Nell’area catering dell’Alcatraz, dopo uno show che ha affascinato tutto il pubblico degli In Flames e ha mosso interesse verso i Gojira (prima noti solo grazie alla partecipazione del frontman nel progetto Cavalera Conspiracy), la voce della band Joe Duplantier si dimostra, con signorile dispiego di volontà e parole, una persona entusiasta, educata ed interessante. I suoi Gojira emergono di fatto dalla massa, riuscendo ad avere qualcosa da dire in ambito musicale (basta ascoltare l’ultimo ‘The Way Of All Flesh’) e, cosa non comune, anche dal punto di vista lirico. Ecco la trasposizione integrale della nostra chiacchierata:
“Siamo la stessa band composta dalle stesse persone, il metodo di scrittura non è cambiato quindi fondamentalmente è la stessa cosa. Probabilmente il suono è più diretto e pesante, meno sognante, più atmosferico e realistico, sincero”.
QUALI SONO LE TUE ASPETTATIVE INVECE?
“Ci piacerebbe vendere un sacco di copie (risate, ndR)!”.
L’ARGOMENTO PRINCIPALE DEI TUOI TESTI E’ LA SALVAGUARDIA DELLA NATURA. COME TI OCCUPI DELLA QUESTIONE PERSONALMENTE?
“La natura? Io sono la natura. Questa bottiglia di Coca Cola? Fa parte della natura. Tu sei natura, fatto di ossa, carne e pelle. Quindi è irreale che qualcuno non si prenda cura della natura. Non ho questa cosa in mente tutto il giorno ma mi viene spontaneo, istintivo, prendermi cura di me stesso. Se vedo un animale tento di accarezzarlo, se so che tu stai male tento di darti una mano. In primo luogo è questo il mio messaggio principale, la mia filosofia. Poi certo, in prima persona osservo certi piccoli accorgimenti: spengo le luci quando esco dalla stanza, uso un bicchier d’acqua per lavarmi i denti al posto di lasciar scorrere il rubinetto, uso solo l’acqua necessaria per lavare i piatti, spengo gli apparecchi elettronici piuttosto che lasciarli in stand-by… ho smesso anche di tirare lo sciacquone del cesso, che è diventato una montagna di merda. Un’altra cosa che faccio è donare una somma a Greenpeace ogni mese – una somma piccola ma è quanto posso permettermi – perché credo fortemente nel loro lavoro”.
CONSIDERI LA SITUAZIONE ATTUALE POSITIVA O NEGATIVA?
“Faccio del mio meglio per essere realistico a riguardo. Sono cosciente che la situazione ad oggi è grave a più livelli, ma ho dentro di me un’immensa speranza nella mia visione del futuro”.
SOLITAMENTE I GOJIRA SCRIVONO PRIMA LA MUSICA O I TESTI?
“La maggior parte delle volte partiamo dalla musica. In alcuni casi particolari mi capita di raccontare la mia visione ai ragazzi del gruppo, in modo da sviluppare attorno ad essa la canzone vera e propria, quindi le immagini o le idee ce propongo possono interagire con la musica”.
DOPO IL SUCCESSO DI ‘FROM MARS TO SIRIUS’ VI SIETE SENTITI SOTTO PRESSIONE NEL COMPORRE UN NUOVO ALBUM?
“Eravamo del tutto coscienti che c’era una grande aspettativa nei nostri confronti, sia da parte di fans che dalla critica, ma non siamo i Metallica, quindi è stato del tutto sopportabile! C’è stato del fermento nel Regno Unito e anche negli States è vero, e la cosa ci riempie di gioia, ma ci mettiamo già abbastanza pressione da soli, siamo talmente perfezionisti che la pressione esterna non ci tange”.
COME AVETE COINVOLTO RANDY BLYTHE (LAMB OF GOD)?
“Si è realizzata in maniera molto naturale. Randy è un amico da tempo, e parla costantemente dei Gojira, ovunque: (e parte un siparietto, imitando i grugniti del frontman dei LOG, ndR):
Intervistatore: ‘Hey Randy, come stai?’
Randy: ‘Cazzo, i Gojira sono grandi, andate ad ascoltarli…’
Intervistatore: ‘Ok ma cosa ci racconti del prossimo DVD dei Lamb Of God?’
Randy:‘Hai mai sentito un gruppo chiamato Gojira?!?’.
Ci ha fatto da promoter negli Stati Uniti in pratica, ed è stato di un supporto incredibile. Gli Stati Uniti sono un mercato enorme, se ce la fai negli States è molto più facile arrivare a certi risultati in Europa e nel resto del mondo. Inoltre i ragazzi ci hanno invitato al tour di ‘Sacrament’, assieme a Machine Head e Trivium, ed è stata anche quella un’esperienza magnifica: ogni sera Randy guardava l’intero show mentre il resto del gruppo si scaldava nei camerini. A un certo punto ha cominciato a saltare sul palco e ad afferrare il microfono, pratica che è diventata presto un’abitudine, facendo puntualmente impazzire la folla. Io ho ricambiato il favore cantando su una loro canzone, quindi la nostra amicizia è diventata più stretta, tanto che dopo il tour siamo andati anche in campeggio assieme! Da cosa nasce cosa, e tra una camminata e una sessione di pesca mi ha comunicato il suo desiderio di cantare sul prossimo disco (e imita di nuovo il grugnito di Randy, scatenando l’ilarità degli altri componenti del gruppo, che gironzolano nel backstage, ndR)”.
COM’E’ DIVIDERE L’ESPERIENZA DEL GRUPPO CON TUO FRATELLO?
“E’ dura… no scherzo, è una grande fortuna, e penso sinceramente che molto di quello che sono riusciti ad ottenere i Gojira è dovuto al legame di fratellanza tra me e Mario. Abbiamo composto quest’album assieme per esempio. Abbiamo un modo di comunicare attraverso la musica che è aldilà le parole: non c’è bisogno di parlare, possiamo suonare assieme per ore e basta uno sguardo o un’espressione del viso per capirci. Suoniamo assieme da quando avevamo 8 e 13 anni…”.
I VOSTRI GENITORI HANNO SEMPRE SUPPORTATO LA VOSTRA INCLINAZIONE ALLA MUSICA?
“Mio padre non capiva la musica a cui ci siamo presto appassionati, ascoltava solo classica o al massimo The Beatles, ma noi abbiamo assorbito le sue influenze e abbiamo imparato ad amare la musica in generale. In ogni caso siamo sempre stati supportati completamente”.
PERCHE’ AVETE SCELTO DI CHIAMARE LA BAND GODZILLA?
“Volevamo qualcosa di enorme, che evocasse un’entità pesantissima e creatrice di distruzione. La versione originale giapponese aveva anche dell’umorismo intrinseco che riflette quello dei componenti della band: non si può prendere completamente sul serio degli uomini travestiti da lucertoloni che distruggono palazzi di cartone. Ma la cosa interessante è che Godzilla è stato creato dagli scarti radioattivi rilasciati nel mare dall’industria umana, ed è dunque una reazione della Natura nei confronti dell’uomo. Quando uscì il remake americano, quel polpettone distrusse tutto il nostro immaginario e le nostre idee a riguardo, ci si misero di mezzo anche alcune faccende di copyright e così, forzatamente ma non troppo, abbiamo deciso di cambiare il nome in Gojira, che è il vero nome del mostro nell’originale giapponese”.
COME VI SENTITE ORA CHE SIETE IL GRUPPO BANDIERA DEL VOSTRO PAESE NEL MONDO DEL METAL?
“In realtà non mi sento molto francese. So che suona una dichiarazione forzata, ma mi piace considerarmi un cittadino del mondo. Mia madre è nata negli States e i suoi genitori in Nuova Zelanda, quindi ho origini diverse. La Francia è il paese dove sono nato e cresciuto, lo stesso per gli altri ragazzi della band. I Francesi hanno la reputazione dei coglioni (“assholes”)… in ogni caso assieme all’Italia resta uno dei paesi culla della civiltà moderna, così mi sto impegnando a trovare i lati positivi dell’essere francese”.
PUOI NOMINARE QUALCHE BAND FRANCESE CHE MERITA DI ESSERE SCOPERTA?
“Certo. Un gruppo che mi piacerebbe che tutti voi conosceste sono i Manimal, da Tolosa. Sono eccezionali, dovete andare a sentirli, correte sul loro MySpace. Ora stanno per pubblicare un DVD, siamo amici e voglio cantare su una loro canzone e supportarli quanto Randy ha fatto con noi. Ci sono anche gli Eths e i Trepalium per esempio, o gli Ultravomit, che di sicuro vi strapperanno un sorriso”.
SE POTESSI COMMISSIONARE AD UNA BAND UNA COVER DEI GOJIRA QUALE BAND E CANZONE SCEGLIERESTI?
“Vorrei sentire ‘A Sight To Behold’ rifatta da Michael Jackson!”.
SO CHE SEI UN GRANDE FAN DEI METALLICA. LA TUA ONESTA OPINIONE SU ‘DEATH MAGNETIC’?
“Penso che la masterizzazione abbia qualcosa che non va, ma non è il problema peggiore a mio parere. Sfortunatamente stanno tentando di fare quello che facevano in passato, quando avevano 18 anni, e penso sia un errore. Non posso comunque parlar male di loro perché hanno fatto così bene in passato che li rispetterò e rimarrò un fan dei Metallica per sempre. Purtroppo ora ci sono troppe persone che campano su di loro, non hanno fatto che dare alla gente quello che la gente voleva. Quest’anno abbiamo aperto per i Metallica ed è stato il giorno più bello della mia vita, ma le canzoni che hanno suonato avevano almeno 15 anni, quindi riascoltandoli ora mi viene da chiedere ‘Che diavolo è successo?’. Lo ascolterò ancora perché non l’ho ancora assorbito del tutto, ma temo che non cambierò idea”.
ULTIMA DOMANDA: L’ASSOLO DI BATTERIA, NEL VOSTRO SET GIA’ RIDOTTO, ERA PROPRIO NECESSARIO?
“A volte il pubblico non riesce ad immergersi in maniera veloce nella nostra musica, quindi pensiamo che un assolo di batteria possa spezzare lo show e coinvolgere tutti. Concordo sul fatto che stasera non era per niente necessario, ma il pubblico reagisce in maniera molto differente da città a città: in Spagna per esempio abbiamo suonato a Barcellona, Madrid, Granada e Bilbao, e la gente impazziva letteralmente al momento dell’assolo. Oggi è andata così, ma è colpa di Mario che era stanco e voleva riprendere fiato”.