Siete ancora a digiuno di Halestorm? Siamo sicuri che molti di voi stanno leggendo queste righe attratti dalla bellezza di Lzzy Hale, ventisettenne frontwoman di una delle più promettenti hard rock band americane. Sbarcati su Roadrunner per l’ultimo brillante “The Strange Case Of…”, si stanno facendo conoscere rapidamente, anche senza aver mai messo piede su un palco del Belpaese. Nella nostra chiacchierata, Lzzy appare come ce la siamo immaginata: sorridente, spigliata, spontanea, con una risata furbetta da ragazzina…
COMINCIAMO CON UNA CURIOSITA’: DOV’E’ FINITA LA ‘I’ IN LZZY?
“Tutto partì da uno dei primi siti internet del gruppo, quando ero ancora diciassettenne. La ragazza che lo aveva creato sbagliò a scrivere il mio nome. Quando la nostra musica cominciò a girare i nostri primi sostenitori già mi conoscevano come Lzzy. Successivamente, una ragazzina ci scrisse storpiando i nomi di tutti i ragazzi della band e lo trovai divertente. Ricorda un po’ Ozzy, non pensate? In ogni modo decisi di provare a tenere quel nomignolo, che è durato fino ad oggi. In qualche modo mi ha portato fortuna”.
SIETE ATTIVI DAL 1998…
“Abbiamo iniziato molto giovani, tanto che mio fratello aveva solo 10 anni quando cominciammo a suonare! Iniziò come un gioco, che lentamente si trasformò in un’ossessione vera e propria. Sin dalla prima adolescenza cominciammo a suonare per locali, riuscendo a trovare molte possibilità per esibirci: dai ristoranti ai pub ai caffè… una volta suonammo persino ad un funerale!”.
…COME DIAVOLO E’ SUCCESSO?
“So che è strano, ma è la pura verità! Non so se rifarei questa esperienza, a dire il vero (ride, ndR). Fummo contattati dal ‘funeral planner’, non conoscevamo il defunto nè la sua famiglia. Semplicemente, ci esibimmo suonando alcune delle canzoni preferite della persona scomparsa. Ricevemmo anche un bel compenso per sole tre canzoni, ma quell’atmosfera triste ci spiazzò non poco. Una storia da raccontare insomma! Tornando alle nostre prime esperienze, devo confessare che abbiamo sempre trovato moltissima disponibilità per suonare dal vivo: il passo successivo ai pub fu la scena dei club, che ci accolse a braccia aperte. Dopo aver battuto tutti i locali della zona diverse volte, il nome cominciò a circolare nei circuiti che contano, ed è in questo modo, dopo molta molta gavetta, che arrivammo al contratto con la Atlantic Records. Da quel momento è stato tutto molto veloce: l’EP di 5 canzoni, il nostro album di debutto, tour sempre più grandi a supporto di artisti sempre più importanti”.
TROVI CHE “THE STRANGE CASE OF…” SIA MOLTO DIVERSO DAL VOSTRO DISCO DI DEBUTTO?
“Penso sia un bel passo in avanti. L’esperienza in studio è stata decisamente più confortevole: siamo tornati nello stesso luogo con lo stesso produttore, Howard Benson, e lo stesso team di produzione. Era importante lavorare con persone con cui avevamo già trovato la giusta confidenza e il corretto metodo di lavoro. Ci siamo messi in gioco, abbiamo provato idee e soluzioni differenti, soprattutto a livello vocale. Ci siamo presi i nostri rischi insomma, perchè confidenti nei nostri mezzi e nelle persone che avevamo accanto”.
TROVI DIFFICILE LAVORARE CON GROSSE ETICHETTE DISCOGRAFICHE COME ATLANTIC NEGLI STATI UNITI E ROADRUNNER IN EUROPA?
“Non direi. La nostra esperienza ad oggi è stata molto positiva, siamo sempre entrati in contatto con dei team molto disponibili. C’è molto rispetto e molta fiducia nei nostri confronti. Si parla di affari: loro investono su di noi come noi investiamo su di loro”.
COME TI TROVI INVECE CON LA STAMPA?
“A dire il vero, non mi interessa molto della stampa (ride, ndR)! Scherzi a parte, gli Halestorm sono un gruppo di persone talmente stretto e affiatato che è una benedizione che la musica sia il nostro lavoro. Quindi adoro il mio lavoro, anche quando si tratta di fare molte interviste una di seguito all’altra. Quello che mi piace del parlare coi giornalisti è scoprire la loro prospettiva. Essendo una ragazza ho qualche attenzione in più, non posso negarlo, e devo dire che a volte trovo piacevoli certe carinerie (ride, ndR)”.
LA PRIMA VOLTA CHE TI HO VISTA E’ STATA NELLA RUBRICA ‘HOTTEST CHICKS IN HARD ROCK’, SUL MAGAZINE REVOLVER. PENSI CHE QUEGLI SCATTI ABBIANO AIUTATO MOLTO GLI HALESTORM?
“Essere fotografata per quella rubrica o comparire in classifiche sulle ragazze più belle mi lusinga. Revolver e le altre riviste con spazi del genere supportano le donne che fanno rock, il tutto non si ferma ad un semplice concorso di bellezza. C’è sempre un articolo con una piccola intervista, o una descrizione che invita il lettore ad ascoltare la band. Sesso e rock’n’roll sono sempre andati a braccetto, non è vero? Non ho alcun problema a farmi fotografare con i tacchi alti mostrando le gambe, sono una ragazza, mi piace anche vestirmi bene e sentirmi bella. Al contempo, però, mi piace assicurarmi che l’articolo non si fermi esclusivamente all’aspetto esteriore. Non sto costruendo la mia carriera su di quello”.
AI RAGAZZI DEL GRUPPO PIACE CHE SIA TU A PRENDERTI FOTOGRAFI E RIFLETTORI?
“Sai cosa mi dicono? ‘Lzzy, tu ti prendi quasi tutta la gloria, ma a noi resta tutto il divertimento!’. In un certo senso hanno ragione, perchè se è vero che con loro mi diverto un sacco è anche vero che essere la frontwoman e la ragazza sotto i riflettori porta molte responsabilità, che vanno dalla cura dell’aspetto esteriore alla cura della voce e delle relazioni pubbliche. Come ho già detto, per me non è un problema occuparmene, anzi ne sono felice. Nel gruppo ci conosciamo da quasi dieci anni, e per gli ultimi tre viviamo insieme gran parte della nostra esistenza, quindi la nostra unione è profonda, unita con un profondo rispetto dell’altra persona e del ruolo che questa persona ricopre”.
COM’E’ VIVERE COL TUO FRATELLO PIU’ GIOVANE? LA VOSTRA FAMIGLIA HA SEMPRE SUPPORTATO GLI HALESTORM?
“La mia famiglia ci ha sempre supportato, e oggi continua a farlo. Per quanto riguarda mio fratello, siamo sempre stati molto legati, anche se ogni tanto bisticciamo. Sono da sempre la sua sorella maggiore, più vecchia di tre anni, e ultimamente tendo a dimenticare che oramai è un adulto. Il mio comportamento apprensivo lo irrita molto a volte. Arejay è la persona che mi conosce meglio al mondo, abbiamo cominciato a suonare assieme che eravamo di 10 e 13 anni… la nostra relazione è davvero fantastica. I nostri genitori poi sono dei ‘genitori rock’: in parte l’amore per la musica ce l’hanno trasmesso loro, con la loro passione e con tutti i dischi della loro generazione che ci hanno fatto ascoltare nell’infanzia. Il solo fatto che abbiamo cominciato a suonare così giovani rende l’idea di come essere introdotti alla musica nella nostra famiglia sia del tutto naturale”.
HAI MAI AVUTO BRUTTE ESPERIENZE COL PUBBLICO?
“E’ successo, più di una volta. Suonare davanti ad un pubblico casuale, come quello di un festival o quello di un gruppo per cui stai aprendo il concerto, ti pone in situazioni sicuramente interessanti. A parer mio avere gente che si scaglia contro di te significa comunque provocare una reazione, ed è una bella cosa perchè significa anche che la tua musica trasmette realmente qualcosa. I messaggi negativi arrivano quasi tutti da internet, pochi hanno il coraggio di esprimere la loro opinione dal vivo. Negli ultimi anni però la maggior parte delle persone ha spalancato le braccia accogliendoci in maniera molto calorosa. E’ una sensazione meravigliosa. I nostri sostenitori sono eccezionali”.
COME SEI ARRIVATA A COLLABORARE CON GLI ADRENALINE MOB?
“Siamo stati in tour con gli Avenged Sevenfold e abbiamo conosciuto Mike Portnoy quando suonava con loro. Siamo diventati buoni amici, trovo sia un ragazzo fantastico e lo venero come artista. Mio fratello è suo fan da sempre, quindi ho imparato ad amarlo quanto lui lo ama. E’ una di quelle persone talmente alla mano che parlandoci ti dimentichi di quanto sia famoso e talentuoso. Una gran bella persona. Dopo il tour abbiamo preso vie differenti, ma abbiamo continuato a sentirci per telefono. Alejay ovviamente ha cominciato ad essere invidioso, in fondo è lui il batterista degli Halestorm! Da cosa nasce cosa e siamo arrivati alla collaborazione artistica. Quando mi ha mandato il pezzo sono stata spazzata via dalla loro versione di ‘Come Undone’ dei Duran Duran: adoro quella canzone, ma la loro lettura porta il pezzo a livelli pazzeschi. Ho registrato le mie parti vocali nella cantina dell’ingegnere del suono con cui stavo lavorando per l’album della mia band. E’ stato molto divertente e a loro è piaciuta molto”.
SAI CHE IN EUROPA C’E’ UN GRUPPO METAL ABBASTANZA POPOLARE CHE SI CHIAMA ALESTORM, SENZA LA ‘H’?
“Me l’hanno riferito! Non li conosco personalmente, sarebbe interessante poter fare qualche data insieme”.