GRAVESEND – La guerra è dentro di noi

Pubblicato il 16/06/2021 da

In un periodo storico già funestato da eventi drammatici e situazioni al limite del paradossale, sembra che i Gravesend abbiano scelto il momento migliore per rilasciare il loro putrido primo parto dal titolo “Methods Of Human Disposal”. Il grind/metal del terzetto, insieme alla produzione pestilenziale del disco ed un estetica dal piglio forte e concreto, si è rivelato premonitorio in merito alle tristi sorti attraversate dall’umanità ai giorni nostri, una decadente colonna sonora che fa di grigiore urbano e squallidi scorci di povertà il suo habitat naturale, fagocitato con la giusta personalità da questa nuova realtà newyorchese. Tutta la band risponde alle nostre domande, un concentrato incendiario dove dei ragazzi, senza peli sulla lingua, espongono il loro pensiero in merito alla musica, alla loro città natale e alla loro visione estetica con trasporto e sincerità. Lasciamo la parola ai Gravesend quindi, ancora abbrutiti dalla potenza del loro debut album “Methods Of Human Disposal”..

 

 

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI SU METALITALIA.COM! SIETE UNA BAND MOLTO RECENTE, MA AVETE GIÀ DUE PUBBLICAZIONI SULLE SPALLE: RACCONTATECI COME SONO INIZIATE LE COSE TRA DI VOI, E COME SIETE ARRIVATI FINO ALLA PUBBLICAZIONE DI “METHODS OF HUMAN DISPOSAL”…
– Ciao a tutti e grazie per questa intervista insieme a noi! Il progetto Gravesend nasce sotto un altro nome nel 2018 quando A, il nostro cantante e chitarrista, ha realizzato una piccola produzione da dieci cassette audio con all’interno un singolo che possedeva la struttura primaria di un pezzo, poi a finire sul nostro primo demo “Preparations For Human Disposal”. La cassetta ha quindi fluttuato nell’underground locale come un lavoro anonimo e quando S, il nostro bassista e seconda voce, si è imbattuto in essa, ha iniziato una ricerca meticolosa per arrivare alla fonte primaria! Una volta che la ricerca è giunta a buon fine ed i due si sono finalmente incontrati, il progetto è divenuto definitivamente realtà con l’ingresso di G.

ALCUNE CANZONI DELLA PRIMA DEMO “PREPARATIONS FOR HUMAN DISPOSAL” SONO STATE REGISTRARE NUOVAMENTE ED UTILIZZATE ANCHE NEL VOSTRO DISCO DI DEBUTTO, MENTRE ALTRE INVECE NO: COME MAI AVETE FATTO QUESTA SCELTA? CON QUALE CRITERIO AVETE SCELTO QUALI CANZONI TENERE E QUALI INVECE NON INCLUDERE NEL FULL?
– Si esatto, abbiamo deciso di includere solamente alcune canzoni della vecchia demo nel primo full-length in quanto sentivamo che quelle canzoni esprimevano e si legavano allo stile del disco molto meglio di quelle scartate, che sono state in realtà scritte quando ancora non avevamo le idee completamente decise in merito alla direzione da prendere come band.

ASCOLTANDO LA VOSTRA MUSICA, APPARE SUBITO EVIDENTE COME IL VOSTRO BACKGROUND TRAGGA ISPIRAZIONE TANTO DALLA SCENA DEL METAL ESTREMO QUANTO DA QUELLA DEL GRIND: VI RICONOSCETE IN QUESTA DEFINIZIONE? CREDETE CHE UNO DEI DUE ASPETTI PREVALGA SULL’ALTRO A LIVELLO DI INFLUENZE?
– In veste di grandi apprezzatori di tutte quelle band che riescono a fondere e sdoganare con successo i vari generi, la nostra musica trova pari equilibrio in tutto lo spettro stilistico del metal estremo. Non ci sforziamo di spingere tutto su di un versante piuttosto che sull’altro, ne di essere extreme metal oppure grind: ci sforziamo invece di utilizzare un attacco su vasta scala che possa suscitare uno specifica reazione emotiva ed estetica nell’ascoltatore.

COME SI SVOLGE LA CREAZIONE DELLA MUSICA ALL’INTERNO DEI GRAVESEND? COLLABORATE TUTTI INSIEME AL SONGWRITING OPPURE LE IDEE VENGONO PORTATE SOLAMENTE DA QUALCUNO DI VOI?
– Dobbiamo ammettere che i Gravesend lavorano molto velocemente e con grande efficienza. Lavoriamo primariamente sul momento, utilizzando magari qualche riff abbozzato, preparato prima delle prove e portato poi per essere rielaborato. Normalmente, decidiamo le strutture, i tempi di batteria e gli stacchi mentre componiamo, buttando giù una prima forma embrionale che contiene in realtà quasi tutte le caratteristiche che il brano andrà ad avere. Dopo, ad un secondo ascolto, rifiniamo quello che abbiamo e completiamo gli “spazi bianchi” rimasti irrisolti dalla volta precedente e tiriamo a finire il pezzo. Per concludere, le parti di synth, le componenti noise ed i contenuti lirici vengono gestiti in maniera collaborativa da A e S, giungendo così al brano terminato.

IL SOUND DEL DISCO È MOLTO SPORCO, CAUSTICO, SICURAMENTE UN ELEMENTO DI FORZA PER “METHODS OF HUMAN DISPOSAL”: COME VI SIETE MOSSI IN QUESTO SENSO? AVEVATE UN’IDEA PRECISA SULLA PRODUZIONE DA DARE ALL’ALBUM E QUALI SONO STATI I DISCHI CHE VI HANNO ISPIRATO PER CREARE IL SOUND DEL VOSTRO?
– Ci siamo approcciati alla registrazione di “Method Of Human Disposal” con l’idea in testa di una produzione ed una mentalità davvero molto grezze. Abbiamo registrato il tutto seguendo strenuamente la filosofia DIY, in un vero e proprio ritorno alle radici legate al nostro ambiente. Nolan Voss ha fatto un lavoro incredibile catturando la nostra essenza seguendo un metodo assolutamente non basato sui trucchetti da studio di registrazione, ed andando invece ad aggiungere livelli e livelli di marciume ‘solo’ grazie alla potenza degli amplificatori e all’utilizzo di determinati effetti che volevamo. Siamo inoltre molto pignoli per quanto riguarda il timbro che desideriamo: dalla scelta dei materiali che G seleziona con cura per ogni parte del suo drum kit, fino alla regolazioni dei pedali e degli ampli, diciamo che ogni passo viene fatto seguendo dei ragionamenti a monte che seguiamo per dare il nostro meglio.

LE DURATE DELLE CANZONI SI ATTESTANO TUTTE SU UN MINUTAGGIO MOLTO CONTENUTO, IN PIENA TRADIZIONE GRIND: QUALI SONO SECONDO VOI I VANTAGGI NEL PROPORRE DELLE CANZONI COSÌ BREVI?
– Assolutamente, questi sono ad esempio alcuni degli aspetti primari che ci piace aver permutato dal grind! Preferiamo mantenere le canzoni brevi ed intense, dritte al punto, tagliando fuori tutto il ‘grasso’ non necessario. Nonostante ci assalga talvolta la voglia di prolungare alcuni passaggi, o di ripeterli per intero, preferiamo non farlo ed andare avanti, già rivolti verso la prossima composizione.

I TITOLI DELLA TRACKLIST E I TESTI VI ALLONTANANO DALLE COMUNI TEMATICHE DELLE BAND BLACK/DEATH METAL, LASCIANDO TRASPARIRE UNA SORTA DI PESSIMISMO PIÙ REALE, QUASI URBANO PER CERTI VERSI: DA COSA TRAETE ISPIRAZIONE PER LA COMPOSIZIONE DELLA MUSICA E DELLE LIRICHE DEI GRAVESEND?
– Quello che volevamo era esplorare attivamente sensazioni come il pessimismo e l’odio attraverso lenti differenti: siamo ragazzi di New York, e preferiamo parlare di quello che ci circonda quotidianamente come barboni, ratti, inquinamento e sporcizia. Molte band black/death traggono ispirazione dalla guerra, o da fantasie liriche ad essa collegate ma il nostro approccio è diverso, è un’altra la guerra che vogliamo descrivere. Parliamo della guerra che brucia dentro noi stessi, dentro ognuno di noi. Puoi trovare questo nei classici del cinema anni ’70 e ben oltre, direttamente dalle strade della nostra città, quando si decide di guardare oltre i lustrini e le insegne luminose e soffermare lo sguardo su vicoli persi e bui come incubi.

“METHODS OF HUMAN DISPOSAL” VEDE LA LUCE IN UN PERIODO OSCURO PER I CONCERTI E PER LA MUSICA LIVE: PENSATE DI RECUPERARE IL TERRENO PERDUTO APPENA POSSIBILE IMBARCANDOVI IN QUALCHE FESTIVAL O TOUR OPPURE PREFERITE MANTENERE I GRAVESEND COME UN’ESPERIENZA PRETTAMENTE DA STUDIO SENZA PENSARE AI CONCERTI?
– E’ davvero interessante notare come quello che stavamo scrivendo e registrando sia accaduto davvero. Abbiamo visto New York affogare senza speranza proprio in quelle storie che stavamo scrivendo quando la pandemia ha iniziato a rafforzarsi. Dire che si sia trattata di una premonizione, o addirittura di pura benzina per il fuoco artistico e compositivo che ci stava animando in quel momento sarebbe un semplice e riduttivo eufemismo. Veniamo tutti da un background musicale incentrato sulle esibizioni live e abbiamo tutti la piena intenzione di sprigionare sul palco la nostra energia, una energia sicuramente diversa rispetto a quella immortalata in studio. La nostra prima apparizione confermata sarà quindi al Maryland Death Fest 2022, ma intendiamo sguinzagliare la nostra furia ben prima, se ci sarà concesso!

NON SI SA MOLTO DI VOI COME MUSICISTI: AVETE MILITATO O MILITATE TUTT’ORA IN QUALCHE ALTRA BAND? CHE TIPO DI FORMAZIONE MUSICALE AVETE RICEVUTO IN PASSATO?
– Suoniamo anche in altre band che sono attive, altre che sono attive solo per metà ed abbiamo un passato in altre band che ormai si sono sciolte, tutte nel panorama grindcore/death metal. Coloro che sanno, sanno, e quelli che ancora non ci conoscono avranno modo di farlo non appena inizieremo la nostra campagna live. Non abbiamo certo intenzione di nascondere le nostre facce sul palco. Ad ogni modo, la nostra formazione musicale passa attraverso l’autodidattica e lo studio della musica attraverso scuole specifiche, secondo un range molto vario.

LA SCENA MUSICALE NEWYORCHESE PULLULA DI GRANDISSIME FORMAZIONI ED AMBIENTI MUSICALI ORMAI ICONICI PER IL METAL E PER L’HARDCORE, MA NON SI SENTONO MOLTE REALTÀ CON LE VOSTRE SONORITÀ PROVENIRE DA QUESTA CITTÀ: CI SONO BAND DI NEW YORK A CUI VI SENTITE AFFINI E CHE VOLETE CONSIGLIARE AI NOSTRI LETTORI?
– Questo è un punto interessante, visto che anche noi in realtà non riusciamo a nominare molte realtà che si avvicinino ad un sound come il nostro! Molti adorano ‘flirtare’ con il genere, e dobbiamo ammettere che svolgono un dannato ottimo lavoro nel reinterpretare in chiave personale queste influenze, ma noi abbiamo una nostra visione specifica e personale a riguardo. Alcune band che condividono con noi alcune sensazioni sono Ruin Lust, Morbid Sphere, Bog Body, Miasmatic Necrosis e Glorious Depravity.

QUALI SONO LE BAND O LE USCITE RECENTI (DEGLI ULTIMI DUE/TRE ANNI) CHE VI HANNO PIÙ ENTUSIASMATO ED APPASSIONATO?
– Uscite recenti che più ci hanno impressionato e che sono rimaste più a lungo nelle nostre teste e nello stereo includono sicuramente gli ottimi debut album di Black Curse e Cerebral Rot, insieme a “Schism Perpetration” di Antichrist Siege Machine e “Gloomlord” dei Worm.

QUALE CREDETE CHE SIA LA GIUSTA CHIAVE CON CUI INTERPRETARE E CAPIRE LA MUSICA DEI GRAVESEND?
– La chiave migliore, se vuoi, con cui interpretare e comprendere al meglio la nostra musica sarebbe senza dubbio attraverso gli occhi di Travis Bickle, dal cult movie “Taxi Driver”: una realtà brutta, sporca e disgustosa. Grazie mille per lo spazio concesso su queste pagine e grazie per supportare attivamente l’underground.

 

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