Non è facile mantenere in vita un progetto per vent’anni, ma tra i tanti pionieri del black metal in Italia c’è qualcuno che è riuscito a raggiungere questo traguardo: gli Handful Of Hate! Tra una lunga carriera fatta inevitabilmente di alti e bassi, va sottolineato come il gruppo toscano ancora nel 2013 sia in grado non solo di stupire, ma di rilasciare quello che può essere considerato il miglior album della loro carriera: “To Perdition”. Per l’occasione del ventennale e della nuova uscita dell’album abbiamo avvicinato l’anima e la mente degli Handful Of Hate, Nicola Bianchi, cantante e chitarrista. Grazie alla sua disponibilità è stato possibile ricostruire la storia di questa band importante per il panorama extreme metal nazionale. Una ricostruzione sincera, dai toni modesti, ma che ha anche lasciato spazio a qualche piccola frecciatina nei confronti di chi, nel corso degli anni, ha messo i bastoni fra le ruote alla band.
BENTORNATI SU METALITALIA.COM, HANDFUL OF HATE! VOLETE PRESENTARCI CON LE VOSTRE PAROLE IL NUOVO “TO PERDITION”?
“Questo album nasce dopo due anni di duro lavoro. Abbiamo raccolto il meglio delle nostre energie e potenzialità. Abbiamo cercato di eliminare molte problematiche a livello ritmico, che ci hanno un po’ frenato in passato e finalmente, una volta messa su la formazione giusta ed il giusto groove tra gli elementi, il lavoro è cominciato. La risultante è un disco molto compatto, velocissimo a livello esecutivo, potente, e soprattutto racchiude vent’anni di esperienza, quindi una certa maturità a livello compositivo e di arrangiamenti”.
QUALI SONO SECONDO VOI LE DIFFERENZE PRINCIPALI TRA LE VOSTRE ULTIME DUE RELEASE?
“La differenza principale sta nel fatto che ‘You Will Bleed’, uscito nel 2009, fu composto, arrangiato ed assemblato anche nell’artwork come un disco volutamente ispirato al passato. Pur mantenendo un nostro riffing abbiamo sperimentato molte parti più lente, ci siamo ispirati alle vecchie produzioni black/thrash anche nelle immagini, seppur con suoni più moderni. E’ stato un capitolo volutamente a parte nella nostra discografia. Da tempo avevo in mente di farlo tutte le volte che rispolveravo un vecchio vinile della Black Mark della mia collezione e mi sono tolto la voglia. ‘To Pedition’ torna ad essere 100% Handful Of Hate riprendendo il lavoro iniziato con ‘ViceCrown’ (2003) e ‘Gruesome Splendour’ (2006). Un’evoluzione verso i lidi più estremi del black/death metal”.
SU “TO PERDITION” SUONA, IN MODO IMPECCABILE, IL VOSTRO NUOVO BATTERISTA AETERNUS, ANCHE SE CON IL VOSTRO RITORNO DEL 2009 LA LINE UP IN SOSTANZA E’ STATA RICOSTRUITA DA CIMA A FONDO. QUAL E’ LA DIFFERENZA SOSTANZIALE TRA I ‘VECCHI’ HANDFUL OF HATE E QUELLI ODIERNI?
“Dal 2009 ad ora siamo rimasti io e Demos (chitarra), che in ‘You Will Bleed’ suonò anche quasi tutte le parti di basso. In questo album ha dato un gran contributo componendo la metà dei pezzi che secondo me sono i migliori. E’ indubbio che con Aeternus alla batteria ci siamo potuti spingere ben oltre rispetto alle velocità del passato senza incorrere nelle solite problematiche in studio, ovvero dover passare una giornata intera ad editare la batteria. I nuovi Handful Of Hate sono dei professionisti che prima di tutto sanno suonare”.
IL SOUND BLACK METAL DI “TO PERDITION” E’ MOLTO ‘SVEDESE’, IN STILE DARK FUNERAL O BLOT MINE. IL MIO VUOLE ESSERE OVVIAMENTE UN COMPLIMENTO, MA A MOLTI NON PIACCIONO SIMILI ACCOSTAMENTI. EPPURE IL VOSTRO STILE DI OGGI E’ VELOCE, FREDDO E REGALA GRANDI MELODIE INFERNALI…
“Io penso che, pur essendo stati influenzati dalla scena svedese, ad un primo impatto quando si sente qualcosa di molto veloce con chitarre enormi si tende ad accostare a suddette band. A ragione, ma allo stesso tempo penso che negli anni siamo riusciti a raggiungere un sound e soprattutto un riffing nostro. Ho notato in band quali Dark Funeral o Marduk una certa staticità negli ultimi anni mentre, almeno da parte nostra, oltre al riffing ‘aperto’ ci siamo dedicati anche a parti differenti forse accostabili al death metal se non, in alcuni casi, addirittura al thrash. Resta il fatto che sono grandi nomi che hanno contribuito a gettare i pilastri di un certo tipo di black metal, che a me piace molto, con dischi memorabili”.
UNA CANZONE DAVVERO SUPERLATIVA E’ LA TITLETRACK, UNA DELLE MIGLIORI SONG BLACK METAL ASCOLTATE ULTIMAMENTE. CE NE VOLETE PARLARE? E’ FORSE ANCHE QUELLA PIU’ ‘MELODICA’ DELLA RELEASE…
“La canzone ‘To Perdition’ è stata una delle ultime song ad essere state ‘assemblate’. La struttura della canzone, ovvero tutta la parte dissonante, risale almeno al 2010 mentre l’opening e certe parti più thrash sono cose recenti. L’inizio è sinfonico in crescendo, avevo in mente da tempo di comporre una cosa simile. Poi, trovate le note giuste, mi sono preoccupato di controbilanciare con qualcosa di veramente furioso. Ho quindi amalgamato con degli arrangiamenti quali stacchi, bridge, ecc… Il risultato penso sia un pezzo molto particolare che sicuramente può rappresentare una strada per il futuro. Amo controbilanciare parti melodiche con altre stridenti e più cacofoniche”.
CONGRATULAZIONI PER I VOSTRI VENT’ANNI DI CARRIERA: VOLETE TIRARE LE SOMME E RICONSIDERARE I MOMENTI PIU’ DIFFICILI E QUELLI PIU’ ESALTANTI?
“Grazie, sono fiero di esser arrivato fin qui, arrancando, zoppicando, correndo ed inciampando molto! I momenti più difficili vengono dalla riflessione che ‘questo sei, e grosso modo questo resterai’. Quando vedi che, nonostante sforzi indicibili, vai poco oltre allora hai due soluzioni: o smetti o continui per puro piacere personale. Mi ero messo in mente di riuscire a suonare esattamente quello che sto facendo e ci sono riuscito. Allo stesso tempo non darla mai vinta a tutti quelli che mi hanno messo i bastoni tra le ruote, hanno abbandonato o son stati allontanati. Forse suonerò per altri vent’anni, forse per altri due mesi, non lo so, ma sono sicuro che smetterò quando deciderò io, quando mi sarà passata la voglia e quando non avrò più niente da dire. Ti sembra poco? Aggiungo che i momenti migliori vengono indubbiamente dai live: qui conosci persone che da tempo ti apprezzano e seguono, o persone che non sapevano chi eri ma si prendono CD e maglietta dopo averti visto suonare”.
SIETE D’ACCORDO SE DICO CHE “TO PERDITION” E’ IL VOSTRO ALBUM PIU’ ESTREMO?
“Sì, decisamente, anche maturo e potente”.
A CONTI FATTI, ANCHE SOLO PER QUANTO RIGUARDA L’INTENSITA’, CREDO CHE LA NUOVA RELEASE SIA LA MIGLIORE DI TUTTA LA VOSTRA CARRIERA…
“Abbiamo composto l’album senza fretta e provando molte soluzioni differenti. Siamo riusciti a fare delle pre-produzioni e, con una line-up molto ben strutturata e preparata, siamo riusciti a creare quello che secondo me è il nostro album migliore. Raccoglie tutte le nostre caratteristiche, racchiude elementi nuovi, ha una buonissima produzione e suona molto potente”.
IN OCCASIONE DEL VOSTRO VENTENNALE IMPEGNO ALL’INTERNO DELLA SCENA BLACK METAL E’ STATO RISTAMPATO IL VOSTRO DEBUT ALBUM. CHE RICORDI AVETE DI QUEL PERIODO? QUANTO SIETE CAMBIATI DA ALLORA NEL MODO DI RAPPORTARVI ALLA MUSICA?
“Il nostro primo album è stato ristampato dalla messicana Azermedoth, la Code666 si occupa della stampa e produzione del nostro nuovo CD in versioni varie. I ricordi di quel periodo sono legati a vecchi amici, situazioni oggi irripetibili e tanta inesperienza da parte nostra, che oggi francamente mi fa sorridere. Avevamo tante buone idee ma non eravamo amalgamati nella line-up, ognuno aveva gusti differenti e tecnicamente c’erano delle lacune evidenti. Però in quegli anni c’era la possibilità di emergere e forse sarebbe bastato un po’ più di impegno e coerenza da parte di chi ci promuoveva. Ma eravamo dei ragazzini”.
SIETE SEMPRE STATI ATTIVI DAL VIVO COME BAND. PENSATE CHE I NUOVI BRANI IN SEDE LIVE POSSANO DIVENTARE ANCORA PIU’ DEVASTANTI OPPURE CHE, ESSENDO TRA LORO PIU’ UNIFORMI, C’E’ IL RISCHIO, ANCHE NEL CASO IN CUI I SUONI NON SIANO PERFETTI, CHE PERDANO VALORE?
“I pezzi nuovi sono molto più complessi da suonare a livello tecnico quindi richiedono un esercizio e preparazione ottimali. Aggiungi il fatto che viaggiamo a velocità mai toccate prima, e tutto diventa difficile. Dal vivo penso che, al nostro livello, sia quasi impossibile ricreare perfettamente il sound del disco e la limpidezza del suono, per mille aspetti tecnici dovuti a fonici, impianti, locali dove suoni. Allo stesso tempo, come sempre abbiamo fatto, privilegiamo l’aspetto fisico, l’impatto e la presenza sul palco, cosa che sul CD non c’è. Quindi chi viene a vederci sarà travolto da una violenza devastante, mentre per i suoni ed altre caratteristiche deve comprare l’album”.
COS’E’ PER VOI LA PERDIZIONE?
“Un cammino, una sorta di patto con se stessi che porta ad ogni forma di realizzazione a discapito degli altri o dell’ambiente che ti circonda. La completa negazione di ogni valore di questa ‘retta’ società ed un individualismo che esalta il proprio ego: forte, bastardo, tenace, sprezzante. Tutto si perde, dipende da come lo si fa”.
GRAZIE PER LA DISPONIBILITA’, UN ULTIMO SALUTO AI VOSTRI FAN CHE VI SEGUONO DA VENT’ANNI…
“Grazie a te per l’intervista, invito chiunque a raggiungerci dal vivo ed ascoltare il nostro nuovo album. To Perdition!”.