GOTTHARD – Per noi, per Steve e per i fan

Pubblicato il 16/12/2014 da

Abbiamo incontrato Leo Leoni, mastermind dei Gotthard, in occasione della data milanese del “Bang!” tour. E’ stata una buona occasione per analizzare più approfonditamente la band svizzera, le sue scelte musicali e di vita, ora che l’ingresso di Nic Maeder al posto del compianto Steve Lee è così lontano nel tempo e la situazione è molto più tranquilla.

gotthard - band - 2014

BENE LEO, BENVENUTI A MILANO. QUALI SONO LE VOSTRE ASPETTATIVE PER IL CONCERTO DI STASERA?
“Principalmente speriamo che ci sia gente, che si diverta ed apprezzi la nostra musica ed il nostro show. Sembra una risposta banale ma è l’unica che mi viene in mente, speriamo che ci sia gente, ma penso proprio di si: Milano è sempre stata una piazza sulla quale contare, una città che con il suo pubblico non ci ha mai deluso. E speriamo di divertirci tutti assieme”.

COME SONO ANDATE LE DATE IN GIAPPONE?
“Bene, bene, anche valutando che due di queste date si sono tenute di lunedì e martedì. Soprattutto la seconda data ci ha soddisfatto, visto che la stessa sera i Boston hanno suonato a Tokio  non so se 28 anni o 30 dopo la loro ultima esibizione in Giappone, quindi è logico che qualcuno tra il nostro potenziale pubblico sia andato a vedere loro. Comunque davvero bene”.

PERCHE’ FAR PARTIRE UN TOUR PROPRIO DAL GIAPPONE?
“Beh, questo è comunque il tour che prosegue dai festival estivi, quindi in teoria non abbiamo cominciato da lì, abbiamo solo ripreso dopo una lunga pausa. Quando programmi un tour cerchi di buttarci dentro più date che riesci, avevamo la possibilità di fare il Giappone e l’abbiamo infilato subito. È sempre molto bello suonare in Giappone”.

IERI SERA A ROMA COME E’ ANDATA?
“Ci saranno state a occhio e croce 200 o 300 persone, quindi è andata bene”.

POCHINE PERO’. ONESTAMENTE MI ASPETTAVO DI PIU’.
“Beh, è vero, pochine, però la crisi si sente dappertutto, e soprattutto in Italia, e uno tra vari concerti sceglie quello che più gli piace e la band alla quale è più affezionato, quindi ci sta che non ci siano state un milione di persone e siamo comunque felici che le persone presenti abbiano scelto noi. E poi non si tratta più di scegliere tra un concerto e un altro; ormai si tratta di scegliere tra un concerto, un altro concerto oppure andare a teatro o al ristorante o a vedere una altra qualsiasi cosa costosa che si può fare nel tempo libero. La crisi economica colpisce molto il settore dell’intrattenimento e costringe il pubblico a fare delle scelte”.

COSA MI DICI DEI PLANETHARD, VOSTRI SUPPORTING ACT DI STASERA? SE NON SBAGLIO QUESTA E’ ALMENO LA TERZA VOLTA CHE DIVIDONO IL PALCO CON VOI, DOPO IL GODS OF METAL 2012 E IL TOUR DI “FIREBIRTH”.
“Si vede che il connubio funziona. Onestamente non conosciamo tutte le band che ci supportano durante i tour ma sono comunque e sempre band validissime e preparate. Se questa è la terza volta che suonano con noi significa che sono una band che al pubblico piace e che merita di suonare con noi”.

HO VISTO LE SETLIST DEI CONCERTI IN GIAPPONE… “THANK YOU” ADESSO E’ LA CANZONE DI CHIUSURA CONCERTO AL POSTO DI “ANYTIME ANYWHERE”?
“Si, chiudiamo con “Thank You”. “Anytime Anywhere” c’è ancora nella setlist, penso direttamente prima di “Thank You”. Non è mai stata una regola imprescindibile fare “Anytime” per ultima, semplicemente veniva suonata per ultima. Adesso abbiamo “Thank You” che serve per ringraziare il pubblico presente per essere stato con noi durante il concerto. Tu quando ringrazi? Prima o dopo?”.

DALLE SETLIST GIAPPONESI PERO’ SONO SPARITE MOLTE CANZONI CHIAVE, COME “HEAVEN”…
“In Giappone non abbiamo eseguito “Heaven” ma abbiamo fatto molte altre canzoni. Devi cambiare la scaletta a seconda del pubblico che hai di fronte, altrimenti se ripeti lo stesso show ogni sera è come guardare un DVD. Per questo cerchiamo di cambiarla quasi ogni data. Comunque stasera “Heaven” ci sarà”.

FUNZIONANO I PEZZI NUOVI DAL VIVO?
“Beh, penso abbastanza bene. In Giappone li abbiamo fatti quasi tutti e sono stati apprezzati molto, e quelli che abbiamo proposto ieri sera a Roma hanno funzionato. Secondo noi sono pezzi Gotthard al 100%, come gli altri della nostra discografia tra l’altro”.

PERCHE’ AVETE SCELTO “C’EST LA VIE” COME NUOVO SINGOLO?
“Perchè pensiamo sia un grande pezzo, una canzone classica Gotthard fino al midollo, oltre ad essere una splendida ballad. Oltretutto ha un bellissimo testo, in linea con i tempi che corrono, un incoraggiamento ad andare avanti ed a non lasciarsi andare”.

“BANG!” E’ USCITO L’8 APRILE. QUALI SONO LE TUE SENSAZIONI OGGI, A MENTE FREDDA, RIGUARDO QUESTO DISCO? C’E’ QUALCOSA CHE A POSTERIORI CAMBIERESTI?
“No, “Bang!” è esattamente il disco che intendevamo fare ed è venuto esattamente come era nei nostri piani. Credo sia il disco perfetto per noi a questo punto della nostra carriera”.

MUSICALMENTE PARLANDO, QUALI SONO LE DIFFERENZE PIU’ IMPORTANTI TRA “FIREBIRTH” E “BANG!”?
“Onestamente, “Firebirth” è un disco uscito in una situazione molto delicata e particolare; all’epoca avevamo avuto solo tre mesi per conoscere Nic, mentre oggi sono passati più di tre anni, e per questo “Bang!” è un disco cucito interamente addosso a Nic, fatto su misura per lui. In tre anni abbiamo capito le sue potenzialità, i suoi punti forti e dove era mento forte, ed il risultato di questa conoscenza maggiore si sente molto in “Bang!””.

COME E’ CAMBIATO IL VOSTRO METODO DI LAVORO CON L’INGRESSO DI NIC NELLA BAND?
“Non è cambiato affatto rispetto a quando c’era Steve. Ci troviamo, cerchiamo di lavorare tutti assieme e l’idea migliore vince. Certamente lui è il cantante ed ha un ruolo più importante, il nostro ruolo come strumentisti è quello di fare in modo che la sua prestazione sia la migliore possibile”.

TU SEI ANCHE IL PRODUTTORE DELLA BAND. CHE TIPO DI PRODUTTORE SEI, INFLESSIBILE E SEVERO O ESSENDO ANCHE PARTE DELLA BAND UN POCHINO PIU’ MORBIDO?
“Dovresti chiederlo agli altri, non a me. Comunque il mio ruolo è quello di fare in modo che il disco funzioni al meglio, perchè dopotutto non si sta giocando quando andiamo in studio di registrazione, non bisogna dimenticarlo mai. Questo è il nostro lavoro.”.

A MIO PARERE, RISPETTO A DISCHI DEL PASSATO, GLI ULTIMI CON STEVE, QUINDI “LIPSERVICE”, “DOMINO EFFECT” E “NEED TO BELIEVE”, “FIREBIRTH” E “BANG!” POSSIEDONO UNA PRODUZIONE PIU’ RUVIDA, PIU’ HARD ROCK, RISPETTO ALLA PRODUZIONE ED AI SUONI PIU’ ADATTI AL ‘POP’ DEGLI ALBUM PRECEDENTI ALL’INGRESSO DI NIC. SEI DACCORDO?
“Beh, i nostri dischi hanno una produzione adatta al tipo di canzone su cui stiamo lavorando. Non è studiata a tavolino, si fa direttamente in studio, con il materiale concreto da lavorare davanti. Da questo punto di vista ogni album ha una vita a sé”.

PERCHE’ UN TITOLO ED UN ARTWORK COSI’ ‘FUMETTOSO’ PER QUESTO DISCO?
“Si, è fumettoso, questo aggettivo lo hanno già usato in molti a proposito di questo disco. Volevamo cambiare rispetto allo stile classico delle nostre copertine e dei nostri titoli, quindi, avendo una canzone chiamata “Bang!” nel disco abbiamo fatto in modo di chiamare nello stesso modo l’abum. Poi ci è stata fatta una proposta per l’artwork che ci è piaciuta ed ecco qui il fumettoso “Bang!”, che da questi punti di vista rompe moltissimo con il passato”.

QUALE PEZZO DI “BANG!” SECONDO TE E’ IL PIU’ RAPPRESENTATIVO PER CIO’ CHE SONO OGGI I GOTTHARD?
“E’ difficilissimo rispondere a questa domanda. “Bang!” è, come tutti gli altri album dei Gotthard, un disco nel quale abbiamo messo tutti noi stessi. Per questo tutto il disco rappresenta i Gotthard attuali, tutto il disco descrive gli anni che sono passati, la nostra carriera, le gioie e le delusioni, le cose belle e le tragedie”.

HAI INVECE UN TUO PEZZO PREFERITO NEL DISCO?
“Sicuramente “Thank You”, brano dedicato a mia madre, e poi “Spread Your Wings”, “C’est La Vie”. Questo per dare una risposta concreta, perchè adoro tutti i brani di questo disco”.

PERCHE’ AVETE SCELTO “FEEL WHAT I FEEL” COME PRIMO SINGOLO?
“E’ stata una decisione di gruppo. Eravamo tutti d’accordo. Era il pezzo migliore per essere il primo singolo di questo disco”.

MI RACCONTI UN PO’ DI QUESTO VIDEO?
“C’è questa ragazza bellissima, che nella realtà è Anita Buri, miss Svizzera 1999, che si scopre essere un’aliena ed ‘alienizza’ Nic. Ci è stata presentata questa idea, ci sembrava interessante e ci siamo approcciati con grande gioia alla realizzazione di questo video”.

MI FA MORIRE DAL RIDERE LA SCENA NELLA QUALE TU TI LAMENTI CON LA BARISTA E QUESTA TI RISPONDE TIRANDO FUORI LE ARMI DA SOTTO IL BANCONE. INTERPRETAZIONE DA OSCAR!
“(scoppia a ridere) si, mi ci sono impegnato”.

IL VIDEO DI “C’EST LA VIE” E’ AMBIENTATO A CUBA INVECE…
“Abbiamo spedito Nic a Cuba perchè questa nazione rappresenta appieno il testo di “C’est La Vie”. Loro sono poveri e sono bloccati su quest’isola senza poter andare via, nonostante questo non perdono mai il sorriso”.

LO SCORSO ANNO SONO STATO AL VOSTRO CONCERTO A BELLINZONA, E SONO RIMASTO MOLTO COLPITO DAL PUBBLICO. INNANZITUTTO ERANO PRESENTI 15.000 PERSONE, E POI C’ERANO BAMBINI MOLTO PICCOLI, ANZIANI, PERSONE INSOSPETTABILI. RICORDO UNA SIGNORA SULLA SETTANTINA CHE HA FILMATO CON IL CELLULARE TUTTO LO SHOW CANTANDO OGNI BRANO. COME GIUDICHI IL VOSTRO SUCCESSO IN SVIZZERA?
“Beh, non è sempre così. Quello era un concerto ‘open air’, e sono concerti diversi da quelli nei club, e poi è stato spinto come evento in tutta la zona dalle amministrazioni locali. Nei club la situazione è diversa. Innanzitutto c’è il bar e in molti posti i bambini non possono entrare. Tu porteresti mai tuo figlio o tua figlia in un club a vedere un nostro concerto?”.

ONESTAMENTE SI, VISTO CHE SO CHE NON CI SONO PERICOLI.
“Ma non tutti la pensano come te. All’aperto, in un contesto come è stato quello di Bellinzona lo scorso anno la cosa è molto diversa. Davanti al palco vedi anche tre generazioni di fan. Diventa una festa per tutti. Tipo in Italia voi avete Vasco. E a vedere Vasco all’aperto i bambini ce li porti”.

ODDIO, VASCO NON E’ PROPRIAMENTE UN CANTANTE HARD ROCK QUINDI IL PARAGONE MI E’ DIFFICILE…
“Beh, ma l’ultimo tour di Vasco non è proprio così soft, secondo me il paragone ci sta”.

UNA COSA CHE MI HA COLPITO MOLTO ALLA MORTE DI STEVE E’ STATO IL FATTO CHE SUL WALLPAPER, SUL GUESTBOOK DEL VOSTRO SITO UFFICIALE LE RICHIESTE DI NON FERMARVI SONO STATE QUASI PIU’ DEI MESSAGGI DI CORDOGLIO PER LA PERDITA DEL VOSTRO CANTANTE. COME GIUDICHI QUESTO FATTO?
“Io non sono propriamente un personaggio cibernetico, non sono su Facebook, su Twitter, ma posso dirti che questo ci fa piacere perchè ci fa capire quanto noi siamo presenti nella vita dei nostri fan. Nella vita capitano disgrazie incredibili, e noi come tutti avevamo il dovere di andare avanti, e questo ce lo ha confermato”.

UN’ALTRA COSA CHE MI HA COLPITO MOLTO E’ STATO IL FATTO CHE VOI NON AVETE FATTO MINIMAMENTE LEVA SULLA DISGRAZIA CHE VI E’ CAPITATA, COME INVECE MOLTE ALTRE BAND HANNO FATTO.
“Noi abbiamo ritenuto fosse più rispettoso comportarci in questo modo nei confronti di Steve, della sua famiglia, dei nostri fan, di noi stessi. Se altre band hanno avuto comportamenti differenti significa che vedevano la situazione in una maniera diversa. Non ci sentiamo in grado di giudicare nessuno per scelte differenti dalle nostre”.

COME CHITARRISTA QUALI SONO LE TUE PRINCIPALI INFLUENZE?
“Le mie influenze principali sono le canzoni, non i singoli chitarristi. Non sono uno shredder e sono colpito dai chitarristi che hanno qualcosa da dire con la loro chitarra, con le loro melodie, e non da velocità e tecnica. Mi piacciono i chitarristi che con la loro chitarra raccontano storie, gente come Gary Moore, Angus Young o Ritchie Blackmore”.

PERCHE’ I GOTTHARD NON HANNO MAI AVUTO UN TASTIERISTA FISSO NELLA FORMAZIONE?
“La band è nata come una band di chitarre; abbiamo fatto un periodo a quattro, un periodo a cinque membri, ma per le tastiere abbiamo sempre usato dei turnisti. Non è una questione che è uscita negli anni all’interno della band e credo vada bene così”.

E’ ANCORA REDDITIZIO FARE USCIRE UN NUOVO DISCO?
“No. Il disco lo fai perchè come artista senti il bisogno di fermare la tua idea nel tempo. Se fosse una questione di soldi molti avrebbero smesso da un po’ ”.

SO CHE AVETE FATTO USCIRE UN VOSTRO VINO PER BENEFICENZA. ME NE PARLI?
“All’epoca dell’entrata di Nic nella band stavamo visitando questa cantina e abbiamo chiesto se ci fosse la possibilità di ritirare noi un barile. Così lo abbiamo autografato ed adesso questo vino, che è un ottimo vino, un Merlot ticinese, è in vendita e tutto il ricavato andrà in beneficenza per la ricerca contro le malattie muscolari. Credo sia giusto dare una mano a chi è meno fortunato di noi”.

HAI GIA’ DETTO DI NON ESSERE APPASSIONATO DI INTERNET, MA COSA NE PENSI DELL’UTILIZZO DELLA RETE, CON SITI COME FACEBBOK, YOUTUBE, TWITTER, PER LA PROMOZIONE DELLA VOSTRA MUSICA?
“Io credo che tutto vada bene, basta che ci sia della razionalità nell’uso di questi mezzi. Oggi invece tutti fotografano tutto, scrivono tutto, tutti filmano tutto, non c’è più privacy. È una questione di educazione che viene sempre più a mancare. Prendi ad esempio i fan giapponesi; loro sono 1000 volte più avanti di noi come tecnologia, ma non trovi un solo brano su youtube dei nostri concerti, oppure se trovi qualcosa è proprio poco, non filmano e pubblicano interi concerti come accade dalle altre parti”.

TECNICA STRUMENTALE, SONGWRITING, PRODUZIONE, DISTRIBUZIONE: COSA TRASFORMA UN DISCO IN UN SUCCESSO?
“La passione di chi l’ha composto”.

VUOI DIRE ANCORA QUALCOSA AI NOSTRI LETTORI PRIMA DI CHIUDERE?
“Grazie a chi ha letto questa intervista, a chi ha ascoltato ed apprezzato il nostro ultimo disco ed a chi verrà a vederci in tour”.

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