HATE – Le litanie di Satana

Pubblicato il 20/03/2013 da

Per molti, gli Hate sono fra i cosiddetti ultimi arrivati nella scena extreme metal polacca, che nell’ultimo decennio ha visto emergere – o esplodere definitivamente – gli ormai noti Behemoth e Decapitated. In verità, il gruppo guidato dal chitarrista/cantante ATF Sinner è stato fondato addirittura nel 1990 ed è stato per diverso tempo una presenza fissa nell’underground locale, prima che riuscisse effettivamente a spiccare il volo grazie a contratti con etichette estere ed album sempre meglio distribuiti. Si può quindi comprendere perchè il leader della formazione appaia a volte un po’ stizzito quando messo di fronte all’evidenza che per tanti fan e addetti ai lavori i suoi Hate non sono altro che una sorta di “cugini” di Nergal e compagni. Nell’intervista che segue abbiamo provato ad affrontare anche questo argomento, oltre naturalmente ad indagare sulla lavorazione e i dettagli del nuovo album “Solarflesh”, recentemente pubblicato dalla Napalm Records e già sulla bocca di molti…

hate - band 2 - 2013

AVETE APPENA DATO ALLE STAMPE UN NUOVO ALBUM DEGLI HATE. PERSONALMENTE COME LO VEDI? LO TROVI LA CONTINUAZIONE DEGLI ALBUM PRECEDENTI, QUALCOSA DI COMPLETAMENTE NUOVO…?
“Penso che ‘Solarflesh’ rappresenti un grande passo in avanti per il nostro stile. Questo album è molto più vario dei suoi predecessori ed è il frutto di un nuovo approccio alla composizione. Inoltre, questa volta abbiamo cercato un suono più crudo e organico, qualcosa che si sposasse al meglio con la cattiveria dei nuovi testi. Il disco sembra quasi ‘non prodotto’, ma ciò era proprio quello che volevamo ottenere. Al giorno d’oggi troppi album suonano sintetici e vuoti. Dopo alcuni ascolti ti sei già stufato di loro. ‘Solarflesh’ a mio avviso è un’esperienza differente: puoi continuamente trovare nuovi elementi nella musica e questo anche grazie alle piccole imperfezioni che puoi scovare nella registrazioni. Le canzoni suonano esattamente come quando le stavamo provando in sala prove. Volevamo che fosse solo la musica a parlare e non i soliti giochetti da studio”.

QUANDO COMPONI NUOVE CANZONI, SEI SOLITO INIZIARE DA UN CONCEPT – MUSICALE, LIRICO, VISUALE – O PENSI SEMPLICEMENTE AD ACCUMULARE RIFF E AD ASSEMBLARLI?
“Per me è molto più semplice comporre avendo già in mente un’idea di dove voglio andare a parare con l’intero disco. Questa volta ho pensato al concept con l’aiuto del grafico Daniel Rusilowicz, il quale ha seguito da vicino ogni mio passo. Musica e concept visuale sono nati insieme, così come i testi, i quali sono stati scritti in gran parte all’inizio del processo. Questa volta ho inoltre invitato alcuni ospiti per far sì che le mie idee si concretizzassero al meglio. Sul disco puoi sentire la voce di Androniki Skoula, una cantante greca che ha già collaborato con Chaostar e Septicflesh in passato; ha aggiunto un’atmosfera ellenica ad alcuni dei brani in una maniera che io da solo non avrei mai potuto fare. Poi, puoi sentire il chitarrista Mateusz Szemraj dare un tocco arabico alla title track. Tornando al concept, questo è ben illustrato dalla copertina, che rappresenta un suicidio rituale. Un gesto che viene effettuato con una devozione estrema. L’immagine contiene molti più simboli e significati di quanto qualcuno potrebbe inizialmente presupporre. L’intero layout è stato disegnato con estrema cura, facendo sì che tutti i simboli mantenessero il loro significato magico. Anche i colori non sono stati scelti a caso. Le nuove canzoni hanno un carattere piuttosto negativo e apocalittico. La maggior parte di loro sono basate sull’idea di schiavitù, sofferenza e suicidio. Nel mondo di oggi ci piace pensare che siamo uomini liberi che abbiamo il controllo delle nostre vite, ma è solo un’illusione. Questo controllo è abbastanza limitato. Nella maggior parte dei casi la gente non è altro che schiava, sotto qualsiasi punto di vista: fisico, spirituale, ecc. Siamo schiavi del sistema in cui cresciamo, della religione, di false convinzioni, di altre persone che pensano e prendono decisioni per noi, ecc. La schiavitù è assolutamente il tema centrale dell’album”.

MUSICALMENTE PARLANDO, ERO RIMASTO UN POCHINO DELUSO DA “EREBOS”; LO AVEVO TROVATO UN PO’ TROPPO MONOLITICO. “SOLARFLESH”, INVECE, COME ACCENNAVI ANCHE TU, È PIÙ VARIO E DINAMICO, E ANCHE UN PO’ PIÙ MELODICO. COME VEDI QUESTI DUE ALBUM A CONFRONTO?
“Sono contento di ‘Erebos’ perchè è un album che ci ha dato modo di maturare tantissima esperienza: per promuoverlo abbiamo tenuto più di 200 show in quattro continenti. Ad esempio, siamo andati in Nord America ben due volte, suonando di spalla a gruppi come Sepultura, Rotting Christ e Mayhem. Abbiamo imparato tanto grazie a quel disco: ci ha senza dubbio aperto delle porte che sino ad allora erano state sempre insormontabili per noi. Tuttavia, il nuovo lavoro rappresenta certamente un passo in avanti. È appunto più vario, pur essendo di base molto denso ed oscuro. Abbiamo lavorato molto su elementi ‘esterni’ come i samples, le voci e le parti industrial, cercando di dare all’opera una vera aura minacciosa. Mi piace pensare che i nuovi pezzi siano come dei mantra ipnotici”.

IL BRANO “TIMELESS KINGDOM” È PIUTTOSTO PARTICOLARE PER I VOSTRI STANDARD, SPECIALMENTE PER QUANTO RIGUARDA IL SUO FINALE MELODICO. PENSI CHE ESPLORERETE ULTERIORMENTE QUESTO TIPO DI SOLUZIONI IN FUTURO?
“Sì, questa componente prettamente heavy metal sta diventando importante nella nostra musica: ci piace conferire questo tocco melodico e maestoso ai brani. Io e Destroyer, l’altro nostro chitarrista, siamo entrambi della stessa idea. Non ci piacciono le soluzioni troppo tecniche e pretenziose, preferiamo concentrarci sull’atmosfera e caratterizzare i vari brani con delle melodie importanti. Non sempre è un compito facile, ma è sicuramente qualcosa che cerchiamo di fare ad ogni occasione”.

I BEHEMOTH VENGONO CITATI NEL 90% DEI COMMENTI E DELLE RECENSIONI RIGUARDANTI GLI HATE. PENSI CHE SI STIA ESAGERANDO CON QUESTI PARAGONI? TI INFASTIDISCONO?
“Veniamo paragonati spesso ai Behemoth innanzitutto perchè rappresentiamo la stessa nazione e abbiamo gusti simili a livello musicale e di immagine. Tuttavia, potrei citare una ventina di altre band che si pongono in maniera identica. In verità, trovo che gli Hate siano piuttosto diversi dai Behemoth: la nostra filosofia e i nostri obiettivi sono molto diversi. Dico sempre che non si deve giudicare un libro dalla copertina. Gli Hate suonano metal perchè è il loro scopo nella vita; non suonano per tutti e non desiderano diventare una sorta di ‘industria’ con mire commerciali. Al contrario! Noi non suoniamo per tutti e non vogliamo suonare per tutti”.

GLI HATE SONO IN ATTIVITÀ DAI PRIMI ANNI NOVANTA, EPPURE AVETE INIZIATO AD ESSERE NOTATI VERAMENTE SOLO A PARTIRE DALLA PUBBLICAZIONE DI “AWAKENING OF THE LIAR” PER LISTENABLE RECORDS. TI ANDREBBE DI RACCONTARCI UN PO’ DEI VOSTRI PRIMI PASSI? QUANTO È STATO DIFFICILE EMERGERE E FARVI UN NOME SU SCALA INTERNAZIONALE?
“Prima di firmare per Listenable eravamo una underground band con grandi ambizioni, ma con scarse possibilità. Ci sono voluti anni affinchè le etichette occidentali ci notassero. Per un po’ di tempo non siamo stati fortunati tanto quanto i nostri amici Vader, Behemoth e Decapitated. Non avevamo alcun supporto e i nostri lavori circolavano solamente nella scena polacca. Nel 2003 abbiamo appunto firmato per Listenable, ma è stato nel 2005, quando la formazione è stata rivoluzionata completamente, che abbiamo davvero svoltato. All’epoca stavo lavorando all’album ‘Anaclasis’ e mi resi conto che le persone che facevano parte della lineup all’epoca non erano veramente interessate ai miei stessi obiettivi. Così, una volta pubblicato il disco, decisi di rinfrescare l’ambiente e di proseguire con una nuova band. Ora posso dire di essere molto orgoglioso di quello che abbiamo costruito insieme. dal 2006 la lineup è stabile e, tra alti e bassi, siamo diventati una sorta di setta: un gruppo di fanatici che sono concentrati sugli stessi obiettivi e che condividono i medesimi valori. La musica è la nostra religione e il gruppo la nostra priorità nella vita”.

COM’ERA LA SCENA METAL POLACCA AGLI INIZI?
“È sempre stata casa nostra. Quando ho fondato gli Hate nel 1990 ogni cosa era speciale: ero un teenager e mi sono divertito tantissimo, soprattutto le prime volte che abbiamo suonato sullo stesso palco degli Imperator, dei Pandemonium e dei Vader. Siamo sempre stati legati a quei ragazzi, era come incontrare dei fan, i quali però erano anche musicisti allo stesso tempo e avevano più esperienza di te. Queste sono le band che hanno creato il metal in Polonia e che lo hanno fatto arrivare alle masse. Potevi soltanto imparare da loro. I Behemoth sono arrivati sulle scene soltanto cinque o sei anni più tardi”.

QUANDO HAI FONDATO LA BAND AVEVI IN MENTE ANCHE UNA IDEOLOGIA CHE I MEMBRI DELLA LINEUP AVREBBERO DOVUTO CONDIVIDERE?
“All’epoca eravamo satanisti ed eravamo molto influenzati dagli aspetti più oscuri della natura – qualcosa che è presente in praticamente qualsiasi tradizione o filosofia. Per noi il nome Hate ha sempre avuto un significato profondo: non si parla soltanto di odio verso il genere umano, ma anche e soprattutto dell’odio verso i sistemi che ci schiavizzano. È un concetto sempre attuale”.

COME E QUANTO SEI CRESCIUTO COME MUSICISTA DAI TEMPI DEL DEBUT ALBUM “DAEMON QUI FECIT TERRAM”?
“Ho iniziato a suonare la chitarra classica quando ero un ragazzino, arrivando ad un livello in cui ero in grado di riproporre composizioni di Bach e Gomez. Poi però ho scoperto la chitarra elettrica e non mi sono più dedicato a quella classica. Non ho mai più studiato e mi considero un’autodidatta. Sono certamente migliorato molto da allora e questo lo devo anche agli eterni insegnamenti di maestri come Beethoven, Shostakovich, Mozart e tanti altri”.

COSA INVECE È CAMBIATO NEL TUO MODO DI RAPPORTARTI ALLA BAND?
“Con gli anni sono diventato sempre più convinto dei miei mezzi e la band è diventata la mia priorità nella vita. Una volta non la prendevo così seriamente, ma oggi le cose sono drasticamente cambiate”.

VENITE SPESSO DEFINITI UNA DEATH-BLACK METAL BAND. TI TROVI D’ACCORDO? SECONDO TE, QUALI SONO LE DIFFERENZE PRIMARIE FRA DEATH E BLACK METAL?
“Il death metal parte dalla tecnica, mentre il black metal parte da certe ideologie. Penso che gli Hate si pongano nel mezzo, anche se il nostro stile possiede tanti altri elementi. Mi sta bene la definizione death-black, anche se personalmente preferisco extreme metal o semplicemente metal”.

PENSI CHE CERTE SOLUZIONI UN TEMPO TIPICHE DEL METAL ESTREMO – COME IL GROWLING O I BLAST-BEAT – ABBIANO ANCORA QUELL’EFFETTO SCIOCCANTE CHE AVEVANO UNA VOLTA, ORA CHE GENERI COME IL NU METAL O IL METAL-CORE HANNO RAGGIUNTO UN PUBBLICO NON NECESSARIAMENTE DI SETTORE, IL QUALE HA ORMAI METABOLIZZATO QUESTI SUONI?
“Tutto può ancora essere scioccante se alla base c’è un messaggio sincero e profondo. Vi è una differenza fra l’adottare queste tecniche perchè va di moda e suonare metal estremo perchè ci si crede. I mezzi sono a disposizione di chiunque, ma i significati dietro di essi sono una cosa per pochi. Alla fine dei conti, la maggior parte delle band là fuori non ha nulla da dire. Non ha importanza che queste siano nu, metal-core o black metal”.

AVETE MAI REGISTRATO UNA COVER? CHI VORRESTI OMAGGIARE SE DOVESSI REGISTRARE UN BRANO DEL GENERE IN QUESTO MOMENTO?
“Abbiamo inciso un paio di cover metal tanti anni fa, ma oggi mi piacerebbe rielaborare qualcosa di estraneo al genere, come Fields Of The Nephilim, The Prodigy o Nine Inch Nails, per esempio. Credo sarebbe interessante fare di uno dei loro brani un pezzo metal, anzichè coverizzare i soliti classici”.

QUALI SONO I PIANI DEGLI HATE PER IL PROSSIMO FUTURO? TOUR, ALTRE REGISTRAZIONI…?
“Saremo in tour con gli Hypocrisy in Europa ad aprile e ad oggi siamo stati confermati per alcuni importanti festival come l’Inferno Festival, il Summer Breeeze, Extremefest e un paio di altri. Stiamo ricevendo diverse offerte proprio in questi giorni. Inoltre, stiamo lavorando ad un documentario che tratterà il periodo fra ‘Erebos’ e la lavorazione di ‘Solarflesh’. Abbiamo già in mano del materiale interessante. Infine, è in arrivo un video per il brano ‘Alchemy Of Blood'”.

GRAZIE MILLE PER IL TUO TEMPO. A TE LA CONCLUSIONE DI QUESTA INTERVISTA…
“Grazie a voi! Mi limito a mandare un saluto a tutti i lettori di Metalitalia.com!”.

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