HARDCORE SUPERSTAR – Nel nome del rock

Pubblicato il 21/09/2018 da

Gli Hardcore Superstar e l’Italia hanno un legame molto forte, visto il supporto che il nostro paese ha tributato agli svedesi sin dai loro primi passi e, senza dubbio anche per lo spirito che emana, la band viene sempre ben accolta dalle nostre parti. Il nuovo album, “You Can’t Kill My Rock’N’Roll” è oramai nei negozi, e sembra essere chiara in esso una dichiarazione d’amore per il rock and roll più basilare e classico, cosa che le parole di Jocke Berg, istrionico cantante della band, e Magnus ‘Adde’ Andreasson, batterista e compositore, ci confermano. Abbiamo raggiunto la formazione in un bollente mezzogiorno di giugno al Rock’n’Roll di Milano, qualche ora prima del loro concerto al Malt Generation Festival di Arluno (Mi), scambiando alcune parole sul disco nuovo, su cosa rappresenti per gli Hardcore Superstar e altro ancora. Buona lettura!

ALLORA COME VA? PRONTI PER STASERA?
Adde: – Abbiamo finito di suonare a mezzanotte in Svezia, abbiamo dormito tre ore forse? Un po’ di birra italiana ci darà le forze per riprenderci per la serata.

CERTO, UN PO’ DI SOLE E UN PO’ DI BIRRA FANNO MIRACOLI
Adde: – Si, il sole italiano… Le donne italiane!
Joke: – (a bassa voce) le fighe italiane (risate NdR)!

AVETE UNA BELLA FANBASE IN ITALIA DEL RESTO!
Jocke: – L’Italia per noi è sempre stata una seconda casa, ci avete preso sotto la vostra ala protettrice sin dagli inizi della nostra carriera. E’ speciale. L’Italia per noi è speciale.

COME PREPARATE LA SETLIST PER UN CONCERTO DOVE NON STATE PROMUOVENDO UN DISCO INTERO MA DEI SINGOLI APRIPISTA?
Jocke: – Abbiamo comunque fatto uscire il quarto singolo, quindi in realtà è un set piuttosto forte e improntato a roba recente, non si discosta tanto da un concetto anche promozionale secondo me.

CON “BABOON” AVETE DATO UN ALTRO ASSAGGIO DI QUELLO CHE RAPPRESENTA IL NUOVO DISCO, COME DESCRIVERESTE “YOU CAN’T KILL MY ROCK’N’ROLL”?
Adde: – Credo si possa descrivere come un disco alla Hardcore Superstar. C’è tutto quello che riguarda la band: riff potenti, grandi ritornelli. E un disco con molta energia, credo che renda molto l’idea di come siamo noi come band, non stiamo provando ad essere niente di diverso da noi stessi. Viviamo e respiriamo come HCSS, in quest’album, senza voler dimostrare nulla. Siamo noi stessi quello che sentite.
Jocke: – Grazie per permetterci di essere noi stessi; una volta ancora (Riferendosi al secondo disco della band, “Thank You (For Letting Us Be Ourselves)”, NdR).
Adde: – Esatto. “Thank You” parte seconda.

A PROPOSITO. I VOSTRI DISCHI HANNO SPESSO UN PROPRIO CARATTERE MUSICALE, PIU’ CHE UN GENERE. QUALE PENSI CHE SIA IL VOSTRO MOOD OGGI?
Adde: – Fare festa! (Ride NdR)
Jocke: – No, però è vero. Si tratta di vibrazioni positive. Il punto con gli Hardcore Superstar è di divertirsi, vogliamo che la gente, che i fan, quando ascoltano un nostro album, entrino in un mood festaiolo, che si divertano. Sai, tutti abbiamo momenti duri nella vita, i nostri sono album con cui spegni per un momento la testa e sorvoli tutti quei momenti.
Adde: – Vorrei aggiungere che questo nuovo disco, nella mia mente, è quel tipo di album che metti su quando hai lavorato tutta la settimana, da lunedi a venerdì, e stai tornando a casa dal lavoro venerdì sera, e probabilmente andrai fuori e vuoi entrare nell’umore giusto: metti su questo disco per entrare nel contesto di quello che accadrà. Fai una doccia, metti su il disco, ti fai una birra prima di incontrare i tuoi amici, e questa è la tua colonna sonora.

IL DISCO ERA PREVISTO PER MARZO, COME MAI AVETE DECISO DI RITARDARNE L’USCITA?
Adde: – Più che ritardarne l’uscita abbiamo deciso che volevamo fare uscire un po’ di singoli, così che ogni canzone avesse delle ‘gambe proprie’. Perché quando pubblichi un disco è tutto fatto e finito, e abbiamo pensato che forse era il caso di dare ad alcuni brani un po’ di spazio extra, invece di lasciarle semplicemente all’interno di un album. Far si che avessero una vita propria. Ecco perché abbiamo deciso di fare uscire così tanti singoli prima dell’album.

QUAL E’ IL VOSTRO SINGOLO PREFERITO DI QUELLI USCITI?
Jocke: – “Baboon” è il mio preferito.
Adde: – “Electric Driver”.

PARLANDO DI “BABOON” E DEL SUO VIDEO: QUANTO VI SIETE DIVERTITI A FARLO? DI COSA PARLA?
Adde (ridendo): – Si è stato uno spasso.
Jocke – Non è stato difficile trovare il personaggio principale del video. Lui, beh, è un figlio di puttana, uno stalker, mi rapisce e via dicendo… Insomma, “Baboon” parla di quel tizio che tutti abbiamo incontrato in certi momenti della vita, sai, l’imbucato alle feste (‘party crasher’, in inglese, NdR), il tizio o la tizia che sono un po’ troppo, che diventano….
Adde: – Fastidiosi. Quell’amico fastidioso che vuole andare sempre un po’ oltre…
Jocke: – Sta descrivendo me adesso (risate NdR).

CHI SONO GLI HARDCORE SUPERSTAR, OGGI, 2018, QUANDO SONO A CASA E NON SUL PALCO?
Adde: – Padri di famiglia. Si, padri e amanti della musica. Siamo persone che continuano a fare musica e ad amare quello che fanno.
Jocke: – Si, è così.

E QUAL E’ IL VOSTRO DISCO PREFERITO DEGLI HCSS? ESCLUDENDO IL NUOVO.
Adde: – Buona precisazione, si tende sempre a nominare il nuovo, perché è quello del quale sei più orgoglioso al momento. Quindi ovviamente è l’ultimo uscito il mio preferito, ma mi piacciono tutti a dire il vero. Penso che l’ultimo album, “HCSS”, sia un lavoro che mi rende davvero orgoglioso.
Jocke: – “Dreamin’ In A Casket”.

COSA AVETE ASCOLTATO DI RECENTE CHE VI SENTITE DI CONSIGLIARE?
Adde: – Gli Sleep. Non sono nuovi ma hanno ricominciato da poco, è la band di Matt Pike, e il loro nuovo disco mi piace moltissimo. Non so se possano contare come ‘consiglio’, visto che non sono una band ‘nuova’, ma ne vale la pena. Il disco è davvero ottimo, e non li avevo mai ascoltati troppo prima, quindi per me vale come nuovo!

E QUALCUNO CON CUI SIETE STATI IN TOUR E NON VI ASPETTAVATE FOSSE COSI’ BRAVO?
Adde: – Ma sai, le band con cui sei in tour finiscono per piacerti quasi sempre; quando siamo andati in tour coi Buckcherry sono diventato un loro fan da quanto erano fighi. E stessa cosa con i Fozzy, non li conoscevo, ma ora sono un loro fan, grandi ragazzi, band figa. Quando senti quelle canzoni sera dopo sera ti restano in testa, è difficile non ritrovarti a cantarle con loro.

SIETE IN GIRO DA UNA BUONA VENTINA D’ANNI. I FAN CHE AVEVATE AGLI INIZI SONO CRESCIUTI CON VOI, AVEVANO CHI PIU’ CHI MENO LA VOSTRA ETA’ DELL’EPOCA E ORA SONO, COME VOI, VENT’ANNI PIU’ GRANDI. MA, ALLO STESSO TEMPO, TRA CHI VI ASCOLTA OGGI CI SONO ANCHE RAGAZZI CHE NON ERANO NATI ALL’EPOCA DEL VOSTRO PRIMO DISCO. QUAL E’ IL VOSTRO MODO DI PARLARE A TUTTI I VOSTRI ASCOLTATORI, A INTERESSARLI, ANCHE A FRONTE DI UN GAP SIMILE?
Jocke: – E’ una domanda interessante. Non credo tuttavia sia un grande problema perché la musica… Beh, la musica è per sempre. Non diventa vecchia. Vediamo dal palco gente che aveva la nostra età quando abbiamo iniziato, ora vengono ai concerti con i figli. Il fratello maggiore di Magnus ascoltava i Judas Priest, e ci ha passato quell’interesse, è un passaggio di consegne.
Adde: – Si, è il passare la torcia alle generazioni più giovani che è un bene. E la label continua a dirci che abbiamo un qualcosa di unico come band, continuiamo ad avere i fan della prima ora e allo stesso tempo continuiamo ad acquistarne di nuovi. Tramite Spotify puoi vedere l’età e che tipo di persone ascoltano le tue cose, e la nostra audience ‘forte’ è tra i diciotto e i trenta. E come dicevi, siamo vent’anni più vecchi, e chi ha diciotto anni oggi è nato dopo il nostro secondo disco. E’ una cosa fantastica!

E COME VEDETE VOI STESSI, VENT’ANNI DOPO?
Martin Sandvick (bassista della band, intromettendosi da un altro tavolo): – Veniamo coinvolti in meno risse (risate generali, ndR)!
Jocke: – Mi piace pensare a noi stessi come a del buon vino, che migliora – ad eccezione di Martin – col tempo.
Adde: – I gruppi giovani sono più concentrati a farsi le seghe, noi a scopare, questa è la grande differenza coi giovani.
Jocke: – Si. E leccare. (A questo punto un po’ tutti ridiamo, e le domande si mischiano a battute in svedese fra i componenti della band, ndR).

MOLTO BENE. CAMBIANDO UN PO’ ARGOMENTO, VEDO CHE IL VOSTRO NUOVO LOGO HA UNA VECCHIA CARA CROCE ROVESCIATA. VI STATE METTENDO IN PARI CON ALTRI COLLEGHI SCANDINAVI?
Jocke: – Amiamo Satana, cos’altro!?
Adde: – La croce rovesciata ha cambiato un po’ il suo significato, oggi più che mai rappresenta credere in se stessi e non far parte di niente in cui non si voglia davvero essere coinvolti. E’ quasi più una cosa atea che non satanica, come magari un pentacolo o cose così; la croce rovesciata è più una cosa tipo ‘credi in te stesso’.

POSSIAMO DIRE CHE E’ UNA SORTA DI DICHIARAZIONE D’INTENTI.
Adde: – Esatto. Stare sulle proprie gambe, combattere per i propri pensieri, avere delle opinioni proprie. Siamo individui unici con un pensiero individuale.

 I SINGOLI CONDIVIDONO L’ARTWORK CHE SARA’ POI QUELLO DELL’ALBUM. INVECE DELLE IMMAGINI A CUI CI AVETE ABITUATO, AVETE OPTATO PER UN BIANCO E NERO CON TRATTO ABBASTANZA MARCATO. COSA VOLETE DIRE CON ESSO, C’E’ UNA STORIA?
Adde: – Si. A dire il vero questa sarebbe una domanda per Vic (Zino, chitarrista NdR), c’è lui dietro questo concept. Vogliamo tornare indietro, alle radici di una frase come “You Can’t Kill My Rock And Roll”, come quando eravamo ragazzini, vogliamo tributare non solo con la musica ma anche con l’artwork quello con cui noi siamo cresciuti. E ci sono diverse similitudini con la roba con cui siamo cresciuti, lo stile. Nell’artwork e nella musica pure. Abbiamo voluto provare, a livello artistico, ad emulare l’artista Pushead, che ha creato un sacco di lavori per i Metallica, ha fatto roba di skateboard e cose così, e volevamo a modo nostro ricordare quel mondo. Perché ci fa sentire bene, un po’ nostalgici, e quindi volevamo avere la nostra roba simile a quella di Pushead. E lui lavorava prevalentemente in bianco e nero. Questo è un po’ il nostro omaggio.

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