I milanesi Gory Blister sono arrivati a centrare il bersaglio per la terza volta consecutiva, grazie ad un lavoro coeso e maturo come il nuovo “Graveyard Of Angels”. Metalitalia.com ha avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con i leader storici della bsnd, ovverosia Raff e Joe, che portano avanti il progetto dal lontano 1991. Dalle loro parole traspare sicuramente l’entusiasmo di avere saputo creare un sound oramai perfettamente riconoscibile; d’altro canto però non riescono a nascondere un certo disincanto nei confronti della scena italiana, dovuto al fatto che, nonostante tre album splendidi, la band non riesce ad uscire dal suo status underground. Raff e Joe appaiono comunque convinti più che mai della bontà della loro proposta, come risulterà chiaro leggendo le loro risposte alle nostre domande. Sperando di poterli vedere suonare dal vivo più di quanto hanno fatto fino ad oggi, lasciamo a loro la parola.
SONO PASSATI TRE ANNI DALLA VOSTRA ULTIMA FATICA: COSA AVETE FATTO IN TUTTO QUESTO TEMPO?
RAFF: “Tutto ciò che riguarda la promozione di un album, relativamente alla nostra realtà musicale. Due mesi dopo l’uscita di ‘Skymorphosis’ siamo partiti per un tour di tre settimane in Europa con i Sadus ed i Darkane. E’ seguito poi un altro tour in Italia, questa volta con gli Amoral, e diversi concerti in giro fino a portarci alla partecipazione all’edizione dell’Evolution Festival del 2007, ed altri concerti a seguire. Compatibilmente a questi impegni live e alle nostre vite private, abbiamo iniziato a tirare giù le idee per il nuovo album, fino al capitolo finale ovvero le registrazioni di ‘Graveyard Of Angels’ ai Fear Studios”.
“GRAVEYARD OF ANGELS” È IL TERZO ALBUM REGISTRATO CON TRE DIFFERENTI LINE UP: NON VI PESA QUESTA SORTA DI INSTABILITÀ INTERNA?
RAFF: “Cambiare line-up comporta certamente dei ritardi nella fase di lavorazione e delle scadenze, ma diventa quasi un atto dovuto quando l’obiettivo è quello di far crescere ed evolvere la musica che si scrive rispetto a quanto già fatto in passato. Se non si riesce ad integrarsi in un certo percorso, è inevitabile che le strade di separino”.
VUOI PRESENTARCI I NUOVI MEMBRI DELLA BAND E SPIEGARCI IL PERCHÉ DEGLI AVVICENDAMENTI?
JOE: “Quando Sym ha deciso legittimamente di dare priorità agli altri suoi progetti siamo stati molto fortunati ad incrociare subito la disponibilità di Roby Gelli, già bassista degli Allhelluja. Con lui il mio drumming si è incollato subito e le ritmiche dei nuovi pezzi sono risultate più compatte che mai. Una volta preso atto che la voce di Adry non era adatta ai cantati dei nuovi pezzi, molto più dinamici e variegati, la ricerca è stata più complicata, finché non abbiamo chiesto aiuto ad una nostra vecchia conoscenza, Dominic, che avevamo avuto alla voce per un breve periodo ai tempi di ‘Art Bleeds’. La sua voce è talmente potente che a volte devi tenerla a bada”.
COSA CI PUOI DIRE DELLA FASE DI COMPOSIZIONE DEL NUOVO LAVORO?
RAFF: “Pur mantenendo il sound Gory Blister abbiamo voluto scrivere delle canzoni death metal che fossero più in sintonia con la dimensione live della band. Siamo prima di ogni cosa una live band e, avendo negli ultimi anni fatto concerti con una certa costanza, abbiamo sentito la necessità di scrivere del materiale che fosse in grado più che in passato di coinvolgere il pubblico che viene a vedere i nostri concerti. Quindi abbiamo lavorato molto sulle strutture delle canzoni rendendole più snelle, ma senza lesinare sulla tecnica che resta il nostro marchio di fabbrica; inoltre, avendo a disposizione una voce molto più versatile, abbiamo lavorato più che mai sulle linee vocali e di conseguenza sugli arrangiamenti”.
COME SI SONO SVOLTE LE REGISTRAZIONI ED IL MIXING?
RAFF: “In modo abbastanza convenzionale. L’iter è quello classico, si registra su tracce separate uno strumento alla volta partendo dalla batteria; l’unica differenza sta nel fatto che oggi si registra tutti ‘a pattern’. Questo ti permette di avere un miglior controllo su ciò che stai facendo e di accorgerti più facilmente degli eventuali punti deboli dell’arrangiamento del pezzo in questione. Così puoi apportare le necessarie migliorie anche in corso d’opera”.
COSA DIFFERENZIA IL NUOVO ALBUM DAL SUO PREDECESSORE?
RAFF: “’Graveyard Of Angels’ è semplicemente un disco migliore sotto ogni aspetto, forse il miglior lavoro dei Gory Blister ad oggi. Riascoltando ‘Skymorphosis’ ti accorgerai che nonostante sia un gran disco, alcuni momenti possono essere dispersivi, mentre in quest’ultimo lavoro noterai una messa a fuoco generalmente migliore su tutti i livelli, da quello compositivo a quello della produzione. E’ un disco fatto per metterlo su, premere ‘play’ e contemporaneamente il tasto ‘repeat’!”.
NON CREDI CHE QUALCHE PASSAGGIO IN PIÙ IN MID TEMPO AVREBBE RESO “GRAVEYARD OF ANGELS” ANCORA PIÙ PROFONDO E PESANTE?
RAFF: “No!”.
DI COSA TRATTANO I TESTI?
JOE: “Questa volta ho voluto raccontare una storia, pur mantenendo la dimensione poetica e l’ambientazione cosmica che caratterizzava ‘Skymorphosis’. Mi sono basato sull’ingannevole contrapposizione degli opposti, ispirazione mutuata dalla mia personale esperienza indiana. Luce e buio, bene e male, vita e morte sono in realtà complementari, non esclusivi. Così, un personaggio che è metà angelo e metà diavolo cerca di salvare il suo mondo fatto di oscurità dall’avvento della luce, andando indietro nel tempo e sterminando ogni forma di vita su di un lontano pianeta. Ma al suo ritorno trova una creatura infernale che ha preso il controllo dell’universo. Così arrivi a chiederti se il progresso dell’umanità, almeno nella convinzione occidentale, non sia solo apparentemente positivo. Insomma, stiamo veramente facendo del bene o forse c’è qualcosa che non quadra?”.
COME REPUTI LA SCELTA DELLA MASCOT DI FARVI USCIRE QUASI IN CONTEMPORANEA CON IL COME BACK DEI PESTILENCE? NON TROVI CHE CI SIA IL RISCHIO CHE LA VOSTRA USCITA PASSI UN PO’ IN SORDINA?
RAFF: “Ci è già successo con ‘Skymorphosis’ di uscire insieme ai Sadus di Steve Di Giorgio e questa volta insieme ai Pestilence; intanto credo che essere sotto la stessa etichetta di due band storiche nel panorama death metal mondiale e di altri artisti importanti come Marty Friedman, Paul Gilbert, Volbeat, Don Ayrey etc… è per noi motivo di lustro, perché vuol dire essere messi alla pari dalla Mascot con gente che ha contribuito a fare la storia del Metal. Ovviamente la storia dei Gory Blister é ben diversa; questo è per dire che essere insieme ai Pestilence non vuol dire passare in sordina, ma al contrario essere in qualche modo messi sullo stesso piano”.
A PROPOSITO DI PESTILENCE, HAI ASCOLTATO IL LORO NUOVO ALBUM? COSA NE PENSI?
RAFF: “Sapevamo della reunion dei Pestilence ancor prima che la cosa diventasse ufficiale. Ovviamente io e Joe ne eravamo molto entusiasti, in quanto i Pestilence sono insieme a Death, Cannibal Corpse, Morbid Angel, Coroner e pochi altri ancora tra le nostre principali influenze musicali. Abbiamo iniziato a tenerci in contatto con Patrick Mameli che ci aggiornava di tanto in tanto sul work in progress del nuovo album, creando in noi davvero una notevole curiosità, anche perché alla batteria c’è il nostro amico Peter Wildoer (Darkane) e sappiamo bene di che numeri è capace. Ascoltare ‘Resurrection Macabre’ mi ha subito assuefatto al nuovo sound, Old school, tecnico, potente, veloce e con una grande voce, la migliore a pari merito con John Tardy del panorama estremo del pianeta e proprio questo ci aspettavamo da una grande band e ne siamo felici, è un disco che spacca!”.
FINALMENTE LA SCENA ESTREMA ITALIANA HA TROVATO UN BUON NUMERO DI OTTIME BAND CHE SI AFFIANCANO AI NOMI NOTI COME IL VOSTRO O QUELLO DEI NATRON (GIUSTO PER CITARE I PRIMI CHE CI VENGONO IN MENTE): SEI INTERESSATO ALL’EVOLUZIONE DELLA SCENA DEATH IN ITALIA?
JOE: “Reputo estremamente difficile che le band italiane guadagnino reputazione all’estero senza che ci sia una crescita collettiva a livello di scena. In realtà i gruppi validi li abbiamo sempre avuti (Necrodeath, Sadist, Natron, appunto, Ephel Duath, Illogicist); ne escono fuori di nuovi, sempre più bravi, come Rumors Of Gehenna, Slowmotion Apocalypse e Empyrios e fortunatamente anche il livello generale delle produzioni discografiche è aumentato, tanto che gruppi stranieri cominciano a venire da noi a registrare. Mi pare che siamo sulla strada giusta, aspettiamo solo che i promoter ed alcuni discografici la smettano di fare gli imprenditori al servizio delle major estere e comincino a metterci un po’ di passione nel loro lavoro. E’ l’ultima, ma necessaria componente che manca all’appello. Il favore del pubblico viene di conseguenza”.
NEGLI SCORSI ANNI SIETE STATI PIÙ APPREZZATI ALL’ESTERO CHE NON IN ITALIA: COME HAI VISSUTO QUESTA SITUAZIONE?
JOE: “Credo sia una situazione frustrante comune a molte band; come dicevo prima, grazie alla ‘lungimiranza’ economica dei promoter italiani, la nostra è terra di conquista e risulta sempre più difficile per band italiane crearsi lo spazio di manovra per arrivare al grande pubblico. Fisiologico dunque rivolgersi al mercato estero, con risultati comunque non soddisfacenti; insomma, non ci facciamo una bella figura quando siamo noi i primi a dare all’estero un’immagine di scena di serie B. Lo so, è stato già detto migliaia di volte, ma i gruppi italiani devono sempre dimostrare tutto e lavorare il doppio per raggiungere risultati che una band svedese qualsiasi ottiene muovendo una ciocca di capelli!”.
PER RIMANERE IN ARGOMENTO, NON PENSI MAI CHE I GORY BLISTER ABBIANO RACCOLTO MENO DI QUANTO ABBIANO SEMINATO?
JOE: “E’ solo la conseguenza del ragionamento di cui sopra. Aggiungerei che gruppi anche più blasonati di noi, come Extrema o Sadist abbiano nonostante tutto raccolto molto meno di quanto meritassero. Con un gruppo come il nostro la cosa sembra più evidente, ma una band come Sadist avrebbe dovuto ormai essere un punto fermo della scena internazionale”.
AVETE INTENZIONE DI PROMUOVERE L’ALBUM SUONANDO LIVE? SIETE IN CONTATTO CON QUALCHE PROMOTER PER DEI FESTIVAL ESTIVI?
JOE: “Ci stiamo provando, ma non è facile. Suonare live per i Gory Blister è fondamentale come l’aria che respiri. Tuttavia, reputo che non sia giusto svendersi oltremodo. Anzi, sarebbe una resa incondizionata, a tutto c’è un limite, pagare per suonare, per esempio, è una cosa che non abbiamo mai fatto”.
COSA COMPORTANO LE NUOVE TECNOLOGIE PER SCAMBIARSI FILE MUSICALI PER UNA BAND COME LA VOSTRA?
JOE: “Lo so, ti riferisci al file sharing. Intanto occorre dire che proprio grazie ad internet gruppi come il nostro hanno avuto la possibilità di farsi giudicare dal pubblico e suscitare l’interesse di una casa discografica. Quante volte ci è stato risposto che eravamo bravi, ma la nostra proposta non era quello che il pubblico voleva ascoltare? Troppe. Grazie ad internet la mafia delle major ha subìto un duro colpo ed è proprio per difendere i loro interessi corporativi che hanno scatenato la guerra al file sharing, con la scusa del diritto d’autore, che per altro, l’artista cede all’etichetta all’atto della firma del contratto. Ovviamente c’è il rovescio della medaglia. Se si smette di comprare CD molte band sono destinate a perdere il contratto faticosamente guadagnato. Ma è una cosa che non si può fermare, né tanto meno vietare. Quello che si può fare è educare il pubblico all’acquisto del cd preferito al momento. Non si può pretendere che un fan dell’età media fra i 16 ed i 24 anni compri dieci CD al mese! Aumentare la qualità delle uscite, magari con contenuti extra tipo plettri o adesivi è un’idea. Abbassare i prezzi, magari agendo sull’IVA, è un’altra strada percorribile. Ma dubito che la nostra classe politica sia incline ad una mossa del genere”.
GRAZIE PER L’INTERVISTA, SPERIAMO DI POTERVI VEDERE ON STAGE UN PO’ PIÙ SPESSO CHE NON IN PASSATO…
JOE: “Un grazie immenso va a voi ed agli utenti. Siete una componente fondamentale della scena italiana. Se anche altre componenti facessero la loro parte, probabilmente saremmo una delle scene più produttive al mondo dal punto di vista artistico. Prendi per esempio la Svezia. Negli ottanta non era una scena di punta, ma è stato fatto un lavoro di squadra nella zona di Goteborg prima e Stoccolma poi, e ora imperversano gli In Flames. Possiamo farlo anche noi, non abbiamo niente da invidiare e idee altamente competitive. Mi raccomando però, quando scaricate un album e poi scoprite che vi piace e che la band merita il vostro supporto, compratelo! E’ il modo più democratico per determinare la scena del momento. Siete voi che decidete, non le major. Speriamo di vederci on stage decisamente più spesso”.