Hallucinate è il nome della nuova incarnazione dei Graveyard Ghoul, death metaller tedeschi attivi da una dozzina d’anni che hanno di recente deciso di dare una rinfrescata al proprio sound, spostandosi su lidi più atmosferici e progressivi, senza tuttavia accantonare del tutto la putrida base di partenza.
Per loro stessa ammissione, il rinnovamento è stato influenzato dall’ascolto di un album ormai di culto come “Sweven” dei Morbus Chron, alla cui influenza ci sentiamo di aggiungere quella di altre realtà recenti come Venenum, Bedsore o Chapel Of Disease. Il recente debut album “From the Bowels of the Earth” ci ha presentato una formazione molto abile nel rielaborare questa sorta di old-school death metal psichedelico, di conseguenza ci è venuto spontaneo metterci in contatto con i ragazzi di Oldenburg, nella Bassa Sassonia, per saperne di più sulle origini e le ambizioni del progetto. Ha risposto alle nostre domande il chitarrista Persecutor.
COME SI È FORMATA LA BAND? C’ERA UN PIANO SPECIFICO RIGUARDO AL SUONO CHE VOLEVATE OTTENERE?
– La band si è formata dai Graveyard Ghoul dopo il nostro split 7″ con i Bastard Grave, verso la fine del 2020. Mi sono unito ai Graveyard Ghoul come chitarrista a metà del 2019, dopo che Tyrantör aveva lasciato, prima delle registrazioni dell’EP intitolato “Dissolution of Flesh”.
Dopo l’uscita di quest’ultimo, abbiamo suonato un po’ in giro e abbiamo iniziato a scrivere nuovo materiale. La prima canzone ad essere completata è stata “Dying Conciously”, la quale è appunto stata pubblicata in quel succitato split con i Bastard Grave. Questa canzone ha segnato un netto passo evolutivo come band, dal punto di vista del suono e delle tematiche. L’idea per il rinnovato concept sonoro era più o meno quella di utilizzare apparecchiature analogiche vintage risalenti agli anni ’70 e aggiungere un po’ di mood psichedelico e ulteriori effetti.
Non è passato molto tempo prima che decidessimo di ingaggiare un secondo chitarrista: Madness si è unito a noi nel 2021, poco prima delle registrazioni del demo, e ha rappresentato una grande aggiunta per la band, sia dal vivo che come musicista in studio.
QUANDO VI STAVATE FORMANDO, OLTRE ALLO STILE MUSICALE, C’ERA UN’IDEOLOGIA CHE SECONDO VOI TUTTI I MEMBRI DEL GRUPPO AVREBBERO DOVUTO CONDIVIDERE?
– Con i cambiamenti nella line-up, abbiamo pensato che fosse giunto il momento di mettere da parte per un po’ il tema ‘horror da cimitero’ ed esplorare nuovi territori. Lo spostamento verso un mondo più psichedelico e prog richiedeva un nuovo nome e, dopo un po’ di brainstorming, siamo arrivati ad Hallucinate, che penso si adatti molto bene al nostro tema.
Non direi che ci dovesse essere una particolare ideologia nella band: il tutto riguardava più un’estetica e un’espressione musicale più matura, oltre a una curiosità per gli stati di coscienza alterati, così come un interesse per i vecchi tempi dell’arte della luce psichedelica, la quale al momento rappresenta una parte centrale del nostro allestimento visivo sul palco.
QUALI DISCHI HANNO AVUTO UN FORTE IMPATTO SU DI VOI? QUALI SONO LE INFLUENZE MUSICALI CHE RITIENI ABBIANO GIOCATO UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA NASCITA DI QUESTO NUOVO PROGETTO?
– Veniamo da un suono old-school death metal, quindi formazioni come Autopsy, Death, Pestilence e Morbid Angel sono e saranno sempre importanti. Poi nutriamo forte ammirazione per “Sweven” dei Morbus Chron: il loro sound non aveva precedenti! Potrei forse paragonare quell’opera a “Monumension” degli Enslaved o a qualcosa dei Ved Buens Ende, ma si tratta di raffronti che non le renderebbero piena giustizia. Avere avuto Robert dei Morbus Chron tra i contributi al nostro disco è stata una fantastica esperienza e un sogno che si avvera.
Comunque, tornando a parlare delle nostre influenze, gli Enslaved del periodo 2000-2008 hanno un posto speciale nel mio cuore, soprattutto per il loro bagaglio rètro psych/prog. Altri dischi metal importanti sono “The Fathomless Mastery” dei Bloodbath, “From Wisdom to Hate” dei Gorguts, “Paracletus” dei Deathspell Omega, “Catharsis” degli Yob e “October Rust” dei Type O Negative. Mi piacerebbe anche citare un gruppo di culto come i polacchi Kobong e il loro incredibile “Chmury Nie Bylo” del 1997: erano davvero avanti per i tempi. Infine, chiudo menzionando qualche influenza dagli anni Sessanta o Settanta, come Premiata Forneria Marconi, Blue Cheer, King Crimson, John McLaughlin e Steely Dan. Potrei andare avanti ancora, ma credo di avere riportato le fonti principali.
DURANTE IL PROCESSO DI SCRITTURA DELLE CANZONI, SENTITE A VOLTE L’ESIGENZA DI BILANCIARE LA MUSICA? DICIAMO, QUANDO UNA TRACCIA SUONA TROPPO PROG/’STRANA’ O FORSE TROPPO METAL E DIRETTA, VI CAPITA DI VOLER TROVARE UNA VIA DI MEZZO? O È PIÙ UN PROCESSO ORGANICO?
– È stato un processo molto organico e sereno. Ho portato al resto del gruppo intere canzoni o progressioni di accordi alla chitarra e abbiamo lavorato ai pattern di batteria con Tom. Quindi abbiamo provato molto e siamo andati in tour con la band prima di entrare finalmente in studio. La grande risposta del pubblico ha rafforzato la nostra fiducia nel materiale e ci ha permesso di mettere a punto i dettagli finali, specialmente nella voce. Non abbiamo avuto ripensamenti. Spero che saremo in grado di continuare a lavorare in questo modo sulla nostra prossima uscita, è stato molto gratificante.
DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI, DOVE VOLETE PORTARE L’ASCOLTATORE CON TITOLI COME “MAHAVISHNU’S DREAM”, “PARACLETUS” O “TACHYCARDIA”?
– Una parte del concept lirico è stata ispirato da “Septem Sermones ad Mortuos” di Jung e da “Paradise Lost” di Milton. In sostanza però il disco racconta di un’esperienza psichedelica molto personale: una ‘dose eroica’ di psilocybe cyanescens (fungo allucinogeno, ndr). I testi dovrebbero evocare immagini vivide e portarti in luoghi del mondo interiore… a volte penetrando nella tua coscienza, a volte nelle tue emozioni, a volte nel corpo.
A conti fatti, però, sta solo a te decidere dove essa ti possa portare. Mi piace dare all’ascoltatore un po’ di spazio e lasciare che ognuno interpreti le cose a suo modo. Solitamente un’esperienza psichedelica funziona in questo modo.
POSSIAMO SENTIRE ALCUNE VOCI PULITE SU “PARACLETUS”. AVETE INTENZIONE DI SPERIMENTARE DI PIÙ CON QUESTO TIPO DI ELEMENTO NELLE PROSSIME USCITE?
– Difficile dirlo in questo momento. Non vorrei introdurre delle cose su un disco solo perché l’abbiamo fatto prima. Non voglio che la gente sappia sempre cosa aspettarsi da noi. Se una canzone o una parte lo richiede, come ha fatto “Paracletus”, o quando viene naturale, potrebbe succedere di nuovo. So che ci sono alcune persone che fondamentalmente hanno un problema con la voce pulita nel metal estremo, ma secondo me la maggior parte di loro è semplicemente vittima dei propri complessi e delle proprie vulnerabilità.
Non scrivo musica per compiacere un certo pubblico o fare appello alle aspettative di qualcuno, ma per liberare la mia anima dalla sofferenza (e, si spera, altre anime lungo la strada). Vedremo…
QUANTO È STATO IMPORTANTE PER VOI SENTIRVI LIBERI MENTRE COMPONEVATE “FROM THE BOWELS OF THE EARTH”?
– Ho goduto di una grande libertà mentre scrivevo questo disco e sono super grato ai ragazzi che si sono messi a disposizione, facendolo accadere contro ogni previsione (la fottuta pandemia, problemi di salute, problemi personali, ecc.). È stata una prima volta assoluta per me scrivere, arrangiare, suonare e produrre un intero disco. Se da un lato mi è piaciuto il processo creativo, dall’altro è stata anche una sfida estrema riuscire a fare tutto in modo che ognuno di noi si sentisse soddisfatto alla fine del processo. Siamo tutti tipi piuttosto esigenti.
CI SONO LIMITI NEGLI HALLUCINATE? CI SONO STILI – MUSICALMENTE E VOCALMENTE – CHE CONSIDERERESTI INAPPROPRIATI PER LA BAND?
– Per il momento non vedo il motivo di porci troppi limiti. Non vogliamo sicuramente fare le stesse cose all’infinito. Potrai senz’altro aspettarti qualche tipo di sperimentazione ed evoluzione da noi in futuro.
Ammiro molto gli Ulver, a questo proposito; in qualche modo sono riusciti a fare qualsiasi cosa musicalmente senza generare troppa negatività da parte del loro pubblico. Anzi, cambiare stile ogni paio di dischi è quasi diventato il loro marchio di fabbrica. Anche i Blood Incantation se la sono cavata abbastanza bene con “Timewave Zero”: oggigiorno sembra che le persone siano più aperte alla sperimentazione da parte delle band. Detto questo, penso proprio che rimarremo su registri metal almeno per la prossima pubblicazione.
VI È STATO UN MOMENTO NELLA TUA VITA, FORSE DA GIOVANE, IN CUI RICORDI DI AVER CAMBIATO IL MODO IN CUI GUARDAVI ALLA MUSICA?
– Sì, e anche le sostanze psicotrope hanno avuto un ruolo in questo. Nella mia tarda adolescenza ho sperimentato per la prima volta i funghi magici. L’esperienza mi ha portato ad abbandonare le visioni ristrette e rigide dell’adolescente metal arrabbiato che ero allora. Ho smesso di preoccuparmi di ciò che gli altri pensavano di me e del tipo di musica che mi piaceva. Sono andato a scoprire tutti i tipi di musica e mi sono vestito come mi pareva. È incredibile come a tanta gente importi di come qualcuno si veste. In ogni caso, la musica pesante è sempre rimasta un elemento fondamentale della mia vita. Adoro l’energia grezza e liberatoria che essa emana.
QUAL È QUINDI IL FUTURO DI HALLUCINATE? AVETE NUOVO MATERIALE IN CANTIERE O AVETE INTENZIONE DI SUONARE DAL VIVO E PROMUOVERE L’ALBUM SUL PALCO NEL PROSSIMO FUTURO?
– Stiamo scrivendo nuove canzoni. Non sono ancora sicuro se sarà per un album o un EP, ma c’è sicuramente qualcosa che bolle. E ovviamente ci piacerebbe andare in tour e continuare a far crescere il nostro pubblico.