Sulfurei ma anche dinamici e concreti. Così potremmo definire i “nuovi” Grime, passati dal torvo e viscido sludge-doom di “Deteriorate” ad un più vivace e accattivante ibrido sludge/death metal con l’ultimo, notevole, “Circle Of Molesters”. Non sono moltissime le band di questo filone a denotare una tale inventiva, soprattutto ora che le sonorità di partenza sono particolarmente popolari ed è facile riscuotere consensi facendo il minimo indispensabile. I ragazzi friulani hanno provato a mescolare le carte e hanno fatto centro, confezionando un album che li presenta più maturi senza snaturare del tutto la loro identità e rinnegare le origini. Essendo poi i Grime da sempre assai attivi sul fronte concertistico, siamo certi che a questo nuovo opus discografico seguiranno sia un interesse maggiore nei loro confronti, sia un’ulteriore maturazione nel songwriting. La speranza è insomma quella di vedere crescere ulteriormente questa formazione tanto operosa quanto talentuosa: il supporto della neonata etichetta Argento Records non manca e la voglia di fare che anima il gruppo stesso non è mai stata così tangibile. Ne parliamo con il cantante/chitarrista Marco!
BENVENUTI SU METALITALIA.COM. PER INIZIARE, DATO CHE SI TRATTA DELLA VOSTRA PRIMA INTERVISTA SULLE NOSTRE PAGINE, VI ANDREBBE DI PRESENTARE BREVEMENTE IL GRUPPO E DI RIASSUMERE LA VOSTRA STORIA?
“Certamente! Siamo nati come four-piece a Trieste sul finire del 2009. Da anni si pensava di mettere assieme un gruppo del genere, ma eravamo tutti presi da altre band. Quando via via ognuno di noi ha abbandonato i vecchi progetti abbiamo deciso finalmente di provare a scrivere qualche pezzo assieme. Il feeling l’abbiamo trovato fin da subito ed il nostro obiettivo iniziale è stato di scrivere musica sporca, grezza, viscerale, semplice nella sua struttura, ma difficile da digerire, come un pugno nello stomaco visto in slow-motion. Per riuscire in questo intento abbiamo dovuto fare anche un lavoro su di noi, perché venivamo tutti da generi musicali diversi, anche se coltivavamo già da tempo un amore per questo tipo di musica. Con il secondo album ‘Deteriorate’ abbiamo focalizzato meglio il sound ed il riffing, avvicinandoci al nucleo di ciò che veramente volevamo fare, creare dei pezzi pesanti e oppressivi, mantenendo un suono scuro e riducendo a zero tutte le sovrastrutture. Con ‘Deteriorate’ abbiamo trovato il nostro vero ‘punto zero’, dal quale abbiamo cominciato piano piano ad evolvere, restando per più di un anno solo in tre (Marco, Paolo e Christian), facendo un tour europeo con i Cough che ci ha portato a suonare all’Heavy Days in Doomtown. Iniziando a scrivere i pezzi nuovi sentivamo di volere aggiungere maggiori dinamiche di batteria e anche qualche arrangiamento in pù di chitarra, quindi abbiamo chiamato a suonare con noi il nostro vecchio amico Ans, che ha portato un ulteriore contributo in termini di idee e così siamo arrivati a ‘Circle Of Molesters’, disco che abbiamo scritto non appena tornati da un tour europeo con i 16 che ci ha visti suonare anche al Roadburn e al Desertfest di Londra”.
PARLIAMO DEL VOSTRO NUOVO ALBUM. COME DESCRIVERESTE “CIRCLE OF MOLESTERS” A CHI ANCORA NON VI CONOSCE O A COLORO CHE SONO RIMASTI AL VOSTRO PRIMO LAVORO?
“Con ‘Circle Of Molesters’ abbiamo dato una certa svolta alla nostra proposta. Pur non snaturando il nostro suono abbiamo aggiunto ‘nuovi’ elementi. Innanzitutto c’è un diverso approccio alla batteria, dato che abbiamo deciso di introdurre la doppia cassa, per aggiungere dinamica e cattiveria e una scrittura dei riff un po’ più curata ed articolata, dovuta anche al fatto di essere tornati ad una formazione a quattro. Abbiamo mantenuto i nostri suoni sporchi e i pezzi sono oppressivi, ma le chitarre sono più taglienti ed abbiamo inserito alcune influenze a noi molto care, infatti ascoltando attentamente il disco si possono percepire anche elementi punk/metal/death”.
PERSONALMENTE HO APPUNTO NOTATO UN INDURIMENTO NELLA PROPOSTA, CON ANCHE ALCUNI ACCENNI AD UN GENERE COME IL DEATH METAL. QUESTA EVOLUZIONE DA UNA BASE PRETTAMENTE SLUDGE È AVVENUTA IN MODO SPONTANEO O AVETE DELIBERATAMENTE SCELTO DI ACCELERARE UN PO’?
“Nessuna forzatura, anzi è stata un’evoluzione naturale: la scrittura dei brani è stata abbastanza sciolta e spontanea. Il death, soprattutto quello della prima ondata, è un genere che ci portiamo dietro tutti e quattro fin da bambini, dunque introdurre dei riff e un drumming che richiamassero questo stile è stato assolutamente naturale ed un puro divertimento. Ci è sempre sembrato che sludge e death metal avessero molti elementi in comune (difatti nei primi anni le due scene erano abbastanza collegate) e abbiamo pensato che unire i due generi avrebbe innalzato il livello di violenza della nostra proposta”.
DI COSA PARLA “CIRCLE OF MOLESTERS”? LA COPERTINA È MOLTO PARTICOLARE. VI È UN CONCEPT ALLA BASE DI QUEST’ULTIMA E DEI TESTI?
“I testi ruotano principalmente attorno al concetto di iniziazione invers, di catarsi attraverso lo sprofondare nel marciume e nell’abiezione. Il tema centrale è il perdersi in tutto ciò che si può considerare negativo, orrendo e deviato per sublimarlo. Sostanzialmente uno stupro del sé, da cui il titolo che noi intendiamo come ‘Girone dei molestatori’. Proprio partendo da questo titolo abbiamo chiesto a Jason Barnett di elaborare un dipinto che fosse un girone dantesco di stupratori, dando sfogo a tutta la sua immaginazione e ne è uscito davvero un capolavoro, gli saremo sempre grati per questa copertina”.
VI VEDETE UN GIORNO AD ADOTTARE UN CANTATO IN ITALIANO, COME ALCUNE ALTRE REALTÀ DEL NOSTRO PAESE? O PENSATE CHE L’INGLESE SIA PIÙ FUNZIONALE AD UNA PROPOSTA COME LA VOSTRA?
“Fin da subito abbiamo usato l’inglese, dato che è la lingua più facile per proporti al maggior numero di persone possibile. Inoltre noi abbiamo sempre cercato riscontri lontano da casa (il primo concerto non è stato in Italia, abbiamo fatto 5 tour in Europa, avuto etichette inglesi, americane e adesso olandese) che fortunatamente sono arrivati anche con una certa rapidità e abbiamo avuto più riconoscimenti all’estero che in patria, quindi quella dell’inglese non è forse stata una scelta sbagliata. Comunque mai dire mai, forse qualche pezzo in italiano arriverà, troviamo che ci siano ottimi esempi di musica violenta con testi in italiano e amiamo diversi gruppi estremi del nostro paese (punk e metal) che hanno cantato nella nostra lingua. Semplicemente finora non è successo che da parte nostra nascesse spontaneamente un testo in italiano”.
TORNANDO INVECE AL VOSTRO MATERIALE, QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE SECONDO VOI NON DEVONO ASSOLUTAMENTE MANCARE IN UN BRANO DEI GRIME?
“Di sicuro pesantezza, senso di oppressione, rabbia e doppia cassa”.
CHE ASPETTATIVE AVETE NEI CONFRONTI DI “CIRCLE OF MOLESTERS”? QUANDO SI POTRA’ PARLARE DI “SUCCESSO” PER VOI?
“Non siamo interessati al successo, poi con la nostra proposta musicale è davvero molto dura. Le nostre aspettative erano soltanto creare qualcosa di accattivante, qualcosa che potesse parlare alla gente ed essere uno sfogo di malvagità catartica per l’ascoltatore ma sopratutto per noi! Già fare dei tour con band che stimiamo moltissimo e suonare ai festival che sognavamo di vedere lo riteniamo un buon successo per la nostra band, per noi l’importante è fare ciò che vogliamo e portare avanti il nostro circolo di odio”.
QUAL E’ IL COMPLIMENTO PIU’ BELLO E LA CRITICA PIU’ STUPIDA CHE AVETE RICEVUTO SINORA?
“Sentirsi dire che a qualcuno ricordiamo i Grief che si fondono con i Graves at Sea, per poi finire dentro agli Asphyx è più che un complimento. Critiche veramente stupide non ne ricordiamo, ce ne sono state alcune ma costruttive”.
“CIRCLE OF MOLESTERS” VERRÀ PUBBLICATO IN VINILE, UN FORMATO CHE ULTIMAMENTE È TORNATO PARECCHIO DI MODA. DEVO DIRE CHE PENSO CHE SI TRATTI DEL FORMATO MIGLIORE PER APPREZZARE UN SUONO COME IL VOSTRO. COSA PENSATE DI QUESTO FENOMENO? AVRESTE ACCETTATO DI PUBBLICARLO ANCHE SOLO IN DIGITALE SE L’ACCORDO CON ARGENTO RECORDS O CON QUALCHE ALTRA ETICHETTA NON SI FOSSE CONCRETIZZATO?
“Diciamo che sta tornando di moda, anche se per molti è sempre rimasto il formato preferito. Noi preferiamo il vinile a qualsiasi altro formato innanzitutto perché esalta l’artwork di un disco (che è un elemento al quale teniamo molto), è stampabile in varie versioni e consente tirature limitate. Inoltre per noi è proprio bello da tenere in mano, dà l’idea di un lavoro compiuto e pensato in ogni singolo passaggio, è la forma fisica principe di un album musicale. Pubblicare l’album solo in digitale non ci sarebbe interessato, avremmo comunque trovato un’etichetta”.
A PROPOSITO DI ARGENTO RECORDS, “CIRCLE…” È LA PRIMA USCITA PER QUESTA NEONATA ETICHETTA. COME SIETE ARRIVATI AD UN ACCORDO CON LORO? PENSATE CHE AVERE UNA LABEL ALLE SPALLE SIA ANCORA IMPORTANTE IN QUESTI TEMPI DI CROWDFUNDING, BANDCAMP E DIY ONLINE?
“Sì, è la loro prima uscita e siamo davvero fieri che lo sia. E’ inutile nascondere che conosciamo Mike e Clio da tanto tempo e siamo grandissimi amici. Noi avevamo appena ricevuto il master definitivo e stavamo cercando un’etichetta per pubblicarlo, nel frattempo stavamo facendo ascoltare il disco ad una ristretta cerchia di amici dei quali teniamo altamente in considerazione i giudizi. Fra questi amici, come sempre c’era ovviamente anche Mike, che ha un gran gusto musicale e sa essere oggettivo nei giudizi, non nascondendo una critica neanche per fare contento un amico, e si è detto subito entusiasta del disco. Sapevamo che voleva aprire un’etichetta assieme a Clio e pochi giorni dopo ci ha chiesto se ci sarebbe piaciuto essere la prima uscita. La proposta ci ha gasato subito e abbiamo accettato. Avere una label è ancora utilissimo, e bisogna essere grati a queste persone che hanno il coraggio di investire tempo e denaro su un’uscita discografica di questi tempi. Uscire su Argento Records è stato fondamentale, perché Mike e Clio sono riusciti a fare un lavoro di promozione e produzione straordinario, che noi da soli non saremmo sicuramente stati in grado di fare”.
QUALI PIANI AVETE PER IL PROSSIMO FUTURO? STATE GIA’ PENSANDO A DEL NUOVO MATERIALE? CI SARANNO DELLE SVOLTE DAL PUNTO DI VISTA STILISTICO? QUALI?
“Nel prossimo futuro partiremo per un tour europeo di quasi un mese di spalla ai Today Is The Day. Stiamo già scrivendo del nuovo materiale che rimarrà sempre cattivo e pesante, continueremo ad usare la doppia cassa alternata a momenti più dilatati, ormai il nostro marchio. Non ci saranno dei cambiamenti radicali, cercheremo di affinare la scrittura e di essere ancora più malvagi che in precedenza e l’idea sarebbe di realizzare uno o due split per l’anno prossimo”.
QUAL È, PER CONCLUDERE, L’ASPETTO MIGLIORE DEL FAR PARTE DEI GRIME?
“L’aspetto migliore è il fatto di suonare musica estrema e di sfogare tutte le proprie miserie con tre fra i tuoi migliori amici, dividere il palco con un sacco di grandi musicisti e conoscere gente fighissima in giro per il mondo”.