GREY SKIES FALLEN – La spirale dei sogni

Pubblicato il 15/04/2024 da

Ventotto anni di carriera e venticinque dalla pubblicazione dell’esordio “The Fate Of Angels”: traguardo importante per i Grey Skies Fallen, che festeggiano con una nuova uscita, “Molded By Broken Hands”, la prima per un’etichetta importante come Profound Lore Records.
La band newyorkese è da sempre dedita ad doom/death metal melodico con qualche spunto progressive, debitore dei classici del genere ma suonato con eleganza ed ispirazione, e anche il nuovo album si muove in questa direzione, non tradendo le attese: per l’occasione la formazione torna a compattarsi, con il rientro dello storico chitarrista Joe D’angelo ed il risultato è un disco solido e che sta ottenendo ovunque ottimi riscontri.

Ripercorriamo questo lungo percorso e parliamo del nuovo album con il cantante Rick Habeeb.

BENVENUTO SU METALITALIA.COM E CONGRATULAZIONI PER IL NUOVO ALBUM.
IL VOSTRO PRIMO DISCO “THE FATE OF ANGELS” HA GIA’ COMPIUTO VENTICINQUE ANNI. COME VEDI LA VOSTRA CARRIERA IN RETROSPETTIVA? QUALI SONO I VOSTRI RICORDI MIGLIORI E PEGGIORI? HAI QUALCHE RIMPIANTO? QUALCHE STORIA CURIOSA DA RACCONTARCI?
– A volte è dura pensare che siano già trascorsi venticinque anni.
Ho un ricordo molto vivido di quei giorni, quando stavamo lavorando a quell’album, che pubblicammo il giorno del primo March Metal Meltdown ad Asbury Park, nel New Jersey, nel 1999. Quello fu il nostro primo concerto con Sal alla batteria, probabilmente il quarto o quinto in assoluto, davanti ad un migliaio di spettatori. Ricordo che, alla fine dello show, fui avvicinato da un tizio che si chiamava Peter, il quale mi disse che aveva gradito lo spettacolo e che gli sarebbe piaciuto lavorare con noi in sala di registrazione. Non so perchè non ci siamo scambiati i contatti ma, un paio di ore più tardi, Peter era sul palco a suonare. Si trattava di Peter Tägtgren, cantante e chitarrista degli Hypocrisy. Che occasione abbiamo perso!
Un’altra storia da raccontare riguarda quando prestammo i nostri amplificatori a Katatonia ed Opeth per i loro primi concerti negli Stati Uniti. Incontrare questi musicisti quando ancora erano in una fase di crescita è stata una fortuna. Infatti, Mike degli Opeth l’anno seguente ci ha invitato sul loro tour bus durante un festival nel New Jersey per passare un po’ di tempo insieme. E’ stato divertente.
Quindi sì, in passato suonavamo ad alcuni grandi festival e c’è un certo rammarico per non essere riusciti a mantenere quella strada per un qualsiasi motivo. È positivo però che siamo persistenti e che abbiamo resistito nel tempo. Penso che forse avremo una seconda possibilità.

JOE D’ANGELO FA FINALMENTE PARTE ANCORA DELLA VOSTRA FORMAZIONE. QUANDO E’ TORNATO? QUANTO E’ IMPORTANTE RIAVERE IN SQUADRA UNO DEI FONDATORI? IL SUO CONTRIBUTO DOVREBBE ESSERE IMPORTANTE SIA DAL PUNTO DI VISTA MUSICALE SIA DA QUELLO UMANO…
– Conosco Joe da quando avevamo quindici o sedici anni. Abbiamo iniziato a suonare insieme subito dopo, quindi più o meno a fine 1992 o giù di lì. La band è nata un paio di anni più tardi, con il nostro vecchio bassista Chris. Nel tempo io e Joe abbiamo avuto degli alti e bassi, ma penso che in un certo senso abbiamo vissuto come fratelli, per quanto banale possa suonare questa affermazione. Personalmente non ho un fratello, da fuori ho sempre visto i fratelli litigare ma, alla fine della giornata, c’è sempre quel legame che li lega e le cose si sistemano da sole.
Tra noi è lo stesso: Joe è tornato fin dal periodo di pandemia, questa volta penso nel modo giusto. Inoltre, egli scrive riff mostruosi, per questo il suo contributo è così sentito. E’ magnifico scambiarci idee e poter lavorare insieme al concepimento di un obiettivo.

COME AVETE LAVORATO PER “MOLDED BY BROKEN HANDS”? QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE CON “COLD DEAD LANDS”? E LE PRIME REAZIONI DOP L’USCITA DELL’ALBUM?
– E’ la prima volta che abbiamo registrato con Colin Marston. In passato ci siamo sempre appoggiati a Keith Moore, fin dal 2005 con “Two Way Mirror.” Lavorare con Colin è magnifico. Faccio parte anche di un’altra band che si chiama Reeking Aura, e con loro avevamo registrato con Colin già un paio di volte, per questo per me e per il nostro bassista Tom (anch’egli nei Reeking Aura) il livello di comfort è stato massimo, la registrazione è andata via liscia.
Il nostro batterista Sal di tanto in tanto tende ad essere stravagante e a mettere un po’ di disordine. Su questo dobbiamo lavorare.
La differenza tra “Molded By Broken Hands” e “Cold Dead Lands” è il ritorno di Joe. Prima eravamo un terzetto, ed io suonavo tutte le parti di chitarra. Era anche il nostro primo album senza tastiere. Perciò per noi quel disco era qualcosa di diverso, una sorta di nuova direzione, che abbiamo proseguito con il nuovo album, almeno è ciò che sento.
Fino ad ora le reazioni sono state entusiaste! Buone recensioni, commenti positivi da parte degli ascoltatori, ecc. Ciò che chiedo è sempre di avere riscontri onesti, in modo che il pubblico sappia cosa c’è in serbo per loro. Finora non ci possiamo lamentare!

ANCHE PER QUESTO DISCO AVETE LAVORATO CON DAN SWANÖ. COME VI TROVATE CON LUI?
– E’ la terza volta che lavoriamo con Dan. Ha missato e masterizzato “Cold Dead Lands,” e poi rimissato il nostro secondo album “Tomorrow’s In Doubt.” Ho sempre voluto lavorare con Dan. I nostri scambi di email risalgono al 1998 o 1999 e già allora la mia richiesta era: “Per favore lavora con noi!“. Ci sono voluti vent’anni per convincerlo, ma al momento non vedo nessun altro a missare i nostri dischi. Lui è l’uomo giusto. Lo sappiamo tutti.

SI TRATTA ANCHE DEL VOSTRO PRIMO ALBUM PER PROFOUND LORE. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON QUESTA ETICHETTA? SIETE SODDISFATTI DEL LORO LAVORO?
– In precedenza ho menzionato i Reeking Aura, l’altra mia band. Con loro abbiamo un contratto che ci lega a Profound Lore, così è stato semplice presentare all’etichetta il nuovo materiale dei Grey Skies Fallen sperando che piacesse. Per fortuna nostra, è successo. Profound Lore era la nostra prima scelta, e siamo entusiasti di essere una piccola parte del loro meraviglioso catalogo. Sono stato un fan dell’etichetta per anni e, come per la faccenda con Swanö, è bello poter finalmente lavorare con loro dopo tutto questo tempo.

NON AVETE PIU’ UN TASTIERISTA IN FORMAZIONE. E’ UNA SITUAZIONE MOMENTANEA O RIMARRETE SEMPRE COSI’? CHE DIFFERENZA FA NEL NOSTRO SUONO NON AVERE LE TASTIERE?
– Penso che potremmo avere delle tastiere qua e là nei nostri pezzi, come abbiamo fatto nell’ultimo album. Abbiamo ospitato Colin Marston che le ha suonate in un paio di pezzi. Anche io e Joe le sappiamo suonare, quindi, se veramente vorremo avere le tastiere in qualche brano o in qualche sezione, non ci saranno problemi. Ma non so se avremo ancora un tastierista a tempo pieno.
Penso che, senza tastiere, la band sia più focalizzata sulle chitarre. Magari abbiamo un suono più chiuso, perchè le tastiere a volte si prestano a portare soluzioni più atmosferiche, ma facendone senza è più facile essere concentrati sulle chitarre.

NELLA VOSTRA MUSICA E’ FACILE RICONOSCERE L’INFLUENZA DI GRUPPI COME PARADISE LOST, ANATHEMA, MY DYING BRIDE, MA SI SENTE ANCHE UNA DECISA COMPONENTE DI DOOM TRADIZIONALE, BAND COME CANDLEMASS. E’ UN’IMPRESSIONE CORRETTA?
– Sì, sono un fan dei Black Sabbath da quando ero ragazzino. Anche dei Candlemass, e dei Solitude Aeternus, che penso mi abbiano influenzato a livello vocale. Inoltre, i Cathedral: per me, e anche per Joe, “The Ethereal Mirror” è un grande album. Anche “Forest Of Equilibrium”. Sono un grande appassionato di questo tipo di doom oltre che del suono Peaceville. Anche se i Cathedral talvolta virano verso lo stoner non sono un grande fan di questo genere, e rabbrividisco quando vedo chiamare doom il ‘weed metal’.

DI COSA PARLANO I PEZZI DELL’ALBUM? C’E’ UN ARGOMENTO COMUNE?
– Nessun tema o soggetto comune. Ogni pezzo fa a sé. Succedono talmente tante cose assurde al mondo, soprattutto negli Stati Uniti, che è facile sedersi e scegliere quale argomento trattare nei nostri pezzi. Alcuni sono: sparatorie, aiutare qualcuno in difficoltà, fare progressi nella vita e lasciare che il passato non ti intralci. Cose di questa natura.

COSA MI DICI DELLA COPERTINA DISEGNATA DA TRAVIS SMITH?
– Amo lavorare con Travis. E’ così semplice. Per l’album precedente ho abbozzato un’idea, come se fossi un bambino di quattro anni che fa un disegno. Travis l’ha trasformata in una copertina incredibile. Questa volta, invece, abbiamo discusso del significato di alcuni pezzi, soprattutto la title-track. Abbiamo tirato fuori qualche idea e, prima che me ne rendessi conto, c’era una copertina stupenda. E’ un’altra persona con la quale lavoreremo per l’eternità.

LA VOSTRA MUSICA HA LE SUE RADICI NEGLI ANNI ‘90. PENSI CHE CI SARA’ SEMPRE UN PUBBLICO CHE SEGUE QUESTE SONORITA’?
– Mi è appena passato sotto mano il volantino del Maryland Deathfest 2024. E’ impressionante, e un giorno vorrei suonare a quel festival: tra l’altro, la prima cosa che ho notato è che i My Dying Bride sono la seconda band menzionata in quel flyer. Ovviamente sono una grossa influenza per noi, perciò è bello sapere che quel tipo di metal gode di così grande considerazione in un festival così prestigioso.
Penso che tuttora, se gli Anathema annunciassero una reunion e suonassero nel loro classico stile doom/death metal, in questa incarnazione sarebbero gli headliner di ogni festival. Quindi sì, penso che il suono Peaceville dei primi anni ’90 abbia superato la prova del tempo.

VOI VIVETE A NEW YORK. LA VOSTRA CITTA’ E’ UN’INFLUENZA SULLA VOSTRA MUSICA? COM’E’ LA SCENA AL MOMENTO?
– Io sono cresciuto proprio a Staten Island, dove la band ha avuto inizio. E’ uno dei cinque distretti di New York ma è visto come ‘il figliastro coi capelli rossi‘ (un po’ la ‘pecora nera’ della famiglia, ndr) della città. Non ho mai utilizzato l’isola o la città in generale come un’influenza per la scrittura. Fa freddo per gran parte dell’anno e sembra che diamo il meglio di noi scrivendo in inverno, quindi forse il tempo ci influenza!
La città ha una scena forte, piena di vibrazioni.
Il fulcro è ovviamente il Saint Vitus Bar di Brooklyn, che attualmente sta attraversando alcuni problemi e che speriamo vivamente si risolvano rapidamente. Per me quel posto è il moderno L’amour. Ad ogni modo, ci sono molte band che spaccano a New York/Long Island in questo momento.

COSA STAI ASCOLTANDO IN QUESTO PERIODO?
– “In But Not Of” degli Afterbirth, “Horned Lord Of The Thorned Castle” dei Moonlight Sorcery, “Distorsions” dei Godthrymm, “Third” dei Soft Machine. Ma anche Iotunn, Havukruunu, Thaetas, Camel, Nightingale, Tomb Mold.

HAI UN’IDEA DI QUELLO CHE POTREBBE ESSERE IL PROSSIMO VOSTRO PASSO? AVETE IN PROGRAMMA UN TOUR PER PROMUOVERE L’ALBUM? AVETE INTENZIONE DI CELEBRARE IL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO DI “THE FATE OF ANGELS” IN QUALCHE MODO?
– Al momento non abbiamo nulla in programma in quanto a spettacoli dal vivo, ma ci sono trattative in corso. Dobbiamo comportarci in maniera intelligente riguardo agli spettacoli che suoniamo. Non penso che siamo il tipo di band che può andare in tour per un mese di fila, quindi dobbiamo scegliere i posti giusti. Ad esempio, concerti nel fine settimana e tour regionali, insieme alla speranza di tornare nella scena dei festival.
Per quanto riguarda il venticinquesimo anniversario del debutto, abbiamo qualcosa in programma. Quest’estate andremo in studio con Keith Moore per registrare nuovamente “The Purest Form” e “Athena”, due canzoni di quell’album: il piano è di pubblicare quelle tracce in digitale e forse, se c’è qualche interesse, potremmo fare un 7” speciale, ma vediamo come le persone reagiranno alle tracce ri-registrate.
Personalmente non vedo l’ora di registrare quelle canzoni nel modo in cui le suoniamo dal vivo in questi giorni. Sono leggermente diverse dagli originali, ma non molto. Sono sicuro che saranno una bomba.
Oltre a ciò, stiamo già scrivendo il seguito di “Molded By Broken Hands”. Il mio obiettivo personale è essere pronto a registrare entro la fine dell’anno, quindi vedremo come andr

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