I Graveworm con il nuovissimo “Engraved In Black” paiono essere in procinto di fare il definitivo salto di qualità e noi di Metalitalia.com non potevamo certo lasciarci sfuggire l’opportunità di intervistarli! Sulle scene già da diversi anni, la band nostrana si è ritagliata uno spazio notevole nella scena black metal, soprattutto in Germania e in nord Europa, terre in cui le peripezie dei nostri sono seguite con molta attenzione sin dagli inizi della loro carriera. Avendo avuto modo di andare in tour con gente del calibro di Vintersorg, Haggard e tantissimi altri, la loro fama si è sempre più consolidata, portandoli al contratto con il colosso Nuclear Blast. Ora un nuovo tour è alle porte, tour che li condurrà finalmente on stage in Italia, terra in cui non si sono mai esibiti ad eccezione dell’Alto Adige, la loro regione d’origine. C’è grande attesa ed entusiasmo e il cordiale Stefan Fiori è parso davvero carico! Queste le sue parole…
CIAO STEFAN, DIREI CHE LA NOVITA’ PIU’ IMPORTANTE IN CASA GRAVEWORM E’ IL PASSAGGIO DA LAST EPISODE A NUCLEAR BLAST…
“Sì, sicuramente. E’ stata una decisione molto difficile da prendere, ci hanno contattato chiedendoci se avevamo interesse ad incidere per loro e tutto ciò ci ha presi alla sprovvista. Temevamo che un gruppo piccolo come il nostro passasse quasi inosservato nel loro roster e che la promozione sarebbe stata scarsa o poco curata, ma poi abbiamo deciso di tentare ugualmente… non potevamo lasciarci sfuggire l’opportunità di incidere per una delle label metal più grandi al mondo. Comunque per ora i nostri timori si stanno rivelando infondati, la Nuclear Blast sta lavorando molto bene, sono molto professionali e non ci stanno facendo mancare proprio nulla”.
CHE RICORDI HAI DEL PERIODO PASSATO SU LAST EPISODE?
“Quando mi chiedono della Last Episode io non posso che parlarne bene perché senza di loro oggi non saremmo qui. Ci hanno aiutato sempre per quanto era possibile, erano una piccola label ma i loro sforzi per promuoverci sono sempre stati ragguardevoli”.
VENIAMO AD “ENGRAVED IN BLACK”… LEGGO CHE LO AVETE REGISTRATO NEGLI STAGE ONE STUDIOS…
“Sì, è stata un’esperienza bellissima. Andy (Classen, proprietario e produttore, nda) ci ha aiutato veramente molto per realizzare questo album. Lavorare con lui è molto stimolante perché ti aiuta in ogni modo, suggerisce molte soluzioni diverse e ha sempre nuove idee, non si limita a registrarti il disco e a mixarlo. Sicuramente per il prossimo album torneremo da lui perché questo metodo di lavoro ci è piaciuto davvero molto e lui è una persona squisita”.
E COME PARAGONERESTI IL NUOVO ALBUM AI PRECEDENTI?
“Secondo me ‘Engraved In Black’ è molto più aggressivo dei precedenti. Quando abbiamo iniziato a scrivere le nuove canzoni ci siamo trovati tutti d’accordo sul fatto che dovevano suonare più pesanti ma allo stesso tempo anche più melodiche. Ci sono molti gruppi che col passare del tempo diventano più lenti ed iniziano ad incorporare influenze che col metal hanno poco a che fare… noi volevamo fare la cosa opposta ed è per questo che il disco suona così cattivo”.
CREDI CHE CI SIA UN BRANO IN PARTICOLARE CHE SI PRESTI A SINTETIZZARE IL VOSTRO NUOVO CORSO?
“Be’, sicuramente la seconda canzone: ‘Legions Unleashed’. E’ molto aggressiva però è anche molto melodica. E’ il mio pezzo preferito e verrà inclusa su diverse compilation e sui cd allegati alle riviste”.
DI SOLITO COME COMPONETE I VOSTRI PEZZI?
“Di solito sono la nostra tastierista Sabine e Steve, il chitarrista, a scrivere la maggior parte dei pezzi però per questo album abbiamo cambiato un po’ il nostro modo di lavorare. Steve ora vive in Germania, ad ottocento chilometri da noi, e così anche gli altri del gruppo hanno iniziato a comporre qualcosa e proporre idee. In quest’occasione la stesura definitiva dei brani è avvenuta in circa due settimane, quando ci siamo ritrovati al completo in sala prove e abbiamo assemblato i riff e le melodie che tutti avevano preparato. Questa volta è andato tutto bene, il risultato ci soddisfa molto e credo che in futuro adotteremo la stessa procedura”.
SE NON SBAGLIO I VOSTRI TESTI HANNO SEMPRE PARLATO DI LEGGENDE E STORIE DELL’ALTO ADIGE… E’ COSI’ ANCHE QUESTA VOLTA?
“Sì, ma questa volta le tematiche sono un poco più cupe e macabre, vanno di pari passo con la musica che, appunto, è divenuta più violenta. Ho letto molti libri su queste leggende e per certi testi, invece che riportare fedelmente ciò che avevo letto, ho scritto delle storie mie ispirate a queste vicende”.
COME STA VENENDO ACCOLTO IL DISCO? HAI GIA’ LETTO QUALCHE RECENSIONE?
“Per ora abbiamo ricevuto solo critiche positive, anche da ragazzi che prima non ci conoscevano. Siamo molto contenti di ciò, la label sta facendo una buona promozione e il disco sta arrivando in luoghi in cui il nome Graveworm è ancora poco conosciuto… si tratta di un grosso passo in avanti per noi”.
CHE MI DICI DELLA VOSTRA COVER DI “LOSING MY RELIGION” DEI R.E.M.?
“(Ride, nda) Pensiamo di essere riusciti a far diventare quel pezzo una canzone dei Graveworm! Non ha senso fare una cover e riproporla fedele all’originale, quest’ultima risulterà sempre la migliore! E’ un pezzo che ci piace molto e abbiamo voluto farlo suonare come il resto del nostro repertorio. Per ora sembra che stia piacendo a tutti…”.
A DICEMBRE PARTECIPERETE ALL’X-MASS FESTIVAL, UN TOUR SENZA DUBBIO MOLTO PRESTIGIOSO. CHE NE PENSI?
“Secondo me la cosa più importante riguardo questo festival è che finalmente suoneremo a Milano. Noi siamo un gruppo italiano ma non abbiamo mai suonato al di fuori dell’Alto Adige, è una cosa veramente strana! I gruppi con cui suoneremo mi piacciono più o meno tutti: gli Amon Amarth li conosciamo già da tempo e i Deicide sono uno dei gruppi con cui sono cresciuto… speriamo che fili tutto liscio in queste due settimane!”.
VOI COMUNQUE NON SIETE NUOVI A TOUR EUROPEI, IN PASSATO NE AVETE FATTI UN BEL PO’. CHE RICORDI HAI DI QUELLE ESPERIENZE?
“Il primo tour credo che sia indimenticabile per ogni band. Quando vedi arrivare un grosso pullman pieno di letti e materiale vario davanti alla porta di casa tua ti viene un tuffo al cuore! Andare via col pullman, suonare ogni sera, conoscere band e fan di tutta Europa è qualcosa di stupendo. Ci siamo trovati sempre bene con le altre band del bill nel corso dei vari tour: Vintersorg, gli Haggard o i Suidakra sono tutti ragazzi simpatici con cui abbiamo condiviso bellissimi momenti”.
FRA POCO POI VI VEDREMO SUL PALCO DI DIVERSI FESTIVAL EUROPEI…
“Sì, suoneremo al Wacken e al Summer Breeze più ad una serie di festival minori in Austria e Germania. Sono occasioni importanti per un gruppo come il nostro, riesci a raggiungere un sacco di gente”.
HO SEMPRE TROVATO IL VOSTRO NOME POCO ADATTO A RAPPRESENTARE IL VOSTRO GENERE DI MUSICA… TU CHE NE PENSI?
“Sì, è vero, il nome Graveworm infatti è più adatto ad un gruppo death metal e noi lo abbiamo scelto proprio quando suonavamo questo tipo di musica. Poi siamo riusciti a trovare il nostro stile ma all’epoca avevamo già un discreto seguito e non ce la siamo sentita di cambiare moniker e buttare al vento tutto quello che avevamo costruito sino a lì”.
MOLTO SPESSO SIETE STATI ACCUMUNATI A DIMMU BORGIR E CRADLE OF FILTH: VI HANNO MAI INFASTIDITO QUESTI PARAGONI?
“No, quasi per nulla, anche perché stiamo parlando di due delle band più valide che ci siano nel nostro genere. Sono band che rispettiamo molto, hanno creato qualcosa di nuovo e hanno sempre ostentato una grande professionalità. Noi non ci sentiamo così fortemente debitori nei loro confronti come molti dicono però non ci sentiamo certo di dire di essere una band originale. Noi non inventiamo nulla, questo è chiaro, però pensiamo di essere riusciti a creare dei dischi che nel nostro genere sono più che validi. Non abbiamo troppe pretese, suoniamo perché questo ci diverte e basta”.
OK STEFAN, DA PARTE MIA QUESTO E’ TUTTO…
“Ok, allora ringrazio te per l’intervista e tutti i ragazzi di Metalitalia per il lavoro che stanno facendo. Ci vediamo a Milano a dicembre, spero che accorra molta gente, in passato sono andato spesso a Milano per vedere concerti e mi sono trovato sempre molto bene. A presto!”.