Giunti alla più classica delle prove del nove, almeno in ambito musicale, ovvero il fatidico terzo disco, i finnici Ghost Brigade hanno leggermente deluso le attese – di chi scrive ma anche forse di più gente – con un “Until Fear No Longer Defines Us” che ha solamente in parte saputo ripetere le ottime riuscite dei due precedenti lavori, “Guided By Fire” e “Isolation Songs”. Sempre a cavallo tra la malinconia più devota ai gruppi scandinavi e la furia groovy di post- memoria, Manne Ikonen e compagni sono comunque da annoverare tra le band finlandesi più in forma del momento, ed è proprio per questo che siamo prontamente andati a scovarli presso la Season Of Mist per farci raccontare via mail il loro presente. E lasciamo quindi parola guarda caso a Manne, vocalist del gruppo…
CIAO MANNE, RIECCO I GHOST BRIGADE SU METALITALIA.COM! PER INIZIARE, CI PUOI RIASSUMERE BREVEMENTE COME AVETE TRASCORSO I DUE ANNI SUCCESSIVI ALLA RELEASE DI “ISOLATION SONGS”? VI HO VISTI AL WACKEN 2010 E FU UN OTTIMO CONCERTO!
“Bene, ti ringrazio molto per i complimenti, siamo onorati! Dopo l’uscita di ‘Isolation Songs’ siamo stati in giro con Amorphis ed Insomnium, in due fantastici tour che si sono rivelati un’esperienza bellissima. In più abbiamo suonato a qualche festival come il Wacken, appunto, e qualcosina qua in Finlandia. E piano piano, durante i periodi di pausa, abbiamo raccolto nuovo materiale e nuovi testi per quello che sarebbe stato il nuovo disco”.
E DUNQUE, PARLANDO SUBITO DI “UNTIL FEAR NO LONGER DEFINES US”, MI E’ SEMBRATO CHE ABBIATE UN PO’ MIXATO I SUONI DEI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI, CREANDO UNA SORTA DI IBRIDO AVENTE IL GROOVE E L’AGGRESSIONE DI “GUIDED BY FIRE” MA ANCHE LE ‘FACILI’ MELODIE E L’ACCESSIBILITA’ DI “ISOLATION SONGS”. TI TROVI D’ACCORDO?
“E’ ovvio che, da ascoltatore esterno alla band, quando ascolti il disco tu possa sentirci dentro quella sorta di ibrido che dici; ma per quanto mi riguarda è completamente diverso: vedo e percepisco le cose dall’interno, per cui ti posso dire che mai, una volta iniziato a comporre l’album, abbiamo pensato o guardato ai nostri dischi precedenti. L’unica cosa che tutti abbiamo pensato è stata ‘ok, adesso si fa sul serio e scriviamo il terzo album dei Ghost Brigade’. E per noi è tutto nuovo, capisci? Ci abbiamo messo l’anima e ognuno ha dato il 120% per creare quest’ultimo lavoro!”.
COME E QUANDO AVETE COMPOSTO I BRANI DI “UNTIL FEAR NO LONGER DEFINES US”? C’E’ STATO QUALCOSA DI SPECIALE CHE VI HA PARTICOLARMENTE ISPIRATO?
“I pezzi sono stati composti principalmente da Wille (Naukkarinen, chitarra, ndR): ha scritto da solo e poi ci inviava spezzoni di brani via email; nel frattempo io avevo preparato i miei soliti fogli di lyrics e, non appena arrivate le parti musicali, ho cominciato a provare e vedere se qualche verso si appaiava bene con la musica. Poi siamo passati alla sala prove e alla fase di completamento e arrangiamento, dove si può veramente capire se una canzone avrà futuro o meno. E’ un modo di comporre che usiamo fin dall’inizio e non credo lo abbandoneremo tanto facilmente. Qualcosa che ci ha ispirato in particolare, dici? Credo che le nostre vite private degli ultimi due anni siano state una buona fonte di ispirazione: personalmente posso dire di aver passato un periodo molto cupo dal punto di vista psicologico, ma a quanto pare sono ancora qui, in grado di scrivere testi accettabili”.
APPREZZO MOLTO SIA IL TITOLO DEL DISCO (“FINO A CHE LA PAURA NON CI CONDIZIONERA’ PIU’”, ndR) CHE IL SUO ARTWORK. QUEL MIX DI CIELO, SPAZIO, NUVOLE, FORESTE E MONTAGNE E’ MOLTO SUGGESTIVO E INTROSPETTIVO. IN QUALCHE MODO RICORDA ANCHE LA COVER DI “THE SILENT ENIGMA” DEGLI ANATHEMA. ESISTE UN LINK TRA COPERTINA E TITOLO? E, PARAFRASANDO QUEST’ULTIMO, RIESCI A DEFINIRCI COS’E’ LA PAURA PER TE?
“Il soggetto-base dell’artwork è una foto fatta mentre ci stavamo spostando assieme agli Amorphis da una venue all’altra. Eravamo tra Austria e Svizzera e Wille è rimasto colpito dal paesaggio. Cos’è la paura? La paura è una condizione mentale: quando riesci a vincerla, è possibile raggiungere obiettivi che mai si crede di essere in grado di raggiungere. Se temi costantemente tutto ciò che la vita ti offre, allora non riuscirai mai a creare niente di buono. La paura genera conflitti fra i popoli e fra le persone, una verità triste ma verissima. E così la mia morale è che il giorno in cui la paura smetterà di condizionarci, probabilmente riusciremo a respirare ed apprezzare la vita con molta più semplicità”.
MI SPIEGHI LE RAGIONI DELLA SCELTA DI APRIRE IL DISCO CON UN BRANO INTERAMENTE ACUSTICO, QUALE E’ “IN THE WOODS”?
“’In The Woods’ in effetti è una canzone acustica e l’abbiamo composta così semplicemente perché ci andava di farlo. Devo dire che è stato come l’avverarsi di un sogno a lungo ripetuto, ed è splendido percepire la potenza di una composizione senza la necessità di un poderoso wall-of-sound alle spalle. Credo che la traccia sia pesante e massiccia, ma anche leggera e calma allo stesso tempo. E ci è sembrato perfetto utilizzarla come opening-track, fra l’altro!”.
SE RICORDO BENE, “BREAKWATER” DOVREBBE ESSERE LA CANZONE PIU’ LUNGA CHE AVETE MAI COMPOSTO FINORA. QUASI NOVE MINUTI, CON UN PESANTISSIMO FINALE DOOM. VI E’ VENUTA FUORI COSI’ LUNGA IN MODO SPONTANEO OPPURE AVETE PIU’ O MENO DECISO A TAVOLINO DI CIMENTARVI IN UNA SORTA DI SUITE?
“Ecco, proprio questa traccia in particolare è tutta frutto del talento di Wille, partendo dai riff e arrivando alle lyrics, scritte da lui. Ti risponderebbe sicuramente meglio lui, ma ci provo: è vero, è lunghina, ma non abbiamo deciso a tavolino di scrivere la nostra canzone più lunga di sempre. Ancora una volta, è semplicemente accaduto che il pezzo funzionasse così. Devo dire che è uno dei brani che preferisco dell’album, soprattutto quell’ultima parte che hai citato, davvero spietata e crudele. E poi trovo anche eccezionale lo spezzone di calma tra la prima e la seconda strofa, dove puoi sentire il titolo del disco che viene ripetuto”.
E A PROPOSITO PROPRIO DEI TESTI, CREDO SIANO MOLTO INTERPRETABILI A SECONDA DELL’ASCOLTATORE CHE LI LEGGE. MI PARE DI CAPIRE, COMUNQUE, CHE MORTE, RELIGIONE, AMORE E LA RICERCA DELLA SPERANZA SIANO TEMI CHE RICORRANO. E’ CORRETTO?
“Be’, gli argomenti che tu citi sono ciò che ci plasma in quanto esseri umani, quindi è facile capire come per me la principale fonte di ispirazione per scrivere lyrics sia proprio l’essere umano. Spesso sembra che le solite storie vengano raccontate un milione di volte e forse è vero tutto ciò; ma è anche vero che ci sono almeno altri due milioni di modi da poter usare per raccontarle in modo ancora differente. Ci sono tantissimi punti di vista: basta aprire un pochettino di più gli occhi rispetto a quanto hai fatto solo il giorno prima ed eccolo lì! Un nuovo risvolto da dare all’argomento più classico. Un altro racconto che narra della vita di un uomo…oppure della sua morte”.
QUESTO E’ IL TERZO LAVORO SU TRE CHE REGISTRATE AI SEAWOLF STUDIOS. AVETE MAI PENSATO DI CAMBIARE QUESTA ABITUDINE? NON PENSI CHE DA UN’ALTRA PARTE LE REGISTRAZIONI POSSANO ESSERE PIU’ INTERESSANTI O ADDIRITTURA GIOVARE ALLA BAND?
“(con fare dubbioso, ndR) Ti potrei dire che, essendo un buon studio ed essendoci ormai familiare, non vediamo il motivo di cambiare ‘casa’. Ma mai dire mai, forse per il quarto disco proveremo qualcosa di nuovo. Il Seawolf ha sempre fatto un buon lavoro per i Ghost Brigade e Antti, il tecnico del suono che gestisce lo studio, è diventato un amico. Con queste premesse, è evidente come ci venga facile lavorare in quell’ambiente; oltretutto non sono dell’idea che sperimentare un nuovo studio cambierà il nostro modo di sentire e intendere la musica”.
PER QUANTO RIGUARDA I CONCERTI, INVECE, COME AVETE INTENZIONE DI PROMUOVERE “UNTIL FEAR NO LONGER DEFINES US”? E, PICCOLA CURIOSITA’, PER QUALI GRUPPI FARESTI FOLLIE PUR DI SUONARE ASSIEME A LORO?
“Innanzitutto stiamo facendo moltissima promozione attraverso le interviste. A breve, poi, faremo qualche data di riscaldamento qui in Finlandia, dove apriranno per noi gli Unkind, nostri conterranei. In arrivo c’è anche il nostro primo tour europeo da headliner, in compagnia di Storm Of Light e Intronaut (gran band!, ndR), ma speriamo ovviamente di poter proseguire per svariati mesi su questa falsariga. Per rispondere alla tua seconda domanda, invece, ti dico che se mai in futuro avremo la possibilità di aprire per gente come Soundgarden o Entombed, be’…sarebbe certamente un sogno avverato!”.
PERFETTO, MANNE, PER ME E’ TUTTO. GRAZIE MILLE PER LA CORTESIA E TI LASCIO CHIUDERE A PIACERE L’INTERVISTA…
“Ok, grazie tante a voi per lo spazio. Spero di poter vedere tutti i ragazzi alla lettura in un prossimo futuro in Italia! Cheers!”.