Gli Harem Scarem rappresentano semplicemente il top dell’hard rock melodico mondiale. Hanno dalla loro l’incisione di un caposaldo del genere quale “Mood Swings”, una parabola artistica orfana di cadute di tono, ed un’ispirazione costante in grado di supportare gli inevitabili cambiamenti stilistici. “Higher” ( il nuovo album, licenziato in Europa dalla nostrana Frontiers) li ha riproposti pochi mesi orsono come band che pur cibandosi di partiture soft, evita commistioni con le stagnanti struttute dell’ AOR più melenso, un concetto che il nostro interlocutore Pete Lesperance ribadirà con forza nel corso dell’intervista, nonostante una scarsa vena dialettica. Nell’attesa di poter vedere il combo canadese calcare le assi dei palchi italici, cerchiamo di saperne di più sull’ ultima release da studio.
INIZIAMO DALL’ ARTWORK DI “HIGHER”, MOLTO SIMILE A QUELLO UTILIZZATO PER IL PRECEDENTE “KARMA CLEANSING”. DI COSA SI TRATTA?
“E’ un simbolo buddista denominato “L’Occhio di Buddha”, lo vidi per la prima volta all’interno di un centro fotografico”
DI COSA PARLANO I TESTI DEL DISCO?
“I testi variano dalle tipiche tematiche relative alla relazione uomo/donna a tematiche più personali, come nel caso di “Reach”. Non amiamo invece parlare di temi legati alla politica oppure relativi alla nostra visione del mondo”.
“HIGHER” E’ INDUBBIAMENTE IL LAVORO PIU’ MELODICO CHE ABBIATE MAI INCISO. COME DOBBIAMO CONSIDERARLO ALL’ INTERNO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
“Noi cerchiamo semplicemente di scrivere le migliori canzoni possibili, e soprattutto per noi stessi, questo sta alla base di melodie memorabili. L’album riflette anche la tranquillità con la quale è stato inciso, una situazione in netta antitesi con il periodo relativo alle registrazioni di ” Weight of the World”.
COSA PUOI DIRMI A PROPOSITO DEL TUO SET UP? IL TUO SUONO DI CHITARRA E’ SEMPLICEMENTE STRAORDINARIO!
“Che tu ci creda o no, un buon 50% del disco è stato inciso con un POD, oltre a varie testate Mesa Boogie, un Vox Ac 30 e vecchi combo Gibson. Gli effetti sono stati generati tramite Pro Tools, mentre per le chitarre ho utlizzato il mio modello signature ed una tele della Tom Anderson”
QUAL’E’ LA TUA OPINIONE SULL’ATTUALE PANORAMA AOR?
“Trovo il settore veramente noioso e pieno di gruppi mediocri. Non ho mai amato particolarmente il genere e non ascolto mai questo tipo di musica”.
SODDISFATTO DEL LAVORO SVOLTO DA FRONTIERS PER VOI?
“Sicuramente, riescono a dare un grosso supporto agli artisti, facendo si che il prodotto riesca ad arrivare nel migliore dei modi ai fruitori di determinate sonorità”.
COME NASCE UN VOSTRO BRANO?
“Solitamente siamo io ed Harry a comporre i pezzi, che comunque possono scaturire in modi differenti. Spesso saltano fuori da una melodia vocale, altre volte da un riff. Di frequente lavoriamo separatamente su alcune idee per presentarle successivamente al gruppo per valutarle”.
PASSANDO A “THE EARLY YEARS”, VOLEVO CHIEDERTI SE AVEVATE INTENZIONE PER IL PROSSIMO TOUR DI RECUPERARE QUALCOSA DELLE VOSTRE PRIME INCISIONI.
“Non credo proprio, si tratta di una fase ormai morta della nostra carriera”.
I TUOI ASCOLTI AL MOMENTO?
“Weezer e Stereophonics su tutti”.
ALTRI PROGETTI OLTRE AL GRUPPO?
“Si, sto lavorando ad un disco solista, ma tutti nel gruppo portiamo avanti iverse situazioni musicali. Come forse saprai anche Harry Hess ha recentemente pubblicato il suo album solista “Just Another Day””.
CI SONO POSSIBILITA’ DI VEDERVI IN ITALIA NEL PROSSIMO TOUR?
“Lo spero vivamente. Prima però saremo impegnati con le date in Canada e successivamente in Giappone ed Asia”.
A TE LE ULTIME PAROLE..
“Grazie per il supporto, mi auguro che “Higher” sia di vostro gradimento”.