GRAVEN SIN – Tra spiritualità ed epic metal

Pubblicato il 03/01/2024 da

A volte, il sottile velo che separa le diverse declinazioni del metal come insieme collettivo, si assottiglia fino a consentire l’incontro fra sfere che non avremmo mai pensato si sarebbero potute toccare.
È il caso del progetto Graven Sin, protagonista di un debut molto interessante sulla scia di quanto composto ultimamente dai Sorcerer e dell’heavy più moderno con tinte oscure. Con una formazione che vede Ville ‘Shatraug’ Pystynen – già noto per essere il leader dei blackster finnici Horna –
come compositore principale, l’ugola d’oro di Nicholas Leptos degli Arrayan Path dietro al microfono e Ville ‘VnoM’ Markkanen (attivo come bassista in molti progetti death e black metal) dietro alle pelli, i nostri sono riusciti a scrivere un disco epic con una produzione moderna e potente e, soprattutto, molto ispirato.
Ne abbiamo quindi parlato con Ville Pystynen, che ha risposto alle nostre domande con disponibilità, dimostrando una grande umiltà e una vastissima passione per l’heavy metal intero, accanto ad un curriculum di tutto rispetto (nell’underground finlandese e non solo). Buona lettura!

CIAO VILLE E BENVENUTO SU METALITALIA. PUOI DIRCI COME SI SONO FORMATI GRAVEN SIN?
– Ciao! I Graven Sin sono nati dal desiderio di scrivere metal in modo naturale e ‘classico’, il motivo per cui apprezzo questo genere sin da quando ero bambino. Ho avuto molte idee negli ultimi tre decenni, ma è stato un paio d’anni fa che ho deciso di fare alcune registrazioni demo serie e trovare un vero cantante, e così è iniziato tutto.

TU E VILLE MARKKANEN VENITE DALLA SCENA DEATH/BLACK METAL FINLANDESE, MENTRE NICHOLAS LEPTOS È UN CANTANTE HEAVY/POWER METAL. COME VI SIETE CONOSCIUTI?
– Sono un fan della sua voce e degli Arrayan Path per anni, semplicemente gli ho inviato una cartella demo da controllare se fosse interessato a unirsi e così ha fatto. Non ci siamo mai incontrati di persona, almeno per ora.

COME SIETE RIUSCITI A REALIZZARE L’ALBUM, CONSIDERANDO LE DISTANZE GEOGRAFICHE?
– Semplice: tecnologie moderne e lavoro sulla musica online. Ci sono stati alcuni problemi, ma nulla che non potessimo superare. Ho scritto tutta la musica mentre Nicholas ha avuto mano libera con testi e arrangiamenti vocali. Direi che ha funzionato perfettamente in questo modo, con piena libertà artistica.

PARLANDO DI QUESTA MISCELA DI CULTURE: BOB KATSIONIS, IL VOSTRO PRODUTTORE, È DI ATENE. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI?
– Anche questo è stato una questione di fortuna. Le mie competenze nel missaggio e nella produzione sono piuttosto limitate e stavo cercando qualcuno con la visione e l’abilità per far risaltare l’album. Ho inviato registrazioni non finite e non appena Katsionis ha sentito le versioni non mixate del materiale ha praticamente chiesto di poter lavorare sul progetto.

C’È UN CONCEPT DIETRO “VEIL OF THE GODS”? O VI SIETE SEMPLICEMENTE ISPIRATI A STORIE E LEGGENDE DURANTE LA COMPOSIZIONE? AD ESEMPIO, L’ALBUM SPAZIA DALLA PRIMA TRACCIA SULLA DEA MORRIGAN ALL’ULTIMA SULLE ERINNI.
– Sì, il filo rosso concettuale che tiene insieme l’album riguarda tutti gli dei/dee ctonii, l’aspetto più oscuro dei miti e delle leggende.
Non volevamo fare la solita storia di spade e stregoneria o il tipico disco metal su auto veloci e alcol: ci è piaciuto invece mantenere un approccio più spirituale, che era già molto familiare per me attraverso tutto il lavoro con le mie altre band.
Non posso approfondire molto il lato lirico in quanto è stato tutto il lavoro di Nicholas, ma posso dire che ha plasmato una visione perfetta per adattarsi alla musica, dipingendo su una tela vuota con il suo talento.

CI SONO MOLTE TRACCE NOTEVOLI NELL’ALBUM, MA UNA CHE CI HA COLPITO PARTICOLARMENTE È “FROM THE SHADOWS”. POTRESTI DIRCI QUALCOSA RIGUARDO A QUESTO BRANO?
– Ah, la canzone che doveva più o meno spiccare rispetto al resto dell’album, principalmente perché è leggermente diversa nell’approccio. “From The Shadows” è un omaggio alla prima band di cui possedevo un LP, la band che mi ha ispirato personalmente di decennio in decennio… Gli Iron Maiden!

QUALI SONO STATE LE TUE PRINCIPALI INFLUENZE MUSICALI DURANTE LA FASE DI COMPOSIZIONE?
– Onestamente, per fare epic metal nel modo in cui voglio sentirlo cerco di trarre ispirazione da tutti i generi che mi piace ascoltare, ma l’influenza principale è l’era di Tony Martin dei Black Sabbath, così come Dio, con un approccio e una produzione un po’ più moderni.

UN ALTRO ELEMENTO CHE SEMBRA SVOLGERE UN RUOLO CRUCIALE NELL’ALBUM, SEPPUR IN SECONDO PIANO, È LA TASTIERA. CHI DI VOI LA SUONA E COME AVETE DECISO DI INCORPORARLA IN DETERMINATI PEZZI?
– Tutte le parti di tastiera sono state aggiunte da Katsionis. L’unico ruolo che avevo immaginato in anticipo erano i cori in stile Bathory in “She Who Rules Niflheim”, il resto è stato il risultato di aver dato a Katsionis mano libera con la produzione, facendo ciò che avrebbe fatto in un suo album. In molti modi è diventato un membro ombra della band in studio!

QUANTO È IMPORTANTE PER TE, COME MUSICISTA, IMPEGNARTI CON DIVERSI GENERI MUSICALI? SCRIVERE UN ALBUM COME “VEIL OF THE GODS” È STATO UNA SFIDA?
– Oh sì, sicuramente la più grande sfida che ho intrapreso.
I Graven Sin hanno spinto e continuano a spingere le mie capacità al limite: ho dovuto imparare nuovi trucchi, nuovi modi di suonare, anche se alcune cose le ho mantenute come le ho sperimentate nei miei altri progetti, come scrivere canzoni in cui ogni riff ha uno senso reale ai fini del brano invece di pensare che assoli, linee vocali e altro debbano essere dei riempitivi.

SAPPIAMO CHE HAI UN NUMERO ESTESO DI PROGETTI E DUE ETICHETTE… COME HAI TROVATO IL TEMPO PER SCRIVERE LE CANZONI? È STATO PIÙ UN PASSATEMPO CHE ALLA FINE SI È EVOLUTO IN UNA BAND, O AVEVI INTENZIONE DI RENDERLO UNA COSA PIÙ STRUTTURATA SIN DALL’INIZIO?
– L’ispirazione arriva quando arriva, trovare tempo per essa non è mai stato un problema, ce n’è in abbondanza tra i tour e i Graven Sin non sono solo un progetto secondario, ma una vera band con più piani per il futuro.
In realtà non ho più etichette da circa dieci anni, quelle che avevo le ho dovute abbandonare a causa del tempo limitato. Gestire un’etichetta e un servizio postale richiedeva semplicemente troppo tempo e ho dovuto scegliere tra pubblicare e promuovere musica di altre persone, o scrivere e pubblicare musica con le mie band. La scelta non è stata troppo difficile da fare, quindi quella è stata la fine delle etichette.

I GRAVEN SIN SONO UN PROGETTO CHE RIMARRÀ IN STUDIO O PIANIFICATE DEI CONCERTI DAL VIVO?
– Non abbiamo pianificato concerti dal vivo in quanto non c’è una formazione completa, e le situazioni di vita personale di tutti noi che siamo coinvolti non lo consentono. Non dire mai mai, però per ora, inizieremo a lavorare su un altro album l’anno prossimo!

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