Con una discografia che comprende ben sette full-length e con un seguito assai vasto, che ormai trascende scene, età, generazioni, underground e mainstream, è difficile non vedere negli Heaven Shall Burn una formazione affermata e “di successo”. Tuttavia, una conversazione con il chitarrista Maik Weichert non può fare a meno di ridimensionare le nostre impressioni; quantomeno quelle sull’attitudine dei ragazzi tedeschi, che, nonostante la fama raggiunta in certi ambienti, sono comunque rimasti persone con i piedi assolutamente per terra. Persone che lavorano sodo (sia per la band che nella vita di tutti i giorni), che non perdono mai il contatto con la realtà e che, soprattutto, non si prendono mai e poi mai troppo sul serio, restando sempre più che disponibili nel riconoscere i loro limiti e le loro effettive potenzialità. Partendo da “Veto”, ultima opera della apprezzata melodic death/metal-core band tedesca, abbiamo fatto due chiacchiere toccando in seguito qualche altro argomento, scoprendo qualcosa in più sull’indole, le passioni e i programmi dei ragazzi…
COME DESCRIVERESTI IL NUOVO “VETO”? IN COSA SI DIFFERENZIA DAI VOSTRI ULTIMI ALBUM?
“Rispetto a ‘Invictus’ credo che sia un po’ più melodico e vario, ma anche e soprattutto perchè questa volta non avevo esigenze di concept da rispettare, quindi ho avuto modo di comporre in maniera più sciolta, senza preoccuparmi più di tanto di come suonassero i brani se messi gli uni accanto agli altri. A parte questo, credo che si tratti semplicemente di un altro album degli Heaven Shall Burn, nello stile che abbiamo plasmato nell’ultimo decennio circa. Non stiamo inventando niente nè vogliamo stravolgere il nostro sound. Puoi chiaramente sentire dei riff che sono simili ad alcuni che abbiamo utilizzato in passato. Le canzoni, però, a mio avviso funzionano e questo è quello che conta. Credo che sia un disco riuscito, che dovrebbe funzionare molto bene dal vivo”.
OGGIGIORNO TROVI DIFFICILE COMPORRE NUOVA MUSICA? AVETE ORMAI DIVERSI ALBUM ALLE SPALLE…
“No, non trovo questo compito particolarmente difficile. Come ti dicevo, abbiamo ormai un nostro stile e so dove mettere le mani per realizzare una canzone degli Heaven Shall Burn. Ho delle buone influenze dalle quali attingere, sempre più esperienza e, soprattutto, il tempo necessario per lavorare al materiale, visto che non siamo un gruppo che va in tour per otto mesi all’anno o cose simili. Di certo non proponiamo novità ad ogni disco nè siamo in grado di stupire i nostri ascoltatori o chi ha familiarità con la storia del death, thrash o dell’hardcore, ma questo non è comunque il nostro obiettivo. Proponiamo musica che suona bene alle nostre orecchie e che è portatrice di un messaggio significativo. Ci basta questo”.
COME SI SVOLGE IL PROCESSO DI COMPOSIZIONE ALL’INTERNO DEGLI HEAVEN SHALL BURN?
“La formula non è davvero niente di speciale: io scrivo la musica e anche tutti i testi. Poi faccio ascoltare e leggere il prodotto finale agli altri e insieme curiamo qualche arrangiamento o modifichiamo qualche parola. Non siamo una band che ha nel lavoro di squadra la sua forza, anche se indubbiamente per me è importante avere attorno gli altri ragazzi, visto che siamo tutti amici da sempre. Se siamo arrivati sin qui dopo tanti anni, dovendo affrontare pochissimi cambi di lineup, è proprio perchè stiamo bene insieme e ognuno si sente importante. Nessuno di noi è un maestro del proprio strumento, ma prima di tutto vengono l’amicizia e la comunione di intenti”.
VEDI LA TUA MUSICA COME ARTE O COME INTRATTENIMENTO?
“Sicuramente non è arte. Non lo so, ma faccio fatica a prendere un tale tipo di posizione nei riguardi della mia musica. Detesto correre il rischio di apparire un pallone gonfiato. Credo che non vi sia niente di prettamente artistico nella musica degli Heaven Shall Burn: siamo un gruppo che ha delle influenze ben definite e che non fa granchè per nasconderle. Non stiamo inventando nulla, siamo solo un gruppo di amici che suona musica che ci piacerebbe ascoltare. Userei il termine arte per formazioni uniche come i Meshuggah, che hanno realmente concepito qualcosa di mai sentito prima e che hanno tuttora un immaginario e un suono speciale. Per quanto mi riguarda, gli Heaven Shall Burn sono principalmente propaganda e attivismo politico. Usiamo la nostra musica per divulgare dei messaggi per noi importanti. Questo è il primo scopo della band, ancora più di intrattenere noi stessi e chi ci ascolta. Senza questo tipo di impegno alla base, il gruppo non esisterebbe”.
AVETE DEDICATO UN BRANO, “ANTAGONIZED”, AL PRETE PROTESTANTE WALTER SCHILLING. NON CAPITA SPESSO DI VEDERE UNA METAL BAND DEDICARE QUALCOSA AD UNA FIGURA RELIGIOSA. RACCONTACI QUESTA STORIA…
“Walter Schilling è stato un personaggio molto importante nella Germania dell’Est, durante la guerra fredda. Negli anni Ottanta chi suonava punk, metal e hardcore nelle nostre zone era visto come un reietto o addirittura come un fuorilegge. Era difficilissimo esprimersi con questa musica nel periodo ‘socialista’. Walter Schilling lasciava questo genere di gruppi suonare nella propria chiesa, al riparo dall’oppressione del regime. In quegli anni e da quelle parti, la Chiesa non era quella macchina da soldi che è oggi. Abbiamo sempre criticato la Chiesa come istituzione, ma non nutriamo alcun sentimento negativo per coloro che, credendo in Dio, hanno aiutato i bisognosi e vissuto a contatto con la gente in quegli anni difficili per tutti. Schilling è morto lo scorso gennaio nell’ospedale in cui lavora il nostro cantante Marcus e ci è sembrato giusto dedicargli un canzone”.
SECONDO TE QUAL E’ IL BRANO PIU’ RIUSCITO DI “VETO”?
“Non so se è quello più riuscito, ma il brano al quale sono più legato è ’53 Nations’, che parla delle brigate internazionali, composte da gente proveniente dalle nazioni più disparate, che accorsero in Spagna per combattere i fascisti tra il 1936 e il 1939. Si tratta di un testo molto significativo per me e anche la musica è davvero incalzante. E’ uno dei pezzi più diretti del disco”.
“VETO” DOVEVA ESSERE INIZIALMENTE MIXATO DAL FAMOSO COLIN RICHARDSON (MACHINE HEAD, SEPULTURA, NAPALM DEATH) MA POI AVETE OPTATO PER TUE MADSEN, CON IL QUALE AVETE COLLABORATO SPESSISSIMO IN PASSATO. COSA E’ SUCCESSO?
“A dire il vero, l’idea era quella di fare mixare il disco ad entrambi e poi di scegliere la versione che ci convinceva di più. Stavamo infatti volando in Inghilterra per lavorare all’album con Colin, ma poi siamo stati costretti ad annullare il viaggio a causa di forti tormente di neve in tutto il Nordeuropa. Lo stesso Colin è rimasto bloccato nel suo studio e ci è stato impossibile visitarlo nei giorni che le due parti avevano a disposizione. Siamo stati in contatto per telefono e via email, ma ovviamente non è stata la stessa cosa. Per ringraziare Colin dell’impegno comunque mostrato, abbiamo deciso di pubblicare la sua versione di ‘Veto’ nell’edizione in vinile e anche nel CD bonus allegato al digipack CD. Sull’edizione ‘regolare’ trovate invece il mixaggio di Tue Madsen, che ha appunto lavorato sulla maggior parte dei nostri ultimi album”.
TORNANDO AI BRANI, COSA PUOI RACCONTARE INVECE SULLA COVER DI “VALHALLA” DEI BLIND GUARDIAN?
“Siamo fan del Blind Guardian da sempre. Io, in particolare, ho un background prettamente metal. Ho conosciuto il punk, l’hardcore e i derivati solo successivamente, quando ho iniziato a fare attivismo politico. Come noto, quest’ultimo trova terreno fertile soprattutto in quei generi musicali. In ogni caso, ho notato che negli ultimi tempi è scoppiata questa moda di registrare cover di artisti come Lady Gaga o altre realtà pop e mainstream. Non essendo fan di certa musica, nè condividendo tali scelte da parte di metal band, ho deciso di fare qualcosa di molto tradizionale quando abbiamo deciso di includere una cover nel disco. ‘Valhalla’ è uno dei pezzi più famosi del primo periodo dei Blind Guardian, quello più duro e diretto. E’ sempre stato fra i miei preferiti e, avendo esso un’andatura già molto spedita, ho pensato che potesse essere facile ‘brutalizzarlo’ e renderlo simile ad un brano Heaven Shall Burn”.
ALLE REGISTRAZIONI HA PRESO PARTE PERSINO HANSI KURSCH!
“Sì, lo abbiamo contattato tramite la sua casa discografica e ha subito accettato la nostra proposta. La sua voce è inconfondibile e volevamo che venisse inclusa almeno un po’ nella nostra cover, assieme a quella di Marcus. E’ stato bello constatare che una tale icona del metal ha ancora i piedi per terra ed è disponibile ad aiutare gruppi più piccoli. Ci ha persino aiutato ad arrangiare ulteriormente il pezzo, andando oltre i suoi ‘compiti’ iniziali. Davvero una grande persona!”.
PROVERETE A INCLUDERE “VALHALLA” NELLE SETLIST DEI VOSTRI CONCERTI, COME STATE FACENDO DA QUALCHE TEMPO CON “BLACK TEARS” DEGLI EDGE OF SANITY?
“Vedremo… come dicevo, la voce di Hansi è parte integrante anche della nostra cover, quindi probabilmente sarà difficile rendere il pezzo al meglio senza avere lui sul palco. ‘Black Tears’ è un brano più diretto, che abbiamo deciso di interpretare solo con lo screaming, quindi esce in maniera più compatta”.
EDGE OF SANITY, BLIND GUARDIAN, PARADISE LOST, TIAMAT, BOLT THROWER, DISEMBODIED, LIAR, MERAUDER, KILLING JOKE… LA LISTA DELLE BAND CHE AVETE “COVERIZZATO” E’ DAVVERO LUNGA, ORMAI. CHE COSA VI PORTA AD OMAGGIARE SPESSO UN ALTRO GRUPPO?
“Prima di tutto, il rispetto e la gratitudine che nutriamo nei confronti di queste band con cui siamo cresciuti e che ancora oggi rappresentano una parte importante delle nostre influenze. Inoltre, abbiamo sempre avuto difficoltà nel spiegare a parole da dove venisse la nostra musica, visto che, soprattutto negli anni del boom del metal-core, tutti si riempivano la bocca con questo termine ma nessuno aveva davvero chiaro in mente che cosa volesse dire. Inoltre, per anni siamo stati definiti una metal-core band, ma allo stesso tempo abbiamo sempre destato curiosità, in quanto siamo sempre stati musicalmente distanti dai gruppi più in voga di quel genere. Registrare una cover di ognuna di queste band ha significato mettere in chiaro quali fossero le nostre influenze e provare a far capire a tutti quali fosse il nostro vero background”.
RICORDI QUALI ERANO I VOSTRI INTENTI NEI PRIMI GIORNI DELLA BAND?
“Eravamo molto influenzati dalla scena hardcore e metal-core belga, la cosiddetta H8000. Gruppi come Congress, Liar, ecc., erano continuamente nei nostri stereo da teenager. Mi piaceva il fatto che queste band avessero attitudine e messaggio hardcore, ma anche un suono tremendamente heavy. Quello era a tutti gli effetti metal-core! Poi, come ti dicevo, ero un grande ascoltatore di metal, sia classico che estremo. Bolt Thrower, Blind Guardian, Kreator, Helloween, Napalm Death, Dismember… ho divorato le discografie di queste band e ho imparato anno dopo anno tutti i cosiddetti ‘trucchi del mestiere’. In definitiva, all’inizio si è solo trattato di mettere insieme queste influenze in canzoni che avessero un minimo di senso. L’idea alla base del nostro songwriting è poi rimasta la stessa nel tempo, ma ovviamente ho cercato di curare sempre meglio la forma”.
QUAL E’ SECONDO TE LA BAND O IL MUSICISTA CARDINE NELLE INFLUENZE DEGLI HEAVEN SHALL BURN?
“Probabilmente i Bolt Thrower. Senza il gruppo britannico oggi non saremmo qui. La loro potenza, le melodie, le atmosfere, i testi… tutto di quel gruppo mi esalta. I Bolt Thrower, per come la vedo io, sono il metal. Poi potrei citare un paio di altre band, ma credo che loro siano in cima alle preferenze di ognuno dei membri della nostra lineup e siano la band alla quale portiamo più rispetto nel complesso”.
TI CI VEDI A NON REGISTRARE UN ALBUM PER ANNI COME STANNO FACENDO LORO? SOLO PERCHE’, APPARENTEMENTE, NON LO RITIENI ALL’ALTEZZA DEI SUOI PREDECESSORI?
“No, onestamente non riuscirei a farlo. Senz’altro anche nella discografia degli Heaven Shall Burn ci sono dei dischi che reputo più riusciti di altri, ma ogni capitolo fotografa un periodo della vita del nostro gruppo e ha tutte le ragioni per suonare nel modo in cui suona. Impuntarsi su certe decisioni serve a poco, anche perchè credo che suonare aiuti sempre e comunque, sia te che chi ti circonda. In ogni caso, credo che dietro la scelta dei Bolt Thrower vi siano altri motivi… magari si tratta solo di pigrizia o semplicemente vi sono delle tensioni fra loro e la casa discografica. Non credo che si tratti soltanto di una questione legata alla qualità della musica, altrimenti per quale motivo a suo tempo hanno pubblicato ‘Mercenary’ e ‘Honour Valour Pride’ (risate, ndR)?”.
VORREI ORA CONOSCERE LA TUA OPINIONE SUL COSIDDETTO “CASO CARCASS”. QUANDO E’ EMERSA LA NOTIZIA CHE QUESTI ULTIMI STAVANO REGISTRANDO UN NUOVO ALBUM QUALCUNO HA DETTO CHE DIETRO ALLA LORO BATTERIA C’ERA IL VOSTRO MATTHIAS VOIGT…
“Sì, è stata una sorpresa anche per noi! Tutto è nato dal fatto che il loro attuale batterista, Dan Wilding, ci ha aiutato negli ultimi tempi per alcuni concerti e ha anche registrato le parti di batteria di ‘Veto’, poichè Matthias è stato costretto a prendersi una pausa dal gruppo per motivi di salute e altre questioni personali. Quando le prime voci su un nuovo album dei Carcass sono iniziate a uscire, qualcuno ha fatto il nome di Dan e altri, vedendo che quest’ultimo era impegnato con noi e non conoscendo bene la lineup degli Heaven Shall Burn, sono giunti alla conclusione che si trattasse effettivamente del nostro batterista e hanno così diramato la notizia che lo avessimo ‘prestato’ ai Carcass. Insomma, è stato tutto un grosso equivoco. Per la verità, ad un certo punto ho anche temuto per la nostra reputazione, visto che qualcuno avrebbe potuto pensare che fossimo stati noi ad architettare la news, in modo da farci un po’ di pubblicità. Per fortuna Jeff Walker ha capito subito la situazione e nessuno ne è uscito danneggiato”.
BENE, GRAZIE MILLE, MAIK. LASCIO A TE LA CONCLUSIONE…
“Stiamo lavorando a un tour per novembre e dicembre. Credo che saremo headliner, ma ancora non è stato definito granchè. Speriamo comunque di riuscire a venire in Italia almeno per una data. Nel frattempo un saluto a tutti i nostri fan italiani e a tutti coloro che ci supportano dalle vostre parti”.