Dopo l’esaltante conferma nel mastodontico “L’Enfant Sauvage”, non vedevamo l’ora di un approfondimento con Joe Duplantier, leader della formazione francese più in vista del panorama metal. Come i suoi compagni, Duplantier non calza i clichè del metallaro: faccia pulita, look sobrio, nessun tatuaggio. Nella discussione si rivela appassionato di arte, pacato, riflessivo. La forma colloquiale è il più possibile scandita, lenta, per oltrepassare la barriera del linguaggio verbale. In generale si conferma un personaggio interessante, non certo un selvaggio, come potete intuire dalla conversazione…
SO CHE “L’ENFANT SAUVAGE” E’ ANCHE IL TITOLO DI UN FILM DI TRUFFAUT: C’E’ QUALCHE COLLEGAMENTO?
“Certo, il riferimento è lo stesso, ovvero il mito del Ragazzo Selvaggio, cresciuto nella foresta, è molto antico e radicato nella cultura francese. Truffaut ci ha fatto un film e noi un album”.
PENSI CHE LA MUSICA POSSA FAR BRECCIA NELLE PERSONE PIU’ VELOCEMENTE DELLE PAROLE?
“La musica può avere un grande impatto sul lato immaginifico e sulle emozioni dell’uomo. La musica però contiene anche delle parole. Anche senza parole la musica contiene qualcosa di mistico, un fattore totalmente unico. Per me la musica è come il fuoco. Non si può spiegare facilmente il fuoco, è una reazione chimica, non puoi afferarla con le mani, non puoi chiuderla in una scatola, è completamente libero e selvaggio. Per la musica vale lo stesso. E’ difficile trovare parole per spiegare la musica, è più un’esperienza. La musica tocca tutti, senza eccezioni”.
QUALCUNO SOSTIENE CHE IL PEGGIOR DIFETTO DI “L’ENFANT SAUVAGE” E’ IL CITARE VOI STESSI: SEI D’ACCORDO?
“In qualche modo sì, ci ripetiamo. Siamo gli stessi elementi che suonano gli stessi strumenti con lo stesso cuore e le stesse idee. Quello che cambia è l’esperienza. Abbiamo maturato più esperienza, come accade a tutti crescendo in questo mondo. Si guadagna esperienza attraverso momenti difficili e momenti belli, attraverso dolori e gioie. E’ questo che mettiamo nella nostra musica ed è solo un punto di vista. Penso comunque che ogni album sia un passo in avanti, ed è eccitante perchè siamo sempre noi ma c’è sempre qualcosa di più. E qualcosa che cambia”.
E’ STATO DIFFICILE PER VOI ESCLUDERE DALL’ALBUM VERO E PROPRIO LE DUE BONUS TRACK CHE TROVIAMO NELL’EDIZIONE SPECIALE?
“Non è stato facile, ci sono state molte discussioni e molti mal di testa. Ovviamente ognuno di noi mette molto nel processo compositivo e accade sempre che ci ritroviamo con materiale extra che è davvero difficile escludere. Mio fratello Mario (batteria, ndR) è molto bravo nell’ordinare le canzoni nell’album, tenendo conto anche dei testi. E’ davvero molto complicato trovare la giusta combinazione di fattori per un album. Le due bonus track sono quelle che si adattavano meno al resto, ma le amiamo al pari delle altre e pensiamo siano buone abbastanza per far parte del disco: di conseguenza eccole come bonus per l’edizione speciale”.
CHE CI DICI DEL “SEA SHEPHERD” EP? VEDRA’ MAI LA LUCE DEL GIORNO?
“Oddio, lo spero davvero tanto. Ora siamo in tour ed è molto complicato terminare i lavori. Alcune parti vanno completate ancora. Ma un giorno verrà pubblicato, sicuramente”.
AVETE RECENTEMENTE PUBBLICATO ANCHE UN HOME VIDEO, CON SCELTE REGISTICHE PARTICOLARI…
“Ci sono due concerti. Il primo, registrato al festival Garorock, è stato girato per MTV. Abbiamo avuto accesso alle registrazioni e abbiamo voluto pubblicarlo, perchè pensiamo sia molto bello. L’altro è ripreso in un club di dimensioni minori e la registrazione è stata affidata a un team di registi molto giovane e motivato, in quanto non avevamo un budget elevato a disposizione. La parte del documentario invece l’abbiamo curata personalmente, con un nostro caro amico ad occuparsi dell’editing”.
TUTTI GLI ASPETTI VISUALI, DALLA COPERTINA ALLE FOTO DEL BOOKLET AI VIDEO, SONO MOLTO CURATI. QUALCUNO DI VOI HA STUDIATO ARTE?
“Oltre ad aver studiato arte, mio padre è un pittore. Sono cresciuto guardandolo lavorare su tela e su carta. E’ la sua vita, disegna e dipinge tutti i giorni ad ogni ora del giorno. Ricordo di aver dipinto sin da molto giovane io stesso. La passione per la musica poi ha preso il sopravvento, ma sono molto felice di poter passare alla pittura e al disegno ogni volta che mi è possibile”.
ANCHE TUO FRATELLO E’ UN PITTORE, VISTO CHE HA VENDUTO I SUOI QUADRI AI VOSTRI CONCERTI…
“Certo, è successo qualche volta. E’ una storia divertente: eravamo in tour negli Stati Uniti e stavamo per finire le magliette da vendere. Era un bel problema perchè avevamo bisogno dei soldi del merch per mettere benzina nel nostro tourbus ed andare avanti col tour. Quindi abbiamo deciso di fare dei quadri originali e maglie personalizzate. Il pubblico apprezzò molto! E’ stato divertente”.
PARLIAMO DI RANDY BLYTHE, UN ARTISTA CHE VI E’ STATO MOLTO VICINO E VI HA AIUTATO A CRESCERE IN MANIERA CONCRETA. LA COMUNITA’ METAL SI E’ SCHIERATA IMMEDIATAMENTE DALLA SUA PARTE NEL MOMENTO DELLA SUA INCARCERAZIONE. E’ POSSIBILE ESSERE CONVINTI CHE RANDY SIA INNOCENTE SENZA ALCUNA PROVA?
“Randy è un mio caro amico, penso molto alla sua situazione in questi giorni e prego che tutto si risolva per il meglio (ovviamente, al tempo dell’intervista, il frontman dei Lamb Of God si trovava ancora in prigione, ndR). Non è giusto sostenere la sua innocenza a priori, perchè nessuno è innocente. Un concerto rock è un’esperienza particolare, i ragazzi amano saltare sul palco, e Randy in particolare è un frontman molto energico. Esiste una grande varietà di situazioni potenzialmente pericolose, ma ci accorgiamo di queste solo quando sfortunatamente si realizzano. Qualsiasi cantante sarebbe potuto finire nella sua situazione. Ho spinto gente giù dal palco un sacco di volte. Sono saltato sulle persone con la mia chitarra. Mi sono fatto male. Mi dispiacerebbe da morire sapere di aver fatto male a qualcuno. Sapere che un ragazzo è morto durante un concerto potrebbe portarmi alla pazzia. Penso che Randy sia innocente perchè so che è un brav’uomo, ma non posso saperlo in maniera effettiva”.
QUESTO EPISODIO FARA’ CAMBIARE LA TUA ATTITUDINE SUL PALCO D’ORA IN POI?
“L’ha già cambiata. Non toccherò mai nessuno in nessun modo sul palco. L’ho fatto molte volte, tutti l’hanno fatto, ma io non lo farò più. I ragazzi si esaltano, qualcuno esagera e salta sul palco svariate volte. A volte urtano la batteria, a volte ci cadono sopra addirittura. A volte vorremmo dargli semplicemente uno spintone per allontanarli dall’attrezzatura, ma non lo faremo personalmente, è troppo pericoloso”.