GRAND CADAVER – Riscoperta di un vecchio amore

Pubblicato il 18/09/2023 da

Partito come progetto ‘divertissement’ nel corso della pandemia, quello dei Grand Cadaver è ben presto diventato un vero e proprio gruppo con già diverse uscite all’attivo, fra singoli, EP e album.
Mikael Stanne (Dark Tranquillity, The Halo Effect), Stefan Lagergren (The Grifted, ex Treblinka, Tiamat ed Expulsion), Alex Stjernfeldt (The Moth Gatherer, Novarupta, Child, ex Mr. Death), Christian Jansson (Pagandom, Dark Tranquillity) e Daniel Liljekvist (Vorder, ex Katatonia) si sono inizialmente fatti segnalare per un death metal/death’n’roll di matrice svedese molto sfrontato, ma con il recente “Deities Of Deathlike Sleep” le sonorità del quintetto hanno preso, almeno in parte, una piega più profonda e strutturata, andando talvolta a inglobare una componente atmosferica maggiormente ricercata e qualche influenza meno ovvia, il tutto senza comunque uscire dai binari di un suono diretto e spontaneo.
Parliamo di questo rinnovato approccio, ma anche della genesi della formazione, con il chitarrista Alex Stjernfeldt.

SIETE MUSICISTI CHE NEGLI ANNI HANNO ESPLORATO DIVERSI GENERI MUSICALI. COME SIETE ARRIVATI A SUONARE NUOVAMENTE DEATH METAL RADICATO NELLA TRADIZIONE?
– Il death metal ha sempre avuto un posto speciale nel nostro cuore. Non parlerei quindi strettamente di ritorno alle origini: lo abbiamo sempre ascoltato e amato. Era solo questione di tempo, prima o poi ci saremmo tornati. E quel tempo ci è stato ‘donato’ dalla pandemia. In quel momento è stato facile avviare i Grand Cadaver. Poi chiaramente continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto con le altre band e a esplorare altri suoni, ma dentro di noi saremo sempre certi di una cosa: “only Death is real”.

PER BAND COME LA VOSTRA A VOLTE VIENE UTILIZZATO IL TERMINE ‘SUPERGRUPPO’. È UNA COSA CHE VI DÀ NOIA? PREFERITE ESSERE VISTI SOLAMENTE COME CINQUE PERSONE CHE SUONANO PER L’AMORE DEL DEATH METAL?
– Personalmente, non ci penso granché. Posso capire perché alcune persone tendano a utilizzare il termine ‘supergruppo’ nei nostri riguardi, ma dall’interno la percezione è molto diversa. Siamo appunto cinque vecchi amici che si sono ritrovati a suonare insieme, uniti dall’amore per certe sonorità death metal.

CON “DEITIES…” SEMBRA CHE ABBIATE VOLUTO AMPLIARE IL RAGGIO DELLA VOSTRA PROPOSTA. SE LA BASE È RUVIDA COME AL SOLITO, A CONTORNO TROVIAMO NUOVI ELEMENTI ATMOSFERICI, UN PIZZICO DI MELODIA IN PIÙ E, IN GENERALE, UN SUONO MAGGIORMENTE STRATIFICATO. COME AVETE AFFRONTATO LA COMPOSIZIONE DI QUESTO SECONDO ALBUM?
– Non so dirti se quella di muoverci in più direzioni sia stata una decisione presa coscientemente. Personalmente preferisco vederla come una reazione a ”Into The Maw of Death”.
Siamo tutti parecchio orgogliosi di quel disco, ma non volevano ripeterci. È stato quindi un processo naturale, quello di cercare di fare cose nuove e di ampliare un pochino i confini del suono Grand Cadaver.
Anche a livello di produzione ci siamo sentiti tutti più coinvolti, dialogando attivamente con il nostro produttore Per Stålberg con l’idea di fare qualcosa di diverso anche su quel fronte. Certi aspetti della resa sonora non sono tradizionalmente death metal, ma il risultato finale ci piace molto.

COME ACCENNATO, SIETE TUTTI COINVOLTI IN ALTRI GRUPPI. QUANTO È DIFFICILE CAMBIARE APPROCCIO MENTALE ED ENTRARE IN “MODALITÀ GRAND CADAVER” PER SUONARE E COMPORRE?
– Credo che ognuno di noi potrebbe darti una risposta diversa. Fra tutti, abbiamo all’attivo molteplici band e repertori di centinaia di canzoni, ma quando ci dedichiamo a questa band ci sentiamo ancora dei ragazzini che stanno partendo da zero. L’approccio è molto fresco e istintivo. Non posso fare a meno di sottolineare quanto sia divertente suonare nei Grand Cadaver.

STATE ATTIVAMENTE CERCANDO DI CONFEZIONARE UNA VOSTRA INTERPRETAZIONE DEL GENERE, MISCHIANDO TRADIZIONE E QUALCHE SPUNTO DIVERSO. È UN PROCESSO FATICOSO?
– No, come dicevo, il tutto è molto spontaneo. La tradizione ci viene naturale, dato che almeno un paio di noi sono stati direttamente coinvolti nella creazione del death metal in Svezia ormai decine di anni fa. Poi tutti insieme cerchiamo di trovare nuovi sviluppi e di aggiungere un tocco personale a questa base.
Amiamo quanto fatto dai ‘vecchi padri’ del death metal, ma vogliamo anche cercare di proporre qualcosa che sia nostro.

IN UN PAIO DI PEZZI SI SENTONO ANCHE DELLE VOCI PULITE, UNA SORTA DI FALSETTO CHE SEMBRA QUASI UN OMAGGIO A CERTO METAL VECCHIA SCUOLA, STILE MERCYFUL FATE…
– Sì, non avevo pensato a questo accostamento, ma devo dire che ci sta! Quei passaggi li ha ideati Christian, il nostro bassista. Abbiamo sempre amato la sua voce nei Pagandom, così quando abbiamo registrato ”Madness Comes” ci è venuta l’idea di fargli aggiungere delle backing vocals, e il risultato è stato ottimo. Da allora cerchiamo sempre di trovargli un minimo di spazio.

A LIVELLO DI TESTI, DOVE VI SIETE SPINTI QUESTA VOLTA?
– Non abbiamo fatto altro che portare avanti il concept dei Grand Cadaver, quindi follia, morte e orrore cosmico. Prima esci di testa, poi soccombi alla morte e infine ritorni nel mondo dei vivi.

ULTIMAMENTE CHE TIPO DI MUSICA ASCOLTI? I GRAND CADAVER TI HANNO MAGARI AIUTATO A RICONNETTERE CON QUALCHE VECCHIO AMORE? A RISCOPRIRE DISCHI CHE NON ASCOLTAVI DA TEMPO?
– Dipende. Da un lato, come dicevo, non ho mai smesso di ascoltare classici come Entombed, Grave, Tiamat, Morbid Angel, etc. Le leggende hanno sempre fatto parte dei miei ascolti. Al tempo stesso, amo da sempre cose molto lontane dal death metal, come Breach, Killing Joke, Ministry, etc.
Ora che ci penso, però, è grazie ai Grand Cadaver se ho riscoperto un album di culto come la seconda prova degli Unanimated, “Ancient God of Evil“.
Ultimamente sto invece ascoltando Dødheimsgard, Iggy Pop, A Place To Bury Strangers, GZA, Aesop Rock e Metallica. Sono uno che spazia molto.

CHE PROGRAMMI AVETE PER IL FUTURO? IMMAGINO CHE SARÀ DIFFICILE VEDERVI SUONARE DAL VIVO, VISTI GLI IMPEGNI CON LE ALTRE BAND.
– Al momento preferiremmo concentrarci su concerti singoli e festival, anche se personalmente mi piacerebbe fare un vero e proprio tour. L’importante è continuare a divertirsi insieme e a stare bene tra di noi. Vogliamo portare avanti la nostra idea di ‘Swedish death fucking metal’, magari fare altri dischi e soprattutto tante risate insieme.

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