I templari del power-heavy metal nordico sono tornati con un disco ricco di energia per confermare il loro stato di forma. Gli anni passano, ma gli Hammerfall continuano dritti per la loro strada e le composizioni contenute in questo nuovo “Hammer Of Dawn” faranno ancora una volta la felicità dei fan più fedeli del gruppo svedese. Brani possenti, spesso spinti da ritmiche sostenute che certamente avranno un impatto live deciso ed il prossimo tour europeo da co-headliner in compagnia degli Helloween sarà un appuntamento immancabile per ogni seguace del power metal. Abbiamo intercettato Joacim Cans, storico cantante e fondatore della band, per una lunga chiacchierata, trattando alcuni aspetti che hanno coinvolto il quintetto di Göteborg negli ultimi tempi ma concedendoci anche qualche rimando al passato di una ormai trentennale carriera.
CIAO JOACIM, LA PRIMA DOMANDA E’ QUASI D’OBBLIGO: COME AVETE TRASCORSO, TU E ED I RAGAZZI DEGLI HAMMERFALL, IL VOSTRO TEMPO DURANTE LA PANDEMIA DOVUTA AL COVID-19, IN QUESTI DUE INTERMINABILI ANNI? QUANTO QUESTA SITUAZIONE HA INCISO NELLA VOSTRA VITA PROFESSIONALE COME BAND?
– Tutto è cambiato molto velocemente in quel periodo e abbiamo dovuto cancellare tre tour. E’ stata una situazione molto pesante per noi. Avevamo pubblicato “Dominion” e avevamo ancora molto da fare e da dire in side live per supportare quella release. Ora stiamo seduti qui e quel disco ha già più di due anni, Da un lato siamo stati fortunati, visto che abbiamo portato a termine un lungo ed importante tour con i Sabaton nel Nord America a fine 2019. Sia noi che loro dovevamo di lì a poco ripartire per i nostri concerti in giro per l’Europa ma tutto è iniziato a cambiare un po’ alla volta. Dopo alcune date in Germania siamo tornati in Svezia il 25 Febbraio 2020 e nel giro di un paio di settimane anche il nostro paese, pur non entrando in un vero e proprio lockdown, ha cominciato a chiudere alcune cose.
Eravamo a casa ad attendere che qualcosa succedesse, con ancora tanta carica dentro ed il desiderio di portare la nostra musica ed il nostro show davanti ai fan europei e invece quella situazione diventava sempre più pesante e un po’ alla volta ci toglieva ogni ispirazione nel fare le cose. Mi sono concentrato sulla lettura; ho letto molti libri, tantissimi classici della letteratura svedese e questo mi ha consentito di mantenere la mia attenzione viva, Per fortuna abbiamo avuto qualcosa su cui concentrarci con la pubblicazione del nostro più grande live album di sempre, “Live! Against The World”, che è stato pubblicato lo scorso Ottobre, e poi ci siamo rimboccati le maniche per completare i brani del nuovo disco. Alcune composizioni erano già state scritte durante i viaggi nelle date del 2019, visto che per noi la fase di songwriting è un processo continuo, ma molti brani hanno visto la luce durante la pandemia.
“HAMMER OF DAWN” E’ IL VOSTRO DODICESIMO DISCO. CHE OBIETTIVO VI ERAVATE PREFISSATI PER QUESTA RELEASE QUANDO AVETE INIZIATO A COMPORRE I NUOVI BRANI?
– Essere in grado di avere abbastanza materiale e di averne della qualità adeguata per registrare un nuovo disco. Non è banale: l’ispirazione è stata davvero bassa ad un certo punto, Ma questo sforzo ha reso il nuovo disco quello che è. Oscar ed io, che siamo i maggiori songwriter, ci siamo detti: “dobbiamo scavare dentro di noi e lavorare duro”. Ad esempio per un brano come “Venerate Me” avevamo molte idee sulle quali lavorare ma mancava sempre la congiunzione giusta perchè tutto funzionasse al meglio. Ad un certo punto sentivamo un po’ di frustrazione ma alla fine le cose sono svoltate al meglio. Questa lotta interiore ha reso il disco quello che è.
BRANI COME “BROTHERWOOD” E “NO SONS OF ODIN” HANNO UN’ENERGIA CHE MI HA RIPORTATO AI TEMPI DI “RENEGADE” E “CRIMSON THUNDER”. IN GENERALE IL DISCO E’ RICCO DI PEZZI VELOCI E DAL GRANDE IMPATTO FIN DAL PRIMO ASCOLTO, SEI D’ACCORDO?
– Credo di si. Non mi piace generalmente fare confronti con il passato, ma credo che questo disco abbia una maggior numero di brani veloci in particolare rispetto ai nostri ultimi quattro o cinque album. Ci sono molte più chitarre esplosive e toni più alti nella voce. Ma come ti dicevo questo è il risultato della frustrazione e al tempo stesso della determinazione che avevamo dentro negli ultimi due anni. Mi ricordo la carica che avevamo quando dicevamo: “Voglio suonare. Voglio suonare!”. Non potendo suonare davanti al pubblico abbiamo incanalato tutta la potenza e l’energia all’interno delle registrazioni. Questo ha reso il disco unico, quindi capisco i riferimenti a lavori come “Renegade” e “Crimson Thunder”, anche se credo che questi nuovi brani abbiano delle caratteristiche che li rendono comunque diversi dal passato.
ANCHE IN QUEST’ULTIMA RELEASE ALTERNATE BRANI SPEDITI COME “LIVE FREE OR DIE”, “TOO OLD TO DIE YOUNG” E “NO MERCY” AI CLASSICI MIDTEMPO COME LA TITLETRACK E “REVERIES”, SENZA DIMENTICARE L’IMMANCABILE LENTA “NOT TODAY”. COME CANTANTE, IN QUALI TIPOLOGIE DI BRANI TI SENTI MAGGIORMENTE A TUO AGIO?
– Generalmente i midtempo sono più facili per me, specialmente dal vivo. Ho il tempo per prendere il fiato, concedermi qualche pausa… Nei brani rapidi, dove devi cantare veloce e a toni altissimi, non hai letteralmente il tempo di fare un respiro. Questa è un po’ la chiave. Potrei cantare una nostra canzone storica come “Bloodbound” per ventiquattro ore consecutive senza problemi. Se ci pensi invece un pezzo come “Venerate Me”, dal nuovo album, è veramente impegnativo. Insomma sono la tonalità e la velocità con la quale devo pronunciare le parole a rendere la situazione più ostica.
IL VOSTRO SOUND E’ DA SEMPRE UN MIX TRA RIFF POTENTI E DI SCUOLA HEAVY E LINEE VOCALI MOLTO MELODICHE. QUANTO E’ DIFFICILE OGNI VOLTA TROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA QUESTI DUE ELEMENTI?
– Per noi è una sfida continua e anche il nostro marchio di fabbrica. Ogni qualvolta scriviamo un brano, esso prende qualcosa da dentro noi stessi. Si cerca sempre di scavare più profondo per trovare quello di cui hai bisogno per rendere la canzone unica. Lo sforzo è sempre grande. Penso che la fratellanza tra Oscar e me sia un equilibrio perfetto. Lui è un maestro quando si tratta di scrivere riff unici, mentre il mio compito è di elaborare grandi melodie che funzionino. Finchè avremo questa cooperazione, fidandoci e credendo l’uno dell’altro, potremo continuare a scrivere buona musica per ancora molti anni. Ma ovviamente, per scrivere qualcosa di buono, c’è innanzitutto bisogno di ispirazione.
E’ MAI SUCCESSO CHE ALCUNE MUSICHE SCRITTE DA OSCAR NON TI SODDISFACESSERO ABBASTANZA?
– Può succedere che io abbia alcune idee per le linee vocali che non combacino perfettamente con le sue idee.
Normalmente però è tutto basato sulla fiducia. Quando Oscar mi presenta della nuova musica io sono a conoscenza che lui ci ha lavorato a lungo, investendo tutto il suo tempo e la sua ispirazione cercando ogni soluzione per farla rendere al meglio. Possiamo discutere su piccoli dettagli cercando di cambiare piccole cose, qualche arrangiamento. La stessa cosa vale al contrario quando io faccio ascoltare a lui il mio lavoro, Oscar mi supporta e si fida di me. E’ come se lui mi affidasse un figlio sapendo che io gli darò tutto il mio amore e la mia anima. Quando ho finito con le melodie vocali, normalmente Oscar è super soddisfatto. Qualche volta non lo è del tutto e allora discutiamo un po’.
Normalmente diciamo che al 95% delle volte siamo in totale accordo su tutto, senza alcuna discussione, il resto delle volte rivalutiamo alcuni arrangiamenti e troviamo un punto di incontro.
AVETE INIZIATO LA CARRIERA OLTRE VENTICINQUE ANNI FA. MOLTE COSE SONO CAMBIATE, ANCHE DRASTICAMENTE, NEL MUSIC BUSINESS E PER QUANTO RIGUARDA LA TECNOLOGIA. QUANTO E’ DIFFERENTE REGISTRARE UN NUOVO DISCO OGGI RISPETTO AL 1997, DATA DEL VOSTRO DEBUTTO “GLORY TO THE BRAVE”?
– Prima di tutto all’inizio non avevamo soldi (risate, ndr), così che avevamo un limite di tempo veramente ridotto per registrare e dovevamo accontentarci di una tecnologia basilare. A quel tempo si utilizzavano i nastri magnetici e i computer erano lenti e contenevano poca memoria.
Le cose sono cambiate molto spostandosi verso una digitalizzazione più marcata. Dal secondo disco, passando agli Studio Fredman, abbiamo utilizzato un computer solo per registrare le voci. Ora è tutto molto più facile. Non è così importante in quale studio ti trovi, addirittura puoi anche farlo da casa e registrare la tua chitarra senza alcun problema. Un’altra cosa fondamentale è che a differenza di una volta oggi non c’è bisogno di essere tutti all’interno dello studio nello stesso tempo. Venticinque anni fa avevi due settimane e rimanevi chiuso a lavorare sotto pressione per cercare di finire in tempo, ora puoi lavorare con più calma preparandoti da casa. Il lato oscuro di questi tempi è che con la digitalizzazione il tuo lavoro andrà a finire presto sui siti pirata senza alcuno sforzo. Insomma come Hammerfall abbiamo vissuto diverse epoche e tanti modi differenti di lavorare in studio.
HAI QUALCHE ANEDDOTO DA RACCONTARCI SULLE REGISTRAZIONI DEL VOSTRO DEBUTTO “GLORY TO THE BRAVE”?
– Avevamo un budget bassissimo ottenuto da una label danese, la Vic Records. Credo fossero diecimila corone danesi, che dovrebbero corrispondere a circa quattromila euro. Con quei soldi dovevamo registrare e masterizzare il disco. Ora non ci basterebbero neanche per registrare le chitarre. Terminate le registrazioni la Nuclear Blast ha ascoltato il disco in cassetta durante un pre-listening e ha contattato la Vic Records per comprarne i diritti e firmare con la band. Così loro hanno avuto grandi profitti e noi ovviamente nessuno.
E’ MAI SUCCESSO, DURANTE LA VOSTRA CARRIERA CHE QUALCUNO, MAGARI LA STESSA CASA DISCOGRAFICA, VI METTESSE QUALCHE TIPO DI PRESSIONE PER SCRIVERE MUSICA IN UNA CERTA DIREZIONE?
– Suggerimenti arrivano da ogni parte ovviamente. Ma la risposta è una sola: se ci avete messi sotto contratto all’inizio è perchè vi piaceva ciò che facevamo. Noi scriviamo la musica, per quale motivo voi la volete cambiare? Non funziona così, fatelo con qualcun altro. Noi componiamo ciò che ci piace e che vogliamo suonare; la cosa simpatica di questa storia è che secondo me nessuna casa discografica ha mai ascoltato interamente il disco, una volta ricevuto in anteprima quando terminiamo le registrazioni. Si basa tutto sulla fiducia. Con la Nuclear Blast quando gli inviavamo il master finale dicendo: “Ecco questo è il nuovo lavoro”, la loro risposta era subito: “Fantastico!”.
Quello che posso dire è che la gente cerca sempre di cambiarti ma ciò che consiglio a tutti è di seguire il proprio istinto.
Questi sono gli Hammerfall e questo è ciò che facciamo, punto.
LA ROUTINE PER MUSICISTI AFFERMATI COME VOI SI RIPETE A CICLO. PARTENDO DALLA STESURA DEI PEZZI, PASSANDO PER LA REGISTRAZIONE, LA PROMOZIONE E INFINE GLI SHOW DAL VIVO ED I LUNGHI TOUR. QUALE PREFERISCI TRA QUESTE FASI?
– Ormai queste fasi non sono più così distinte come in passato; non ci sediamo tutto a un tratto a scrivere nuovo materiale ma è un processo costante che portiamo avanti anche durante i tour. Però sì, credo che ogni componente della band risponderebbe che la cosa che ama di più è suonare dal vivo. E’ quello che vogliamo fare. E’ il motivo per il quale scriviamo nuove canzoni, per il quale lavoriamo duro in studio e promuoviamo il nuovo lavoro con interviste e tutto il resto. Alla fine tiriamo le somme ed il nostro desiderio è uscire fuori e suonare davanti ai nostri fan!
IL VOSTRO CO-HEADLINER TOUR CON GLI HELLOWEEN PARTIRA’ A BREVE (l’intervista risale al 19 Gennaio. In seguito la data prevista per Aprile a Milano è stata rischedulata per il 27 Agosto senza però la presenza degli Hammerfall, ndr) E SI PREANNUNCIA MAESTOSO. COME MAI AVETE FATTO QUESTO TIPO DI SCELTA INVECE CHE LA SOLITA TOURNEE’ CON UN PAIO DI BAND MINORI A SUPPORTARVI? PUOI RIVELARCI QUANTO TEMPO AVRETE A DISPOSIZIONE PER LA VOSTRA SCALETTA?
– Avevamo considerato di fare il classico tour per promuovere questo disco. Ma poi gli Helloween ci hanno contattato dicendo: “Ragazzi, che ne dite di fare qualcosa insieme?”. Abbiamo accettato subito! Sai, penso che questo 2022 sarà differente perchè appena si apriranno le porte rendendo di nuovo possibile suonare dal vivo, ci saranno tantissime band che contemporaneamente lotteranno per accaparrarsi gli stessi fan. Ed il pubblico non potrà certo seguire ogni concerto dei propri beniamini. Insomma l’offerta sarà enorme. Gruppi che in questi due anni di pandemia hanno dovuto mettere in attesa i loro tour. Così noi abbiamo pensato di unire le forze e metterci assieme per fare qualcosa di memorabile, formando uno dei più grandi pacchetti power-heavy metal nella storia del metal moderno. Gli Helloween sono i maestri, gli Hammerfall hanno una forte fanbase. Saranno show memorabili dove noi suoneremo quasi la nostra setlist al completo. Due headliner al prezzo di uno! I ragazzi degli Helloween sono amici da lungo tempo e non vediamo l’ora di iniziare questo tour.
E’ NOTO CHE ALCUNI DEI VOSTRI EROI DI GIOVENTU’ SIANO STATI STORMWITCH, ACCEPT E WARLORD. CHE MI DICI DEGLI HELLOWEEN INVECE? QUANTO VI HANNO INFLUENZATI?
– Moltissimo. Gli Helloween sono senza dubbio una delle mie band preferite di sempre e ancora oggi considero Kai Hansen il mio dio. Ricordo quando ascoltai per la prima volta “Walls Of Jericho”, andai letteralmente fuori di testa. Loro hanno inventato qualcosa di nuovo, un certo tipo di speed metal aggressivo ma allo stesso tempo melodico.
GLI ANNI PASSANO MA LA TUA VOCE SEMBRA NON PERDERE VIGORE, ANZI FORSE MIGLIORA RELEASE DOPO RELEASE. QUAL E’ IL TUO SEGRETO?
– Il segreto è prendermi cura di me stesso, del mio corpo. La mia voce è come qualsiasi altro strumento della band, io sono il mio strumento ed è mia responsabilità mantenerlo al meglio. Qualche volta potrebbe risultare noioso dover andare a letto presto, cercare di tenere il fisico in forma andando a correre. Negli ultimi sette anni cerco di correre almeno trenta chilometri ogni settimana. E credo che i risultati siano visibili. Ora posso cantare ad alto livello tutte le sere durante il tour senza calare la prestazione. La mia idea è che devi trattare ogni show come se dovesse essere il miglior concerto della tua vita. Non importa se stai suonando davanti a cinquecento o settantacinque mila persone. Tutti pagano per vederci e io devo dare il meglio di me. Ora sono seduto qui a cinquantadue anni e sento che la mia voce è ancora al top.
DOPO PIU’ DI VENTICINQUE ANNI DI CARRIERA C’E’ UN ASPETTO CHE CREDI SI POSSA ANCORA MIGLIORARE NEL PROSSIMO FUTURO DEGLI HAMMERFALL?
– Non credo ci sia un aspetto in particolare che sia necessario cambiare. Però ti dico una cosa: gli Hammerfall in alcuni territori sono davvero importanti, in altri ancora così così. E’ una cosa un po’ strana. Ecco quello che vorrei è poter portare la nostra musica in luoghi diversi in egual maniera, viaggiando in tutto il mondo con la stessa produzione. Non importa se siamo in Germania, Italia o Perù: tu vedrai lo stesso show, con la stessa potenza e la stessa scenografia.