HELHEIM – Verso Asgard a testa alta

Pubblicato il 31/03/2017 da

Gli Helheim hanno abituato benissimo i propri seguaci: a fronte di una carriera lunga e mai baciata da successi commerciali di rilievo hanno prodotto musica degna di essere ricordata negli anni, a partire dagli esordi black metal di “Jormundgand”, fino al raffinamento in direzione viking metal degli anni più recenti. I miglioramenti della produzione, il crescere del peso della melodia e l’enfasi sulle voci pulite e chorus di facile presa non hanno annacquato il pathos tipicamente nordico della formazione di Bergen, rimasta incorrotta nello spirito e nei fondamenti sottostanti alla sua arte. Artisti puri, gli Helheim, per tre quinti gli stessi uomini presenti dagli albori: uno dei quali, Ørjan Nordvik si è prestato volentieri per un excursus su ciò che gravita attorno alla band. Con modi spicci, questo è il resoconto di quanto ci ha raccontato.


IN “LANDAWARIJAR” AVETE SVILUPPATO UNA VASTA RICERCA RIGUARDO AD ALCUNI ASPETTI DELLE ANTICHE POPOLAZIONI NORDICHE, VICENDE NON MOLTO APPROFONDITE DALLA STORIOGRAFIA ACCADEMICA. QUALI ERANO GLI ARGOMENTI E I FATTI CHE CI TENEVATE A NARRARE?
“Le mie liriche generalmente hanno una posizione molto personale rispetto agli aspetti legati alla cultura norvegese. Non ho mai tenuto una specie di elenco degli argomenti che avrei desiderato trattare, scrivo per mio piacere personale, non per gli altri. Se poi alle persone piace quello che narro nei testi, sono contento. Mi piace che chi legge si formi la propria personale opinione, non voglio che assimilino tutto in maniera meccanica, come se fosse cibo ingoiato a forza”.

COME AVETE LAVORATO SU QUESTE NUOVE CANZONI? QUALI ERANO GLI ASPETTI DEL SOUND CHE VOLEVATE ENFATIZZARE QUESTA VOLTA?
“Cercavamo semplicemente di spingerci un passo avanti rispetto a ‘raunijaR’. Abbiamo lavorato sull’ultimo disco nelle stesse modalità utilizzate per quelli precedenti, ma in questo caso ci siamo tenuti molte porte aperte quanto a temi musicali. Quando siamo arrivati in studio molti pezzi non avevano ancora una struttura ben definita e il grosso della composizione è avvenuto proprio durante il processo di registrazione. Così abbiamo goduto di minori restrizioni, ci siamo concessi di approfondire diverse idee molto creative”.

NELLE NOTE PROMOZIONALI LEGGIAMO CHE L’ULTIMO ALBUM SI RICONNETTE A “HEIÐINDÓMR OK MÓTGANGR”, NELLA MUSICA E NELLE TEMATICHE TRATTATE. PUOI SPIEGARCI QUALE TIPO DI COLLEGAMENTI SUSSISTONO E QUALI DIFFERENZE POSSONO ESSERE IDENTIFICATE FRA I DUE DISCHI?
“Dal lato testuale non c’è molto in comune, mentre musicalmente ‘landawarijaR’ rappresenta la prosecuzione di ‘Heiðindómr ok mótgangr’. Lo si sente chiaramente se si ascoltano entrambi i full-length, non c’è altro da aggiungere”.

PENSO CHE “LANDAWARIJAR” POSSEGGA UN OTTIMO SOUND, CHE RIFLETTE PIENAMENTE IL VOSTRO STILE E L’ANIMA DELLA VOSTRA MUSICA, E SI GIOVI ALLO STESSO TEMPO DI MAGGIORE POTENZA RISPETTO A “RAUNIJAR”, AL CONFRONTO DEL QUALE SUONA ANCHE LEGGERMENTE PIÙ MODERNO. COME AVETE LAVORATO IN STUDIO DI REGISTRAZIONE PER OTTENERE TALE RISULTATO? AVETE PROVATO QUALCOSA DI NUOVO?
“(Risate, ndR) Non saprei come risponderti. Abbiamo adoperato gli stessi amplificatori, chitarre, basso, batteria e altri strumenti presenti anche in ‘raunijaR’, ma chiaramente è uscito fuori un suono differente. Cerchiamo sempre di imparare dai nostri errori e vogliamo portare il nostro stile verso nuovi, più grandi soundscape. Quello che combineremo nel prossimo album è ancora nella totale, assoluta incertezza”.

IN “LANDAWARIJAR” POSSIAMO ASCOLTARE UNA MOLTITUDINE DI APPROCCI VOCALI DIFFERENTI. COME SCEGLIETE IL TIPO DI INTERPRETAZIONE MIGLIORE ALL’INTERNO DEI PEZZI? PENSO CHE LE CLEAN VOCAS SIANO PARTICOLARMENTE RIUSCITE, I CHORUS SONO MOLTO CATCHY E PIENO DI PASSIONALE EPICITÀ”.
“Ti ringrazio. Molte linee vocali e le modalità di utilizzo della voce vengono codificate direttamente in studio di registrazione. Ci sono alcuni ospiti al microfono, che abbiamo sfruttato in alcuni punti dove ci sembrava che il loro intervento avrebbe arricchito le canzoni. Non è stato difficile incastrare le voci all’interno del tessuto sonoro, abbiamo colto abbastanza facilmente le necessità di ogni brano e aggiunto le linee vocali di conseguenza”.

UN ALTRO ASPETTO DI CUI VI SIETE PRESI MOLTA CURA È LA SEZIONE RITMICA: BASSO E BATTERIA SONO CENTRALI NEL MISSAGGIO, MENTRE SI NOTAVANO MENO IN “RAUNIJAR”, CHE AVEVA UN SOUND PIÙ RUVIDO. AVEVATE PERCEPITO CHE BASSO E BATTERIA DOVESSERO AVERE PIÙ SPAZIO NELLO STILE DEGLI HELHEIM?
“Osservazione corretta la tua. Non posso che risponderti che sì, sentivamo la necessità di dare maggiore enfasi alla sezione ritmica.”.

COME ALIMENTATE L’ISPIRAZIONE, CHE VI METTE NELLE CONDIZIONI DI PRODURRE NUOVA MUSICA IN TEMPI MOLTO BREVI TRA UN’USCITA DISCOGRAFICA E L’ALTRA? “LANDAWARIJAR” È IL VOSTRO NONO ALBUM IN VENTICINQUE ANNI, IL TERZO NEGLI ULTIMI CINQUE, UN RITMO VERAMENTE SOSTENUTO!
“Non forzo mai l’ispirazione, deve scaturire da sola. Ora le canzoni dell’ultimo disco sono già relativamente vecchie, alcune parti erano già state scritte durante il periodo di “Heiðindómr ok mótgangr”. Nell’ultimo periodo ho sfruttato un po’ di ispirazione arretrata, difatti negli ultimi tempi non è che abbia scritto granché, sono andato a ripescare idee che erano da parte. Ultimamente mi sento abbastanza ispirato e ho tante idee che mi frullano per la testa e attendono di essere sviluppate”.

ARRIVATE DA BERGEN, UNA DELLE CULLE DEL BLACK METAL. QUALI SONO SECONDO TE LE RAGIONI CHE HANNO PORTATO ALLA NASCITA DI UN NUMERO TANTO ELEVATO DI BAND BLACK METAL NELLA VOSTRA ZONA? TUTT’ORA, DA BERGEN PROVENGONO GRUPPI DI PIÙ RECENTE FORMAZIONE MOLTO INTERESSANTI.
“Non saprei, può essere che le abbondanti piogge che flagellano Bergen e le aree limitrofe rendano più cupe le persone e diano nutrimento alla nostra creatività (ride, ndR). A dire il vero non presto grande attenzione alla scena locale e non ho idea di cosa si stia accadendo a Bergen negli ultimi anni dal punto di vista musicale”.

ANCHE SE LE VOSTRE CANZONI SONO LUNGHE E COSTRUITE DA DIVERSE SEZIONI, PARTI ACUSTICHE E ATTACCHI VEEMENTI, ALLA FINE RIMANGONO MOLTO DIRETTE E QUASI CATCHY, A VOLTE. IN “LANDAWARIJAR”, QUALI SONO LE CANZONI CHE POTREBBERO AVERE LE QUALITÀ, PER VARIE RAGIONI, DI ATTRARRE VERSO GLI HELHEIM ANCHE CHI NON È ANCORA FAN DEL GRUPPO?
“Non sono la persona giusta per rispondere alla domanda. Il soggetto giusto a cui chiedere sarebbe un nostro fan di lunga data. Qualcuno che conosce bene la nostra musica. Essendo parte attiva nella band, sono troppo coinvolto per dare una buona risposta a quanto mi chiedi”.

TRE MEMBRI DEGLI HELHEIM SONO GLI STESSI DAGLI INIZI, REICHBORN È IN LINE-UP DAL 2008. È STATO DIFFICILE MANTENERE QUESTE FORTI RELAZIONI FRA DI VOI PER COSÌ TANTI ANNI? QUALI SONO LE PRINCIPALI AFFINITÀ CHE VI UNISCONO, SOTTO L’ASPETTO MUSICALE E DAL PUNTO DI VISTA UMANO?
“Non è mai stato un problema mantenere intatto il trio che sta al cuore della band. Siamo come fratelli e abbiamo imparato negli anni a lavorare assieme nel migliore dei modi. Reichborn si è rivelato essere il miglior sostituto possibile di Thorbjoern (chitarrista degli Helheim fra il 1999 e il 2008, ndR) e ci ha permesso di diventare una band migliore, perché non ha alcun limite in quello che è in grado di suonare. È diventato un membro fondamentale degli Helheim. Mentre per quanto riguarda la solidità dei nostri rapporti interni, contano moltissimo sia le affinità musicali che quelle personali”.

IN 25 ANNI DI CARRIERA, QUALI SONO STATE LE MAGGIORI SODDISFAZIONI CHE VI SIETE TOLTI?
“Poter realizzare la nostra musica e renderla disponibile al pubblico. Non chiediamo altro e non abbiamo subito delusioni per aver mancato obiettivi molto ambiziosi. La nostra carriera ha avuto alti e bassi come quella di tutti i gruppi, ma alla fine quel che più conta è il poter creare musica che ci convince. Portare a compimento gli album e farli ascoltare a chi ci segue rimane il fattore più importante e appagante”.

ESCLUSO L’ULTIMO ALBUM, QUALE PENSI CHE SIA LA VOSTRA MIGLIOR USCITA DISCOGRAFICA  E LA PEGGIORE?
“È difficile guardarci indietro e valutare quale sia stato l’album più importante rispetto agli altri. Tutti quanti hanno un loro spazio specifico nella storia degli Helheim. Ti dirò, anche le cose peggiori che abbiamo prodotto portano con sé qualche aspetto positivo, come minimo ti spingono a fare meglio in futuro e ti spronano a migliorarti. Comunque, qualcosa di cui sono veramente poco soddisfatto, ascoltandolo ora, c’è e si tratta di ‘Blod & ild’: avrebbe potuto essere decisamente migliore, sotto tanti aspetti”.

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