HANDFUL OF HATE – Artigli nella notte

Pubblicato il 05/05/2007 da
 
Una delle storiche band del panorama black metal italiano ritorna in pista con le armi affilate a puntino! Il nuovo “Gruesome Splendour” mette davvero tutti d’accordo sul fatto che gli Handful Of Hate abbiano finalmente raggiunto la maturità stilistica; e non solo in studio di registrazione, visto che dal vivo il gruppo sa sfoderare una violenza inaudita. Ma conosciamo direttamente dal batterista Gionata lo stato attuale degli Handful Of Hate…
 

 
AVETE CAMBIATO ETICHETTA, ANCHE SE SEMPRE DI UNA LABEL ITALIANA SI TRATTA. CREDETE SIA LA MEGLIO COSA POTER CONTARE SU UN’ETICHETTA DEL PROPRIO PAESE? CHE TIPO DI RISPOSTA VI ASPETTATE DAL PUBBLICO E QUALE TIPO DI SUPPORTO PRETENDETE DALL’ETICHETTA?
Gionata: “Sì, abbiamo cambiato etichetta perché il contratto con Code666 era di un solo disco e l’offerta che ci hanno proposto per un eventuale secondo album non ci ha entusiasmato per niente. La Cruz Del Sur è un’etichetta incentrata su un metal diciamo più classico e siamo una band un po’ fuori dai loro standard abituali, ma quello che ci ha sempre interessato personalmente è avere a che fare con gente seria e disponibile. In passato le etichette con le quali abbiamo avuto a che fare o sono fallite oppure non rispondevano alle mail, non c’era modo di contattarli, non dicevano il vero sui dati di vendita, eccetera… Come si fa a lavorare così? Noi non vogliamo diventare certo miliardari, ne abbiamo chissà quale pretesa, ma almeno chiarezza, disponibilità e voglia di fare ci devono essere, altrimenti non ha senso andare avanti. A questo punto credo che avrai capito che per noi la provenienza dell’etichetta non ha importanza. Le aspettative che abbiamo dal pubblico sono semplici: speriamo che chi ci ha sempre seguito ascolti il nuovo materiale e che continui a seguirci”.
 
ONESTAMENTE CONTINUO A SENTIRE UN VELATO RICHIAMO AL BLACK METAL SVEDESE E MI RIFERISCO IN PRIMIS AI MARDUK, ANCHE QUELLI ASSAI CUPI DELL’ULTIMO ALBUM. SIETE D’ACCORDO?
Gionata: “Posso dirti che per me i Marduk hanno finito di essere interessanti con l’album ‘Panzer Division Marduk’, quindi non credo che i loro nuovi lavori abbiamo una qualsiasi influenza nel nostro sound, ma è chiaro che i richiami al black svedese ci sono e ci sono sempre stati nel nostro sound. Il black scandinavo è chiaramente una nostra influenza e non ci vergognamo certo di dirlo, ci mancherebbe, ma sarebbe comunque restrittivo per noi limitarci solo a questo… le radici del nostro sound si trovano anche in direzioni molto differenti come il death metal e il brutal-death”.
 
VOLETE FARE UNA BREVE DESCRIZIONE DI TUTTI I VOSTRI FULL LENGTH ALBUM, SOTTOLINEANDONE GLI ASPETTI PIU’ PECULIARI?
Nicola: “Partiamo con ‘Qliphpothic Supremacy’ registrato nel 1996 ed uscito l’anno seguente: album molto melodico che risente troppo delle diversità dei vari componenti che formavano la line-up in quel periodo. Io volevo fare un black tirato senza compromessi, privo di arpeggi e fronzoli, gli altri ragazzi no… il risultato è stato un mix. E’ un album valido considerando il periodo, anche se secondo me trapela bene l’inesperienza che avevamo al tempo, soprattutto negli arrangiamenti. ‘Hierarchy 1999’, uscito quell’anno, è un disco tipicamente black metal, molto tirato e secondo me con delle songs ottime. All’interno racchiude alcuni dei riffs più belli che io abbia mai composto. Peccato che la registrazione sia discutibile, ma la nostra etichetta del tempo, pagando le registrazioni, ci impose di lavorare ai Dracma studio ed il risultato fu ben lontano da come lo volevamo. Non nascondo l’intenzione di riprenderlo in mano, almeno le songs più belle, e riregistrarle in un prossimo futuro con dei suoni all’altezza e qualche nuovo arrangiamento che le renda ancora migliori. ‘ViceCrown’, siamo al 2003: personalmente lo ritengo il disco della nostra svolta, curai per intero gli arrangiamenti e quasi tutta la composizione, cercando di far emergere tutte le mie caratteristiche nella ricerca dell’estremismo sonoro, mescolando al black metal soluzioni tipicamente death. Lavorammo con un fonico serio e preparato (Paso), dando alle stampe un CD finalmente professionale e ben fatto. Siamo stati ripagati, poiché è con quel disco che abbiamo catturato l’attenzione all’estero. Ed infine ‘Gruesome Splendour’ (2006): ho composto ed arrangiato per intero il cd, avvalendomi dell’aiuto di tutta la band. Siamo andati oltre ‘ViceCrown’, seguendone la via tracciata col precedente CD, ma credo che stavolta la nostra maturità ed esperienza abbiano fatto un ulteriore progresso. Il disco gode di una registrazione a parer mio ottimale (considerando che siamo stati in studio quindici giorni, sempre avvalendoci di Paso come fonico e dei suoi Studio 73) ed i riscontri che stiamo avendo sono al momento entusiasmanti, specialmente dall’estero, dove molte persone restano colpite dal fatto che anche in Italia si suoni black estremo a questi livelli, senza temere le bands più quotate ed anzi spesso sorpassandole”.
 
PREMESSO CHE A UNA BAND BLACK METAL IL SUCCESSO PUO’ BENISSIMO NON INTERESSARE, VI CHIEDO SE CREDETE DI AVER SBAGLIATO QUALCOSA NELLA VOSTRA CARRIERA CHE VI HA IMPEDITO DI RAGGIUNGERE QUELLA NOTORIETA’ CHE BAND PIU’ GIOVANI DI VOI HANNO RACCOLTO… PROBABILMENTE, PERO’, CON “GRUESOME SPLENDOUR” TUTTI I VOSTRI OBIETTIVI VERRANNO RAGGIUNTI, VISTE LE PREMESSE E L’ALTO POTENZIALE DELLA RELEASE…
Gionata: “‘Successo’ è una parola che non mi piace. Quando penso ad una band come la nostra penso a persone che suonano per passione, divertimento e soddisfazione personale, ma non a gente che lo fa per soldi o per un successo di qualche tipo. Sicuramente ci sono stati dei periodi bui nella storia degli Handful Of Hate: musicisti mediocri o svogliati, cambi di line-up, persone che combinavano casini giusto per il gusto di distruggere e non costruire, etichette inconcludenti… e ci sono state anche delle scelte molto sbagliate che hanno chiuso alcune porte importanti e che non si possono di certo riaprire adesso. Alla fine però quel che è stato è stato e bisogna andare avanti, pensare al futuro e quello che può offrirci il presente; piangersi addosso non serve di certo a niente. Abbiamo un disco molto valido fuori e questo credo sia la cosa più importante. Il resto si vedrà”.
 
QUANTO E’ DIFFICILE, ANCHE PER UNA BAND DI UN CERTO SPESSORE COME LA VOSTRA, PARTECIPARE AD UN TOUR EUROPEO O ANCHE ITALIANO?
Gionata: “Il discorso tour europeo è un discorso un po’ complesso… magari non tutti sanno che, a parte la band headliner che viene regolarmente pagata, tutte le bands di supporto pagano una quota per essere lì e il prezzo è anche abbastanza salato. Se una band ha un’etichetta potente alle spalle e che supporta un tour europeo pagando tale cifra, be’, fare un tour non è poi così difficile, ci riuscirebbe chiunque; ma se l’etichetta è piccola e buttare 3.000-4.000 euro in una cosa del genere è un problema, allora i tour si vedono solo partire, purtroppo. Per l’Italia non abbiamo problemi per suonare, calcola che da quando il disco è fuori abbiamo fatto dieci date sparse in due mesi, più una a Londra; ma per l’estero preferiamo organizzarci (come abbiamo sempre fatto) delle sorte di mini-tour per conto nostro, contattando personalmente promoters e bands locali ed evitando così di svenarci per situazioni più grosse, che potrebbero anche non essere la fine del mondo. Se in futuro avremo la possibilità di imbarcarci in un tour serio, di certo non ci sputeremo sopra, ma per adesso non ne abbiamo la possibilità”.
 
 
 
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