Giunti al terzo album, i From Ashes To New sono ancora a metà strada nel cammino tra ‘giovani promesse’ e ‘soliti stronzi’, ma fin dal giorno zero hanno sempre amessso con umiltà di voler seguire la strada dei Linkin Park (ormai passati alla casella ‘venerati maestri’), e bisogna dire che tra tutti gli epigoni spuntati negli ultimi vent’anni sono tra quelli più divertenti. Senza brillare per originalità, ma trasudando passione e mestiere da ogni nota, “Panic” ha segnato dunque un ulteriore conferma della band, che sembra aver trovato anche una certa stabilità interna come ci racconta, se pur in modo un po’ telegrafico, il frontman Matt Brandberry…
FIN DAL VOSTRO DEBUTTO SONO EVIDENTI LE INFLUENZE DEI PRIMI LINKIN PARK: LO REPUTI UN COMPLIMENTO O E’ DIVENTATO NOIOSO SENTIRSELO DIRE?
– E’ per noi un grande onore essere citati allo stesso livello di una band come i Linkin Park, dato che sono uno degli artisti che ci ha portato a diventare dei musicisti.
QUEST’ANNO “HYBRID THEORY” COMPIE VENT’ANNI: QUAL E’ IL TUO PEZZO PREFERITO?
– Direi “Points of Authority”, perchè dal mio punto di vista è il mix ideale di tutto quello che amo dei Linkin Park.
PER IL SECONDO ALBUM DI FILA AVETE UNA LINE-UP STABILE: CREDI QUESTO ABBIA AIUTATO IL PROCESSO DI SONGRWITING?
– Assolutamente sì. Ognuno può scrivere un pezzo, ma se hai l’alchimia perfetta nella band le canzoni si scrivono da sole. Questa è una band di fratelli prima di tutto.
C’E’ UNA VERSIONE ALTERNATIVA DI “SCARS THAT I’M SEEING” CON ANDERS FRIDEN: COME MAI?
– Sì, le linee vocali di Anders sono state aggiunte quando il disco era già completato. Il boss della nostra etichetta ha pensato fosse una buona idea, e anche a noi ha fatto piacere, essendo grandi fan degli In Flames ed avendo suonato in passato con loro.
CHE SIGNIFICATO HA PER TE IL TITOLO DELL’ALBUM?
– “Panic” è riferito all’ansia generale che sentiamo tutti a volte, e vuole passare un messaggio di speranza: siamo tutti nella stessa barca.
RISPETTO A QUALCHE ANNO FA COME PENSI DI ESSERE CAMBIATO COME MUSICISTA?
– Siamo cresciuti moltissimo grazie all’esperienza fatta in tour. Abbiamo capito come gestirci al meglio fisicamente e mentalmente on the road, abbiamo imparato cosa funziona e cosa no per noi.
PER LA PRIMA VOLTA COMPARITE NELL’ARTWORK…
– Sì, come dicevo ci sentiamo talmente sicuri con questa line-up che volevamo letteralmente ’metterci la faccia’ di fronte ai fan. E’ stata la prima volta in cui abbiamo avuto la percezione che un fotografo riuscisse a catturare quello che sentiamo su noi stessi.
IMMAGINO LA FRUSTRAZIONE DI NON POTER PROMUOVERE UN ALBUM COSI’ FORTE DAL VIVO…AVETE UN PIANO B?
– E’ veramente triste non poter suonare live, così come tutta la situazione del resto. Abbiamo provato ad immaginare delle alternative come show drive-in o fisicamente distanziati, ma non ha senso per quanto mi riguarda. Anche i concerti virtuali sono un succedaneo molto misero rispetto al potere della musica a tutta volume…
AVETE PUBBLICATO UNA SERIE DI COVER SU FACEBOOK DURANTE IL LOCKDOWN: PENSATE DI FARNE UN EP O QUALCOSA DEL GENERE?
– Sì, stiamo pensando di riunirle in un EP o quanto meno metterle su Spotify. Sono state davvero utili per la nostra sanità mentale, per continuare a fare musica. Date un occhio alla parodia dei Green Day “When 2020 Ends”…ci siamo divertiti un casino a registrarla!
COVER A PARTE, STAI COMPONENDO ALTRA MUSICA?
– Sì, ho lavorato a del materiale per un album rap da solista… Vedremo se e quando vedrà la luce.
GLI AMARANTHE HANNO DICHIARATO DI GUADAGNARE PIU’ DALLO STREAMING CHE DAI CONCERTI: E’ COSI’ ANCHE PER VOI?
– Non credo, la nostra fonte di sostentamento è la vita on the road, suonando e vendendo merchandising, per cui per noi è veramente difficile in questo momento.
ROCK/METAL VS. RAP: COSA ASCOLTI DI PIU’ OGGI?
– Sono davvero felice di vedere che MGK ha fatto un album rock, così come mi sono piaciuti moltissimo “Popular Monster” dei Falling In Reverse ed anche il disco solista di Corey Taylor promette davvero bene… C’è un mix micidiale di rock e rap che mi piace molto, è bello vedere che i due generi continuano ad essere legati tra loro.
NEL TUO ‘FESTIVAL CHE VORREI’ NON POSSONO MANCARE…
– Mike Shinoda dei Linkin Park, Jonathan Davis dei Korn ed Eminem, tutti e tre insieme sul palco.
COME VANNO LE COSE PER VOI NEL VECCHIO CONTINENTE?
– I riscontri che abbiamo sono molto buoni in Italia, Germania, Francia e UK. Saremo sicuramente da voi appena potremo tornare a viaggiare, speriamo presto. Nel frattempo restate al sicuro e grazie per il vostro supporto!