I Grand Magus hanno subito una lenta e costante evoluzione: dagli esordi doom sotto l’egida di Lee Dorian e della sua Risa Above, gli svedesi hanno reso sempre più dominante il loro lato viking; una mutazione che ha visto, nel loro ultimo lavoro “Sword Songs”, la definitiva affermazione di questa nuova “pelle”. Abbiamo incontrato JB Christoffersson (voce e chitarra della band) per parlare dell’ultima fatica dei tre svedesi, del loro percorso musicale, del futuro e del passato. Buona lettura!
COSA PUOI DIRCI DEL VOSTRO NUOVO ALBUM “SWORD SONGS”? SEI SODDISFATTO?
“Sì, certo! Se me lo chiedi ora ti posso dire che è sicuramente i nostro lavoro migliore. Ovviamente è quello che ti può dire chiunque quando gli chiedi del disco appena fatto, ma, sai, penso sinceramente che sia il disco più bello che abbiamo mai fatto”.
POSSIAMO DIRE CHE AVETE DEFINITIVAMENTE LASCIATO LE SONORITÀ DOOM/STONER ?
“In realtà, per come la vedo io, non abbiamo mai fatto stoner. Semplicemente, quando abbiamo iniziato con la band, ascoltavamo molto i Black Sabbath ed immagino che questo trasparisse dai nostri dischi. Molti, quando abbiamo fatto uscire i nostri primi lavori, mi parlavano di stoner e mi citavano band americane che io, all’epoca, non avevo neanche mai sentito nominare. Certo c’è sempre stata, all’inizio, una grossa componente doom, ma non stoner”.
LA SECONDA TRACCIA (“VARANGIAN”) HA UN RIFFING CHE CI HA RICORDATO GLI IRON MAIDEN…
“Non gli Iron Maiden, i Bathory (ride, ndR) ! Credo che dipenda dalle armonie create dalle due chitarre. Può ricordare i Maiden perché i Grand Magus usano molto le armonie tra le due chitarre esattamente come i Maiden, ma la melodia ricorda molto di più i Bathory del periodo viking. Sia il primo (diciamo da ‘Blood Fire Death’ a ‘Twilight Of The Gods’) che l’ultimo (quello di ‘Nordland’)”.
PARLIAMO DI “VARANGIAN”. IL TITOLO, SIGNIFICA – PIÙ O MENO – VICHINGHI. VUOI SPIEGARCI MEGLIO?
“Certo. ‘Varangian’, come ‘Varyag’, si riferisce a guerrieri di quella che è l’odierna Scandinavia che servivano l’impero bizantino. In pratica, anche se lontani da casa, questi uomini vendevano il loro onore e la loro lealtà in cambio di denaro e ‘Varangian’ era il modo in cui venivano chiamati. La canzone parla di questi uomini…”.
INVECE “MASTER OF THE LAND” E’ FORSE IL PEZZO PIU’ DOOM…
“Sì. E’ sicuramente la più ‘strana’ per noi e forse anche la più strana anche nel contesto del disco. C’è di certo molto doom, come dici tu, e probabilmente è l’aspetto più forte di tutti. Ma ci sono anche riff molto death metal. Il mix di questi due aspetti credo contribuisca a renderla allo stesso tempo molto pesante e molto epica”.
FORSE, PERÒ, LA TRACCIA PIÙ EPICA È L’ULTIMA (“EVERY DAY THERE’S A BATTLE TO FIGHT”).
“Sì, sono completamente d’accordo. Penso anche che sia la canzone giusta per chiudere il disco, perché riassume un po’ tutto quello che viene espresso negli altri pezzi. Vedi, penso che ognuno di noi combatta battaglie ogni giorno: c’è chi è in guerra, certo, ma c’è anche chi deve trovare un lavoro, c’è chi lotta con una malattia o con la depressione. Ogni giorno c’è una battaglia da combattere, ma ‘non sei solo’. Questo è quello che vogliamo dire. C’è un messaggio di forza e di speranza”.
DA QUANDO NON SIETE PIÙ CON RISE ABOVE SEMBRA CHE IL SOUND SIA MENO DOOM/STONER. E’ UN CASO?
“Direi di sì. Devo dire che le varie etichette (Rise Above, Roadrunner e Nuclear Blast) non hanno mai avuto impatto sul nostro stile musicale. Nessuna etichetta ci ha mai cercato di imporre qualcosa o ha cercato di dirci cosa dovevamo fare. Siamo sempre stati liberi di fare qualunque cosa volessimo fare. Penso sia stato solo un processo naturale, abbiamo – in qualche modo – trovato la nostra strada ed abbiamo continuato a seguirla. Alcuni album possono avere un suono più moderno, altri più tradizionale ma vanno tutti nella stessa direzione, che è sempre l’heavy metal”.
LEGGENDE E STORIE NORDICHE SONO UN ARGOMENTO COMUNE NEI TESTI METAL. PER VOI PUO’ ESSERE NATURALE, DATO CHE SIETE SVEDESI, MA SECONDO TE COME MAI È UN TEMA CHE PIACE COSÌ TANTO ANCHE FUORI DALLA SCANDINAVIA?
“E’ stato abbastanza semplice e naturale per noi, come dici tu. Io sono cresciuto sentendo queste storie: mio padre, quando era ora di andare a dormire, mi raccontava le storie di Thor e Odino… Così quando ho sentito ancora queste cose a scuola, le conoscevo già ed erano già parte di me, in qualche modo. In più, fin da quando ero bambino, sono sempre stato affascinato dalla natura, dagli animali, dagli uccelli, dalle piante ed ho capito che la mitologia nordica non è tanto una religione quanto una filosofia legata alla natura ed ho compreso quanto tutto questo sia strettamente collegato. Così più mi interessavo alle tradizioni nordiche e scandinave, più imparavo… insomma, è qualcosa che è parte di me fin da quando ero bambino. Naturalmente queste tradizioni contengono molte storie fighe che riguardano un po’ tutto… sai, su certe cose è molto simile alla mitologia greca o a quella romana, ma forse è più legata alla natura. Comunque è qualcosa che è parte di me e del mio immaginario da sempre, mi offre spunti per i testi ed ovviamente è una fonte d’ispirazione enorme. In più è ‘il linguaggio heavy metal’, se capisci cosa intendo (ride, ndR)”.
E’ UNA COSA COMUNE, NEL TUO PAESE, CHE UN PADRE RACCONTI AL FIGLIO LE LEGGENDE NORDICHE COME FAVOLE DELLA BUONA NOTTE?
“Non saprei. Sai, sono abbastanza vecchio: sono nato a metà degli anni Settanta e sono cresciuto in quel periodo, ero un ragazzino nei primi anni Ottanta ed allora non era una cosa rara, anzi. Ma non ho idea di come sia ora, se le cose siano cambiate… ma, come ti dicevo, sono cose che ci insegnavano anche a scuola. Qua da noi è sicuramente qualcosa che si studia, perché è parte della nostra storia. Poi, sai, credo dipenda anche da che parte della Svezia cresci. Io non sono nato in una grande città, ma in un piccolo paese e forse, anche allora, le cose erano diverse rispetto alla vita cittadina”.
PRIMO DISCO NON CON RISE ABOVE È PIÙ O MENO DEL PERIODO IN CUI HAI LASCIATO GLI SPIRITUAL BEGGARS…
“Sì, era il momento, credo. E’ stato molto semplice, a dire la verità: era il 2005 ed avevamo registrato ‘Demons’, poi c’è stato un lungo periodo in cui (con gli Spiritual Beggars, ndR) non abbiamo composto nulla. Dopo qualche anno stavo lavorando a ‘Hammer Of The North’ (con i Grand Magus) e gli Spiritual Beggars hanno ricominciato a mettersi al lavoro. A quel punto ho dovuto dire: ‘scusatemi ragazzi, ma ho la mia band da portare avanti, non posso staccarmi ora’. Mi sarebbe davvero piaciuto andare avanti con loro, ma semplicemente non potevo. I Grand Magus sono sempre stati la mia priorità, è sempre stato così e la possibilità che si presentasse una sovrapposizione c’è sempre stata. Mike (Michael Amott, chitarrista degli Spiritual Beggars, ndR) ha sempre saputo che le cose stavano in questi termini. E’ un peccato, perché mi piaceva molto essere negli Spiritual Beggars: abbiamo fatto buona musica e Mike e gli altri ragazzi sono degli amici, ma – come ti ho detto – non potevo interrompere il lavoro coi Grand Magus… Però hanno trovato con Apollo un ottimo cantante ed i dischi che hanno fatto con lui sono fantastici. Io sono molto fiero dei dischi che ho fatto con gli Spiritual Beggars, ma penso che le cose per loro siano andate egregiamente anche senza di me. Siamo ancora ottimi amici e Ludwig (Witt, batterista degli Spiritual Beggars) suona nei Grand Magus da qualche anno, quindi c’è un legame molto forte tra le due band”.
PRIMA HAI PARLATO DEI BATHORY. PENSI CI SIANO BAND CHE HANNO INFLUENZATO IL TUO STILE O LO STILE DEI GRAND MAGUS?
“Certo! Alcune direi che sono abbastanza evidenti: Judas Priest, Black Sabbath, Manowar a Bathory, ovviamente. Ma anche altre band come Deep Purple, Rainbow, e credo che queste ultime band facciano un po’ la differenza nel nostro sound, aggiungendo una componente hard rock. Poi, ovviamente, i Black Sabbath e lasciami ripetere i Bathory, perché è abbastanza raro riuscire a mescolare queste influenze. Sai, o sei una band hard rock o sei una band metal, o qualcosa di più estremo tipo certo metal degli anni Novanta; noi cerchiamo di essere tutte queste cose insieme”.
SI SENTE. I GRAND MAGUS SONO UNA SORTA DI MACCHINA DA RIFF E QUESTO NON PUÒ CHE RIPORTARE ALLA MENTE BLACK SABBATH E DEEP PURPLE. CI SONO ANCHE NUOVE BAND CHE ASCOLTI?
“Ad essere onesto, no. Quando mi viene voglia di ascoltare musica, torno sempre sugli stessi dischi: vecchie band, roba old school. Non mi interessa un granché trovare musica metal ‘nuova’, poi quando lavoro con la mia band, come è stato in questo ultimo periodo, quando stacco cerco solo pace e silenzio. Quando passi dieci ore in uno studio c’è musica sempre e ovunque e l’ultima cosa che hai voglia di fare, dopo, è metterti ad ascoltare altra musica. Comunque, quando ascolto musica, come ti dicevo, tendo ad ascoltare solo vecchi dischi…”.
PENSI CHE SIA UNA QUESTIONE LEGATA ALL’ETÀ O CHE NON CI SIANO PIÙ BUONE BAND IN CIRCOLAZIONE ?
“Uhm… tu quanti anni hai?”.
QUARANTUNO.
“Be’, siamo più o meno coetanei, quindi posso dirti come la penso: è perché siamo vecchi (ride, ndR). Ci sono un sacco di ottime nuove band, ma quello che è difficile è che ci sono tantissime band, mentre in passato c’era molta più selezione. Erano molte meno le band che arrivavano a poter fare un disco e, quindi, era più facile seguire quello che usciva. Se una band faceva un disco potevi essere fiducioso del fatto che fosse almeno di buona qualità. Adesso c’è talmente tanta musica che è impossibile seguire tutto quello che esce. Credo che ci sia più quantità che qualità, se capisci cosa intendo. Escono moltissimi dischi ma credo che la maggior parte siano brutti e io non ho l’energia per seguire tutto. Poi, sai, capita che qualcuno mi dica ‘ehi, dovresti sentire questa nuova band, sono davvero bravi’ e se è qualcuno di cui mi fido, allora ascolto e, in effetti, ho sentito anche band nuove molto brave e mi dico ‘ok, bravi, ottimo lavoro’, ma poi torno…”.
… AI BATHORY ?
“(ride, ndR) Ai Bathory, hai detto bene. Metti su ‘Blood Fire Death’ e io sono felice”.
TORNANDO AL DISCO, C’È UNA CANZONE CHE TI SODDISFA PIÙ DELLE ALTRE ?
“Non saprei. Il disco è appena uscito e quindi tutti i pezzi mi piacciono. Forse la canzone che rappresenta di più il disco è ‘Forged In Iron Crowned In Steel’, per quanto è epica ma non riuscirei a trovarne una che mi piaccia più delle altre”.
QUINDI SARÀ DIFFICILE ANCHE PENSARE AD UNA CHE TI CONVINCE MENO DELLE ALTRE…
“No, anzi (ride, ndR). Scherzo… sì, è troppo presto: non riesco ancora ad essere obiettivo. Chiedimelo tra un anno e saprò risponderti”.
OK, TI CERCHEREMO A QUALCHE FESTIVAL TRA UN ANNO PER CHIEDERTELO, ALLORA. C’È QUALCOSA CHE VUOI AGGIUNGERE ?
“E’ stato un piacere, spero che abbiate modo di ascoltare il nostro nuovo disco”.