HATESPHERE – Intervista a Peter Lyse Hansen

Pubblicato il 04/10/2002 da

Gli HateSphere sono una delle band più valide della nostrana Scarlet Records. I danesi hanno esordito lo scorso anno con un album devastante il quale, pur peccando di scarsa originalità, ha mietuto consensi pressoché ovunque. Il nuovo “Bloodred Hatred” ci ripresenta il quintetto al massimo della forma, con la voglia di distaccarsi un po’ dai cliché del genere e pronto a conquistare l’Europa. Per raggiungere questo obiettivo sono stati inseriti alcuni nuovi elementi che senz’altro rendono la proposta dei nostri più fresca, accattivante e longeva. E’ questa la strada giusta? Ne abbiamo parlato con Peter, uno dei chitarristi della band.
PRIMA DI INIZIARE A PARLARE DEL VOSTRO NUOVO LAVORO, VORREI SAPERE SE SEI SODDISFATTO DEI RISULTATI CHE AVETE OTTENUTO CON IL VOSTRO DEBUT ALBUM “HATESPHERE”…
“Sì, sono molto soddisfatto: abbiamo avuto un sacco di ottime recensioni e la nostra musica ha raggiunto molte persone della comunità metal. Siamo saltati fuori pressoché dal nulla… molta gente non si aspettava che in Danimarca esistesse una band simile! Abbiamo ricevuto moltissime e-mail e siamo entrati in contatto con molta gente, è stato fantastico! Purtroppo non siamo riusciti a fare tanti concerti quanti ne volevamo, abbiamo tenuto dei concerti qui in Danimarca ottenendo un grosso successo, sena però riuscire ad andare in tour nel resto d’Europa. E’ stato un peccato perché molte persone erano interessate a vederci dal vivo… Comunque sono certo che questa volta le cose andranno diversamente: abbiamo tantissima voglia di suonare, e se qualcuno è interessato non esiti a contattarci!”.

C’E’ STATO UN CAMBIO NELLA LINE-UP: IL VOSTRO VECCHIO BATTERISTA JESPER MOESGAARD E’ STATO RIMPIAZZATO… COSA E’ ACCADUTO?
“Jesper non aveva più voglia di suonare questo tipo di musica. In un certo senso è stato un bene che ci abbia lasciato, se non aveva più voglia ha fatto la cosa giusta andandosene. Noi volevamo una persona motivata e, per fortuna, l’abbiamo trovata in Morten Toft Hansen, che suona anche nei Raunchy. Sapevamo che era l’unica persona in grado di ricoprire bene questo ruolo e siamo stati molto felici quando ha accettato di unirsi a noi. Ci ha inoltre dato una grossa mano in fase di songwriting!”.

VENIAMO ORA A “BLOODRED HATRED”: TI ANDREBBE DI PRESENTARCELO?
“Abbiamo registrato il disco ai Jailhouse studios qui in Danimarca con Tommy Hansen (Helloween, Pretty Maids, Illdisposed, Barcode) come produttore. Questa volta è stato molto divertente registrare, abbiamo lavorato in pieno relax e credo che ciò abbia molto influito sul risultato finale. Nei Jailhouse avevamo ben due studi a disposizione così, mentre registravamo la batteria, contemporaneamente potevamo occuparci del basso nell’altro studio! Io, ad esempio, ho registrato gli assoli mentre Jacob urlava nell’altra stanza! Questo metodo ci ha dato l’opportunità di non sprecare tempo prezioso e così alla fine abbiamo avuto anche l’opportunità di ritoccare alcune cose e di ‘giocare’ con le tastiere e gli effetti. Altra cosa che si è rivelata determinante, è stato il fatto che alloggiavamo in una grossa casa a soli 50 metri dagli studi: in questo modo potevamo rilassarci e ricaricare al meglio le batterie ogni sera. Comunque credo che l’apporto più determinante nella riuscita di questo album sia stato dato da Tommy Hansen: lui è un grande produttore e un grande musicista, si è occupato di tutte le tastiere e dell’intro… ci ha dato davvero un grosso aiuto!”.

PARLIAMO DELLA MUSICA: QUALI SONO SECONDO TE LE DIFFERENZE E LE SOMIGLIANZE CHE INTERCORRONO TRA QUESTO NUOVO ALBUM E IL DEBUT?
“Suoniamo sempre death metal con un tocco di melodia e delle chiare influenze thrash, ma crediamo di esser progrediti molto rispetto al debut album. Questa volta le canzoni sono molto più variegate, abbiamo introdotto diversi tipi di riff pur mantenendo inalterato il nostro classico approccio. Siamo diventati più estremi: quando siamo melodici lo siamo come mai in passato, mentre quando siamo heavy siamo più veloci e brutali che mai! La velocità media dei brani è più elevata rispetto al debut, e il sound in generale è molto più fresco. Penso che il disco suoni diverso da tutti gli album usciti in questi ultimi tempi: spero che le persone, ascoltando il nostro cd, siano subito in grado di riconoscerci!”.

PENSO CHE IL VOSTRO NUOVO ALBUM SIA PIU’ MELODICO MA ANCHE PIU’ COMPLESSO DI “HATESPHERE”, SEI D’ACCORDO?
“Sì, come ti ho detto prima abbiamo introdotto molti nuovi riff e reso i nostri spunti melodici ancora più melodici! Gli assoli, inoltre, sono molto migliorati ma tutto sommato credo che quest’album sia molto più brutale del suo predecessore… forse per la velocità dei pezzi!”.

NELL’INTRODURRE QUESTE SONORITA’ PIU’ MELODICHE SIETE FORSE STATI ISPIRATI DAGLI ULTIMI ALBUM DI SOILWORK O IN FLAMES?
“No, non credo! Le loro ultime cose mi piacciono ma noi, a differenza di quanto fanno loro, continuiamo ad avere un taglio molto più estremo… no, non ci hanno proprio influenzati!”.

PENSI CHE IN FUTURO UTILIZZERETE MAGGIOMENTE LE VOCI PULITE E LE TASTIERE?
“E’ difficile risponderti ora, dipenderà da come suoneranno i brani quando inizieremo a scriverli. Non abbiamo paura di sperimentare, questa volta le cose sono andate veramente bene, le tastiere hanno avuto un grosso impatto sui pezzi e, se sarà il caso, le utilizzeremo di nuovo in futuro. Comunque non credo che esagereremo, ci teniamo a mantenere un approccio brutale. Ci piace molto variare: abbiamo brani veloci come “Believer”, “Insanity Arise” e “Plague” a altri più groovy e lenti come “Disbeliever”… credo che ciò renda il disco più interessante, ne sono contento”.

QUAL E’ IL SIGNIFICATO CHE SI CELA DIETRO AL TITOLO E ALLA COPERTINA DELL’ALBUM? DI COSA PARLANO I TESTI?
“Volevamo semplicemente un titolo e un artwork che rispecchiassero l’atmosfera del disco! La nostra musica è aggressiva e quindi ci voleva un titolo arrabbiato… quella copertina era perfetta e così l’abbiamo scelta! Anche i testi ovviamente devono adattarsi alla musica: i nostri parlano di alcuni personaggi spregevoli, e della merda che ci circonda. “Believer” parla di un uomo talmente interessato ad un’altra persona che si dimentica di pensare a se stesso, “Hell Is Here” parla della sfera dell’odio (HateSphere, nda), ovvero un brutto posto dove vivere, mentre “Plague” è il nostro FUCK YOU! alla scena nu metal. I testi non sono quasi mai molto personali perché altre persone sono solite scriverli per noi, ma trattano comunque cose che noi tutti possiamo vivere ogni giorno”.

ANDRETE IN TOUR PER PROMUOVERE “BLOODRED HATRED”?
“Sì, certo! Come ti ho detto prima, il fatto di non andare in tour all’epoca del debut album ci ha rattristati molto ma ora abbiamo già alcuni concerti in programma fuori dalla Danimarca e ci stiamo muovendo per organizzare un vero e proprio tour. Spero che un giorno tu possa vederci dal vivo, siamo una grande live band e vogliamo dimostrarlo a tutti quanti!”.

LA STAMPA SPECIALIZZATA COME STA ACCOGLIENDO IL VOSTRO NUOVO ALBUM?
“Splendidamente, anche meglio del debut! La gente sembra molto impressionata, non pensavano che saremmo riusciti a scriverne un degno successore. Le prime recensioni sono state fantastiche e abbiamo delle interviste sui più grossi giornali europei come Rock Hard e Hammer. Siamo al quinto posto della classifica dei redattori di Rock Hard questo mese… ne siamo davvero contenti!”.

QUAL E’ LA TUA OPINIONE SULL’ATTUALE SCENA THRASH-DEATH?
“La trovo ok! Ci sono delle grandi band, e ci sono band di cui farei volentieri a meno. Ci sono band come The Haunted, Testament, Napalm Death, Dark Tranquillity o Cannibal Corpse che spaccano davvero e ce ne sono altre, come Soilwork ed In Flames che, pur facendo cose diverse, sono comunque ottime”.

SIAMO ALLA FINE… HAI QUALCOS’ALTRO DA AGGIUNGERE?
“Sì, vorrei ringraziare i fan italiani che supportano gli HateSphere e la musica metal! Spero che “Bloodred Hatred” sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirci per molti anni. Visitate il nostro sito www.hatesphere.com e ricordatevi di firmare il guestbook… Spero che veniate a vederci quando suoneremo dalle vostre parti!”.

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