FUCK THE FACTS – Resistenza underground

Pubblicato il 24/01/2016 da

Grind, hardcore, “post”, death metal, drone… sempre più difficile descrivere accuratamente il suono dei Fuck The Facts, ma, al tempo stesso, sta diventando altrettanto difficile segnalare un passo falso nella loro carriera e in una discografia sempre più sterminata. I canadesi non si sono affatto arrestati dopo il divorzio dal colosso Relapse Records, diventando, anzi, un gruppo ancora più intraprendente, attivo e ispirato negli ultimi anni. Le pubblicazioni del quintetto – soprattutto in formato EP – si sono moltiplicate e lo stesso si può dire delle date live, le quali li hanno visti protagonisti su vari continenti. Al momento, i Fuck The Facts incarnano insomma un perfetto esempio di vocazione per il “do it yourself” e di etica underground. La pubblicazione del nuovo album “Desire Will Rot” è stata quindi solo uno dei tanti pretesti per approfondire la conoscenza del gruppo, il quale da tempo fornisce spunti per ampie discussioni…

fuck the facts - band - 2015

I FUCK THE FACTS POSSONO VANTARE UNA DISCOGRAFIA E UNA COSTANZA NELLE USCITE DAVVERO INVIDAIBILI. QUALI PARAMETRI ADOTTATE PER DECIDERE SE DEL MATERIALE È PIÙ O MENO PRONTO PER ESSERE PUBBLICATO?
Mathieu Vilandré: “Diciamo che non vi è mai un momento in cui ci fermiamo e ci diciamo ‘OK, è pronto’. Mi piace pensare che il processo sia molto più subdolo e istintivo. Facciamo il possibile per mantenere una mentalità aperta durante la fase di composizione, provando sempre un grande numero di variazioni su certi temi e riff. Di sicuro non abbiamo paura di scartare delle idee e di ripartire da zero se sentiamo che qualcosa non stia funzionando al meglio. Alla fine dei conti, una canzone è pronta solo quando è stata completamente registrata; prima di quel momento continuiamo a lavorarci sopra, anche quando siamo già in studio”.

IL NUOVO ALBUM “DESIRE WILL ROT” PRESENTA UNA PRIMA PARTE MOLTO SERRATA E FRENETICA, POI PERÒ RALLENTA E ALTERNA VARI TIPI DI ATMOSFERE. CREDO CHE IN ALCUNI EPISODI SI SENTA ANCHE L’INFLUENZA DOOM E DRONE DEL VOSTRO PROGETTO MERDARAHTA…
Topon Das: “Siccome i Merdarahta sono soprattutto una mia creatura, quell’influenza si sente senz’altro. La terza parte di ‘Circle’: ‘Frost’ potrebbe facilmente passare per un brano dei Merdarahta. I Merdarahta sono un progetto a parte perchè volevo espandere un’idea e non contaminare troppo la discografia Fuck The Facts, ma credo che prima o poi ci ricapiterà di avere qualche trama simile. Del resto, i Fuck The Facts sono una band nata per essere variegata e sperimentale, ma, al tempo stesso, sappiamo che cosa serva davvero ad un nostro album e non ci sentiamo di sacrificare i nostri veri marchi di fabbrica solo per apparire ‘strani’. Il disco nel suo insieme è sempre la nostra vera priorità”.

I FAN DEL DEATH METAL E DEL GRINDCORE TENDONO AD ESSERE PIUTTOSTO TRADIZIONALISTI. QUANDO COMPONETE VI CAPITA DI PENSARE ALLE POTENZIALI REAZIONI DEL VOSTRO PUBBLICO? CERCATE MAI DI TROVARE UN COMPROMESSO TRA QUELLO CHE VORRESTE PROPORRE E CIO’ CHE I FAN SI ASPETTANO DA VOI?
Mathieu Vilandré: “Noi abbiamo sempre fatto ciò che ci sentivamo di fare e chi conosce il gruppo ha familiarità con questo nostro approccio. Ciò non significa che non ci importi delle opinioni di chi ci segue: non saremmo qui se non avessimo il loro supporto. Tuttavia, scrivere musica per noi è la priorità. Vogliamo comporre e poi condividere qualcosa con altre persone, sperando sì che questa venga apprezzata, ma senza scendere a compromessi. Ci riteniamo molto fortunati per avere dei fan dalla mentalità aperta. Sicuramente le cose sono più difficili per gruppi molto più grandi e importanti di noi: attorno ad essi si creano sempre grandi aspettative e la pressione può essere esagerata. Non vi è spazio per la sperimentazione. Basta chiedere ai Cryptopsy”.

SE DOVESSI SPIEGARE IL SOUND DEI FUCK THE FACTS AD UN VECCHIO METALLARO CHE HA SMESSO DI ASCOLTARE NUOVA MUSICA DOPO IL 1995, CHE TIPO DI PARAGONI UTILIZZERESTI?
Topon Das: “Alla fine dei conti, tanto di quello che proponiamo continua ad avere le sue radici nel vecchio death metal e nel grindcore degli anni Novanta. Quelle sono le sonorità con cui siamo cresciuti e le loro influenze sono ancora qui. Se dovessi citare band o album come paragoni, direi senza dubbio ‘Need To Control’ dei Brutal Truth e ‘The Spectral Sorrows’ degli Edge Of Sanity”.

VI RITENETE UNA BAND ORIGINALE?
Marc Bourgon: “In un certo senso, sì, ma l’emulazione gioca ancora un ruolo importante in quello che facciamo. Non ci sentiamo al di sopra di altre band; anzi, direi che impariamo continuamente da ciò che i gruppi con cui dividiamo il palco tendono a fare. Vivendo queste esperienze continuiamo ad evolverci come persone e come artisti”.

TORNANO A “DESIRE WILL ROT”, IL DISCO È STATO PUBBLICATO DALLA VOSTRA ETICHETTA PERSONALE, LA NOISE SALVATION. È QUESTO IL FUTURO PER I FUCK THE FACTS?
Topon Das: “Sì, molto probabilmente. Quando il nostro contratto con la Relapse è scaduto non abbiamo avuto interesse a rinnovarlo, mentre non abbiamo ricevuto grandi proposte da altre parti. Inizialmente eravamo un po’ preoccupati, ma ciò ci ha spronato ad evolverci ulteriormente e a diventare responsabili di ogni aspetto del gruppo. Ho sempre pensato che essere 100% indipendenti fosse un obiettivo importante per noi; siamo arrivati a questo punto prima del previsto, ma oggi non ci tiriamo indietro”.

CONSIDERERESTE UNA NUOVA COLLABORAZIONE CON UNA LABEL AFFERMATA, SE ARRIVASSE LA PROPOSTA GIUSTA?
Topon Das: “Certo, non siamo soliti dire no a priori, ma si dovrebbe trattare di una label e di un contratto adatti per noi. Con la Relapse non ci siamo trovati male, ma da allora non abbiamo percepito molto interesse da parte di etichette simili. Rimarrei sorpreso se qualche etichetta si facesse viva proprio adesso”.

OGGIGIORNO MOLTE BAND UTILIZZANO CAMPAGNE DI CROWDFUNDING PER FINANZIARE LE REGISTRAZIONI DI NUOVI ALBUM. VOI AVETE MAI CONSIDERATO UNA SIMILE OPZIONE?
Mathieu Vilandré: “Ne parliamo spesso e dubito che prenderemo quella via. Ho amici che hanno adottato il metodo con successo, ma noi sinora ce la siamo cavata da soli. Non sono un fan del ‘Se la gente vuole donarci del denaro, perchè no?’. Secondo me è un approccio che tende a generare esagerazioni ed equivoci. Avviare una campagna crowdfunding perchè vuoi una nuova radio nel furgone o perchè ti hanno rubato tutto perchè sei stato stupido da lasciare i soldi nel cruscotto non è un problema dei tuoi fan, è solo un problema tuo. Fare parte di una band e suonare è una cosa seria, ma in tanti oggi tendono a farlo diventare un circo”.

PARLANDO DI TOUR, PENSATE DI VENIRE IN EUROPA A BREVE?
Topon Das: “Stiamo lavorando ad un tour europeo per marzo 2016. Saremo da voi per circa tre settimane e terremo almeno un paio di show in Italia. Abbiamo completato di recente un tour negli USA e in Canada e le date sono andate bene. Non vediamo l’ora di proseguire in Europa”.

CON TALMENTE TANTE RELEASE DA CUI SCEGLIERE DEVE ESSERE DIFFICILE PREPARARE UNA SCALETTA…
Marc Bourgon: “In verità, no, perchè abbiamo sempre voglia di proporre il materiale più fresco e recente. Siamo ancora soddisfatti del vecchio repertorio e alcuni anni fa abbiamo tenuto dei concerti dedicati solo ad esso, ma oggigiorno peschiamo quasi esclusivamente tra le ultime uscite”.

QUALI SONO I VOSTRI BRANI O I LAVORI AI QUALI VI SENTITE PIÙ LEGATI?
Mathieu Vilandré: “È difficile trovare una risposta che vada bene a tutti. Personalmente sono molto legato ai seguenti, tra dischi e brani:

‘Disgorge Mexico’: tutto di questo album è speciale; il titolo, il concept, il fatto che all’epoca eravamo un terzetto. Per la band, ma anche a livello personale, quello fu un periodo molto particolare e credo che ciò si senta ascoltando il disco.
‘Misery’: ho sempre amato questo lavoro e la sua title track in particolare. È un brano molto strano, persino per i nostri standard. Il suono del rullante poi è fantastico.
‘Desire Will Rot – Solitude’: uno dei nuovi pezzi che preferisco suonare. Mi piace molto la coda groovy”.

TORNANDO AI TOUR, QUAL È IL POSTO PIÙ STRANO IN CUI AVETE SUONATO?
Mathieu Vilandré: “Abbiamo suonato in tantissimi posti merdosi… è difficile scegliere! Una volta nel Midwest degli Stati Uniti abbiamo suonato in un vecchio magazzino militare. Il suono era terribile, tutto rimbombava. Lo stesso ci è capitato al The Stubnitz di Amsterdam, una nave ormeggiata nel porto. Suonare in una stanza di acciaio non è il massimo, fidati”.

L’HARDCORE E IL GRIND SONO SOVENTE VISTI COME UNA FAMIGLIA. LA SCENA PIÙ UNDERGROUND ASSUME SPESSO I CONNOTATI DI UNA COMUNITÀ. AVETE MAI L’IMPRESSIONE DI IMBATTERVI NELLE STESSE PERSONE OGNI VOLTA CHE SIETE IN TOUR IN UNA DETERMINATA ZONA?
Marc Bourgon: “Sì, non potrei essere più d’accordo. Soprattutto in Europa, ci imbattiamo nelle stesse facce ogni volta che visitiamo uno dei vostri bellissimi luoghi. Continuare a suonare ed essere coinvolti nella scena metal/grind/hardcore/punk, indipendentemente da età e mode, significa che ciò in cui crediamo è ben più di una semplice fase nelle nostre vite. Non so come descrivere la felicità nel potere rivedere gli amici di sempre ad ogni appuntamento: si tratta davvero di una seconda famiglia”.

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