Gaahl, al secolo Kristian Eivind Espedal, norvegese classe 1975, è una delle figure più importanti e in qualche modo dirompenti dell’intera scena estrema. Sul suo curriculum troviamo la cult band Trelldom, i pesi massimi della Nera Fiamma Gorgoroth e i portabandiera dell’ambient/folk di matrice pagana Wardruna, che negli ultimi anni hanno acquisito popolarità grazie alla partecipazione alla colonna sonora della serie TV “Vikings”. Questi i progetti più rilevanti del prolifico cantante, cui si aggiungono (tra gli altri) i God Seed e la creatura più recente, quei Gaahls Wyrd che con “GastiR – Ghosts Invited” sono stati recentemente Top Album sul nostro portale.
Ma Gaahl è anche molto altro, ad esempio è stato il primo artista black metal affermato a fare coming out (e a pubblicare di recente una playlist per il Gay Pride) oltre ad essere un personaggio controverso – sono noti i suoi passati guai con la giustizia norvegese – come la condanna a diciotto mesi di reclusione per aver aggredito e malmenato un uomo durante un cosiddetto ‘attacco rituale’, nel 2004. Anche per questo egli ha ricevuto nel corso degli anni l’attenzione di media che ammiccano al mondo alternative pur essendo a tutti gli effetti mainstream come Vice, che gli ha dedicato il documentario “True Norwegian Black Metal”.
Leader carismatico, vocalist straordinario, Gaahl è un artista a tutto tondo, pittore e gallerista. In questa prima chiacchierata con Metalitalia.com, resa estremamente difficile da problemi di connessione e altre sfighe tecnologiche, parliamo con lui di alcuni di questi argomenti.
CIAO GAAHL, È UN GRANDE ONORE RIUSCIRE (FINALMENTE) A PARLARE CON TE. SEI UNO DEI MUSICISTI PIÙ CREATIVI ED INFLUENTI DEGLI ULTIMI VENT’ANNI E SO CHE IL BLACK METAL È PER TE PIÙ CHE SEMPLICE MUSICA. È CAMBIATO QUALCOSA NEL CORSO DEGLI ANNI E COSA SIGNIFICA PER TE SUONARE BLACK METAL NEL 2019?
– Oh sì… Beh, non credo di avere una risposta immediata e diretta alla tua domanda. Per me si tratta di creare, di esprimere l’energia che ho dentro e il genere non è poi così importante, potrebbe anche non trattarsi di black metal. Ho semplicemente questo impulso di creare, non so perché ma è così.
GAAHLS WYRD. TRA IL 2017 E IL 2018 HAI GIRATO L’EUROPA CON IL TUO NUOVO PROGETTO (nel Vardøger European Tour, ndr) SUONANDO MATERIALE DI TRELLDOM, GORGOROTH E GOD SEED, UNA SPECIE DI VIAGGIO NEL PASSATO. COME MAI HAI SCELTO QUESTA FORMULA E QUAL È STATA LA RISPOSTA DEL PUBBLICO?
– E’ stata una risposta generalmente positiva. Ci sono varie ragioni per le quali ho deciso di suonare nuovamente musica che avevo creato in passato: con Lust (Kilman, chitarrista già in forza ai God Seed, ndr) avevamo già provato quei pezzi naturalmente, mentre coi nuovi componenti no e desideravo rodare la band, inoltre si trattava di un’occasione troppo ghiotta per farsela scappare!
VORREI PARLARE DI “GASTIR – GHOSTS INVITED”: SEI L’UNICO COMPOSITORE O IL RESTO DELLA BAND TI HA AIUTATO CON RIFF O IDEE?
– L’album è stato composto e prodotto dal chitarrista (Lust Kilma, ndr) e da me. Naturalmente il resto del gruppo ha contribuito, dando il proprio apporto personale alle composizioni. Insomma non si tratta di un disco solista, ma del lavoro di una vera e propria band.
COM’È STATO LAVORARE CON IL PRODUTTORE IVER SANDØY (Enslaved, ndr)? I BRANI HANNO UN APPROCCIO VICINO ALL’AVANTGARDE/PROGRESSIVE, PER QUESTO HAI PENSATO A LUI?
– Beh, quando siamo entrati in studio la musica era stata interamente scritta, quindi non so quanto il suo apporto possa aver effettivamente indirizzato e modificato il sound dell’album, ma penso che Iver sia un ottimo professionista e credo che coinvolgerlo sia stata la scelta giusta. Credo che i brani abbiano seguito il loro percorso.
QUESTO DISCO DÀ L’IMPRESSIONE DI GRANDE INTROSPEZIONE, CON UN FORTE LATO ‘SPIRITUALE’. QUALI SONO LE TEMATICHE DEI TESTI?
– Si tratta delle tematiche che mi sono care, e che ho sempre trattato, riguardanti la mitologia nordica e il misticismo prevalentemente. Si tratta di un modo molto personale e intimo di leggere questi temi, e penso che ognuno abbia il proprio modo di approcciarvisi, ma prevalentemente si tratta di questo.
COS’È SUCCESSO CON I GOD SEED, PERCHÉ HAI SCELTO DI TERMINARE QUEL PROGETTO? RICORDO UNO SHOW DAVVERO OTTIMO A BOLOGNA NEL 2012.
– Ho davvero apprezzato le esperienze fatte come God Seed, ma sentivo che qualcosa non funzionava e che dovevo lavorare con persone nuove e diverse.
DOMANDA-QUIZ: SCEGLI UNA PAROLA PER DESCRIVERE CIASCUNO DEI TUOI PROGETTI MUSICALI, PASSATI E PRESENTI.
– (Ride, ndr). Questa domanda è davvero difficile, anche perchè in questo momento sono in pieno processo creativo e in generale non presto molta attenzione alle cose fatte nel passato, sono costantemente in movimento e proiettato verso il futuro. Una volta che un disco o un progetto è terminato per me fa parte del passato e preferisco dedicarmi ad altro.
IL PROSSIMO AUTUNNO VI UNIRETE AI MAYHEM PER UN TOUR DELL’EUROPA. PUOI ANTICIPARE QUALCOSA DELLA FUTURA SCALETTA?
– Ci sarà molto di questo album ma non posso dire molto di più perché solitamente decido la scaletta ad un’ora dal concerto, e dipende moltissimo da dove mi trovo e da quali canzoni ho voglia di suonare perché non mi piace ripetermi. Ad ogni modo il focus sarà certamente sul materiale più recente.
DEVO CHIEDERTELO. HAI VISTO LORDS OF CHAOS?
– Mh, no.
E IMMAGINO NON LO VEDRAI IN FUTURO…
– No, non ne ho l’intenzione (ride, ndr). Non credo che possa fare per me.
NON SOLO MUSICISTA MA ANCHE PITTORE. PUOI PARLARCI DEL SIGNIFICATO DELLE TUE OPERE?
– Dipingo da quasi trent’anni quindi non è facilissimo riassumere o parlare in generale, ci sono molti soggetti differenti. Si tratta molto spesso di ciò che vedo negli altri, ciò che mi trasmettono al di là delle parole e che capto osservando le persone. In questo momento nella mia galleria (la Galleri Fjalar di Bergen, ndr) c’è in mostra parte dell’artwork del nuovo album. Si tratta di una collaborazione artistica con la fotografa bulgara Raina Vlaskovska. Lei è fondamentalmente una fotografa ma anche una chimica, infatti utilizza procedimenti particolari per ottenere le sue immagini, come era in uso negli anni ‘40 e ‘50 del secolo scorso.
HAI IN UN CERTO SENSO ANTICIPATO LA MIA ULTIMA DOMANDA. COSA CERCHI IN UN ALTRO ARTISTA?
– Onestamente apprezzo molte forme diverse di arte, perciò è difficile dare una sola risposta, ma tendenzialmente ciò che fa la differenza è la capacità di mettere se stessi nelle proprie opere. Nella mia galleria cambio gli oggetti in mostra ogni tre settimane, ci sono davvero molti stili e soggetti diversi, è una galleria molto attiva.