GRAVE DIGGER – Non è morto ciò che può vivere in eterno

Pubblicato il 13/09/2018 da

Fra pochi giorni i Grave Digger incendieranno il palco del Metalitalia.com Festival con una scaletta speciale incentrata sui pezzi di “Tunes Of War”, “Knights Of the Cross” ed “Excalibur”. Un evento unico che si svolge in concomitanza dell’uscita di “The Living Dead”, la diciannovesima fatica in studio dei becchini tedeschi. Per l’occasione abbiamo intercettato il cantante e leader della band, Chris Boltendahl per parlare delle ultime novità in casa Grave Digger.

CHRIS, IL NUOVO “THE LIVING DEAD” E’ STATO REALIZZATO MOLTO VELOCEMENTE, SOLTANTO AD UN ANNO DI DISTANZA DA “HEALED BY METAL”.
– Se ci pensi a metà anni Ottanta, quando i Grave Digger hanno iniziato a muovere i primi passi nell’ambiente, era una prassi normale produrre un disco all’anno. Forse in questo periodo ci siamo riavvicinati ai vecchi tempi, fatto sta che subito dopo la pubblicazione di “Healed By Metal” ci siamo rimessi al lavoro e abbiamo prodotto un sacco di materiale interessante. Per quale motivo allora non pubblicarlo subito? Non avrebbe senso aspettare due, tre o quattro anni, la buona musica non va lasciata ad ammuffire chiusa in un cassetto.

VI SIETE APPROCCIATI IN MODO DIVERSO NEI LAVORI SUL NUOVO DISCO?
– Sì, questa volta ho voluto fare le cose in modo diverso. I lavori sono iniziati la scorsa estate, quando Alex mi ha mandato un po’ di riff che suonavano molto alla Grave Digger. Io però gli ho detto che per me non era abbastanza, volevo che mi mandasse qualcosa di diverso, non solo idee classiche alla Grave Digger, volevo le sue visioni di musicista e gli ho chiesto di inviarmi tutti i riff che aveva nel cassetto. Alex all’inizio è rimasto abbastanza sorpreso, però alla fine mi ha mandato tutto il materiale che aveva e l’ho messo da parte per utilizzarlo in un secondo tempo.

TITOLO E COPERTINA DI “THE LIVING DEAD” INDICANO COME TU TI SIA ISPIRATO AI PERSONAGGI DEI MORTI VIVENTI E DEGLI ZOMBIE CHE ULTIMAMENTE SONO TORNATI DI MODA GRAZIE A SERIE TELEVISIVE COME “THE WALKING DEAD”.
– Lo so, ma ti assicuro che io non ho mai visto nemmeno una puntata di “The Walking Dead”. Di solito mi metto a scrivere dei testi per conto mio ancor prima di iniziare a lavorare su un disco, questa volta la mia fonte di ispirazione sono state alcune immagini che ho trovato su internet. Inoltre, sin da giovane, sono sempre stato un grande fan dei film sugli zombie, in particolare i lungometraggi ad opera di George Romero. Come avrai notato, il tema degli zombie si sposa alla perfezione con The Reaper, la nostra mascotte, e ci è sembrato un argomento interessante da proporre. In tutto il disco saranno due o tre i brani che parlano di morti viventi, non abbiamo scritto un vero e proprio concept. Canzoni come “The Power Of Metal” parlano di tutt’altro, in questo caso il soggetto vede due fratelli che si scontrano. Uno adora e ascolta heavy metal, l’altro preferisce musica più commerciale. Ovviamente il metal è un genere che infonde forza e coraggio, per questo il fratello rocker vince sull’altro. “Shadow Of the Warrior” invece è il seguito della nostra vecchia canzone “Circle Of Witches”.

DOPO L’USCITA DELLE PRIME NOTIZIE SU “THE LIVING DEAD” MOLTI SI ASPETTAVANO UN DISCO PIU’ OSCURO, INVECE DURANTE L’ASCOLTO EMERGONO UN SACCO DI PEZZI PIENI DI RITORNELLI EPICI.
– Sono d’accordo, questo dipende dal fatto che abbiamo iniziato i lavori proprio partendo dai cori e dai ritornelli delle canzoni. Di solito partiamo sviluppando i riff di Alex, questa volta abbiamo terminato prima tutti i cori e attorno a questi sono state costruite le canzoni.

IL LYRIC VIDEO DI “FEAR OF THE LIVING DEAD” HA SUSCITATO DIVERSE CRITICHE PER IL SUO TESTO, GIUDICATO MOLTO BANALE.
– Ho letto diversi commenti in giro su internet e la mia unica risposta è che queste persone possono tranquillamente evitare di leggere il testo. Questo è il mio modo di scrivere, io sono un musicista tedesco con un livello di conoscenza dell’inglese che non è quello di un madrelingua. Se non vi piacciono i miei testi, non me ne frega nulla. Io cerco di dare ai fan dei testi semplici in modo che tutti possano capirli, non solo chi è inglese di nascita.

DOPO VENTIDUE ANNI INSIEME, APPENA TERMINATE LE REGISTRAZIONI DI “THE LIVING DEAD”, IL VOSTRO BATTERISTA STEFAN ARNOLD HA LASCIATO LA BAND. QUALI SONO I MOTIVI DI QUESTA SEPARAZIONE?
– Non c’è stato un evento in particolare che ha causato la sua dipartita dalla band, si è trattato di un processo molto lungo, ma costante. Negli ultimi anni una serie di situazioni e di comportamenti hanno progressivamente incrinato le cose fra di noi. Per farti un esempio, pensa ad una persona che cammina con uno zaino vuoto in spalla. Tutto va bene sino a quando qualcuno da dietro comincia a mettere dei sassi nello zaino. All’inizio il peso è sopportabile, ma continuando ad aggiungere pietre il peso dello zaino arriva ad essere insopportabile e non permette più di continuare a camminare. Tre me e Stefan è accaduto proprio questo, ha continuato a caricarmi fino a quando la misura è stata colma. In quel momento gli ho parlato dicendogli che non potevo più andare avanti con lui.

IL SOSTITUTO DI STEFAN ARNOLD E’ MARCUS KNIEP, VOSTRO TASTIERISTA NONCHE’ COLUI CHE DAL VIVO VESTE I PANNI DEL REAPER.
– Marcus è un ottimo batterista, per cui metterlo dietro alle pelli è stata una scelta molto naturale. Già negli ultimi tre dischi dei Grave Digger le parti di tastiera sono state progressivamente ridotte e probabilmente dal vivo useremo delle basi di testiere per le poche parti che ci interessano. Da oggi i Grave Digger tornano alla loro formazione classica a quattro elementi. Il Reaper però non morirà né verrà messo da parte, abbiamo escogitato una bella sorpresa che per ovvi motivi ora non posso rivelarti.

FRA POCHI GIORNI SUONERETE AL METALITALIA.COM FESTIVAL UNA SCALETTA MOLTO SPECIALE, INCENTRATA SU TRE VOSTRI GRANDI CLASSICI: “TUNES OF WAR”, “KNIGHTS OF THE CROSS” ED “EXCALIBUR”.
– Esatto, sarà una scaletta molto speciale e aspettatevi tanto heavy metal. Per motivi di tempo non possiamo certo proporre tutti i dischi nella loro interezza, ma suoneremo alcune canzoni che da molti anni non portiamo dal vivo e che probabilmente in Italia non avete mai sentito in un nostro show.

“TUNES OF WAR” FU UNO DEI VOSTRI PIU’ GRANDI SUCCESSI, UN DISCO CHE HA FATTO CONOSCERE VERAMENTE I GRAVE DIGGER AL GRANDE PUBBLICO.
– “Tunes Of War” è ancora oggi il nostro disco più venduto anche se altri lavori gli sono andati molto vicino. La canzone “Rebellion” è diventata una grande hit che ci ha reso molto popolari. Sono molto fiero di questo disco.

ANCHE “KNIGHTS OF THE CROSS” CHE PARLA DEI CAVALIERI TEMPLARI E’ DIVENUTO COL TEMPO UN VOSTRO GRANDE CLASSICO.
– Non volevamo ripeterci e sfruttare il momento di successo di”‘Tunes Of War” per scrivere un disco clone. Con “Knights Of The Cross” abbiamo osato ottenendo dei risultati sorprendenti. Lo stesso discorso vale anche per ‘Excalibur’, in ogni nostro album cerchiamo sempre di evolvere, di portare qualcosa di nuovo.

A VOLTE PROPORRE QUALCOSA DI NUOVO E’ RISCHIOSO. SE PENSIAMO ALLA CANZONE “ZOMBIE DANCE” DEL VOSTRO NUOVO DISCO, ANCH’ESSA HA RACCOLTO GIUDIZI NON PROPRIO UNANIMI.
– A volte penso che le persone si aspettino solamente un “The Reaper 2”, un “Excalibur 2” o un “Heavy Metal Breakdwon 2”. Le cose non stanno così, si mettano il cuore in pace. Parliamo di “Zombie Danc”’, una canzone divertente che va presa con leggerezza per ciò che è, invece persone dalla mente chiusa gridano allo scandalo. Sono cose che non capisco e che francamente non mi interessano, io vado avanti per la mia strada e chi non è d’accordo può ascoltare qualcosa d’altro senza problemi.

STATE GIA’ PENSANDO AL SUCCESSORE DI “THE LIVING DEAD”?
– Ebbene sì, non volevo dirtelo, ma visto che mi hai fatto questa domanda, stiamo già iniziando a collezionare idee per il prossimo disco che spero vedrà la luce al massimo entro due anni. Non voglio rovinarvi la sorpresa svelando ulteriori dettagli, posso dirti che svilupperemo un’idea che mi ronza per la testa da un paio d’anni a questa parte.

QUANDO E’ SCATTATA LA SCINTILLA DEL ROCK DENTRO DI TE?
– Lo ricordo come se fosse accaduto ieri, avevo dodici anni. Nella mia scuola si è esibita una band di studenti, che ha proposto “Black Night” dei Deep Purple. Sono rimasto talmente folgorato da capire in quel preciso momento che la mia vocazione sarebbe stata cantare in una band.

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