HIDEOUS DIVINITY – La nuova carne

Pubblicato il 19/03/2018 da

A circa un anno di distanza dal loro terzo album, l’ottimo “Adveniens”, riaccogliamo sulle nostre pagine i death metaller Hideous Divinity. Una band dalle idee chiare, conscia dei propri mezzi e dallo stile via via sempre più personale, che non a caso ha già diviso il tour bus con gente del calibro di Cannibal Corpse e Cattle Decapitation e che a breve tornerà on the road a supporto di un’altra istituzione del genere come possono esserlo gli Origin. Risponde alle domande di Metalitalia.com il frontman Enrico “H.” Di Lorenzo, per una chiacchierata su passato, presente e futuro di questa grande realtà tricolore…

BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. E’ TRASCORSO CIRCA UN ANNO DALL’USCITA DEL VOSTRO TERZO ALBUM, “ADVENIENS”. COME LO VEDETE OGGI? SENZA DUBBIO SI E’ TRATTATO DI UN DISCO IMPORTANTE, CHE HA ALLARGATO GLI ORIZZONTI DEL VOSTRO SOUND E CHE VI HA APERTO TANTE NUOVE PORTE…
– Anche questa volta, grazie mille per l’ospitalità! Sono d’accordo, “Adveniens” è il nostro disco più importante, per molti versi il nostro preferito fra quelli che abbiamo registrato. Coerentemente col concept trattato, riascoltandolo ora, vediamo gli Hideous Divinity che erano e quelli che saranno; è un punto di svolta, non tanto nel nostro stile quanto nel modo in cui concepiamo la nostra musica. E’ stato accolto molto meglio del previsto, anche se in fin dei conti era soltanto qualcosa di cui avevamo bisogno. Almeno per me, è ancora un disco di autoterapia.

ALCUNI BRANI DI “ADVENIENS” PRESENTANO CHIARI INFLUSSI BLACK METAL. COM’E’ NATA QUESTA IDEA? PENSATE DI APPROFONDIRE L’ESPERIMENTO ANCHE IN FUTURO? DA QUALI GRUPPI VI SIETE LASCIATI ISPIRARE?
– Come ti dicevo, “Adveniens” è esattamente ciò di cui aveva bisogno questa band, non abbiamo ragionato molto su come doveva suonare. Chi più chi meno, tutti i membri del gruppo ascoltano black metal, e molti di noi hanno militato in formazioni del genere prima di entrare negli Hideous Divinity. Non so dirti come mai questa vena sia uscita fuori adesso e non prima, né so dirti quando si esaurirà, ma sentivamo la necessità di brani che mettessero mano a certi ‘pacchetti emotivi’ senza sacrificare la componente death e il suo linguaggio.

MI VORREI SOFFERMARE SU TRE EPISODI IN PARTICOLARE: “PASSAGES”, “MESSIANICA” E “FUTURE IN RED”. COME SI SONO SVILUPPATI? 
– Ci teniamo che ogni nostro brano sia ben riconoscibile e che abbia una sua indipendenza se preso singolarmente all’interno dell’album. Questi tre episodi hanno identità molto diverse tra loro, e non è stato facile portarli alla loro forma definitiva. “Passages” è stata – personalmente parlando – la bestia nera del disco. Ha pochi riff ma tutti incastrati in maniera diversa da ripetizione a ripetizione, con minime differenze. Un gioco strumentale eccezionale per il quale non è stato affatto facile trovare la giusta controparte vocale. L’abbiamo rimaneggiata molte volte per trovare il giusto equilibrio, e in fase di lavorazione l’ho letteralmente odiata. Alla fine, dopo l’ennesimo brainstorming delirante, abbiamo trovato l’ultimo aggiustamento di pattern vocali e di struttura che l’ha resa uno dei miei pezzi preferiti della nostra discografia. “Messianica” presenta due parti ben distinte: un attacco quasi thrash/death e una conclusione molto evocativa. Il difficile in questo caso è stato non farla sembrare un collage di due brani distinti, ma mantenerla coerente e compatta nel suo dipanarsi. Doveva essere la carica finale prima di quella che sapevamo essere la canzone conclusiva dell’album: “Future in Red”. A mio avviso, questo è il nostro pezzo più ‘teatrale’. Non ha una struttura particolarmente complessa, ed è giocata proprio sull’idea sonora di fondo: portare l’ascoltatore verso quei riff che completano il percorso di distruzione, rinascita e trasformazione trattato in tutto l’album. Ci serviva una disfatta gloriosa, e non è stato facile realizzarla.

“ESSI VIVONO”, “COBRA VERDE”, “VIDEODROME”… POSSIAMO DIRE CHE I CONCEPT CINEMATOGRAFICI SIANO ORMAI UN TRADEMARK DELLA BAND? COME AVETE AFFRONTATO L’OPERA DI CRONENBERG? SAPETE GIA’ QUALE SARA’ LA VOSTRA PROSSIMA ISPIRAZIONE FILMICA?
– I nostri primi due album sono ispirati a opere cinematografiche, “Adveniens” al film “Videodrome” e al lavoro di Walter Benjamin. Inoltre, sia “Essi vivono” che “Cobra Verde” sono ispirati a opere letterarie. E’ bello vedere come un’opera d’arte possa generare nuova arte anche quando l’autore ha concluso il suo lavoro. C’era un libro, che è diventato un film, che è diventato un disco; questa cosa è veramente fica (ride, ndR). Per quanto concerne il futuro, chi può saperlo? E’ probabile che continueremo su questa strada, ma al momento non c’è nulla di definitivo.

LA DOMANDA SORGE SPONTANEA: STATE COMPONENDO NUOVA MUSICA? SE SI’, IN QUALE DIREZIONE SI STA MUOVENDO? PENSATE DI POTERVI EVOLVERE ANCORA RISPETTO AD “ADVENIENS”?
– Poco tempo fa Enrico Schettino ci ha presentato del nuovo materiale, ed è ancora più oscuro e violento. Sono rimasto sorpreso anch’io! In tutta onestà non so se potremo evolverci ancora… quello che so per certo è che dobbiamo provarci. Fortunatamente (o sfortunatamente) non siamo uno di quei gruppi ‘costretti’ a fare dischi. Un nostro album esce solo quando ce lo dice la testa e quando siamo soddisfatti del lavoro fatto. Sicuramente “Adveniens” ha cambiato qualcosa nel nostro modo di vedere e vivere la musica degli Hideous Divinity, e i suoi effetti si faranno sentire, ma è difficile dire in che direzione ci muoveremo. Dobbiamo ancora finire di metabolizzarlo del tutto e non abbiamo nessunissima fretta.

LA PROSSIMA DOMANDA E’ UN PO’ UNA PROVOCAZIONE: NON CREDETE CHE UNO STILE PIU’ SNELLO E MEMORIZZABILE, MENO FRENETICO E “PROGRESSIVO”, POTREBBE FARVI CRESCERE ANCORA DI PIU’? MOLTE VOSTRE INFLUENZE, AD UN CERTO PUNTO DELLA LORO CARRIERA, HANNO INTRAPRESO UNA STRADA SIMILE…
– Ogni volta che si compone una canzone o un album si cerca di essere soddisfatti del proprio lavoro, di esserne sazi e di aprire un canale comunicativo con l’ascoltatore. Chiunque neghi che le canzoni siano scritte per essere ascoltate dal prossimo è un pazzo e/o mente. Ovviamente ti chiedi sempre se il linguaggio usato sia corretto, comprensibile e se riesca a comunicare veramente quello che hai in mente in una forma ‘bella’. E’ vero, molti mostri sacri col tempo hanno ‘semplificato’ la loro proposta, ma spesso questa semplificazione non è frutto di una ricerca di maggior immediatezza, quanto di una sottovalutazione del pubblico che, alla fin fine, non è contento di essere preso per il culo. Altri gruppi importanti, al contrario, erano già stra-famosi prima di semplificare la loro musica. Prendi ad esempio “The Satanist”, un album finto-semplice (che io trovo stupendo) col quale i Behemoth non credo abbiano conquistato più fan, anzi… per quanto riguarda gli Hideous Divinity, noi cerchiamo sempre di costruire canzoni che siano fruibili a più livelli di lettura, che diano quella carica di aggressione frontale del death metal e che offrano continui spunti agli ascolti successivi. Credo che farsi troppe pippe mentali su cosa possa piacere o meno al pubblico sia inconcludente. Il pubblico è assolutamente imprevedibile, almeno per quelli che sono i nostri mezzi da musicisti e non da discografici. Ciò che possiamo offrire è musica sempre migliore, sempre più oscura, sempre più distruttiva. E le possibiltà per ottenere questi risultati sono infinite.

NEGLI ULTIMI ANNI AVETE SUPPORTATO DIVERSI COLOSSI DELLA SCENA DEATH METAL MONDIALE: CANNIBAL CORPSE, KRISIUN, CATTLE DECAPITATION, BROKEN HOPE… CHE COSA AVETE IMPARATO DA QUESTE ESPERIENZE? QUALI SONO GLI ASPETTI POSITIVI – E QUALI INVECE QUELLI NEGATIVI – DELLO STARE IN TOUR PER SETTIMANE? C’E’ QUALCHE EPISODIO CHE PORTERETE SEMPRE NEL CUORE?
– Per quanto riguarda gli aspetti positivi, noi facciamo poco testo… il nostro primo tour di livello è stato direttamente con Cannibal Corpse e Krisiun (no, non abbiamo pagato un centesimo per farne parte, anzi.), quindi che ti posso dire? La vita è bellissima (ride, ndR). Seriamente parlando, il contatto con il pubblico e i fan, la bellissima routine quotidiana del suonare e godere come una scimmia di quello che stai facendo, sono cose impagabili. Personalmente, poi, adoro occuparmi del merch stand: c’è gente che ha pagato per vederti fare quello che ti piace, e viene a renderti omaggio comprando un tuo CD o una tua maglietta… me li abbraccerei tutti uno a uno se non fossi sempre così sudato dopo i concerti. Aver suonato con band così importanti per noi ci ha anche dato molto da riflettere e studiare. Abbiamo veramente imparato tanto da queste esperienze, e ne siamo usciti cambiati. Purtroppo, gli aspetti negativi non sono meno importanti. Fondamentalmente si riducono al ‘mi mancano i miei cari’ e al ‘sento puzza di piedi’, ma non è roba da poco. Hai finito di suonare, sei sostanzialmente contento, ma magari la persona con cui vorresti condividere quel momento la rivedrai dopo 20 giorni… dà fastidio. A casa succede qualcosa di brutto e vorresti essere lì per aiutare, o solo per dare supporto, e non puoi. Devi salire sul palco e fare del tuo meglio, perché non sei coinvolto solo tu, ci sono altre persone con te. Poi entri nel tour bus, ti si brucia il naso perché qualcuno ha lasciato in giro calzini degni dell’Arca dell’Alleanza de “Indiana Jones e i Predatori dell’Arca Perduta” e va ancora peggio. Personalmente, il ricordo più bello e importante non è stato da musicista ma da medico/ricercatore: durante un day off nel tour europeo con Cannibal Corspe e Krisiun, George Fisher ha capito che ero foniatra e che studiavo da anni il growl e lo scream da un punto di vista scientifico. Mi ha placcato, tempestato di domande con la curiosità che hanno solo i grandissimi e alla fine si è prestato a farsi studiare il collo. Ebbene sì, ho manipolato il collo di Fisher… ma se volete sapere cosa ho imparo dovete pagare profumatamente (ride, ndR)

PER RESTARE IN TEMA DI TOUR, AVETE DA POCO ANNUNCIATO LA VOSTRA PARTECIPAZIONE AL “THE UNPARALLELED WORLD 2018”, CON ORIGIN, RINGS OF SATURN E GRAVESLAVE (L’UNICA DATA ITALIANA E’ PREVISTA PER IL PROSSIMO 15 APRILE AL CIRCOLO COLONY DI BRESCIA, NDR). QUANDO PENSATE DI RIUSCIRE A VISITARE GLI STATI UNITI? IL MERCATO NORDAMERICANO E’ DA SEMPRE TRA I PIU’ RICETTIVI PER QUANTO CONCERNE IL VOSTRO TIPO DI PROPOSTA…
– Le richieste dagli USA arrivano sempre, il problema sono i costi da sostenere per entrare legalmente lavorando come band, affittare i mezzi per spostarsi, eccetera. Si tratta di un semplice, tristissimo discorso economico che limita molto le possibilità dei gruppi europei di portare la loro musica in quella nazione. Alcune politiche economiche finiscono per danneggiare la cultura e l’arte, c’è poco da fare, ma noi teniamo duro e siamo determinati anche in questo. Quindi, prima o poi, anche gli USA riceveranno la loro dose di Hideous Divinity!

IL VOSTRO BASSISTA STEFANO FRANCESCHINI SUONA ANCHE NEGLI ABORTED. CI SONO MAI STATE DIFFICOLTA’ DA PARTE SUA NEL COMBINARE I DUE IMPEGNI?
– Gli Aborted sono una band eccezionale, dal grandissimo seguito e dall’intensa attività live. Gli Hideous Divinity sono in continua crescita. Inoltre, tutti noi lavoriamo e ci barcameniamo tra lezioni, seminari e viaggi (nel mio caso ho anche uno studio medico da portare avanti). E’ ovvio che non sia facile organizzare tutto senza avere problemi, ma quando c’è determinazione si riesce a trovare il modo di far quadrare il cerchio. Questo ci spinge a migliorare anche sotto questo aspetto. Pianificare con largo anticipo aiuta molto, ma non sempre è possibile e allora entrano in gioco le armi più importanti per una band: la pazienza, la determinazione, la voglia di fare.

FINORA AVETE SEMPRE LAVORATO CON LA UNIQUE LEADER. QUESTA COLLABORAZIONE SI PROLUNGHERA’ O PENSATE DI CERCARE UNA NUOVA ETICHETTA PER IL PROSSIMO ALBUM (MAGARI PIU’ GROSSA)?
– Con “Adveniens” si è concluso il nostro accordo con la Unique Leader, e stanno arrivando nuove offerte interessanti. Non abbiamo ancora preso una decisione, e tutto è in fase assolutamente embrionale. Al di là della caratura dell’etichetta, bisogna anche trovare qualcuno che creda sul serio in te e non sia interessato solo al lavoro che stai facendo per conto tuo. Sono tutti buoni a raccogliere i frutti quando le cose vanno bene, ma i periodi di magra e le carestie possono sempre capitare, per questa ragione ci servono dei veri e propri complici e non solo degli editori. Un po’ com’è stato per il manager: quando abbiamo costretto il ‘nostro’ Tito Vespasiani ad assumerne il ruolo, già ricevevamo mail con offerte più o meno allettanti. All’epoca era soltanto un giovinetto pieno di belle speranze, ma aveva quella furia lucida che ci ha fatti sentire al sicuro nell’affidargli qualcosa che per noi è di vitale importanza. ‘Cresciamo insieme’, ci siamo detti. Direi che ci abbiamo visto giusto, speriamo sia così anche col prossimo contratto discografico (ride, ndR).

CHE COSA POSSIAMO ASPETTARCI DAGLI HIDEOUS DIVINITY DA QUI AI PROSSIMI ANNI?
– Tanto, tantissimo death metal.

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