HAIL OF BULLETS – La terza offensiva

Pubblicato il 03/11/2013 da

Gli Hail Of Bullets sono ormai un vero rullo compressore. In pochi si sarebbero aspettati ben tre dischi di elevata caratura da quello che era nato come un semplice side-project, ma i death metaller olandesi hanno sorpreso tutti ad ogni appuntamento, mantenendo un ruolino di marcia invidiabile anche per realtà ben più giovani ed affamate e ridonando così dignità alla categoria delle cosiddette “all star band”. È con piacere che riaccogliamo quindi sulle nostre pagine il buon Ed Warby – batterista e principale compositore della formazione – per una nuova intervista. Questa volta siamo partiti dal nuovo “III: The Rommel Chronicles”, ma abbiamo avuto modo di toccare qualche altro argomento nel finale…

hail of bullets - band - 2013

“III” SEMBRA ESSERE STILISTICAMENTE PIÙ VICINO AL DEBUT ALBUM CHE AD “ON DIVINE WINDS”. ANCHE LA PRODUZIONE, PIÙ CRUDA E POTENTE, RIMANDA AL PRIMO LAVORO. SEI D’ACCORDO?
“Assolutamente. Siamo ancora immensamente orgogliosi di ‘On Divine Winds’, ma abbiamo deciso di non proseguire con quell’approccio più melodico ed epico. Inoltre, le idee di Martin per i testi richiedevano uno stile e dei suoni più brutali, quindi fare un passo indietro è stata la scelta più saggia per questo album. Ovviamente c’è ancora della melodia in alcuni tratti, ma, nel complesso, questo è un disco più violento e diretto di ‘On Divine Winds'”.

POCO TEMPO FA HO AVUTO MODO DI PARLARE CON TOM ANGELRIPPER DEI SODOM E MI HA DETTO DI AVER SEMPRE EVITATO DI SCRIVERE TESTI APERTAMENTE BASATI SULLA GERMANIA E SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE PER EVITARE CRITICHE O ADDIRITTURA LA CENSURA. “III” È UN CONCEPT ALBUM SULLA VITA DEL GENERALE TEDESCO ROMMEL: NON TEMETE DELLE REAZIONI NEGATIVE PER QUESTA VOSTRA SCELTA? ROMMEL È STATO COINVOLTO NELL’ATTENTATO PER ASSASSINARE HITLER, AD ESEMPIO, MA PER ALCUNI CIÒ POTREBBE NON FARE ALCUNA DIFFERENZA…
“Siamo consapevoli che qualcuno potrebbe trovarlo un argomento controverso, ma siamo qui a rispondere ad interviste proprio per fare chiarezza, se qualcuno ha delle domande in merito. In ogni caso, chiunque, leggendo i testi, potrà comprendere quali siano le nostre intenzioni: non stiamo glorificando nulla o nessuno. Siamo anche stati molto attenti all’artwork questa volta: si è trattato a tutti gli effetti di una sorta di auto-censura, visto che non volevamo che il disco venisse respinto o bannato. Detto che anche così la copertina ci soddisfa al 100%, è stato un bene evitare di mettere un generale nazista in primo piano”.

CHE COSA VI HA FATTO SCEGLIERE ROMMEL PER QUESTO NUOVO CONCEPT ALBUM?
“È stata un’idea di Martin: è colui che si occupa dei nostri testi e divora tonnellate di libri di argomento storico. Avremmo potuto optare per un altro generale, ma nessuno aveva lo stesso carisma e l’importanza di Rommel, a detta di Martin”.

SE NON VADO ERRATO, LA MAGGIOR PARTE DI “OF FROST AND WAR” ERA STATA COMPOSTA DA TE, MENTRE PER “ON DIVINE WINDS” AVEVATE LAVORATO DI SQUADRA. PER “III” INVECE COME SONO ANDATE LE COSE? OGGI VI È UN COMPOSITORE PRINCIPALE ALL’INTERNO DEL GRUPPO?
“A dire il vero, sia ‘Of Frost And War’ che ‘On Divine Winds’ sono quasi del tutto stati composti da me. Lo stesso si può dire di ‘III: The Rommel Chronicles’. Direi che ho composto da solo il 70% del nostro repertorio, mentre il restante 30% è opera di Stephan e Paul”.

COME SEI SOLITO COMPORRE? PARTI SEMPLICEMENTE DA UN RIFF O DEVI AVERE L’ARGOMENTO DEI TESTI DAVANTI PER TROVARE L’ISPIRAZIONE?
“Solitamente una buona canzone nasce da un bel riff. Da quel punto mi viene facile trovare ulteriore ispirazione per completarla. I testi arrivano alla fine, anche se Martin si premura di fornirmi indicazioni su ciò di cui andrà a parlare. In questa maniera è più facile strutturare il disco. Ad esempio, un pezzo sul suicidio di Rommel necessita di un’atmosfera dolente e di sonorità doom, mentre una canzone sull’Afrika Korps si presta bene a soluzioni groovy e potenti”.

NONOSTANTE MOLTI DEI VOSTRI PEZZI PRESENTINO ATMOSFERE EPICHE, SIETE SOLITI EVITARE DI DILUNGARVI IN LUNGHE PARENTESI STRUMENTALI O DI CONCEPIRE DELLE VERE E PROPRIE SUITE. LA MUSICA È QUASI SEMPRE PIUTTOSTO ORECCHIABILE…
“Non mi dispiace scrivere introduzioni che creino atmosfera, ma sono assolutamente contro quel tipo di metal ultra complicato e tecnico in cui senti mille note e blast-beat in ogni dove. Utilizziamo strutture relativamente semplici – gli AC/DC sono una delle nostre band preferite non a caso – e cerchiamo di conferire ad ogni brano una parte o una melodia memorizzabile. ‘Swoop of The Falcon’ e ‘The Desert Fox’ hanno delle intro abbastanza lunghe, ma ‘To The Last Breath…’ o ‘Farewell To Africa’ non perdono tempo e ti colpiscono subito”.

TROVO CHE L’APPROCCIO AL DEATH METAL DEGLI HAIL OF BULLETS SIA TIPICAMENTE EUROPEO. CHE COSA SIGNIFICA PER TE QUESTA AFFERMAZIONE?
“Credo di capire che cosa intendi. In effetti, la maggior parte del death metal che ascolto è europeo, a parte i pionieri degli anni Ottanta come Autopsy, Morbid Angel e Death. Penso che siamo europei nel modo in cui strutturiamo i pezzi: pensiamo alla canzone, anzichè concentrarci sulla tecnica o sulla velocità ad ogni costo. Rispetto a certe band americane usiamo anche meno trigger (risate, ndR)!”.

TI SEI SENTITO SOTTO PRESSIONE MENTRE LAVORAVI A “III”? IL TERZO ALBUM È SPESSO CONSIDERATO UN PASSO CRUCIALE PER MOLTE BAND E VOI VENIVATE DA DUE LAVORI MOLTO APPREZZATI…
“Sì, mentirei se ti dicessi che all’inizio non ero un po’ nervoso, ma non puoi lasciarti dominare da questi sentimenti mentre lavori ad un disco. L’unica cosa che davvero conta è confezionare musica che ti soddisfi: noi siamo molto critici nei nostri stessi confronti e questo è già un aiuto. Ho iniziato a scrivere nel giugno 2012, dopo che per otto mesi non ero riuscito a comporre nulla di decente. Avevo in mente di comporre dieci canzoni e ho lavorato fino a quando ne ho avute dieci degne di far parte di un nostro nuovo album”.

QUESTO È APPUNTO IL TERZO ALBUM PER GLI HAIL OF BULLETS. IMMAGINO CHE ALL’INIZIO NON VI SARESTE MAI ASPETTATI UNA CARRIERA TANTO FORTUNATA, INVECE ORA SIETE GIUNTI A QUESTO TRAGUARDO E AVETE SEMPRE PIÙ INTERESSE ATTORNO A VOI. VI VEDETE ANDARE AVANTI ANCORA A LUNGO?
“In effetti, quando abbiamo fondato la band avevamo in mente di confezionare soltanto un solo grande album. Non avevamo ulteriori programmi. Ora però siamo in attività da ben sette anni e le cose stanno andando per il meglio: ci divertiamo e non vediamo perchè dovremmo smettere proprio ora. Credo che riusciremo a registrare almeno un altro disco, anche se ora voglio concentrarmi solo su quello che abbiamo appena completato”.

PENSI CHE VI ALLONTANERETE MAI DAI CONCEPT SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE?
“Penso che un eventuale quarto album sarà ancora basato su una guerra, anche se non so quale di preciso. A dire il vero, la Seconda Guerra Mondiale è colma di spunti da esplorare e potrebbe darci idee per almeno altri cinque album…”.

PENSI CHE IL PAESE IN CUI VIVI – L’OLANDA – TI ABBIA INFLUENZATO A LIVELLO DI GUSTI, SIA COME ASCOLTATORE CHE COME MUSICISTA?
“Non credo, anche se è indubbio che l’Olanda sia un buon mercato per il metal, anche se non tanto quanto la Germania. In verità, a volte mi chiedo come le band di certe nazioni molto calde e soleggiate riescano a scrivere questa musica: in quel contesto io non riuscirei a fare nulla”.

PERCHÈ IL DEATH METAL? È UNA FORMA D’ARTE CHE SPESSO NON VIENE CAPITA, NON SI VEDONO TANTI SOLDI… CHI VE LO FA FARE?
“Suonerà melenso, ma questo è ciò che amiamo (risate, ndR)! Inoltre, ad essere onesti, a livello economico non ce la passiamo malissimo. Riusciamo a registrare album senza problemi e, siccome abbiamo tutti dei lavori ‘normali’, ogni profitto che arriva dal gruppo è un bonus. Siamo tutti dei veri metallari: anche se oggi ascoltiamo anche altra musica, con questa band vogliamo suonare death metal e continueremo a farlo sino a quando qualcuno ci trascinerà in un ospizio”.

PENSI CHE IL METAL SIA UN GENERE DI MUSICA DIFFICILE E TRASGRESSIVO COME LO ERA UNA VOLTA?
“Non credo proprio. Prendi un gruppo come i Bring Me The Horizon: sembrano dei modelli di H&M, ma hanno dei pezzi che suonano come i Carcass. I tempi sono cambiati. Da un lato è bello che i ragazzi più giovani si avvicinino al metal grazie a queste band molto popolari e dall’immagine accessibile, ma dall’altro mi rattrista un po’ vedere che il genere abbia perso parte del suo fascino e sia stato diluito per venire incontro alle masse. Mi sento vecchio…”.

SEI UN VERO VETERANO DELLA SCENA, QUINDI MI SENTO DI CHIEDERTI UN CONSIGLIO PER LE COSIDDETTE NUOVE LEVE DI FAN E MUSICISTI LÀ FUORI…
“Personalmente sono sempre stato pronto a cercare attivamente nuova musica che mi intrigasse, al contrario di tanti ragazzi che, all’epoca della scuola, si facevano somministrare gli ascolti dai trend del momento. Non ho mai avuto un atteggiamento passivo. Quindi, sia che siate semplici ascoltatori o musicisti, pensate sempre con la vostra testa e non lasciate che la società o ciò che è popolare vi inseriscano in un box prefabbricato. Se agirete in questo modo, ve la caverete”.

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