“È una bella sensazione. È stato un periodo unico nella mia vita e in quella dei componenti del gruppo”.
IMMAGINO CHE IN QUESTI GIORNI TUTTI TI STIANO RICORDANDO QUANTO IMPORTANTI SIANO STATI GLI HELLHAMMER PER LA STORIA DELL’HEAVY METAL…
“Noi non la vedevamo così, non pensavamo di fare qualcosa di originale. Suonavamo la musica che meglio rappresentava le nostre emozioni. Il mio background era molto difficile; ho avuto un’infanzia e una giovinezza estremamente violente e umilianti e a quel tempo avevo molto odio per la gente dentro di me. La musica rispecchiava questo sentimento, il resto non aveva importanza. Non ci vedevamo come dei pionieri, suonavamo quello che volevamo”.
SIETE ANCHE STATI TRA I PRIMI GRUPPI A TRATTARE IL SATANISMO IN MODO ORGOGLIOSO…
“All’inizio il satanismo era una parte irrilevante degli Hellhammer. Copiavamo i Venom e basta. Nel primo anno gli Hellhammer erano solo una copia dei Venom. Quando siamo diventati musicisti e compositori migliori, insieme alla musica abbiamo affinato anche i testi. Eravamo molto interessati nell’occultismo e nella storia, ma nessuno di noi era un satanista nel vero senso della parola”.
LA VOSTRA IMMAGINE ERA PIUTTOSTO FORTE. VOLEVATE PROVOCARE GLI ASCOLTATORI?
“Era un modo di allontanare tutti. Volevamo tenerci a distanza dalla gente normale, con cui non volevamo mischiarci. Avevamo creato un’immagine che fosse in grado di isolarci. Volevamo provocare, ma al contempo volevamo essere lasciati in pace”.
IN CHE GENERE DI POSTO SIETE CRESCIUTI IN SVIZZERA?
“Vivevo in un piccolo villaggio rurale di 1500 abitanti. Gli altri membri avevano un background simile al mio da questo punto di vista”.
NON MI SEMBRA SIA LA SITUAZIONE IDEALE PER UN GRUPPO BLACK METAL…
“Mi odiavano. Incontravo violenza e ostilità ogni giorno. Parlo di violenza fisica e discriminazione, è stato un periodo molto radicale da questo punto di vista. Al tempo non esisteva una vera scena estrema all’interno dell’heavy metal; facevamo cose strane e uniche per cui la gente non era assolutamente pronta. La violenza e l’odio erano una realtà quotidiana”.
TI SENTIVI PARTE DI UNA SCENA?
“Eravamo fan dell’heavy metal, ma anche all’interno di questa scena eravamo degli outsider”.
PENSI CHE LA MUSICA DEGLI HELLHAMMER AVESSE ANCHE UN VALORE CATARTICO PER TE?
“Mi ha aiutato a sopravvivere. Era il solo modo di sfogare la rabbia e la frustrazione che avevo in me a causa della mia adolescenza travagliata. La rabbia e l’odio di quelle canzoni erano veri, reali”.
QUASI UNA TERAPIA…
“Forse non mi spingerei così in là, perché suonare negli Hellhammer non ha cambiato la mia natura. Cercavo semplicemente di entrare in contatto con il lato più estremo e radicale della vita. Riguardando ora quel periodo, in ogni caso, penso che diventare un musicista mi abbia aiutato in un certo senso”.
“All’inizio, come ti ho detto, copiavamo i Venom e credo che anche noi avessimo quella sorta di effetto comico. Crescendo e, soprattutto, con l’ingresso di Martin Ain nella band nel 1983 le cose sono cambiate. Martin studiava l’occultismo molto seriamente e le sue conoscenze aiutarono a cambiare l’identità della band. I nostri testi diventarono immediatamente più seri”.
IL SODALIZIO CON MARTIN DURA DA OLTRE VENT’ANNI. HAI CAPITO SUBITO CHE ERAVATE SPIRITI AFFINI?
“Ci siamo subito piaciuti. La nostra amicizia è nata anche prima di iniziare a suonare insieme. Condividevamo molti interessi: occultismo, arte, storia, musica… Ci vedevamo per parlare di questi argomenti”.
NELL’HEAVY METAL È RARO INCONTRARE UNA COPPIA ARTISTICA COSÌ DURATURA…
“Per me è impossibile immaginare gli Hellhammer o i Celtic Frost senza l’amicizia di Martin. Credo che ciò che ho fatto da solo a livello artistico sia inferiore ai lavori realizzati con lui.”
IL FATTO CHE DUE PERSONE COSÌ AFFINI ARTISTICAMENTE SI SIANO INCONTRATE IN UN VILLAGGIO RURALE DELLA SVIZZERA È UNA COINCIDENZA QUASI MIRACOLOSA…
“Si tratta di una coincidenza fortunatissima, quasi un miracolo, hai ragione. Non so cosa avrei fatto della mia vita se non lo avessi conosciuto”.
COME È NATA L’IDEA DI RISTAMPARE QUESTI DEMO?
“Si tratta di un progetto a cui pensiamo da anni. Era molto frustrante vedere tutti i bootleg realizzati in modo pessimo che c’erano in giro. Spesso suonavano malissimo perché si trattava di cassette copiate mille volte. Alcuni bootleg contenevano foto che non erano nemmeno degli Hellhammer o testi completamente inventati. I Celtic Frost avevano la priorità per noi e quindi ci siamo concentrati su “Monotheist” e solo al termine del tour abbiamo pensato di mettere le mani sui demo e fare giustizia agli Hellhammer”.
IN EFFETTI LA QUALITÀ È ECCEZIONALE SE PARAGONATA A QUELLA DI UNO DEI TANTI BOOTLEG…
“Siamo partiti da master molto migliori di quelli utilizzati per quasi tutti i bootleg in circolazione. Ho assistito personalmente alla masterizzazione di ogni brano per accertarmi che il suono fosse il più fedele possibile a quello del demo originale”.
CHE TIPO DI ESPERIENZA HAI VISSUTO RITORNANDO A LAVORARE SU QUELLE CANZONI? SONO RICORDI BELLI O BRUTTI?
“Entrambe le cose. Gli Hellhammer risvegliano molte emozioni in me. Sono fiero del gruppo, ma ogni volta che riascolto quei pezzi non posso fare a meno di pensare agli episodi più dolorosi della mia vita”.
SO CHE STAI SCRIVENDO UN LIBRO SUGLI HELLHAMMER. COSA RACCONTERAI?
“Si tratterà di un racconto molto dettagliato e crudo. Per la prima volta scriverò cose relative al mio passato che non avevo mai divulgato. Credo che aiuterà le persone a capire perché gli Hellhammer suonavano così estremi al tempo”.
SARÀ UN DOCUMENTO IMPORTANTE PER LA STORIA DELL’HEAVY METAL…
“Credo di sì. Per me si tratta di un atto personale prima che di un prodotto per i fans. Si tratta di un tributo alle nostre radici e alla nostra giovinezza”.
COSA AVETE PROVATO QUANDO AVETE FIRMATO IL PRIMO CONTRATTO CON LA NOISE RECORDS?
“Eravamo felici di aver trovato un contratto. Per noi è stato un passo importantissimo. Ci sembrava fantastico il fatto di avere una piattaforma che ci aiutasse a diffondere la nostra musica”.
COME È STATO STRINGERE TRA LE MANI LA PRIMA COPIA DI “APOCALYPTIC RAIDS”?
“Stupendo. Non pensavamo che ce l’avremmo fatta. D’altra parte, l’etichetta, i giornalisti e molti fan dell’heavy metal odiavano quel disco. Credo semplicemente che i tempi non fossero maturi. Noi stessi non eravamo felici della produzione. Ci sentivamo in grado di fare molto di più”.
IMMAGINO CHE LA TRANSIZIONE DA HELLHAMMER A CELTIC FROST SIA STATA QUALCOSA DI PIÙ DI UN SEMPLICE CAMBIO DI NOME…
“Abbiamo preso quella decisione in un periodo di tempo relativamente breve, tra aprile e maggio del 1984. Non ci sentivamo più in grado di progredire come Hellhammer e non riuscivamo mai a trovare una formazione stabile, per questo abbiamo formato i Celtic Frost”.
PENSI CHE IL FATTO DI CRESCERE IN UN AMBIENTE COSÌ OSTILE ABBIA CONTRIBUITO ALL’UNICITÀ DELLA BAND?
“Credo di sì, è stato essenziale. Non era solo il fatto di vivere in piccole città della Svizzera, ma piuttosto la certezza di essere odiati a renderci diversi. Si trattava di un’esistenza difficile, ma credo sia il motivo per cui gli Hellhammer sono stati così speciali”.
RIUSCIRE A REGISTRARE QUEI DEMO PER VOI È STATA UNA SOFFERENZA; OGGI QUASI OGNI GRUPPO PUÒ PERMETTERSI DI REGISTRARE UN ALBUM, MA LA QUALITÀ MEDIA NON SI È ALZATA. COME MAI SECONDO TE?
“Sfortunatamente la scena heavy metal è diventata molto conservatrice. Ci sono molti buoni gruppi, ma ciò non significa necessariamente che suonino musica originale. Vorrei che ci fosse più innovazione in questo ambiente. All’inizio della mia esperienza come musicista, il processo creativo era molto diverso. Non esisteva Internet e tutto doveva essere fatto praticamente a mano. Era una missione per me. Entrare in studio era un’esperienza quasi religiosa; credo che oggi non esista più quel genere di sentimento”.
NON MI SEMBRI UNA PERSONA ESPANSIVA; COME TI TROVI ALL’INTERNO DELLA SCENA HEAVY METAL?
“Hai ragione, non sono una persona particolarmente espansiva. Ho alcuni amici nella scena, ma non sento la necessità di essere amico di tutti i gruppi…”
NON DEV’ESSERE FACILE STARE NEL BACKSTAGE DI UN GRANDE FESTIVAL MENTRE TUTTI BEVONO BIRRA…
“Ognuno fa ciò quello che vuole, ma io non devo per forza partecipare”.