIO A CAUSA TUA. PENSI DI DOVER ANCORA DIMOSTRARE QUALCOSA?
– Se parliamo dei vecchi Fozzy c’era una certa componente comedy, ma oggi sono quindici anni che esistiamo, se non ascolti i Fozzy perchè c’è il wrestler Chris Jericho puoi andartene affanculo, non ci capirai mai. “Judas” ha raggiunto i nove milioni di views su YouTube, ha moltissimi ascolti e compare nei piani altri di parecchie classifiche rock. La gente ha capito chi sono i Fozzy, “Judas” piace e se vi fermate ancora alla storia del wrestling non posso davvero fare altro, non verrò a casa vostra a lavarvi la macchina e a persuadervi. Quello che possiamo fare è mettere in piedi un buon live show, continuare a produrre album degni di nota e continuare a migliorare noi stessi. Non è la mia band, siamo cinque individui distinti, siamo una band rock’n’roll, riguarda ognuno di noi. Bruce Dickinson è un pilota di linea ma quando vado a un concerto dei Maiden non mi passa nemmeno per la testa. Quando vado a vedere The Pretty Reckless non mi aspetto che Taylor Momsen citi “Il Grinch”. Se non sei in grado di separare le due cose non so proprio cosa fare, mi dispiace.
HO LETTO IN UNA VECCHIA INTERVISTA CHE INTERPRETI UN PERSONAGGIO NEL RING E UN PERSONAGGIO SUL PALCO. DUE PERSONAGGI DISTINTI. IN CHE SENSO CHRIS JERICHO IL CANTANTE È UN PERSONAGGIO?
– Non c’è sceneggiatura. Ogni grande rock band mette in scena dei personaggi sul palco, prendi per esempio Gene Simmons sul palco e nella vita di tutti i giorni, o Corey Taylor, sono diversi. Devi essere invincibile sul palco, è il rock, a parer mio non va bene se una volta giù sei la stessa identica persona, se lo sei di sicuro non sei tra i miei frontman preferiti. La gente paga per divertirsi, sia che si tratti di un incontro di wrestling che di un concerto, per me è importante recitare i panni del maestro di cerimonia, come Freddy Mercury, Paul Stanley, Devid Lee Roth, c’è bisogno di qualcuno che tenga le redini dello show come fa Brian Johnson o Ozzy… Insomma farei di tutto perché vi possiate divertire ed abbiate una bella serata.
TI ABBIAMO VISTO SU UN RING, SUL PALCO, COME CONDUTTORE DI PODCAST, SCRITTORE, ATTORE, AUTORE… NON HAI MAI LE PILE SCARICHE?
– Non mi sono mai posto dei limiti, ne come persona ne come performer o come lavoratore. Voglio sentirmi realizzato quindi mi butto in molte cose. Posso assicurarti che ho detto no a molte altre proposte e ti sembrerà strano ma ho anche del tempo libero. L’importante è bilanciare e continuare a fare solo quello a cui si è interessati. Se penso di poter fare qualcosa e di poterla far bene mi ci butto e ci provo, senza ascoltare troppi pareri. Ho due manager e due agenti, persone fidate, mi bastano i loro consigli.
SO CHE DIVIDERETE IL PALCO CON GLI HARDCORE SUPERSTAR PROSSIMAMENTE, OTTIMA ACCOPPIATA!
– Siamo dei grandi fan degli Hardcore Superstar, anche se negli Stati Uniti non sono troppo popolari, quindi abbiamo accettato subito questa opportunità, anche per il fatto che finalmente riusciremo a suonare in Italia! Saremo headliner nel Regno Unito, mentre loro suoneranno per ultimi nei restanti paesi d’Europa. Penso che entrambi possiamo trarre dei benefici.
COSA DOBBIAMO ASPETTARCI?
– Vogliamo che la gente si diverta, che si beva qualche birra, che ci mostri le tette. Siamo i Van Halen del 1979, siamo i Queen del 1979, è questa la nostra dimensione, vogliamo che la gente salti e si dimentichi dei cazzi propri per un paio d’ore, siamo una rock ‘n’ roll band che farebbe di tutto per mettervi un sorriso in faccia, sia che ci siano dieci persone in sala sia che ce ne siano diecimila. Per quanto riguarda l’Italia… sono stato molte volte nel vostro paese come turista, purtroppo mai con i Fozzy. L’Italia è in cima alla nostra lista e sono veramente contento di poter suonare tre concerti nel vostro magnifico paese, davvero non vedo l’ora.