Il ragazzo scozzese col chiodo è tornato a farsi sentire e questa volta ha decisamente alzato il tono della voce.
James McBain ed i suoi Hellripper hanno infatti fatto letteralmente centro con il terzo album pubblicato, quel “Warlocks Grim & Withered Hags”, in grado di aizzare ulteriormente la fiamma del speed-black-thrash già alimentata in precedenza dal musicista di Aberdeen. Un lavoro vario, estremamente compatto, ispirato al folklore e al mistero che avvolge il territorio delle Highlands, che ha giustamente rimarcato i caratteri del monicker Hellripper facendolo risaltare con maggior vigore. Ed è proprio con Mr. McBain che abbiamo scambiato qualche parola in merito al nuovo disco e al suo modo di intendere la musica. Buona lettura.
CIAO JAMES E BENTORNATO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. IL TUO PRECEDENTE ALBUM “THE AFFAIR OF THE POISONS” AVEVA RICEVUTO PARECCHI CONSENSI POSITIVI. DA QUI LE ALTE ASPETTATIVE NEI CONFRONTI DEL NUOVO DISCO: ERI CONSAPEVOLE DI QUESTA ATTESA DA PARTE DELLA CRITICA E DEI FAN? HAI SENTITO UNA PRESSIONE DIVERSA QUESTA VOLTA?
– Grazie innanzitutto per la disponibilità. Sì, devo ammettere che “The Affair Of The Poisons” ha ricevuto una risposta piuttosto positiva nel complesso; e questo è stato davvero grandioso! Detto questo, non è mia intenzione entrare nel processo di scrittura pensando alle aspettative delle altre persone. Il rischio di legarsi a questo aspetto è troppo alto: concentrandosi sulle attese, ti ritrovi spesso a tirare a indovinare e, talvolta, anche a sbagliare, snaturando la tua vera identità. È sempre meglio scrivere ciò che mi viene naturale.
VENIAMO QUINDI AL TUO NUOVO LAVORO: “WARLOCKS GRIM & WITHERED HAGS” NON È UN CONCEPT ALBUM, TUTTAVIA NEI VARI BRANI CI SONO MOLTI PUNTI IN COMUNE, CHIAMANDO IN CAUSA UN ARGOMENTO PRINCIPALE RELATIVO AI RACCONTI SCOZZESI. COME HAI SCELTO QUESTO TEMA?
– Sì, ogni traccia dell’album è in qualche modo ispirata alla Scozia: che si tratti di folklore, come evidenziato in “The Nuckelavee” o “Mester Stoor Worm”, o del “MacBeth” di Shakespeare, richiamato in “I, The Deceiver” o delle opere del poeta Robert Burns su cui si basa la title-track. L’ambiente in cui vivo solitamente non influenza il mio songwriting, tuttavia, da quando, qualche anno fa, mi sono trasferito nelle Highlands scozzesi, è stato difficile non essere condizionato dallo scenario e da questi luoghi che trasudano ispirazione. Volevo approfondire il lato più oscuro del folklore e della storia scozzese e alla fine ho deciso di fare della Scozia il tema centrale dell’album.
A PROPOSITO DI ROBERT BURNS: LO SCORSO 25 GENNAIO LA SCOZIA HA FESTEGGIATO IL SUO COMPLEANNO; IN CHE MODO QUESTO POETA HA INFLUENZATO IL TUO NUOVO ALBUM?
– Sì, come detto la title-track si basa principalmente sulle opere di Robert Burns, in particolare la poesia “Address to the Devil”. Anche il titolo dell’album deriva da un verso di quella poesia: questa è la portata della sua influenza diretta sul disco, anche se ho già altre idee basate sui suoi lavori che voglio esplorare in futuro!
PUOI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ IN MERITO ALLA COPERTINA – RICCA DI DETTAGLI – DI “WARLOCKS GRIM & WITHERED HAGS”?
– Di solito mi piace avere qualcosa da commissionare, tuttavia mentre stavo sfogliando il lavoro di Adam Burke online, mi sono imbattuto in questo dipinto e mi sono subito messo in contatto con lui per chiedergli di usarlo per questo disco, anche perchè era esattamente quello che stavo cercando. Volevo qualcosa di più ‘sottile’ rispetto a quello che cerco di solito, così da poter riflettere la direzione della musica; volevo una capra lì da qualche parte e un qualcosa di verde che rappresentasse le Highlands scozzesi. Per coincidenza, si collega anche ai temi e alle tracce dell’album: la capra e il cavaliere potrebbero essere interpretati come qualcosa di simile a “The Nuckelavee”, la natura strana e psichedelica della capra stessa si lega a “Goat Vomit Nightmare” mentre le tre figure (o streghe) sono rappresentate in “I, The Deceiver” per esempio.
A PROPOSITO DI “WARLOCKS GRIM, WITHERED HAGS”: CREDO SIA LA TRACCIA MIGLIORE DELL’ALBUM, PROPRIO PER LA SUA DIVERSITA’ RISPETTO ALL’ANDAMENTO TIPICO DEI TUO PEZZI. COSA NE PENSI A RIGUARDO? C’E’ UN PEZZO CHE PREFERISCI?
– Grazie mille! Sì confermo, anche per me è sicuramente uno dei miei brani preferiti! A dire il vero, mi piace ogni canzone di questo album e sono contento di come suona il tutto! È difficile per me dirlo, ma sono davvero soddisfatto di come sono usciti “Mester Stoor Worm” e “The Nuckelavee”, così come la title-track, proprio come dici tu! È stato divertente sperimentare diverse strutture di canzoni, idee e suoni in questo nuovo disco!
PARLANDO SEMPRE DELLA TITLE-TRACK: SUL FINALE FA LA SUA APPARIZIONE PURE UNA CORNAMUSA. CHI LA SUONA? E COME TI È L’IDEA? È UN TRIBUTO ALLA SCOZIA?
– Questa canzone ha un ritmo più cadenzato rispetto ad altri brani degli Hellripper, ed è stata molto influenzata da band come i Bathory; per cui ho pensato che le cornamuse potessero funzionare da qualche parte. Ovviamente è molto difficile incorporarle nel materiale più veloce, quindi è stata una buona opportunità per provare qualcosa di diverso! Dal momento che la canzone – e l’album in generale – è incentrato sulla Scozia, aveva anche senso usarle senza suonare fuori posto. Sono stati scritti molti arrangiamenti di questo brano e penso di aver avuto l’idea di posizionarle in punti diversi della canzone a seconda della versione, ma penso che potrebbe essere stata la mia partner a suggerirmi di metterle dove sono finite, e funziona molto bene!
DEVO AMMETTERE CHE QUANDO ASCOLTO IL TUO NUOVO ALBUM, MI SEMBRA A VOLTE DI AVERE DI FRONTE UNA SPECIE DI HEAVY METAL JUKEBOX, CON UN’ULTERIORE VARIETA’ PROPOSITIVA RISPETTO A “THE AFFAIR OF THE POISON”. DA DOVE ARRIVA TUTTA QUESTA MOLTEPLICITA’ DI GENERI?
– Grazie mille, mi fa piacere che la pensi così! Quando ho iniziato il processo di scrittura del disco, ho completato un paio di canzoni che erano più in linea con il solito ‘suono alla Hellripper’, ma suonavano forzate e prive di ispirazione. Quindi le ho cancellate e ho deciso di andare in una direzione diversa, seguendo semplicemente il mio istinto con molti meno limiti. Sono sempre stato un fan della musica al di fuori del genere metal, ma non ho mai veramente provato a incorporare ciò nella musica di Hellripper; questa volta tuttavia ho pensato che sarebbe stato opportuno esplorare tutto questo e vedere cosa sarebbe successo, senza comunque alterare il suono complessivo. È stato molto divertente ed è stata una sfida, ma mi ha permesso di avvicinarmi alle canzoni in modo diverso e di incorporare nuovi elementi nelle tracce, e penso che l’album abbia guadagnato molto sotto questo aspetto!
CI SONO QUINDI MOLTE INFLUENZE NEL TUO SOUND. SE DOVESSI DIRE UN SOLO NOME, UNA SOLA BAND, QUALE SAREBBE?
– Veramente difficile da dire! Molte band mi hanno influenzato in modi diversi! I Toxic Holocaust sono stati probabilmente l’ispirazione principale per fondare effettivamente la band, e fare tutto da solo e il più fai da te possibile! Anche il suono dei primi Hellripper era fortemente ispirato ai Toxic Holocaust, anche se ora è abbastanza diverso.
IN PIU’ DI UN’OCCASIONE HAI DETTO CHE COMPONI MUSICA IN MODO MOLTO ISTINTIVO: SCRIVI UN BUON RIFF, LO REGISTRI E LO TIENI PER UNA SECONDA FASE DEL PROCESSO DI SCRITTURA. HAI LAVORATO NELLO STESSO MODO ANCHE PER “WARLOCKS GRIM & WITHERED HAGS”?
– Sì sì confermo, anche questa volta ho lavorato più o meno allo stesso modo! È il modo più efficace per fare le cose per me! La differenza principale sta nel modo in cui ho registrato i vari pezzi: di solito aspettavo che ogni traccia fosse completamente scritta prima di iniziare qualsiasi tipo di registrazione; questa volta invece ho iniziato a registrare ogni traccia subito, così come è stata scritta. Quindi alcuni brani sono stati completamente terminati e mixati prima ancora che si pensasse al primo riff di altri.
DIETRO AL MONICKER DEGLI HELLRIPPER SI NASCONDE IN REALTA’ UN SOLO PROTAGONISTA. ANCHE QUESTA VOLTA PERO’ HAI AVUTO DEI VALIDI ‘OSPITI’,VERO?
– Esatto: come nel precedente “The Affairs..” il mio amico, e attuale chitarrista dal vivo degli Hellripper, Joseph Quinlan ha suonato la chitarra solista, in particolare su tre tracce (“The Cursed Carrion Crown”, “The Hissing Marshes” e “Poison Womb (The Curse of the Witch)”). Joseph ha uno stile di gioco completamente diverso dal mio, quindi è bello ravvivare alcuni dei brani con le sue idee in quel reparto. Marianne (anch’essa già presente in “The Affairs Of The Poisons”, ndr) invece si esibisce come voce ospite in “The Cursed Carrion Crown”, e Antonio Rodriguez suona la cornamusa nella title-track, che ovviamente era qualcosa di completamente nuovo per Hellripper e suona alla grande!
QUALI SONO I PROSSIMI PASSI DEGLI HELLRIPPER? AVETE GIA’ PROGRAMMATO UN TOUR EUROPEO, MAGARI CON QUALCHE DATA IN ITALIA?
– Sì, oltre ad andare ad alcuni festival durante tutto l’anno, saremo in tournée in Europa quest’estate e, si spera, all’inizio del 2024 se tutto va secondo i piani! Non tutto è stato confermato al 100%, quindi non sono del tutto sicuro se ci saranno spettacoli italiani o meno questa volta! Speriamo di sistemare presto alcuni show nel vostro paese!
ULTIMA DOMANDA: QUAL E’ INVECE IL PROSSIMO OBIETTIVO DI JAMES MCBAIN?
– Continuare a scrivere musica: questo è l’obbiettivo principale! In secondo luogo, spero che la band cresca ulteriormente.