HAIL OF BULLETS – Make War, Not Love!

Pubblicato il 14/11/2010 da

Dopo il grande successo di “Of Frost And War” gli Hail Of Bullets ci hanno confezionato una nuova lezione di storia in salsa death metal con “On Divine Winds”. I cinque olandesi questa volta hanno infatti optato per la campagna del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale per costruire il concept dei testi del loro nuovo album, riuscendo nuovamente nell’impresa di coniugare musica e parole in maniera estremamente coerente e funzionale. Del resto, stiamo parlando di musicisti con almeno vent’anni di esperienza alle spalle, dai quali è d’obbligo aspettarsi prodotti altamente professionali. “On Divine Winds”, non a caso, è già un successo… tanto che la Metal Blade Records e la band stanno pianificando una lunga serie di show e iniziative per promuoverlo al meglio. Il death metal vecchio stampo non è mai risultato tanto accattivante negli ultimi anni e il batterista Ed Warby, senza falsa modestia, è il primo a riconoscerlo…

“OF FROST AND WAR” È STATO UN GRANDE SUCCESSO, SIA A LIVELLO DI CRITICA CHE DI PUBBLICO. VI ASPETTAVATE TUTTO QUELL’ENTUSIASMO?
“Devo ammettere di sì. Voglio dire… quando sei così tanto entusiasta di qualcosa che hai creato, ti aspetti o speri che anche altre persone la pensino come te. Avevamo e abbiamo esperienza a sufficienza per capire di avere tra le mani un album molto valido, tuttavia il riscontro che abbiamo ottenuto è andato comunque oltre le più rosee aspettative. In molti pensavano di avere a che fare con il solito ‘supergruppo’ che non va da nessuna parte, invece la qualità del disco ha sorpreso tutti”.

QUESTO SUCCESSO VI HA MESSO IN DIFFICOLTÀ QUANDO SI È TRATTATO DI PENSARE A UN NUOVO ALBUM? VI SIETE SENTITI SOTTO PRESSIONE DURANTE LA STESURA DI “ON DIVINE WINDS”?
“Un pochino! Il promo era stato composto senza alcuna pressione… volevamo soltanto confezionare un demo – nella soffitta di Stephan! – e vedere che cosa poteva accadere; il debut album ci aveva quindi portato un po’ di pressione perchè volevamo assolutamente soddisfare tutte le aspettative che si erano venute a creare dopo la pubblicazione del promo. E con questa seconda opera la pressione ovviamente è aumentata ancora! Non volevamo ripetere quanto fatto sul primo album, ma nemmeno andare in una direzione del tutto diversa. In ogni caso, per me è cambiato poco… cerco sempre di fare del mio meglio, quindi sentire addosso una certa pressione non cambia il mio modo di comporre. Ci siamo presi un po’ di tempo e fatto in modo di avere tra le mani qualcosa alla nostra altezza. Non volevamo racimolare le prime 11/12 canzoni pronte e uscire con un nuovo disco appena possibile”.

“ON DIVINE WINDS” MI HA DATO L’IMPRESSIONE CHE ABBIATE VOLUTO MESCOLARE IL SOUND DEL PRIMO ALBUM CON DELLE PARTI PIÙ MELODICHE ED EPICHE. CHE NE PENSI?
“Sì, non è stata una decisione presa a tavolino, ma credo che il risultato sia quello. Nel debut mi piacciono molto i momenti in cui emerge un po’ di melodia, come negli assoli di ‘Nachthexen’ o ‘Inferno At The Carpathian Mountains’. Mi piace cambiare l’atmosfera di un pezzo in quel modo, così ho cercato di muovermi in quella direzione, senza però perdere di vista la brutalità, naturalmente. Inoltre, abbiamo lavorato maggiormente sulla produzione e ho chiesto a Dan di renderla un po’ più pulita. Sul debut la batteria era rimasta un po’ soffocata dalla pesantezza delle chitarre – cosa che ho accettato di buon grado, perchè volevo proprio che quel disco suonasse super heavy! – ma questa volta ho preferito che pgni strumento avesse il suo spazio”.

LA MAGGIOR PARTE DEI BRANI DI “OF FROST AND WAR” ERANO STATI COMPOSTI DA TE. È ACCADUTO LO STESSO PER IL NUOVO ALBUM? COME AVETE AFFRONTATO IL SONGWRITING?
“Sì, il debut è quasi del tutto opera mia, mentre al nuovo album hanno lavorato anche Steph e Paul. Io resto comunque colui che arrangia tutti i brani, in modo da avere un prodotto fluido e coerente. Ho iniziato a confezionare demo nel novembre del 2009 e a gennaio avevamo già le basi del disco. Solitamente ci scambiamo file online e prendo nota delle opinioni di tutti, poi apporto delle modifiche a seconda di quanto abbiamo concordato e infine rimando i file fino a quando siamo tutti contenti”.

VI È UN BRANO NEL DISCO CHE RITIENI IL TUO PREFERITO?
“Sì, direi che ne ho più di uno! ‘Operation Z’ rientra senz’altro fra questi, perchè è davvero una ‘album opener’. Fa salire l’adrenalina e ti prepara ai prossimi 45 minuti di violenza. Un altro è quindi ‘Tokyo Napalm Holocaust’, nel quale abbiamo trovato la combinazione perfetta di musica e parole: puoi quasi sentire l’odore del napalm! Infine, adoro ‘To Bear The Unbearable’, pezzo abbastanza atipico per noi, che conclude il disco su tempi assolutamente lenti”.

L’ALBUM QUESTA VOLTA È BASATO SUL FRONTE DEL PACIFICO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. PERCHÈ AVETE OPTATO PER QUESTO ARGOMENTO? VOLEVATE ALLONTANARVI IL PIÙ POSSIBILE DAL FREDDO DELLA RUSSIA? INFINE, PENSI CHE GLI HAIL OF BULLETS RIMARRANNO SEMPRE FEDELI ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE O PREVEDI UN CAMBIAMENTO A LIVELLO DI PERIODO STORICO?
“Quando abbiamo iniziato a pensare a possibili concept per il nuovo album, Martin ha subito proposto la guerra nel Pacifico, ma, a dire la verità, non ne sono rimasto subito entusiasta. Martin era dell’idea che era un argomento drammatico e brutale tanto quanto il fronte orientale, ma io invece pensavo non fosse altrettanto interessante. Tuttavia, quando ha iniziato a sottopormi possibili storie da raccontare, ho cambiato idea… mi sono venuti i brividi! Penso che nel prossimo futuro rimarremo sulla Seconda Guerra Mondiale: è un argomento che ha tantissimo da offrire ed è più o meno diventato il nostro marchio di fabbrica. Tutto però è nelle mani di Martin… magari cambierà periodo storico la prossima volta!”.

L’ALBUM, COME DICEVI, INIZIA CON “OPERATION Z”, CHE PARLA DELL’ATTACCO DELLA FLOTTA GIAPPONESE A PEARL HARBOR NEL 1941. IL BRANO SUCCESSIVO È “THE MUKDEN INCIDENT”, CHE INVECE SI BASA SULL’INCIDENTE IN MANCIURIA CHE SCATENÒ LA GUERRA CINO-GIAPPONESE NEL 1937. IN QUESTO CASO AVETE DECISO DI NON SEGUIRE UN ORDINE CRONOLOGICO PER POTER APRIRE CON UN BRANO MOLTO AGGRESSIVO, COME È APPUNTO “OPERATION Z”?
“Esattamente! Non volevo che l’album fosse una semplice lezione di storia: volevo che iniziasse con il botto, anzichè con un midtempo. Questa parentesi è come un flashback in un film. Il resto dell’album segue un ordine cronologico, ma l’opener doveva assolutamente essere ‘Operation Z'”.

SAI DIRMI COME MARTIN HA LAVORATO AI TESTI QUESTA VOLTA? HA LETTO DEI LIBRI O VISTO DEI FILM PER FARSI VENIRE MAGGIORE ISPIRAZIONE?
“So che era un po’ frustrato perchè non era riuscito a trovare dei buoni film sull’argomento. Gli ho consigliato il film di Clint Eastwood ‘Lettere da Iwo Jima’ ma, nonostante gli sia piaciuto, non era esattamente quello che stava cercando. Si è documentato soprattutto con dei libri e facendo un viaggio negli Stati Uniti, durante il quale ha avuto modo di visitare la flotta navale e alcuni musei. La maggior parte dei testi sono stati scritti al ritorno da questo viaggio”.

STATE PROGRAMMANDO UN TOUR PER PROMUOVERE “ON DIVINE WINDS”? SINO A OGGI AVETE SEMPRE PROPOSTO IL DEBUT ALBUM QUASI PER INTERO, PENSI CHE PROVERETE A FARE LO STESSO CON “ON DIVINE WINDS”? OPPURE CERCHERETE DI TROVARE UN BUON BILANCIAMENTO TRA RUSSIA E PACIFICO?
“Hai centrato il punto, stiamo pensando a queste cose proprio in questo periodo! Il piano per ora è di concentrarsi sul nuovo album all’inizio e di lasciare la Russia per il finale. Ma non procederemo così nell’immediato, visto che ‘On Divine Winds’ è appena uscito. Odio andare ai concerti e sentire solo materiale nuovo al posto dei classici. All’inizio cercheremo di proporre un buon mix. Inoltre, non credo che riusciremo mai a proporre ‘On Divine Winds’ per intero dal vivo: alcune canzoni sono troppo atmosferiche per rendere al meglio in quel contesto e inoltre amiamo troppo ‘Of Frost And War’ per tralasciarlo completamente. In ogni caso, l’anno prossimo ci vedrete sia nei club che nei festival, anche se per ora non posso svelare molti dettagli”.

IMMAGINO CHE NEI PROSSIMI MESI VI DEDICHERETE TOTALMENTE AGLI HAIL OF BULLETS, MA SO BENE CHE SIETE MUSICISTI ATTIVI SU MOLTI ALTRI FRONTI. PUOI AGGIORNARMI SULLE ATTIVITÀ DELLE ALTRE BAND IN CUI SIETE COINVOLTI?
“Sì, come tu penso sappia, suono anche nei Demiurg e abbiamo appena pubblicato il nostro terzo album, che si intitola ‘Slakthus Gamleby’. Ho inoltre suonato la batteria sul nuovo Star One (Arjen Lucassen), ‘Victims Of The Modern Age’, e inoltre sto tenendo dei concerti con la mia doom metal band The 11th Hour, nella quale mi occupo anche della chitarra. Con loro confezioneremo un nuovo album il prossimo anno. Paul e Stephan sono invece sempre attivi con i Thanatos: stanno lavorando a uno split con gli Asphyx che uscirà per Cyclone Empire e che io mi occuperò di mixare… una bella sfida! Infine, Paul e Martin sono ovviamente negli Asphyx, i quali hanno da poco rilasciato il CD/DVD ‘Live Death Doom'”.

GRAZIE ED, SEI STATO DAVVERO ESAURIENTE! VUOI LASCIARE ORA UN MESSAGGIO PER I NOSTRI LETTORI?
“Cheers and get ready for full scale war!!!”

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