“Ehi, grazie per le belle parole, siamo contenti che ti sia piaciuto l’album! Dunque, personalmente credo che ‘Antigone’ sia il miglior risultato possibile che potevamo ottenere a quell’epoca, ma allo stesso tempo sapevo che potevamo fare molto meglio. Voglio dire, moltissima gente ha apprezzato quel lavoro, ma per gli Heaven Shall Burn certo non si tratta della miglior release in assoluto. Il disco precedente era meglio: ‘Whatever It May Take’ contiene canzoni più belle ed è più vario. Non fraintendere, non sto rinnegando ‘Antigone’, ma di certo non è la pubblicazione che preferisco di casa HSB. Forse gli altri ragazzi la vedono in modo diverso, ma questo è il mio onesto pensiero. Non so di preciso in che modo avrebbe potuto essere meglio; se l’avessi saputo, sarebbe stato facile scrivere un disco realmente perfetto…o almeno un qualcosa molto vicino al concetto di perfezione. Qualche volta ti capita di provare un sentimento di ‘mancanza di qualcosa’, anche senza sapere esattamente cosa, no? Ecco, con ‘Antigone’ per me funziona così. Eppure, ovviamente sono tuttora orgoglioso di quel lavoro. Al tempo, demmo davvero il massimo!”.
COSA MI PUOI DIRE DEL VOSTRO CONTINUO SUONARE DEGLI ULTIMI ANNI? QUANTO VI HA FATTO CRESCERE COME LIVEBAND E QUANTO HA INFLUITO SULLA STESURA DEI PEZZI DI “DEAF TO OUR PRAYERS”?
“A dire il vero, non è che abbiamo suonato così tanto. Abbiamo solo suonato durante i weekend e fatto un tour l’anno scorso (davvero? Mi ricordavo di più…, ndR); non siamo una band a tempo pieno. Gli Heaven Shall Burn restano un hobby. Penso che siamo migliorati un po’ sugli strumenti, anche se continuiamo ad esercitarci come sempre. Ci sono sempre alti e bassi e, soprattutto quando non sei musicista a tempo pieno e non riesci a mantenerti in allenamento, è parecchio difficile diventare davvero bravo. Ma ci stiamo applicando (ride, ndR)! Credo che il nostro songwriting, nel corso degli anni, sia diventato più agile; ora non dobbiamo neanche essere per forza tutti in sala prove per comporre qualcosa: proviamo un bel po’ di soluzioni quando ci troviamo assieme e poi i chitarristi, specialmente Maik (Weichert, leader della band, ndR), si mettono al computer e tirano fuori il brano completo da arrangiare. Così sono nate alcune delle ultime song. Conosciamo il nostro stile, noi stessi e i nostri limiti, quindi non è un grosso problema il fatto che magari solo un paio di noi sono coinvolti nel processo di composizione”.
“DEAF TO OUR PRAYERS” E’ PIU’ BRUTALE E IN-YOUR-FACE DI “ANTIGONE”: NON PIU’ STRUMENTALI DI DECOMPRESSIONE, NON PIU’ CLEAN VOCALS, MENO PASSAGGI MELODICI. E’ PASSATO UN PO’ DALLA SUA USCITA, MA COME LO PRESENTERESTI AL PUBBLICO?
“Sì, credo che ‘Deaf To Our Prayers’ sia più brutale e diretto di ‘Antigone’, ma questo è tutto ciò che ti posso dire riguardo l’album. Non mi piace dare descrizioni, in quanto credo che ogni singola persona al mondo abbia pareri personali e ascolti i dischi in modo diverso. Per certi probabilmente sarà solo rumore, per altri noia e per altri ancora la cosa migliore che abbiano mai sentito (ride, ndR). E quindi è difficile, ti dicevo. Noi stessi, che siamo così vicini al disco, lo ascoltiamo in maniere del tutto differenti”.
IL TITOLO VI E’ STATO ISPIRATO DA “THE SILESIAN WEAVERS”, UN POEMA DI HEINRICH HEINE: COSA MI PUOI DIRE RIGUARDO A QUESTA SCELTA? E COME TI PONI NEI CONFRONTI DELLA RELIGIONE E DI UN IPOTETICO DIO?
“’Maledetto sia il Dio che fu sordo alle nostre preghiere’ è proprio un verso del poema che dici, il quale ha a che fare con la situazione dei lavoratori all’epoca della Rivoluzione Industriale del 19° secolo. Durante quei tempi, gli operai hanno sofferto condizioni di lavoro e di vita davvero pesanti; molti di loro erano molto religiosi e quindi pregavano Dio per una vita migliore. E così nel poema Heine descrive il profondo disappunto dei lavoratori, delusi dal fatto che il loro Dio era stato sordo alle loro invocazioni. Bene, nell’odierna epoca della globalizzazione, le condizioni di lavoro stanno di nuovo peggiorando ed in alcune parti del mondo sono tuttora ferme al 19° secolo. Queste similitudini ci sono e sono evidenti, quindi abbiamo scelto quel titolo. Per quanto riguarda la religione, io personalmente non credo in nessun Dio, ma ciò non significa che penso sia stupido farlo: non penso sia sbagliato credere in un Dio e sentirsi spirituali in qualche modo, ma credo però che la religione sia solo stata creata per opprimere la gente e sottometterla. Per me è la radice di tutti i mali. La spiritualità non dovrebbe essere organizzata. Se la gente vuole credere in forze superiori o in Dio, benissimo…ma senza questa stessa gente sulla Terra, chi ci sarebbe a dirci che sia sbagliato, che sia giusto o che invece si stia solo abusando del potere. D’altro canto, la gente non dovrebbe incolpare un Dio per ciò che accade nel mondo. Ognuno dovrebbe prendersi le proprie responsabilità”.
SUPPONGO ANCHE LA BELLISSIMA COVER E L’ARTWORK SIANO IN RELAZIONE CON IL TITOLO, GIUSTO? CI SPIEGHI IL LORO SIGNIFICATO?
“Sì, c’è una torre con un’icona in cima (un’immagine della Madonna, per la cronaca, ndR). L’icona è molto colorata e splendente. Quando poi guardi sul terreno, noti della gente che si ammassa verso la torre. Vogliono raggiungere l’icona, ma non ne hanno modo: la torre non ha porte, finestre, non ci sono scale. Quella gente non raggiungerà mai l’icona…”.
RESTANDO IN ARGOMENTO CONCETTUALE, VOI SIETE STATI SEMPRE UNA BAND SOCIALMENTE IMPEGNATA, CHE CERCA DI FAR PENSARE E RIFLETTERE LA GENTE. TI VA DI DESCRIVERCI UN PO’ GLI ARGOMENTI TRATTATI IN “DEAF TO OUR PRAYERS”?
“Ok, prima di tutto specifico che ‘Deaf To Our Prayers’ non è un concept-album. Tratta diversi argomenti, di cui ti dò qualche esempio: ‘Of No Avail’ e ‘The Final March’ parlano proprio di circostanze risalenti all’epoca della Rivoluzione Industriale. ‘Biogenesis (Undo Creation)’ parla di Intelligent Design (sorta di teoria teologico-scientifica per cui la vita sulla Terra e la sua evoluzione vengono ricondotte ad un’entità intelligente non meglio specificata e non alla selezione naturale degli eventi, ndR). ‘Armia’ è impostata sulla rivolta di Varsavia del 1944, quando il popolo insorse contro gli occupanti tedeschi. ‘Mybestfriends.com’, infine, riguarda quella sorta di ‘identità istantanea’ che si ottiene quando si usa Internet: chiunque può essere la persona che vuole essere. Ma non è una canzone contro Myspace, come molti potrebbero pensare. E’ piuttosto sull’essere fasulli e su come certa gente fugga dalla sua vita reale”.
MI HAI GIA’ RISPOSTO PRIMA PARZIALMENTE: COME SIETE SOLITI SCRIVERE UNA CANZONE?
“Non c’è un unico processo o un metodo solito. Cambia sempre e dipende da varie cose: quando abbiamo abbastanza tempo, ad esempio, ci troviamo in sala prove, Maik porta qualche idea e tutti proviamo e jammiamo finché non raggiungiamo qualcosa di buono. Per l’ultimo disco, però, è stato differente: il tempo era tiranno, quindi Maik e Alex (Alexander Dietz, l’altro chitarrista, ndR) hanno lavorato al computer e creato la maggior parte dei brani lì. Diciamo che non è proprio entusiasmante, però molto utile certo!”.
LE PARTI DI PIANO E TASTIERA PRESENTI IN “ANTIGONE” SONO FENOMENALI: IN “DEAF TO OUR PRAYERS” SONO STATE MOLTO DIMINUITE. COME MAI QUESTA DECISIONE? DANNO UN’ATMOSFERA TUTTA PARTICOLARE ALLA VOSTRA MUSICA…
“Crediamo che sia stato un bene fare così. Se avessimo usato più tastiere o pianoforte, non sarebbe stato poi così speciale. Penso anch’io diano qualcosa in più alla nostra musica, ma usarne di più sarebbe stato troppo. Anche perché i brani dell’ultimo album non ne richiedevano molto l’utilizzo, essendo molto violenti e brutali. Abbiamo provato qualcosa in studio, ma poi abbiamo lasciato perdere”.
DIMMI UN ASPETTO DEL VOSTRO SOUND CHE NON DOVREBBE MAI MANCARE NEI BRANI E UNO CHE PENSI DOVRESTE MIGLIORARE AL PIU’ PRESTO…
“Mmm…domanda a cui è impossibile rispondere (ride, ndR)! Siamo così vicini e ‘dentro’ la nostra musica che non ci possiamo rapportare ad essa in questo modo. Sai, non possiamo giudicare con equità, soprattutto perché tutto può succedere: qualche volta, anni dopo la scrittura di un album, ti puoi trovare a dire cosa avresti cambiato qua e là, ma prevedere in anticipo cosa accadrà…questo no!”.
SO CHE AVETE GIRATO UN VIDEO PER “STAY THE COURSE”. COM’E’ ANDATA?
“Sì, abbiamo girato il video per ‘Stay The Course’…ma non ci è piaciuto affatto il risultato. Il filmato era praticamente pronto, ma proprio non ci convinceva. Quindi abbiamo deciso di prendere del materiale live e fare un video con quello: la scelta è caduta su ‘Counterweight’ suonata al Summer Breeze. Solamente un video dove si può vedere come la gente si diverta ai nostri concerti (uhm…il sottoscritto era presente e più che divertirsi ha preso e dato una valanga di mazzate…, ndR)”.
LA GERMANIA E’ SENZA DUBBIO LA PRIMA NAZIONE D’EUROPA PER QUANTO RIGUARDA IL DEATH METAL MIXATO ALL’ATTITUDINE E AL SOUND HARDCORE: VOI, MAROON, CALIBAN, FEAR MY THOUGHTS, NEAERA SIETE GLI UNICI IN GRADO DI COMBATTERE LO STRAPOTERE AMERICANO NEL GENERE. COME SPIEGHI TUTTO CIO’?
“Sinceramente non lo so. Anche perché non ho mai considerato tutte queste band come ‘tedesche’… Voglio dire, sono tedesche, ma le ho sempre apprezzate come semplici gruppi, non perché provenissero dalla Germania. Ebbene, i nomi che citi provengono da diverse aree del Paese e da diversi background, esclusi i Maroon che sono nostri conterranei praticamente. Non credo ci sia qualcosa che rende tutti noi in qualche modo ‘speciali’. Abbiamo solo tanta, tanta gente che vive qui e questa potrebbe essere la ragione per questo proliferare di band (sì, buonanotte…allora i cinesi come mai non hanno miliardi di band?, ndR)”.
IL VOSTRO VECCHIO VIDEO PER “THE WEAPON THEY FEAR” CONTIENE ALCUNI ESEMPI DI MOSSE DA VIOLENT DANCE, LA NUOVA ‘TECNICA DI POGO’ IN VOGA DA UN PAIO D’ANNI A QUESTA PARTE (IN REALTA’, IN AMBITO HARDCORE SONO SECOLI CHE SI USA…). COSA NE PENSI? HO FATTO LA STESSA DOMANDA A VARI GRUPPI E LA RISPOSTA E’ SEMPRE STATA SIMILE…
“Credo che sia solo una questione di rispetto. Se la gente si vuole divertire così, perché no? Chiaro, è pericoloso se pensi al fatto che molta gente non riesce a controllare il modo in cui si muove. Ma questo è un problema relativo a tutti i tipi di spettacolo. Ricordo qualche metal show dove la gente faceva stage diving e atterrava proprio nei buchi di vuoto fra la gente! E non è pericoloso pure quello?!”.
SIAMO ALLA FINE: PROGRAMMI PER TOUR E FESTIVAL NEL FUTURO?
“Proprio in questi giorni abbiamo avuto conferma di qualche gradito spostamento! Andremo presto in Sudamerica e suoneremo in Cile, Argentina e Brasile. Ma sarà solo un weekend allungato, non un vero e proprio tour. Suoneremo poi a Mosca in aprile e, pur essendo solo una data, siamo molto eccitati per questo concerto! E poi probabilmente suoneremo in qualche festival estivo (Wacken, ndR). Andare in tour non è così semplice per noi: tutti quanti lavoriamo o studiamo, oppure lavoriamo e studiamo contemporaneamente…e quindi è dura trovare del tempo, anche se on stage ci divertiamo un mondo. Questa è anche la ragione per cui vorremmo mantenere la band come un hobby. Vogliamo continuare a divertirci, considerando gli Heaven Shall Burn come uno sfogo e non dovendo poi presentare dei conti a tutti i costi”.
BENE, MATTHIAS, E’ TUTTO! GRAZIE MILLE E A TE LE ULTIME PAROLE…
“Speriamo di suonare in Italia di nuovo nel 2007! Forse faremo un tour verso fine anno! Grazie a voi per l’intervista e soprattutto per la pazienza!”.