HELSLAVE – Un sentiero senza fine

Pubblicato il 09/05/2016 da

I romani Helslave si sono fatti notare con un album di debutto che ci ha lasciato particolarmente colpiti, non tanto per una personalità debordante, quanto piuttosto per un songwriting particolarmente ispirato, dinamico e intelligente. Il death metal di matrice scandinava contenuto in “An Endless Path” affonda le proprie radici nel sound di gruppi quali At The Gates, Dark Tranquillity o Amon Amarth, ma è quanto di più piacevole ci sia capitato di sentire da un po’ di tempo a questa parte in questo specifico genere. Per questo abbiamo intercettato via mail i ragazzi della band e abbiamo cercato di conoscerli più da vicino e farci di loro un’idea più precisa.

Helslave - Band 2 - 2016

CIAO E BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. VISTO CHE E’ LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA CHE NE DITE DI INIZIARE CON UNA BREVE PRESENTAZIONE PER I NOSTRI LETTORI CHE ANCORA NON VI CONOSCONO?
Jari: “Ciao a tutti siamo gli Helslave da Roma, ci siamo formati nel 2009 e suoniamo un death/melodic death di stampo scandinavo. Dopo un demo e un Ep intitolato ‘Ethereal Decay’ uscito nel 2013, nell’anno appena trascorso abbiamo pubblicato il nostro primo full length ‘An Endless Path’, rilasciato sotto Revalve Records”.

TROVATE DIFFICILE SCRIVERE QUALCOSA DI FRESCO DATO CHE SUONATE UN GENERE CHE APPUNTO E’ GIA’ STATO SUONATO DA MOLTI ALTRI GRUPPI?
Jari: ” La nostra priorità fin dagli inizi non è stata certo quella di scrivere musica ‘fresca’, abbiamo sempre pensato a suonare il genere di cui siamo appassionati e trasmettere questa passione a chi ci ascolta. Sicuramente in fase di composizione c’è uno sforzo nel cercare il più possibile di adottare soluzioni e idee personali, ma essendo stato detto pressochè tutto in questo campo, risulta difficile suonare veramente freschi e innovativi. Per come la vedo io sta tutto nell’interpretare quelli che sono i dettami del genere che decidi di suonare, e c’è chi lo fa meglio e chi peggio, poi l’importante è essere soddisfatti della proprio musica”.

CREDETE CHE IN QUALCHE MODO LA PERSONALITA’ DI UNA BAND SIA TROPPO SOPRAVVALUTATA NELLA SUA VALUTAZIONE?
Daniele: “Tendenzialmente le valutazioni di una band dovrebbero arrivare da persone che sanno fare il proprio lavoro, quindi non parlerei di sopravvalutazione ma di competenze nel valutare capacità e potenziale. Poi, certo, ci sono anche le stime di gente poco adatta a dare giudizi che tende a distorcere la percezione di questa o quell’altra band mostrandosi più di parte che super partes. Ma onestamente, non è un argomento di cui ci preoccupiamo”.

DI CHE COSA PARLA “AN ENDLESS PATH”? VI E’ UN CONCEPT CHE LEGA I BRANI?
Daniele: “Non esiste un vero e proprio filo conduttore tra i vari brani, per cui non lo definirei un concept. Ogni canzone ha una propria dimensione nella quale cerchiamo di esprimere le nostre idee e la nostra visione del mondo attraverso scenari apocalittici o cruenti, spaziando tra tematiche attuali e stati d’animo più profondi”.

VI INTERESSANO I PARERI DELLA CRITICA SPECIALIZZATA? E IN GENERALE VI INTERESSA CIO’ CHE PENSA LA GENTE DELLA VOSTRA MUSICA?
Jari: “Siamo sempre interessati ai commenti esterni, che siano degli addetti ai lavori o no. Ogni critica infatti, positiva o negativa che sia, serve a farci un’idea di come stiamo lavorando e di quanto stiamo migliorando col passare del tempo. Ovvio poi che i commenti positivi facciano sempre più piacere, sapere che la nostra musica è apprezzata è uno stimolo ulteriore per andare avanti a coltivare questa passione nonostante i tanti sacrifici che una band che vuole emergere deve affrontare”.

QUAL’E’ STATO FINO AD ORA IL COMPLIMENTO PIU’ BELLO CHE AVETE RICEVUTO? E QUALE INVECE LA CRITICA CHE NON SIETE RIUSCITI A DIGERIRE?
Jari: “Forse l’aggettivo ‘rumorosi’ in una recensione post live è stato il complimento migliore! Scherzi a parte, recentemente una persona che ha assistito ad un nostro concerto ci ha definiti come un treno in corsa che passa veloce, fa volare tutto e se ne va via, questa immagine mi è piaciuta particolarmente e secondo me ha reso bene l’idea di un live degli Helslave. Per quanto riguarda le critiche che ci sono state rivolte, erano il più delle volte costruttive quindi diciamo che le abbiamo sempre accettate volentieri”.

STATE GIA’ LAVORANDO SU DEL NUOVO MATERIALE? COSA NON DEVE ASSOLUTAMENTE MANCARE A UN BRANO DEGLI HELSLAVE?
Jari: “Sì, abbiamo alcune cose che sono rimaste fuori dalle registrazioni del disco precedente che forse riprenderemo e alle quali stiamo già aggiungendo materiale nuovo. L’unica certezza è che il prossimo lavoro affonderà ancora di più le radici nella scena death scandinava anni ’90 e successiva che, al di la delle influenze personali di ognuno, resta il comune denominatore del sound del gruppo. Ciò che assolutamente non mancherà in un brano degli Helslave sarà il connubio tra aggressività e melodie, e ovviamente i tupa-tupa di batteria!”.

COME NASCE UN BRANO DEGLI HELSLAVE? AVETE UNA MENTE COMPOSITIVA OPPURE SCRIVETE I BRANI INSIEME SUONANDO IN SALA PROVE?
Jari: “Mi sono sempre occupato io della composizione dei pezzi fino all’ingresso nel gruppo di Lorenzo all’altra chitarra, un paio di anni fa. Solitamente si parte da demo fatte da me o da lui, che possono essere pezzi semi completi o singoli riff, su cui rimettiamo le mani più volte fino a dare una forma semi definita al brano. Dopodichè portiamo il tutto in sala prove dove con Francesco (il batterista) lavoriamo su tempi, fill e arrangiamenti vari”.
Daniele: “Una volta che lo scheletro del pezzo è fatto inizio a lavorare sulle linee vocali e a scrivere un testo che si sposi con la musica e con l’impatto che questa può avere. L’idea è che la musica riesca in qualche modo a rafforzare i concetti espressi nel testo e viceversa”.

“AN ENDLESS PATH” E’ STATO REGISTRATO NEGLI OUTHERSOUND DI GIUSEPPE ORLANDO, COME VI SIETE TROVATI A LAVORARE CON LUI, SIETE SODDISFATTI DEL RISULTATO FINALE?
Jari: “Con Giuseppe ci siamo trovati benissimo, al di la della simpatia e delle risate che ci siamo fatti insieme, ha messo al servizio del gruppo tutta la sua esperienza ventennale, sia come musicista che come produttore, consigliandoci e pretendendo sempre il massimo da ognuno di noi. Siamo usciti dagli OuterSound oltre che con un disco che suonava ottimamente, anche più preparati e consapevoli come musicisti”.

QUANTO E’ IMPORTANTE PER VOI LA DIMENSIONE LIVE? RIUSCIRETE AD ORGANIZZARE QUALCHE DATA IN GIRO PER L’ITALIA O FUORI DAI CONFINI PER PROMUOVERE IL VOSTRO DISCO?
Daniele: Suonare live è la cosa che più ci soddisfa, ci permette di fare esperienze e di divertirci avendo al tempo stesso un riscontro diretto dell’impatto della nostra musica sul pubblico. Abbiamo appena concluso il 2015 con quattro date sparse per l’Italia e ne abbiamo altre in progetto, sicuramente continueremo con la promozione dell’album tutto l’anno per portare la nostra musica in giro il più possibile”.

COSA NE PENSATE DEL “PAY TO PLAY”? VI E’ MAI CAPITATO CHE VI PROPONESSERO DI PAGARE PER SUONARE A QUALCHE CONCERTO O FESTIVAL?
Jari: “Ormai sono più le volte che ti propongono concerti ‘pay to play’ che quelli dove ti offrono un rimborso. Proprio di recente ci è arrivata una proposta per un festival nel quale sarebbe stato un sogno suonare, ma che era veramente fuori portata economicamente. Di base è un concetto sbagliato quello di dover pagare per poter suonare, tuttavia se questo è quello che adesso offre il mercato, e una band ha voglia di provare a sfondare e suonare in eventi importanti per raggiungere un audience maggiore, è giusto che sia libera di farlo, anche se va ad alimentare un mercato che penalizza i gruppi stessi. Non mi sento di condannare le band che pagano per suonare, se mai chi ci guadagna approfittando della loro passione”.

CHE OBIETTIVI AVETE PER IL FUTURO? DOVE VORRESTE VEDERVI TRA DIECI ANNI?
Jari: “Nell’immediato suonare live ovunque ci sia possibilità, uscendo anche dai confini nazionali, ripetendo esperienze importanti come quella del Metaldays nel 2014. Poi ovviamente dare un successore a ‘An Endless Path’ ma quasi sicuramente se ne riparlerà nel 2017. Dove vorremmo vederci tra dieci anni? Mi basta sapere che saremo ancora in attività, magari con qualche album e tour sulle spalle”.

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