Noti a pochi, e da costoro molto apprezzati, gli Hands Of Orlac sono una creatura underground tanto sfuggente nelle sembianze da rasentare il fantasmatico, la pura leggenda scissa totalmente dal reale. Gruppo collocabile nell’ambito dell’heavy metal darkeggiante di scuola ottantiana, questo collettivo mezzo italiano e mezzo svedese ha acquisito con il secondo album “Figli Del Crepuscolo”, uscito verso la fine del 2014, una notevole credibilità tra i nostalgici del metal classico più articolato. Con riferimenti che vanno dai primi Iron Maiden, ai Mercyful Fate, all’amabile filone del doom esoterico tricolore, fino all’occult rock oggi assai di moda, questi ragazzi poco propensi ad aprirsi al mondo, grazie anche a un leggiadro flauto, hanno suscitato ben più che semplice curiosità nelle nostre menti. Abbiamo deciso di andare a conoscerli e, seppure non siano stati chissà quanto prodighi di particolari, possiamo dire di avere in parte squarciato il velo di mistero che su questi musicisti grava. A voi il resoconto della nostra chiacchierata a mezzo mail.
IL VOSTRO NOME È ISPIRATO ALL’OMONIMO FILM DEL 1924, A SUA VOLTA TRATTO DAL ROMANZO DI MAURICE RENARD. PERCHÉ LO AVETE SCELTO? LE VOSTRE MANI TENDONO A PORTARVI AD AZIONI INCONSULTE E IMPREVEDIBILI COME QUELLE DEL PIANISTA PROTAGONISTA DELLA PELLICOLA?
“Il nome lo abbiamo scelto prettamente per il film muto di Weine, la cui atmosfera macabra e inquietante rifletteva abbastanza bene quello che volevamo perseguire musicalmente. All’interno del gruppo, ad azioni inconsulte può conseguire l’amputazione delle mani, al contrario del processo letterario o filmico”.
CHI SONO I “FIGLI DEL CREPUSCOLO” DI CUI SI PARLA NEL TITOLO DEL VOSTRO SECONDO ALBUM?
“Il disco è rivolto a quelli che attendono nello spazio fra giorno e notte colui che porta la luce e viene chiamato con molti nomi”.
NELLA VOSTRA MUSICA CONFLUISCONO PRIMI IRON MAIDEN, KING DIAMOND, PAUL CHAIN, THE DEVIL’S BLOOD E MOLTO ALTRO RIFERIBILE ALLA MUSICA OSCURA ED OCCULTA: A CHI VI SENTITE PIÙ VICINI? COSA PENSATE DI POTER DIRE DI DIVERSO E DI INTERESSANTE RISPETTO AI MOLTISSIMI ALTRI ARTISTI CHE SI SONO APPROCCIATI A QUESTA TIPOLOGIA DI MUSICA IN PASSATO?
“Non intendiamo dire niente di diverso rispetto ad altri. Il terreno che calpestiamo è già stato esplorato da più di 40 anni e non è l’innovazione ad interessarci. Si potrebbe dire che utilizziamo concetti già espressi ma usando il nostro personale linguaggio. I Black Sabbath sopra a tutti, quindi Witchfinder General, Mercyful Fate e Black Hole, per chiudere il quadrato. Molto spesso ci accomunano a determinati gruppi per la sola presenza della voce femminile o del flauto, sebbene intenzioni e percorsi siano molto diversi”.
QUALE SIGNIFICATO ATTRIBUITE ALL’USO DEL FLAUTO? COSÌ COME L’AVETE UTILIZZATO VOI, GETTA UN ALONE DI MAGIA SU TUTTE LE COMPOSIZIONI, ED È NOTEVOLE IL FATTO CHE ESSO SI EMULSIONI PERFETTAMENTE CON GLI ALTRI STRUMENTI. NON SEMBRA MINIMAMENTE UNO STRUMENTO FUORI CONTESTO O SLEGATO DALL’HEAVY METAL…
“Il flauto è stato da sempre pensato a scopo atmosferico, uno strumento per conferire tinte più oscure e rimandare a momenti di carattere filmico o per velare di nebbia un passaggio. Non era nostra intenzione, invece, utilizzarlo con temi di intrattenimento o assoli saltellanti. Il nostro è un gruppo basato su tematiche horror,sono questi presagi inquietanti che il flauto aiuta a delineare, occupandosi di tratteggiare un certo tipo di atmosfere al posto delle tastiere”.
DI COSA PARLA IL TESTO DI “MILL OF THE STONE WOMEN”?
“La canzone fa diretto riferimento al capolavoro del gotico italiano ‘Il Mulino delle Donne di Pietra’. La narrazione, però, segue i punti di vista di due personaggi diversi, per poi sfociare nell’indimenticabile scena della droga”.
“A GHOST STORY” CONTIENE NEL FINALE UN’ESPLICITA CITAZIONE A “TRANSYLVANIA” DEGLI IRON MAIDEN. PERCHÉ L’AVETE INSERITA? QUAL È SECONDO VOI IL SEGRETO DEI PRIMI DUE ALBUM MAIDENIANI, E QUALI CREDETE SIANO I GRUPPI CHE SONO RIUSCITI A CITARLI CON MAGGIORE CREDIBILITÀ NEGLI ULTIMI ANNI?
“La nostra intenzione non era di citare direttamente, bensì di inserire un riferimento ‘classico’ del genere. I primi due album degli Iron Maiden avevano una formazione migliore di quelle che sono seguite, nello specifico di ‘Killers’ la migliore in assoluto”.
COSA È CAMBIATO NEL VOSTRO MODO DI ESSERE MUSICISTI E NELLA VISIONE ARTISTICA DALL’ESORDIO A “FIGLI DEL CREPUSCOLO”?
“Ad ogni passaggio ci si arricchisce di esperienza, in un processo di conoscenza sempre maggiore. Se all’inizio l’approccio musicale era più semplice e diretto, allo scopo di dichiarare determinate cose adatte al momento e al luogo, in ‘Figli del Crepuscolo’ sono convenute proiezioni di diverso tipo e importanti per il momento ed il luogo attuale. Incarnazioni rese possibili grazie ad un processo di evoluzione e determinazione”.
SIETE UNA BAND CHE CERCA DI PORSI IN MANIERA PERSONALE E NON CONVENZIONALE ALL’INTERNO DEL PANORAMA CLASSIC HEAVY METAL. FINO A CHE PUNTO È POSSIBILE SPERIMENTARE, PRIMA DI FINIRE A SUONARE UN GENERE COMPLETAMENTE DIVERSO E SNATURARSI?
“Nel momento in cui inizia la sperimentazione finisce l’heavy metal. Suonare il genere con un linguaggio proprio è possibile solo nel momento in cui il genere stesso non viene snaturato o non si tende verso qualcosa di diverso, o si procede con un’intenzione di altro tipo”.
AVETE UNA PRESENZA ONLINE MOLTO SFUMATA, CON ATTIVO SOLTANTO UN VECCHIO MYSPACE. SENTITE LA NECESSITÀ DI RIMANERE NELL’OMBRA E DI NON RENDERVI IMMEDIATAMENTE ACCESSIBILI?
“Le notizie relative al gruppo sono reperibili sul blog http://handsofevil.blogspot.se, oppure possiamo essere contattati all’indirizzo email thehandsoforlac@gmail.com. Esiste una pagina facebook riferita alla band non creata da noi e in nessun modo sotto il nostro controllo, così come sono presenti informazioni disordinate su Metal Archives, dove persiste una foto di epoca precedente al demo. Una presenza più ‘mondana’ sicuramente gioverebbe alla visibilità del gruppo ma non è un prezzo che il gruppo si sente di voler pagare per poi doverne sopportare le ‘mondane’ conseguenze”.
SIETE A TUTTI GLI EFFETTI UNA BAND DALLA COMPOSIZIONE “INTERNAZIONALE”: DUE QUINTI ITALIANI, TRE QUINTI SVEDESI. COS’HANNO PORTATO I TRE MEMBRI NORDICI? QUALI SONO I PUNTI COMUNI NELLA VOSTRA FORMAZIONE ARTISTICA, E QUALI LE DIFFERENZE?
“Durante la sessione del primo disco allo Studio Misantropen, eventi di vario genere hanno portato alla collaborazione di due musicisti svedesi alla registrazione di chitarra e batteria, musicisti che poi sono in seguito entrati definitivamente a far parte della formazione. Il punto di convergenza che ha portato a tale unione è riconducibile al festival Muskelrock, evento di fondamentale importanza per la band e che si può dire causa scaturente della nascita di essa. Dopo che il chitarrista storico del gruppo ha lasciato la band nel settembre 2011, un ulteriore membro svedese si è aggiunto per sopperire a tale vuoto. Ognuno apporta, così, il proprio personale approccio al genere e allo stile della band ma non necessariamente in un ottica ‘nazionalistica’. La natura del gruppo si trova ora in uno stato di equilibrio che sarebbe altrimenti impossibile da ottenere”.
SCORRENDO LA VOSTRA SCARNA BIO, EMERGE CHE ORA SARESTE TUTTI DI STANZA IN SVEZIA. COSA COMBINATE IN QUESTO PAESE? LA VOSTRA PERMANENZA ALL’ESTERO HA AIUTATO L’ATTIVITÀ DELLA BAND?
“Dopo un anno di formazione mista i rimanenti due membri italiani hanno deciso di trasferirsi, facilitando i processi creativi e organizzativi. Questo ha reso possibile la realizzazione di ‘Figli del Crepuscolo’ che sarebbe stato, altrimenti, se non impossibile, molto più complicato da realizzare. La vita in Svezia è molto meno caotica rispetto alla vita a Roma ed è molto meno sacra e sacrilega”.
PENSATE CI SIA UNA BUONA RICETTIVITÀ, ALMENO NELL’UNDERGROUND, PER IL VOSTRO TIPO DI MUSICA? IL METAL DARKEGGIANTE DI SCUOLA ITALIANA HA SPESSO UN SUO MERCATO DI NICCHIA DAI NUMERI NON ESORBITANTI, MA CON UN DISCRETO ZOCCOLO DURO DI FAN…
“Non sapremmo dire se c’è o meno una buona ricettività ma spesso rimaniamo sorpresi per i casi in cui un ascoltatore comprende molto dettagliatamente quello che stiamo facendo. Se per ‘occulto’ intendiamo ciò che non si vede immediatamente, c’è sempre qualcuno interessato alla musica occulta”.
CHI È L’ARTISTA NON-METAL CHE HA INFLUENZATO MAGGIORMENTE LA MUSICA DEGLI HANDS OF ORLAC?
“Morante/Simonetti/Pignatelli/Marangolo/Guarini e Gianni Leone, senza ombra di dubbio”.
QUAL È IL VOSTRO SOGNO NEL CASSETTO COME MUSICISTI?
“Suonare con Witchfinder General e Pagan Altar è un traguardo che abbiamo raggiunto, ed era stato precedentemente sognato”.
QUALI SONO LE VOSTRE USCITE DISCOGRAFICHE PREFERITE DEL 2014 E DEL PRIMO SCORCIO DEL 2015?
“I nuovi Mausoleum Gate ed Anal Vomit”.