I Gotthard hanno di recente pubblicato il loro tredicesimo studio album, intitolato appunto semplicemente “#13”. La band è venuta un giorno di Febbraio (prima ovviamente che scattasse l’emergenza Covid-19) a Milano per presentare appunto questo nuovo lavoro in anteprima. Ci siamo dunque recati sul posto, dove avevamo concordato preventivamente un’intervista con il cantante Nic Maeder: tuttavia, il chitarrista Leo Leoni è stato gentilissimo nell’offrirsi a rispondere anche lui a qualche domanda, dato che si era trovato momentaneamente libero dagli impegni con altri colleghi. Quello che potrete leggere è dunque principalmente il resoconto della nostra chiacchierata con Nic ma, soprattutto nella prima parte, anche Leo ha dato il suo valido contributo.
L’ANNO SCORSO SIETE STATI HEADLINER AL NOSTRO FESTIVAL: CHE RICORDI HAI? CHE SENSAZIONI HAI AVUTO?
Leo: – Sicuramente una bellissima serata, mi ricordo che c’erano degli autografi da fare, c’era una colonna abbastanza lunga, oltretutto, molto bello. È stata abbastanza importante come serata, c’erano gli Hardcore Superstar prima di noi, che erano stati un gruppo di supporto a noi alcuni anni prima, non ricordo esattamente in quale tour. Ricordo che c’è stato un problema tecnico e questo ha dovuto ritardare un po’ lo show, penalizzando forse un po’ il pubblico, però a parte questo molto buono.
QUELLA SERA AVETE ANNUNCIATO GIA’ L’USCITA DEL VOSTRO NUOVO ALBUM E ORA SIAMO QUASI ARRIVATI A QUESTO MOMENTO (L’INTERVISTA E’ DELLO SCORSO 13 FEBBRAIO, NDR). A PROPOSITO DI QUESTO ALBUM COM’E’ ANDATO IL MAKING OF?
Leo: – Il making of è andato abbastanza in fretta, nel senso che eravamo molto impegnati tra una cosa e l’altra, poi io mi stavo preparando per andare in tour con l’altro gruppo (i CoreLeoni, ndR), ma il making of è stato veloce perchè avevamo abbastanza focus su dove volevamo andare, che era proporre questo album numero tredici in versione rock un po’ più nuda e cruda, in parte come eravamo alle origini, in parte in versione un po’ più moderna, quindi quest’idea era già molto chiara. Abbiamo lavorato e collaborato con Paul Lani come ingegnere e co-produttore, cosa che avevamo già fatto in passato e anche questo ci ha aiutati a velocizzare tutto il processo e sicuramente è stata una bellissima esperienza dove oltretutto la band è stata molto più coinvolta rispetto ad altre produzioni; poi sicuramente dopo un anno e mezzo – quasi due – di tour acustico, unplugged, ha messo anche agli altri ragazzi la voglia di ritornare, di riportarla forse un po’ più rock di quello che abbiamo suonato negli ultimi anni.
Nic: – Abbiamo trascorso circa due anni in tour, per gli show di “Defrosted”, così abbiamo perso un po’ di tempo prima di cominciare a scrivere il songwriting, normalmente impieghiamo un anno per realizzare un album e il relativo tour ma questa volta non è stato così, dunque eravamo pronti a tornare e ricominciare a lavorare ad un nuovo album. Avevamo in realtà delle date selezionate, avevamo un calendario e in alcuni giorni ci dedicavamo al songwriting, in altri a suonare concerti, ma penso che abbiamo scritto molto velocemente, avevamo molte idee e lavorato in quella direzione. Abbiamo avuto anche la collaborazione di Francis Rossi e Eric Bazilian. A volte puoi impiegare molto tempo per realizzare un album o devi poi fare diverse modifiche, ma questa volta è stato tutto più semplice.
IN EFFETTI L’IMPRESSIONE CHE HO AVUTO DOPO UN PRIMO ASCOLTO E’ CHE, PER QUANTO SIANO SEMPRE PRESENTI E MOLTO BEN CURATE LE MELODIE, C’E’ UN LAVORO DI RIFF DI CHITARRA CHE DA’ PROPRIO QUEST’ASPETTO ENERGICO, GRINTOSO.
Leo: – Sì, abbiamo riportato le chitarre più avanti, ci sono ancora tastiere o hammond ma più dietro, abbiamo lasciato più spazio alle chitarre e poi dal vivo abbiamo Nic che suona pure la chitarra, quindi interessa anche a lui e questo ha ispirato un po’ il tutto. È stato un volere della band: la band è molto democratica, quindi si fa un po’ tutto in funzione di quello che la band vuole. C’era questa voglia di ritornare a queste sonorità e penso che la missione sia stata raggiunta.
Nic: – Sì, volevamo aggiungere qualcosa rispetto all’ultimo album, avendo fatto il tour di “Defrost” volevamo che suonasse più duro. Questo è stato un argomento di discussione quando ne parlavamo e avevo chiesto magari di non inserire per nulla stavolta le tastiere nell’album: alla fine la decisione è stata di inserire l’hammond, ma in maniera molto soft. È un disco molto incentrato sulla chitarra e proprio per questo abbiamo richiamato Paul Lani, che avevamo avuto per “Firebirth”. Avevamo avuto l’idea di richiamarlo mentre eravamo in tour e sai questo è stato un punto fermo, ne abbiamo parlato un po’ con lui e in definitiva di sicuro volevamo avere un sound più deciso nell’album.
NEGLI ALBUM PRECEDENTI SI POTEVA NOTARE UN CERTO FLAVOUR SETTANTIANO, PROPRIO PER UNA MAGGIORE PRESENZA DI HAMMOND, ORA COME DICEVI TU E’ DECISAMENTE MENO ACCENTUATO.
Leo: – È vero, le nostre influenze e le nostre origini sono sempre quelle, però abbiamo usato altre sonorità, anche metal se vuoi, ci sono sonorità progressive rock, sonorità metal tipo Black Sabbath o molto scure in alcuni brani, però abbiamo voluto proprio toccare questo genere di sonorità che magari avevamo lasciato un po’ in disparte negli altri anni.
PER QUANTO IN QUEST’ALBUM CI SIA UN SOUND MENO SETTANTIANO RISPETTO AI PRECEDENTI, AVETE COMUNQUE INCLUSO LA COVER DI UNA CANZONE DEGLI ANNI ’70, IN PARTICOLARE UNA CANZONE DEGLI ABBA: COME MAI QUESTA SCELTA?
Nic: – La cosa è partita perchè in realtà la televisione svizzera stava producendo una show natalizio che era un tributo agli ABBA, per cui stavano chiedendo a vari cantanti di andare e cantare una canzone. Così, quando mi hanno chiesto se mi avrebbe fatto piacere andare e cantare una canzone degli ABBA, io ho pensato (fa una faccia decisamente poco entusiasta, ndR) a “S.O.S.”. Ho registrato perciò la mia versione solo per voce e piano, una versione veramente dark, all’incirca come inizia la versione presente sull’album. Ho detto di sì allo show televisivo e ai ragazzi della band ho detto che avrei fatto questo show dedicato agli ABBA. A loro è piaciuta e anzi Leo mi ha detto che loro avevano pianificato di registrarla molto tempo fa con Steve, ma poi non avevano fatto nulla, così l’abbiamo registrata.
AVETE INTITOLATO L’ALBUM SEMPLICEMENTE “#13”: COME LA PRENDERANNO IN AMERICA, VISTO CHE SONO SUPERSTIZIOSI RIGUARDO A QUESTO NUMERO?
Leo: – Non lo so, questo è un problema loro (risate, ndR). Vedremo se la persona che è alla porta sarà al numero quattordici sull’aeroplano e si domanderà: “Ma è veramente il numero quattordici o sono al posto numero tredici?” (risate, ndR).
MA OLTRE AL FATTO DI ESSERE IL TREDICESIMO STUDIO ALBUM, QUESTO NUMERO HA ANCHE UN SIGNIFICATO PARTICOLARE PER VOI?
Leo: – Il numero tredici è innanzitutto quello degli album fatti in studio, questa è una parte molto importante, poi il tredici è sempre stato un numero molto importante nella nostra storia, nel senso che tanti momenti importanti erano datati venerdì 13, c’era sempre un tredici in mezzo, quindi ridendo e scherzando siamo arrivati al disco di studio numero tredici. Non tanti gruppi o artisti arrivano a fare tredici album da studio, più tutti gli altri dischi dal vivo che abbiamo fatto, più tutti i tour. Sono trent’anni di carriera, fra poco, l’anno prossimo saranno trent’anni e quindi penso che questi sono traguardi molto importanti, e allora perchè non sottolinearlo? Poi si può ridere e scherzare, per fortuna scherziamo, siamo scaramantici fino ad un certo punto.
QUALCHE NOTIZIA DEL BATTERISTA?
Leo: – Hena sta prendendo anni sabbatici, vuole stare con la sua famiglia, ha due bambini piccoli, vuole vederli crescere e prende pausa, ha fatto anche lui quasi trent’anni di rock and roll e giustamente ora c’è una parte più importante; noi gli abbiamo detto assolutamente sì, sarebbe un peccato dopodomani, perchè hai fatto una promo, un tour, perdere il compleanno dei tuoi bambini (per dire), momenti molto importanti della vita. Poi la porta è aperta, sarà sempre aperta per quando sarà pronto e vorrà tornare.
UNA CANZONE COME “MISSTERIA” E’ PARTICOLARE CON LE SUE PERCUSSIONI, SONORITA’ MEDIORIENTALI, ECC. COSA CI RACCONTI RIGUARDO QUESTA CANZONE?
Nic: – Inizialmente non avevamo inserito questo feeling orientale, non c’era nella canzone: avevamo finito di registrarla ma dovevano venire delle ragazze per cantare dei cori, penso che Paul e forse Leo volessero le ragazze. In particolare, la ragazza che canta è egiziana e le hanno detto di cantare sopra la canzone, che era finita, di improvvisare qualcosa. Lei ha fatto dei vocalizzi mediorientali e abbiamo pensato che in effetti suonava davvero diversa, così abbiamo deciso di tenerla, ma la canzone era completa. Ad ogni modo, ci ha pensato Paul Lani ad inserire il tutto e poi abbiamo pensato anche ad un modo divertente per realizzarne un videoclip.
“MARRY YOU” E’ INVECE UNA CANZONE RIGUARDO UN MATRIMONIO, MA C’E’ QUALCOSA DI PERSONALE CHE RIGUARDA QUALCUNO DI VOI?
Nic: – In realtà è una canzone di Eric Bazilian dei The Hooters. Stavamo lavorando con lui, l’abbiamo conosciuto al “Rock Meets Classic” tour qualche anno fa e siamo rimasti amici. È venuto in Ticino per qualche giorno per scrivere alcune canzoni con noi e abbiamo lavorato insieme alla prima canzone, “Bad News”. Una sera tornavamo tardi dopo cena in studio e Leo gli ha chiesto se non avesse qualcosa di speciale di cui parlare, riferendosi ad una canzone ed Eric disse: “Ah, sì – spiegò – ho una canzone, intitolata “Marry You”, che ho utilizzato anni fa per chiedere a mia moglie di sposarmi”. In pratica, aveva registrato la base di “Marry You”, poi aveva portato lei al ristorante, le aveva fatto indossare le cuffie e mentre suonava la canzone le aveva chiesto di sposarlo. Non aveva mai fatto nulla con questa canzone, l’aveva tenuta per sé, ma quando l’ha fatta ascoltare a Leo, lui è rimasto entusiasta e ha detto: “Wow, dobbiamo registrare questa canzone”. Erano le quattro del mattino, avevamo appena finito un bourbon e abbiamo deciso di andare in studio e registrarla. Questa registrazione è praticamente quella che puoi ascoltare nell’album, abbiamo aggiunto solo degli archi e così questa è una canzone da ‘quattro del mattino’ (risate, ndR).
LA COPERTINA RAFFIGURA DUE TORI (IN REALTA’ NIC CON LA SUA RISPOSTA CORREGGERA’ QUEST’AFFERMAZIONE IMPRECISA, NDR) NELLA COSIDDETTA “COMBAT DES REINES”: COME SI ABBINA ALLA VOSTRA MUSICA?
Nic: – Inizialmente stavamo intitolando l’album “Round 13” e con questo tipo di immagine andavamo per affrontare un altro round, come una battaglia e ci è piaciuta questa fotografia così potente che si adattava abbastanza bene alla musica. Sai, in fondo può essere immaginata come una battaglia quando devi realizzare un album, andare in tour, specialmente se lo fai da molti anni. Comunque si tratta di una manifestazione tradizionale svizzera (c’è anche una versione valdostana, ndR) che risale al Seicento, molto diversa dalla corrida spagnola, qui combattono delle vacche, non dei tori, per stabilire la vincitrice. Si svolge in maniera molto naturale ed è incruenta.
COME PROMUOVERETE L’ALBUM?
Nic: – Inizieremo un grosso tour europeo il 13 aprile e cercheremo di suonare il più possibile (purtroppo, naturalmente, la situazione è cambiata in seguito all’emergenza causata dal Covid-19 e molte date saranno posticipate, ndR). Abbiamo pianificato la nostra presenza anche in alcuni festival, abbiamo pubblicato il nostro primo video (“Missteria”, ndR) e ne arriverà un altro per “Bad News”, ma penso che ne faremo anche un terzo, anche se non abbiamo ancora deciso.
PENSANDO ALLA DISCOGRAFIA DELLA BAND, C’E’ QUALCHE CANZONE CHE AMI SPECIALMENTE? PUOI INDICARNE UNA DEL PERIODO ANTECEDENTE AL TUO ARRIVO E UNA DOPO IL TUO INGRESSO NELLA BAND?
Nic: – Amo davvero interpretare “Anytime, Anywhere” che è anche una delle prime. Anzi, in realtà è stata la prima quando dovevo registrare la mia voce per alcune delle loro canzoni, perchè all’inizio non era ancora sicuro che funzionasse, ma non appena ho ascoltato la mia voce in “Anytime, Anywhere”, mi sono deciso perchè ho pensato che si abbinasse abbastanza bene con la canzone. Mi è sempre piaciuto quel brano e tuttora è una delle mie canzoni preferite che mi piace davvero cantare. L’altra direi “Remember It’s Me”, la prima canzone con cui mi sono presentato come nuovo cantante della band e per questo è molto speciale, è la canzone che mi ha cambiato la vita e in essa c’è una gran parte della mia storia.