FROSTMOON ECLIPSE – Emozioni solitarie

Pubblicato il 04/07/2006 da
Non succede ogni giorno imbattersi in un album completamente acustico, a maggior ragione se la band solitamente suona black metal. I Frostmoon Eclipse, in vero, hanno sempre avuto nel proprio sound parti acustiche e di alto livello, ma la sorpresa per questo nuovo album è stata parecchia e forse non tutti potranno capire appieno questa scelta. Scopriamo il perchè di questo coraggioso passo compiuto dalla band oltre i soliti confini del black metal.

PARLIAMO PER PRIMA COSA DELLO STATO ATTUALE DI SALUTE DELLA BAND E SE C’È GIÀ QUALCHE NOVITÀ INTERESSANTE DA SVELARE AI VOSTRI FAN…
Claudio: “Per ora siamo ancora tutti e 4 vivi e stiamo lavorando su alcune cover per vari tributi oltre che sul nuovo materiale…”.
Gionata: “Il tempo passa e ci sentiamo solo più vecchi e stanchi, ma per il resto nessuna novità da segnalare… stiamo lavorando a molto materiale nuovo, credo che registreremo il nuovo album entro fine anno”.
Gherardo: “Siamo stati contattati per un tributo ai Venom ai quali parteciperanno gruppi come Lux Ferre tanto per fare un esempio, il pezzo scelto è ‘1000 Days In Sodom’. Inoltre abbiamo contattato la Rusty Axe Records e registreremo ‘Watain’ dei Von. Le altre cover che stiamo preparando saranno una piccola sorpresa… Per il resto dopo queste registrazioni ci butteremo sui nuovi brani”.

PRESENTARE UN ALBUM ACUSTICO IN CAMPO EXTREME METAL NON È UNA COSA SEMPRE FACILE. COME È STATO ACCOLTO IL VOSTRO ‘AZZARDO STILISTICO’?
Lorenzo: “Pur avendo accettato con entusiasmo questa sperimentazione, ho più volte esternato a Claudio il mio scetticismo su quella che poteva essere la risposta della critica, ma ora posso dire che faceva bene a rassicurarmi, i primi responsi sono stati ottimi e più o meno tutti hanno capito che non era una svolta definitiva ma solamente una dimostrazione della nostra volontà di esplorare più sentieri musicali possibili, senza mai fossilizzarci”.
Claudio: “La maggior parte delle persone ‘ha capito’. Non credo sia stato un grande azzardo: chi ci seguiva prima conosceva il nostro ‘lato unplugged’. La differenza coi precedenti lavori, se ce n’è una, non sta nel fatto di aver usato chitarre acustiche invece che elettriche o voce pulita invece che scream, ma nel fatto che per la prima volta mi sono messo a scrivere delle canzoni come un songwriter piuttosto che come un chitarrista. Ma forse questa è solo la mia impressione. Il ‘mood’ è lo stesso dei precedenti lavori: chi li ha apprezzati non avrà problemi con questo, e viceversa, ovviamente per chi non li ascolterà superficialmente”.
Gionata: “Per essere paradossale credo che ‘Dead And Forever Gone’ sia il nostro disco più brutale pesante.. I pezzi sono semplici, minimali, pesanti… e a livello di testi e tematiche anche peggio. Non c’è spazio per luce o alcune segno di positività. Questo album è nato in un periodo piuttosto particolare per ognuno di noi e rappresenta il nostro lato più nero e lontano dalla razionalità. La musica alle volte trae in inganno così come nel mondo della natura gli animali particolarmente belli e colorati che si rivelano essere sempre i più temibili e velenosi”.
Gherardo: “Sì all’inizio c’è stata un po’ di sorpresa ma alla fine il disco è piaciuto, forse riascoltandolo, avremmo potuto migliorare qui e là ma alla fine è davvero un lavoro per noi diverso e ne siamo tutti fieri. E’ stato proposto dal vivo una volta, ma speriamo di fare presto molte nuove date per presentare questi brani…”.

MI SEMBRA DI AVER SENTITO MOLTISSIMI COMMENTI, CHI VI AVVICINA AI PRIMI ULVER CHI PERSINO AGLI OPETH. QUALI SONO INVECE I TRATTI CARATTERISTICI DI UN ALBUM ACUSTICO DEI FROSTMOON ECLIPSE?
Claudio: “Credo che la cosa migliore sia lasciare ad ognuno la propria interpretazione. Mi rendo conto che Ulver e Opeth hanno fatto lavori acustici di ‘rottura’, ma anche ‘Led Zeppelin III’ lo era, e stiamo parlando del 1970, quindi non mi sembra una cosa così strana. Potrei mettermi qui a fare una lista delle mie influenze ma non avrebbe senso, è giusto che ognuno ci accosti a chi vuole. Diciamo che in un momento in cui tutti vogliono far vedere quanto sono veloci e tecnici anche noi abbiamo voluto dire la nostra con un disco di pezzi lenti e semplici”.
Gherardo: “Sì Ulver e Opeth hanno registrato dischi acustici, ma per quanto direi i primi, è stata un’evoluzione naturale… era quello che richiedeva il loro progetto… forse ci avviciniamo agli Opeth come concetto ma forse la ricerca di semplicità di cui parlava Claudio unita alla volontà di mostrare come quello che diciamo con i nostri brani ‘normali’ viene trasmesso lo stesso anche in questa veste… ricorderei il fatto che molto spesso partiamo da situazioni acustiche nel comporre gli altri pezzi, il primo esempio che mi viene in mente è ‘Where No Light Burns’ che partì da una versione acustica”.
Gionata: “Il messaggio e la nostra formula ha solamente cambiato forma ma la sostanza è la stessa… chi si avvicina a questo album credendo di trovare un disco semplice e commerciale si sbaglia di grosso. Questi pezzi ti entrano dentro e ti tolgono la voglia di vivere e non c’è niente di bello e di solare in questo”.
Lorenzo: “Io, che sono un grande fan degli Opeth, sono anche il primo a dire che a mio avviso di loro c’è davvero poco e niente nel nostro album, ci trovo influenze molto diverse ma più di tutto, ci trovo il nostro stile, esattamente sempre il nostro modo di fare musica, ma con qualche cavo staccato a differenza del solito!”.

E’ STATO DIFFICILE ADATTARE IL CANTATO ALLA MUSICA ACUSTICA? CREDETE DI ESSERE RIUSCITI IN QUESTA NUOVA ESPERIENZA?
Claudio: “No, la voce è venuta esattamente come volevamo, si comporta come fosse uno strumento. I pezzi sono nati dalla chitarra e non andavano snaturati inserendo un cantato in stile pop da classifica”.
Lorenzo: “Ho cercato di rendere la mia voce adatta a un album dalle tinte così grigie, è la prima volta che canto su un disco completamente in voce pulita e devo ammettere di essere rimasto soddisfatto del risultato finale, spero anzi che ci sarà l’occasione in futuro di aggiungere qualche altro inserto; a mio avviso renderebbe la nostra musica ancora più varia e completa”.
Gionata: “Abbiamo deciso di usare una voce bassa e alle volte sospirata per non farla spiccare sul resto. La musica dei Frostmoon Eclipse non ha mai avuto particolari più in risalto di altri… è un muro omogeneo, compatto nel quale ogni strumento dice la sua in maniera autonoma e slegata dal resto. La voce arricchisce il contesto e da voce alla creatura”.

DA COSA È NATA L’IDEA DI PROPORRE UN ALBUM ACUSTICO? PARENTESI CHIUSA O AVRÀ UN SEGUITO?
Claudio: “Ci sono cose che prima o poi vanno fatte, e questa era una di quelle: un disco totalmente acustico dall’ inizio alla fine, in studio non avevo portato neanche una chitarra elettrica. Non credo ci sarà un altro album ‘così’ acustico: non avrebbe senso rifare un disco uguale, ma potrebbero esserci altre cose inusuali in futuro. Mi piacciono molto le cose minimaliste e sarebbe interessante spingere il discorso all’ estremo, magari utilizzando solo una chitarra acustica e la voce ma questo non si adatterebbe in nessun caso ai Frostmoon Eclipse, quindi dovrei farlo da solo. Ma è già stato fatto, tutto è già stato fatto…”.
Gionata: “La musica dei Frostmoon Eclipse ha sempre avuto dei canoni precisi che non si rilegavano ad un genere in particolare. Questi canoni possono adattarsi in molti e molteplici modi tra loro all’infinito. Questa era solo una delle tante combinazioni, abbiamo già in cantiere molta roba e posso dirti che se questo disco ha stupito e meravigliato, beh… ci saranno molti altri modi per stupirvi e meravigliarvi se avrete le orecchie per sentire quello che avremo da dire”.
Lorenzo: “Non credo che sarebbe una cosa saggia riproporre un altro disco acustico, ma ciò non significa che quando uscirà un album dei Frostmoon Eclipse avrete la certezza di trovarvi davanti sempre al solito materiale, tante idee bollono in pentola e sono sicuro che ne uscirà fuori del materiale molto interessante…”.
Gherardo: “Qualche idea potrà trasparire nei nuovi brani ma ci stiamo lavorando senza tenere conto delle idee che abbiamo usato nel disco acustico. L’approccio è diverso, almeno per le linee di basso cercherò di usare un approccio diverso rispetto ai primi due dischi. Magari sarà più vicino ai pezzi usciti nello split con i Ritual Day”.

COS’È CHE È MORTO E CHE ABBIAMO PERSO PER SEMPRE, COME SUGGERITO DAL VOSTRO TITOLO?
Lorenzo: “Trovo questo disco come un viaggio fatto guardando nello specchio retrovisore, dove sia le cose tristi che quelle felici scompaiono lentamente all’orizzonte, e alla fine si resta a ragionare solo su quello che ci resta alle spalle in attesa che la macchina si fermi una volta per tutte”.
Claudio: “Il titolo riprende un verso di un brano, anche se inizialmente io volevo usare un riferimento a Leonard Cohen… Tutti abbiano qualcosa che abbiamo perso per sempre.. è un po’ il disco dei rimpianti, delle cose che potevano essere e non sono state”.
Gionata: “Ci sono cose che succedono e che ti cambiano la vita, cose che non ti aspettavi e che alla fine ti hanno distrutto e magari ricostruito. Qualsiasi siano queste cose di sicuro sono cose dolorose e dalle quali non è possibile tornare indietro. ‘Dead And Forever Gone’ non è solo rimpianto ma anche consapevolezza che la vita cambia e non aspetta che tu ti adegui ad essa. Il mondo ruota con o senza di te… Puoi decidere di inseguirlo oppure di lasciarlo andare e perderti. Noi abbiamo deciso di perderci”.

IL VOSTRO NUOVO ALBUM VERRÀ INFLUENZATO IN QUALCHE MODO DALLE IDEE PARTORITE PER QUESTO CD ACUSTICO OPPURE NO?
Claudio: “Ogni album rappresenta un passo in avanti: in questo caso era doverosa una riflessione dopo 2 lavori come quelli passati. Nel nuovo lavoro ci sarà qualche episodio di voce pulita e qualche brano più lento, ma questi saranno gli unici aspetti. Per il resto, avrà vita propria e sarà scorrevole nella sua semplicità, come (penso) lo era ‘Death Is Coming’… e perché no, quest’ ultimo”.
Gionata: “Nessun nostro album ha influenzato il nostro modo di comporre per il successivo e credo che questo non succederà mai. Suoniamo solo quello che ci interessa e se il mood cambia è possibile che ci esprimiamo in maniera completamente diversa da album ad album e ‘Dead And Forever Gone’ ne è la prova più tangibile. Chiaramente siamo legati al Black-Metal e questo sicuramente si sentirà ancora nella nostra musica, ma questo non ci fermerà di certo… Non ci è mai piaciuto stare in gabbia. Il prossimo album è molto più simile a ‘Death Is Coming’ è vero, ma nessuno deve esser tratto in inganno dalle nostre dichiarazioni”.
Lorenzo: “Sicuramente ogni disco si porta dietro qualcosa del predecessore, ora che abbiamo un disco come ‘D.A.F.G.’ nel nostro bagaglio, possiamo guardare alle prossime composizioni con uno spirito sicuramente più aperto”.
Gherardo: “Infatti avrà una vita a parte rispetto agli anche se in qualche modo è possibile tracciare un percorso sonoro tra tutti… ‘Gathering The Dark’ è stato il primo passo dove si raccoglievano pezzi nuovi e vecchi in qualche modo più melodici. ‘Death Is Coming’ è forse quello più violento anche a livello di registrazione. Nello split con i Ritual Day abbiamo toccato dei livelli molto particolari e nell’ultimo disco abbiamo dato spazio a una delle nostre ‘anime’ che è, in ogni modo, nascosta in quasi tutti i nostri brani. Vedremo come sarà il suo successore…”.

I TESTI DEL CD NON SEMBRANO DISTANZIARSI MOLTO DALLE SOLITE TEMATICHE CHE AVETE TRATTATO IN PASSATO, SBAGLIO?
Gherardo: “Non sbagli infatti Gionata si è mantenuto sui temi delle nostre ultime release, magari andando più a fondo nei temi del suicidio e dell’automutilazione passando verso quella più spirituale del rimpianto e inazione”.
Lorenzo: “Non potrebbe essere altrimenti, la nostra musica è legata strettamente a un concetto doloroso e disilluso dell’esistenza, e penso che questa sarà sempre una nostra costante”.
Claudio: “La morte e i lati negativi dell’ esistenza sono da sempre una fonte inesauribile di ispirazione”.
Gionata: “Beh alla fine le tematiche dei miei testi sono sempre state le stesse, cambia solo la forma e l’attaccamento a dei concetti un po’ diversi. Per questo disco abbiamo analizzato tutto quello che abbiamo perso e che ci è sfuggito di mano… le conclusioni non sono molto chiare neanche a noi, non so se ne siamo soddisfatti o dispiaciuti. Forse abbiamo perso qualcosa e basta, se la cosa ci lascia indifferenti, beh tanto meglio…”.

VISTA LA VOSTRA LUNGA MILITANZA PERSONALE NELLA SCENA EXTREME METAL ITALIANA, QUALE GIUDIZIO POSSIAMO DARE AD OGGI? QUALI I PREGI E I DIFETTI? SONO SEMPRE GLI STESSI?
Claudio: “Abbiamo molti amici (Sakahiter, Endless, Abhor, Death Dies… etc etc) e tutti fanno un buon lavoro, ma è chiaro che l’ Italia sarà sempre la serie C della musica”.
Gionata: “Nessun giudizio, band come quelle elencate da Claudio assieme a Hiems, Forgotten Tomb, Nefarium, Ensoph, Tundra, Beatrik etcc… parlano da sole. Rispetto solo chi fa musica con passione e con il cuore. Persone che suonano solo per il gusto di farlo e mettendosi in gioco con se stessi e con gli altri. Degli altri non mi interessa”.
Gherardo: “Non sono così drastico come Claudio, secondo me abbiamo avuto un forte impulso qualche anno fa mentre adesso nonostante siano sempre di più i gruppi che incidono, anche per label estere, sembra un po’ tutto rientrato nella normalità… C’è più movimento quello sì, più concerti più occasioni di ascoltare buona musica”.
Lorenzo: “Apprezzo e supporto le persone meritevoli incontrate in questi anni di concerti, ma personalmente la scena extreme metal non è più qualcosa che mi entusiasmi, è ormai tempo che guardo solo a noi e mi disinteresso del resto”.

A VOI L’ULTIMA PAROLA…
Claudio: “www.frostmooneclipse.com”.
Gionata: “Where no light burns, We burn ourselves to find the right way, The way to nothingness and desolation, Our way home”.

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