Accogliamo sulle nostre pagine i Fuck The Facts, una delle grindcore band più attive e singolari attualmente in circolazione. Seguiamo il gruppo guidato dal chitarrista Topon Das e dalla cantante Mel Mongeon da parecchio tempo, ma solo di recente siamo riusciti a metterci in contatto con i ragazzi canadesi. Il pretesto è stata la pubblicazione dell’ennesimo fulmineo EP, “Amer”, il quale è stato rilasciato dalla band la scorsa estate e ha già raccolta ottimi consensi di critica e pubblico. Ad attirare la nostra attenzione è però stata anche l’attitudine stakanovista e “fai da te” della formazione, che praticamente da sempre affronta in prima persona tutte le attività che ruotano attorno alla musica, dando l’impressione di essere un team affiatatissimo e profondamente determinato. Abbiamo iniziato la nostra chiacchierata con Topon Das proprio da qui, per finire poi a parlare del particolare sound del gruppo e di alcune altre curiosità.
IN CARRIERA AVETE PUBBLICATO NUMEROSI EP, SPLIT E LAVORI “MINORI”, LA MAGGIOR PARTE IN VIA INDIPENDENTE/FAI DA TE (DIY, DO IT YOURSELF, ndR) E AVETE ANCHE ORGANIZZATO VARI TOUR DA SOLI. QUINDI, IN QUALE SENSO VI CONSIDERATE UN GRUPPO DIY, CHE CONTROLLA REGISTRAZIONI, PROMOZIONE, MANAGEMENT, ECC? SIETE CHIARAMENTE UN GRUPPO UNDERGROUND, MA ANCHE NEL SOTTOSUOLO VI SONO PERSONE POCO FAMILIARI CON L’ATTITUDINE DIY. COME FUNZIONA IL TUTTO PER VOI?
“Devo dire che l’intera faccenda è difficile da riassumere in poche righe, ma, in generale, direi che come band cerchiamo di fare da soli tutto ciò che non possiamo permetterci di pagare, o che riteniamo non sia giusto pagare. Per prima cosa, gestiamo la maggior parte del nostro booking di concerti, anche se a volte in Europa veniamo aiutati dai ragazzi di Agi Punk. In Nord America riceviamo offerte da agenti ogni tanto, ma non abbiamo alcun vero contratto o esclusiva con nessuno di loro. Abbiamo pubblicato tre album per Relapse Records: ‘Stigmata High-Five’, ‘Disgorge Mexico’ e ‘Die Miserable’, quindi i tipi della Relapse sono coloro che per un certo periodo si sono occupati della maggior parte della nostra promozione o distribuzione, anche se abbiamo sempre avuto totale controllo sulla direzione artistica. Abbiamo lavorato con altre etichette più piccole, ma una volta sperimentata la cosa, abbiamo scoperto che valeva la pena curare certe pubblicazioni da soli. Ciò significa molto più lavoro per noi, ma almeno riusciamo a fare tutto nella maniera più fedele possibile alla nostra visione. Non riteniamo di essere chissà quali ‘difensori della scena DIY’, siamo DIY semplicemente perchè abbiamo necessità di esserlo. Cerchiamo sempre di pensare a lungo termine e di avere in mente come poter portare avanti la band senza che questa comprometta le nostre finanze. Se vendessimo decine di migliaia di album probabilmente non sarei nella mia cantina a impacchettarle e spedirle. Il nostro seguito è piuttosto piccolo e non vendiamo granchè, ma amiamo comporre musica, viaggiare e avere la possibilità di fare quello che facciamo, quindi dobbiamo cercare di essere furbi”.
CONTINUATE AD ALTERNARE UN FULL-LENGTH CON DIVERSI EP. LO FATE DI PROPOSITO? TUTTI QUESTI EP/SPLIT VENGONO UTILIZZATI PER PROVARE NUOVE IDEE O SOLO PER TENERVI SUL MERCATO?
“Non lo abbiamo mai fatto di proposito, ma tutto quello che dici è vero. Ad esempio, l’EP ‘Unnamed’ fu un test per capire se fossimo in grado di registrare da soli in preparazione all’album ‘Die Miserable’. Il “Misery” EP conteneva tracce rimaste fuori da ‘Die Miserable’, mentre ‘Amer’ contiene dei brani da un album che non abbiamo mai deciso di pubblicare. Scriviamo e proviamo nuove soluzioni di continuo e con quattro persone attive nel songwriting è normale avere sempre tanto materiale”.
I FUCK THE FACTS PROPONGONO UN GRINDCORE PIUTTOSTO VARIO ED ELABORATO. QUASI ASTRATTO, IN CERTI CASI. CHE COSA VI PORTA A COMPORRE DEL MATERIALE DEL GENERE?
“Semplicemente capita. Come dicevo, siamo tutti coinvolti nella scrittura e questo porta ad avere una grande mistura di influenze ed idee. Non stiamo effettivamente cercando di essere una grindcore band: quell’influenza è certamente lì e si sente, ma oggi credo che il nostro campo d’azione sia più prossimo al metal che al grindcore. Per noi la cosa più importante resta comporre e fare ciò che ci pare, con la massima onestà. Non vogliamo fingere di essere qualcosa che non siamo. Probabilmente qualcuno preferirebbe che suonassimo qualcosa di più tradizionale, ma se lo facessimo mentiremmo a noi stessi. Tutto ciò che facciamo è frutto della massima naturalezza”.
“DIE MISERABLE” CONTENEVA DEI BRANI ABBASTANZA LUNGHI, MENTRE PARE CHE CON “MISERY” E “AMER” SIATE TORNATI A TRACCE PIU’ DIRETTE. COME SIETE GIUNTI A QUESTA SOLUZIONE?
“Come dicevo, niente viene mai programmato. Per noi scrivere brani è sempre un processo molto avvincente visto che non ci affidiamo alla formula ‘strofa, ritornello, strofa’, quindi le strutture e la durata dei brani possono variare parecchio. A volte ci ritroviamo con un pezzo da dieci minuti senza rendercene conto, mentre altre volte ci bastano trenta secondi per essere soddisfatti. Abbiamo già registrato la musica per il prossimo album e questo mi ricorda ‘Disgorge Mexico’, mentre trovo che ‘Die Miserable’ fosse più vicino a ‘Stigmata High-Five’ per il modo in cui i brani erano costruiti”.
MI E’ SEMPRE PIACIUTO IL LATO MELODICO DELLA VOSTRA MUSICA. SPESSO ESSO MOSTRA UN’ANIMA MALINCONICA CHE TROVO PIUTTOSTO INUSUALE PER UN GRUPPO CHE HA RADICI GRINDCORE. COME SPIEGHI QUESTE ATMOSFERE?
“Alcune delle mie death metal band preferite sono Edge Of Sanity e Cemetery, e lo sono soprattutto per il loro uso della melodia. Penso che nella musica siano molto importanti eqilibrio e dinamiche: per farmi davvero trasportare da essa, questa deve portarmi in posti diversi. Mi piacciono i blast beat, ma trovo difficile ascoltare un album che si basa solo su velocità ed aggressione. Idem per quella musica che propone sempre e solo le stesse melodie. Per noi è importante imbatterci in un’idea che non abbiamo mai sperimentato in passato: per tenere in vita il gruppo dobbiamo almeno provare a fare qualcosa di diverso ogni tanto”.
PENSI CHE IL GRUPPO STIA GODENDO DI MAGGIORE O MINORE POPOLARITA’ RISPETTO AGLI INIZI? IL METAL ESTREMO PARE ESSERE MAGGIORMENTE POPOLARE E ACCETTATO NEGLI ULTIMI TEMPI…
“Sono molto felice che vi sia gente interessata a ciò che facciamo, ma non ho notato un aumento o una diminuzione della nostra popolarità ultimamente. Vi sono leggeri saliscendi, ma direi che in generale i nostri concerti sono della stessa entità di cinque anni fa e che vendiamo più o meno lo stesso numero di album. Mi sta benissimo, sarebbe perfetto se questa situazione perdurasse sino alla fine”.
QUAL E’ L’ASPETTO DELL’ESSERE UN MUSICISTA CHE PIU’ APPREZZI IN QUESTO MOMENTO?
“Mi piace avere la possibilità di creare musica con altri quattro individui molto talentuosi. Per me è davvero importante che tutti nella band siano coinvolti nel processo di scrittura: penso sia questa la ragione per cui il nostro sound è così particolare. Non potrei mai raggiungere tali risultati se fossi da solo. E’ divertente imparare le canzoni scritte dagli altri, penso che questo modo di lavorare ci abbiamo aiutato a migliorare come musicisti. Insomma, adoro il processo creativo nella sua interezza: il viaggio è sempre più interessante della destinazione”.
CHE COSA INVECE TI SCORAGGIA MAGGIORMENTE?
“Dover gestire tutto oltre a suonare è effettivamente stancante. Ma se vogliamo continuare a produrre album e ad andare in tour qualcuno lo deve fare. Non è un dramma, ma stare al computer, fissare date, ordinare merch, fare promozione, ecc non mi mancherà quando avremo smesso con la band”.
QUANDO E’ STATA L’ULTIMA VOLTA CHE HAI COMPOSTO UNA CANZONE?
“Di solito io compongo con il nostro batterista, Vil. Siccome Vil, Mel e io viviamo nella stessa città, mentre Johnny (chitarra) e Marc (basso) risiedono a circa sei ore da noi, accade spesso che io e Vil lavoriamo ai brani insieme, mentre gli altri compongono da soli a casa. Sono sette anni che io e Vil jammiamo, quindi abbiamo una buonissima alchimia ormai: io inizio a suonare un riff e lui pensa subito ad una ritmica; poi procediamo da lì. A volte impieghiamo pochissimo per completare un pezzo, mentre altre volte ci vogliono mesi. Per il disco ‘Disgorge Mexico’ il processo è stato particolarmente lungo, ad esempio”.
ASCOLTI ANCORA ALTRA MUSICA OLTRE ALLA TUA?
“Il problema è trovare il tempo per farlo, ma non ho niente contro l’ascoltare nuova musica. Di certo non cerco di scoprire nuovi gruppi ad ogni costo come facevo un tempo, ma mi capita ancora di esaltarmi se mi imbatto nel disco giusto. Nella band ci scambiamo consigli in continuazione, quindi ho sempre una lunga lista di uscite da ascoltare”.
COME HAI SCOPERTO IL METAL?
“Mi sono avvicinato alla musica proprio con il metal. Mio fratello suonava il basso e cantava in un gruppo punk e un giorno mi prestò una cassetta di ‘..and Justice for All’ dei Metallica. Il mio migliore amico dell’epoca suonava la batteria, mentre suo padre suonava la chitarra, quindi un giorno decisi di prendere il basso di mio fratello e con loro iniziai a suonare in chiesa. Dopo qualche tempo mi unii ad una thrash band locale, poi ad altri gruppi della scena di Ottawa, sino a quando ho fondato i Fuck The Facts come progetto da studio”.
QUAL E’ IL POSTO PIU’ STRANO NEL QUALE AVETE TENUTO UN CONCERTO?
“Considerata la natura della nostra band, capita spesso di suonare in posti strani. Ci siamo esibiti in scantinati, cucine, negozi, skate park, magazzini, ecc. Praticamente ovunque sia possibile allestire uno show. Ovviamente i suoni non sono il massimo in alcune di queste circostanze, ma dobbiamo scendere a compromessi se vogliamo viaggiare e suonare. Ad esempio, quando andiamo in Europa non possiamo portare la nostra solita backline, perciò tocca affidarsi a quello che troviamo. In passato mi preoccupavo, ma ora mi sono abituato e penso solo a tenere il miglior show possibile, indipendentemente dalla situazione”.
CON CHI TI PIACEREBBE CONDIVIDERE IL PALCO, SE POTESSI SCEGLIERE QUALSIASI BAND, ATTIVA E NON?
“Probabilmente finirei per optare semplicemente per i nostri amici in Alaskan, World War 4 e Biipiigwan”.
HO SAPUTO CHE TU E MEL AVETE AVUTO UNA BAMBINA. E’ DIVENTATO PIU’ DIFFICILE ANDARE IN TOUR E CONDURRE LA VITA DI UN TEMPO ADESSO?
“E’ sicuramente più arduo stare lontano da casa ora, ma parliamo con nostra figlia con Skype non appena possibile. Anche a casa ora è più difficile concentrarsi, ma non è necessariamente un male: naturalmente mi piace prendermi una pausa e giocare con lei. Diventare padre mi ha dato modo di rilassarmi di più e di godermi altre cose al di fuori della musica”.
E’ DIFFICILE AVERE LA TUA COMPAGNA NELLA BAND? LITIGATE SPESSO?
“Non saprei, siamo insieme nella band da 12 anni e non riesco ad immaginare una situazione differente. Credo che ciò abbia reso il gruppo e la nostra relazione molto più forti”.
HAI AMICI AL DI FUORI DELLA MUSICA? PARLI SPESSO DELLA TUA BAND? LA GENTE COME E’ SOLITA REAGIRE QUANDO MENZIONI IL MONICKER?
“Chi mi conosce sa della mia musica e della band, ma in generale non amo parlare molto di me stesso, quindi se incontro persone nuove evito l’argomento band/musica in principio. Se poi questo emerge, il nome del gruppo solitamente genera qualche espressione imbarazzata. Ma comunque la musica non è tutto nella mia vita: soprattutto ultimamente amo stare con mia figlia, guardare film e organizzare barbecue”.