All’inizio, i Graveyard sembravano una delle tante band che affollano la crescente scena retrò hard rock, un movimento particolarmente florido in Svezia, paese dal quale il quartetto proviene. Ascoltando però il loro debutto del 2007 (pubblicato in America dalla Tee Pee e in Europa dalla Transubstans), è parso chiaro fin da subito che i Graveyard non erano destinati al ruolo di gregari. Chi ha avuto la fortuna di ammirarli dal vivo, magari in occasione di festival come il Roadburn olandese, sa poi che il livello delle performance della band è davvero sopra la media. Al momento della pubblicazione del loro secondo disco, intitolato “Hisingen Blues” e pubblicato a marzo di quest’anno, importanti novità ne hanno accompagnato l’uscita. In Svezia è stato pubblicato da una major come la Universal, tramite la sussidiaria Strand, mentre per il resto del mondo la band ha siglato un accordo con la Nuclear Blast. Con due etichette del genere pronte ad investire nel gruppo, c’erano buone speranze di raggiungere grandi risultati ed il disco si è piazzato addirittura al numero uno della classifica generale in Svezia. Dalla pubblicazione del disco, la band ha girato di nuovo in tour l’Europa, compresi i festival estivi, ed è stata protagonista di supporti importanti, innanzitutto quello agli Iron Maiden a Göteborg e il recente tour tedesco con i Motörhead. Con un nuovo tour americano alle porte (il quarto), lo status dei Graveyard sembra quindi crescere in maniera costante, e chissà che in patria, nazione da sempre ricettiva al rock, non riescano a ritagliarsi una posizione come quella che fu degli Hellacopters, ossia di una band “vera”, venuta dall’underground, ma capace di farsi valere anche in un contesto mainstream.
“HISINGEN BLUES” E’ STATO UNO DEGLI ALBUM PIU’ BELLI DEL 2011 IN AMBITO RETRO’ ROCK. PENSATE CHE CI SIA STATO UN ELEMENTO IN PARTICOLARE CHE LO ABBIA INFLUENZATO?
Rikard Hedlund (basso): “L’album è stato registrato nell’autunno del 2009, dopo aver terminato un tour americano con i CKY. Ci abbiamo messo tutto l’inverno per registrarlo e lo abbiamo mixato nella primavera seguente. Come nel precedente album, abbiamo lavorato con Don Ahlsterberg (The Soundtrack of Our Lives, International Noise Conspiracy, José Gonzales, ndR). É stato un piacere lavorare nuovamente con lui, abbiamo utilizzato solo strumentazione analogica, proprio come volevamo”.
Axel Sjöberg (batteria): “In verità, non c’è un’influenza specifica su quest’album rispetto al primo. Dopo aver passato così tanto tempo in tour, speriamo di essere migliorati tecnicamente. Forse è un po’ più blues, ma ascoltiamo le stesse band che abbiamo sempre ascoltato, e non sarei in grado di elencare influenze particolari.”
QUANDO SI E’ FORMATA LA BAND? SE NON SBAGLIO ALCUNI DI VOI SUONAVANO IN UN GRUPPO CHIAMATO NORRSKEN, DA CUI SONO NATI ANCHE GLI WITCHCRAFT.
Rikard: “Ci siamo formati nell’autunno del 2005. Sì, io e Joakim, il cantate/chitarrista, veniamo da Örebro, dove suonavamo con Krisstofer Sjödal (oggi nei Dead Man) e Magnus Pelander (leader degli Witchcraft) in una band di nome Norrsken. Successivamente ci siamo trasferiti a Göteborg e per un po’ abbiamo jammato in un gruppo chiamato Albatross, ma ci sciogliemmo e così decidemmo di formare un altro gruppo con Axel alla batteria e Truls Mörck alla chitarra, che ha suonato sul primo disco, successivamente sostituito da Svala, come noi chiamiamo Jonatan Ramm, che completa la nostra attuale line-up”.
Axel: “Prima di noi Jonatan aveva un gruppo di nome Solarius. Erano in gamba, suonavano molto a Göteborg, ed è così che lo abbiamo conosciuto. Suonava già uno stile vicino al nostro, ma non così blues, più boogie, alla Humble Pie”.
PENSATE CHE CI SIA UNA SORTA DI COMPETIZIONE, MAGARI AMICHEVOLE, CON GLI WITCHCRAFT? SEMBRATE AVERE MOLTI PUNTI IN COMUNE…
Axel: “Sì e no. Siamo molto amici. John, il loro chitarrista, vive a Göteborg ora. Ci siamo divertiti molto in tour con loro, abbiamo suonato insieme molte volte, ma credo che siamo un po’ diversi. Loro sono più doom e a tratti folk. Forse non saremmo arrivati dove siamo se non fosse stato per loro…”
Rikard: “… ci hanno aperto alcune porte…”
Axel: “Esattamente, ci hanno aperto delle porte in un certo senso e glielo riconosciamo, oltre al fatto che sono un’ottima band, ma non è mai stato il caso di questioni come per esempio: ‘Dobbiamo suonare in quel posto come loro’ o cose del genere. Mi piacciono gli Witchcraft, credo siano ragazzi in gamba, tornerei in tour con loro volentieri, quindi direi che l’amicizia prevale decisamente sulla competizione”.
LE COSE SI STANNO MUOVENDO MOLTO VELOCEMENTE PER I GRAVEYARD. AVETE GIRATO L’AMERICA IN TOUR GIA’ TRE VOLTE SOLO CON IL VOSTRO DISCO D’ESORDIO.
Axel: “Abbiamo avuto molta fortuna quando la Tee Pee ha pubblicato l’album di debutto in nord America, ci hanno aiutato molto e in America sembrano apprezzarci, specialmente i nostri live shows”.
Rikard: “Tornando agli Witchcraft, voglio aggiungere che ci siamo dovuti sorbire anche un po’ di merda per via delle somiglianze con loro, per esempio a volte qualcuno sostiene che li copiamo, ma non ci importa, facciamo solo quello che ci pare”.
PARLANDO DI BAND SVEDESI, C’E’ QUALCHE NUOVA BAND CHE VOLETE CONSIGLIARCI?
Rikard: “Horisont. Bombus…”
Axel: “Sì, gli Horisont, poi anche Dead Man e Den Stora Villan, sono ottimi. Io e John degli Witchcraft abbiamo formato una nuova band dal suono più tendente al garage rock, ci chiamiamo Spiders. Probabilmente dovranno proseguire senza di me quando andrò in tour con i Graveyard (cosa effettivamente avvenuta. La band ha pubblicato un 10” e alcuni 7”, tra cui l’ultimo ‘Fraction’, dal suon vicino a quello degli Hellacopters). Ci terrei a raccomandare anche i Bombus. Il loro ultimo album risale maggio del 2010, che non è retrò rock, se vogliamo usare questo termine, quanto qualcosa di simile agli High On Fire…”.
COME ACCENNATO, AVETE GIA’ GIRATO GLI STATI UNITI TRE VOLTE, E IL PROSSIMO TOUR AMERICANO E’ ALLE PORTE. COME DESCRIVERESTE L’ESPERIENZA DAL PUNTO DI VISTA DI UNA BAND EUROPEA?
Rikard: “Gli unici nella band ad essere stati negli Stati Uniti prima che ci andassimo in tour erano Svala e Joakim. La nostra prima esibizione è stato al SXSW festival a Austin, in Texas, per quattro show consecutivi. Il primo era in un bar (il festival si svolge in varie location sparse per tutta la città) e la gente è impazzita. Da allora sembrano apprezzarci da quelle parti”.
Axel: “Negli USA la gente apprezza molto il classic rock, se così vogliamo chiamarlo. Sono una generazione avanti da quel punto di vista. La generazione dei nostri genitori ascoltava molto più rock in America che in Europa. Se accendi la radio negli States le stazioni radio hanno molti classici del rock in programmazione. Forse possiamo dire che il pubblico è più numeroso in America, com’è ovvio che sia, così come lo era la scena hippie, per esempio”.
PENSATE CHE I GRAVEYARD APPARTENGANO AD UNA SORTA DI SCENA INTERNAZIONALE INSIEME ALLE ALTRE BAND SVEDESI, BAND INGLESI COME I GENTLEMANS PISTOLS E AMERICANE COME DZJENGHIS KHAN E DANAVA?
Axel: “Abbiamo avuto occasione di divedere il palco con tutte quelle band in occasione del Roadburn festival in Olanda.(nel 2008, nda)…”
Rikard: “Se vai a Roadburn, ti accorgi di tutte le somiglianze tra questi gruppi. Credo che ormai si tratti di un grosso movimento in tutto il mondo. La gente incomincia a riscoprire questa musica.
Axel: “Ci sono certamente delle similitudini tra di noi. Per quanto riguarda i Gentlemans Pistols, per esempio, direi che se noi abbiamo un piede nel presente e uno nel passato, loro hanno un piede nel passato e uno chissà dove… All’inizio puoi avere trascorsi simili, ma che ad un certo punto iniziano ad andare in direzioni diverse, non solo con loro, ma con molte altre band”.
C’E’ QUALCOSA CHE VALE LA PENA MENZIONARE RIGUARDO AI TESTI DEI VOSTRI BRANI?
Rikard: “Tutti noi cerchiamo di contribuire ai testi, quindi è difficile spiegarli, essendo opera di quattro persone diverse…”.
Axel: “Sono testi di quattro persone differenti, quindi con soggetti e angolazioni molto diverse da canzone a canzone…”.
PENSATE CHE POSSA ESSERCI UN ELEMENTO SVEDESE NEI TESTI?
Axel: “Certamente il modo in cui vivi e il posto in cui cresci ti influenzano, ma direi che c’è un elemento svedese più presente nella musica piuttosto che nei testi, che in questo senso sono generali, non sono influenzati in particolar modo da un luogo, invece nella musica c’è una traccia maggiore del folk svedese di quanto non se ne possa trovare nei testi”.
C’E’ UN BEL PEZZO STRUMENTALE NEL NUOVO ALBUM, DIVERSO DAL RESTO DEL DISCO, INTOLATO “LONGING”. A MOLTI RICORDA ENNIO MORRICONE…
Rikard: “Alcune parti di quella canzone sono nate in sala prove, poi quando siamo andati in studio avevamo bisogno di una canzone in più e abbiamo deciso che sarebbe stato un pezzo strumentale. E’ stato il nostro produttore a pensare alla parte fischiettata, che si adatta molto bene alla direzione che la canzone stava prendendo. Per quanto possa ricordare alcune cose di Enrico Morricone, non ci siamo ispirati a lui. Ci sembrava un bell’intermezzo all’interno del disco, una canzone più soft per i momenti di intimità (ride, ndR)…”.
L’ARTWORK DEL DISCO, CON QUELL’AMBIENTAZIONE MISTERIOSA DI UNA GIUNGLA PALUDOSA E QUEL SENSO STRISCIANTE DI INQUIETUDINE. E’ DAVVERO RIUSCITO…
Rikard: “E’ opera di Ulf Lundén, che suona nei Bombus. E’ un artista che si occupa di animazioni col computer. Posso dirti che è l’unica cosa non analogica del’album!”.
E’ NOTEVOLE CHE SIETE PASSATI AD UNA MAJOR COME LA UNIVERSAL IN SVEZIA. PENSI CHE DEBBANO IN QUALCHE MODO RIEMPIRE IL VUOTO IN AMBITO ROCK LASCIATO DAGLI HELLACOPTERS? E COME SIETE FINITI SU UN’ETICHETTA METAL COME LA NUCLEAR BLAST PER IL RESTO DEL MONDO? COSA PENSI CHE POSSANO FARE PER I GRAVEYARD?
Rikard: “Fin da quando abbiamo cominciato, siamo sempre stati a metà tra l’audience metal e quella più indie, ma oggi penso che entrambe ci apprezzano ed è una buona cosa. La Universal è senz’altro mainstream, anche se noi siamo per una sotto-etichetta (la Strand, ndR), quindi ricevono la spinta dalla Universal, senza esserlo. Per quanto riguarda la Nuclear Blast invece, sembrano aver ampliato il proprio roster, per esempio hanno i Black Keys per il territorio Europeo (cosa che a noi francamente non risulta, ndR), quindi hanno cominciato a ricercare maggiormente tipi di musica diversi e aprirsi un po’. Non ne conosco esattamente il motivo, ma immagino abbia a che fare col downloading e col calo delle vendite. Comunque, sia la Universal che la Nuclear Blast ci hanno riservato un trattamento molto migliore della nostra precedente etichetta, la promozione è stata semplicemente stupefacente”.
CON GROSSE ETICHETTE CHE METTONO SOTTO CONTRATTO GRUPPI COME I GRAVEYARD E BAND COME I BLACK MOUNTAIN CHE RISCUOTONO SEMPRE PIU’ CONSENSI, CI TROVIAMO DI FRONTE AD UNA NUOVA ONDATA HARD/PSYCH/RETRO’. SEMBRA UN BUON MOMENTO PER LE BAND CHE GUARDANO AL PASSATO PER TRARRE ISPIRAZIONE, COME PER ESEMPIO WOLFMOTHER, BLACK ANGELS, ECC…
Rikard: “Sai, ascolto questo genere di musica da quasi vent’anni, non voglio certo cambiare e suonare la robaccia che va oggi. Evidentemente, è giunto il momento che la gente riscopra la vecchia musica, magari quella che ascoltavano i loro padri e le loro madri. Credo che sia una questione di cicli. Durante gli anni ’70 e ’80 non era molto popolare ascoltare i vecchi dinosauri. C’è voluto qualche anno perché quella musica tornasse. Se guardi oggi, vent’anni dopo la musica degli anni ’80, il pop di quei tempi sta tornando ad essere popolare. Per togliere quella robaccia di mezzo, ci vuole del classic rock”.