Se fossimo costretti a scegliere un disco death metal – uno solo! – pubblicato in Italia lo scorso anno, quello sarebbe senza ombra di dubbio “Cobra Verde”, seconda prova sulla lunga distanza dei capitolini Hideous Divinity dopo il già convincente esordio “Obeisance Rising”. Un’opera imponente e sfaccettata, che eleva una volta per tutte il quintetto capitanato da Enrico Schettino (chitarra) e Enrico “H.” Di Lorenzo (voce) ai vertici del panorama death metal europeo e mondiale. Proprio con loro abbiamo parlato della genesi del disco, dell’interessante concept che gli fa da sfondo e di diverse altre curiosità…
CIAO RAGAZZI, BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM! SONO PASSATI CIRCA DUE ANNI DAL VOSTRO ESORDIO “OBEISANCE RISING”, COME VEDETE OGGI QUEL DISCO? SIETE SODDISFATTI DELL’ACCOGLIENZA RICEVUTA DA PARTE DELLA CRITICA E DEL PUBBLICO?
(EH): “Da quando è uscito ‘Obeisance Rising’ l’ho ascoltato praticamente ogni giorno. Per farmelo togliere dallo stereo abbiamo dovuto pubblicare ‘Cobra Verde’, con il risultato che ora, ogni giorno, ascolto sia ‘Obeisance Rising’ che ‘Cobra Verde’. Visto che ho da fare nella vita, spero che i nostri dischi finiscano qui. Il disco è stato accolto molto bene sia dal pubblico che dalla critica e ci ha portato a toglierci delle belle soddisfazioni e a costruirci una fan base dura e incazzata. Come primo disco, non c’è male!”.
(ES): “’Obeisance Rising’ è stato un disco molto chiassoso, con una forte ricerca di immediatezza e ‘hooks’ accompagnati da una produzione… furbetta. ‘Cobra Verde’ mantiene i migliori aspetti del precedente ma è molto più riflessivo, lo stile si è affinato e l’influenza di grandi ed originali album death metal usciti nel 2013 si è fatta molto sentire. In più, il suono che siamo riusciti a tirare fuori, dopo mesi di lavoro, assieme a Stefano ‘Saul’ Morabito nei suoi 16th Cellar Studios ha dell’incredibile”.
RISPETTO AD “OBEISANCE…”, LA VOSTRA LINE-UP E’ STATA PARZIALMENTE MODIFICATA: CHI SONO I NUOVI ARRIVATI E COME SIETE SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LORO? COSA HANNO PORTATO DI NUOVO IN SENO ALLA BAND?
(EH): “Poco dopo il release party di ‘Obeisance Rising’ siamo stati costretti ad allontanare batterista e bassista a causa dell’incolmabile distanza tra il nostro modo di vedere le cose e il loro, distanza che non ci avrebbe permesso di fare tutto quello che abbiamo fatto dopo. Con Fabio Bartoletti (chitarra, attualmente negli splendidi Deceptionist,creati proprio dal nostro nuovo chitarrista Antonio) le cose sono andate molto diversamente, ha lasciato il gruppo pacificamente per motivi personali. Giulio Galati (batteria) è stato ‘notato’ dagli Hideous Divinity in uno degli ultimi concerti tenutosi con la vecchia formazione, Stefano Franceschini (basso) e Antonio Poletti (chitarra) sono due nostre conoscenze di vecchia data e due tra i musicisti che stimiamo di più. Era fisiologico che entrassero nel gruppo. Il loro contributo si può sentire su disco e dal vivo. Qui mi limiterò solo a dire che tengono al gruppo tanto quanto me, e questo fa la differenza”.
“COBRA VERDE” E’ NEI NEGOZI DA QUALCHE SETTIMANA, COSA POTETE DIRCI RIGUARDO IL SUO PROCESSO DI REGISTRAZIONE E SONGWRITING?
(ES): “Poche differenze rispetto al passato. Cerco di presentare agli altri un’idea completa e vedo la loro reazione. A quel punto parte un lavoro infinito fatto di prove, cambiamenti, scrittura e riscrittura, arrangiamento e riarrangiamento. Se qualcosa non funziona viene cestinato. Enrico H si occupa ormai in maniera totalmente autonoma delle metriche dei testi, difficile aggiungere qualcosa alla qualità del suo lavoro”.
(EH): “Come per il disco precedente, chitarre e basso sono state registrate clean in casa e reampate in studio, mentre batteria e voce sono state registrate direttamente in studio. In questo modo si ha la possibilità di concentrarsi sul missaggio e sul mastering con molta più calma e tranquillità. Ovviamente per quelli che sono i nostri budget, fosse per me passerei i prossimi 2 anni in studio (ride, ndR)”.
L’ALBUM E’ DECISAMENTE PIU’ VARIO E COMPLESSO DEL SUO PREDECESSORE, CON UN GRAN NUMERO DI CAMBI DI TEMPO, RIFF E SEZIONI PER BRANO, E’ STATA UNA SCELTA VOLUTA O IL FRUTTO DI UN PERCORSO SPONTANEO?
(EH): “Fortunatamente (o sfortunatamente?) non siamo uno di quei gruppi che devono preoccuparsi di non deludere i fans o la propria etichetta altrimenti non portano i soldi a casa. I soldi a casa li portiamo in altro modo, quindi ci siamo permessi di comporre e registrare il disco che volevamo ascoltare senza troppe pippe mentali! Ovviamente si tratta di un album complesso, quindi non sono state composizioni lampo o di getto. Al contrario, abbiamo scartato moltissime cose che, probabilmente, potevano funzionare altrettanto bene dal punto di vista commerciale ma che non andavano nella direzione che volevamo dare al disco. Sapevamo molto bene quello che volevamo, ma non è stato facile farlo”.
(ES): “Sicuramente una scelta voluta. Siamo nel 2014 (quasi 2015) e andare avanti a scrivere death metal puntando solo su velocità folli e riffoni stoppati non credo ci avrebbe portato da nessuna parte. Saremmo stati semplicemente ‘uno dei mille nuovi gruppi della scena death metal italiana’”.
COM’E’ NATA L’IDEA DI APRIRE IL DISCO CON “IN MY LAND I WAS A SNAKE”, IL BRANO PIU’ LUNGO DEL LOTTO? QUALI SONO SECONDO VOI GLI EPISODI PIU’ RAPPRESENTATIVI DELLA TRACKLIST?
(ES): “’In My Land’ è un perfetto manifesto del nuovo corso. Dentro c’è più o meno tutto. Sapevo come doveva essere la prima canzone del disco: allo stesso tempo sapevo che fallirla voleva dire rischiare di condannare tutto il resto all’anonimato. Sicuramente è il pezzo sul quale abbiamo lavorato maggiormente, la composizione più ambiziosa. Al di là della opener, personalmente credo che la titletrack sia la migliore canzone che abbia mai scritto”.
(EH): “Se lo chiedi a me, ‘In My Land…’ non è solo il brano più lungo dell’album ma è probabilmente il più significativo o, per lo meno, quello che racchiude la maggior parte degli spunti che poi vengono sviluppati nel resto del disco. E’ imponente, chiede molta attenzione da parte dell’ascoltatore e, per quanto completa e complessa, lascia una certa ‘fame’ che porta direttamente al resto dell’album. Al momento direi che i brani più rappresentativi dell’album sono ‘In My Land…’, appunto, ‘Cobra Verde’ e ‘Alonest Of The Alone’. Ma domani potrei rispondere diversamente”.
“THEY LIVE” DI JOHN CARPENTER PRIMA, “COBRA VERDE” DI WERNER HERZOG POI… PERCHE’ UN NUOVO CONCEPT CINEMATOGRAFICO? VI ANDREBBE DI RIASSUMERE – PER COLORO CHE ANCORA NON CONOSCONO IL FILM – LA STORIA CHE FA DA SFONDO ALL’ALBUM?
(ES): “La storia narrata da Herzog nel suo film, e soprattutto, il suo linguaggio cinematografico, mi sono sembrati da subito adatti ad una trasposizione musicale. Il film è, semplicemente, un kolossal con mezzi (e spirito) underground. Epicità e violenza, un’elegia dello schiavismo e, se vogliamo, dell’intera cultura occidentale: Klaus Kinski, il diavolo bianco, mercante di schiavi che diviene vicerè ma che nulla al mondo può distogliere dalla solitudine della vera schiavitù, quella dell’anima. La scelta di seguire in maniera non lineare il corso del film si è rivelata efficace, così come il mirabile lavoro da parte di Andrzej Kuziola con l’artwork, assolutamente originale e pertinente: mi rendo conto che di fronte alla copertina di ‘Cobra Verde’ il brutallaro medio storca il naso, ma che possiamo farci, nessuno è perfetto”.
(EH): “’Cobra Verde’ è un film molto complesso e difficile da riassumere senza svilirlo. Diciamo che parla di schiavi, violenza, fuga e inquietudine. Un bruttissimo viaggio nell’animo umano”.
SIEDE SODDISFATTI DELL’OPERATO SVOLTO DALLA UNIQUE LEADER NEI VOSTRI CONFRONTI? IN MOLTI CRITICANO LA LABEL STATUNITENSE DI NON ESSERE PIU’ QUELLA DI UN TEMPO (BASTI PENSARE A GIOVANI BAND DEL LORO ROSTER COME I RINGS OF SATURN)… VOI COSA NE PENSATE?
(EH): “Alla Unique Leader piace vendere dischi, a noi piace fare dischi. Abbiamo il controllo completo di ciò che facciamo e di come lo facciamo e questo non è poco… al momento le cose funzionano! Tutto quest’odio attorno ai Rings Of Saturn poi non lo capisco, a me non piace la loro proposta e non li ascolto. Tutto il resto del mondo, a parte quattro rosiconi, sembra pensarla diversamente. Perchè la Unique Leader (che è un’etichetta discografica e non un’ente di carità in nome del sacro metallo) non dovrebbe produrli? Per non deludere qualcuno che, comunque, avrebbe lo stesso da ridire? Se a qualcuno non piacciono i ROS non li ascoltasse, sopravviveranno. Parlarne male non farà vendere più dischi alla nostra squadra del cuore”.
DUE CURIOSITA’, LA PRIMA: COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON DALLAS TOLER-WADE DEI NILE? LA SECONDA: A CHI E’ VENUTA L’IDEA DI COVERIZZARE “THE LAST AND ONLY SON” DEI RIPPING CORPSE?
(EH): “Con Dallas siamo entrati in contatto in una maniera semplicissima: gli abbiamo scritto chiedendogli se fosse interessato a cantare su un nostro brano. Lui ha risposto che non era interessato alla classica ‘guestata di quello famoso’ e che avrebbe accettato solo se, ascoltato il brano, avesse ritenuto di poter effettivamente apportare qualcosa in più con la sua voce. Ne è uscito fuori un duetto death metal”.
(ES): “La cordialità e l’entusiasmo mostrati da Dallas ci hanno quasi messo in imbarazzo. Quando una volta ci scrisse perfino che temeva di avere gli incubi la notte pensando alle strangolatrici del re di Dahomey di cui si parla nel testo, non riuscivamo a crederci. Dei Ripping Corpse che dire? Hanno semplicemente mostrato all’inizio degli anni 90 quale sarebbe stato il futuro del death metal: penso basti ricordare che da una loro costola sono nati gli Hate Eternal”.
(EH): “Personalmente ho trovato molto stimolante lavorare sulla timbrica nel rifacimento di un brano che, nella versione originale, è stato cantato in maniera ASSURDA con un utilizzo della voce che, ancora oggi, fa impallidire”.
AVETE IN SERBO QUALCHE TOUR PER LA PROMOZIONE DI “COBRA VERDE”? SAPPIAMO CHE SIETE STATI CONFERMATI A DIVERSI FESTIVAL OPEN AIR PER IL PROSSIMO ANNO…
(ES): “Il 2015 si preannuncia inaspettatamente pieno di eventi straordinari, ci sono altre novità in cantiere ma non diciamo nulla per il momento, solo quando sarà tutto nero su bianco. C’è chi direbbe che non vogliamo ‘spoilerare’, ma dato che siamo dei romani terroni mi trovo più a mio agio tirando in ballo la scaramanzia”.
COSA PASSA NEL LETTORE DEGLI HIDEOUS DIVINITY ULTIMAMENTE? C’E’ QUALCHE DISCO CHE VI SENTITE DI CONSIGLIARE AI NOSTRI LETTORI?
(EH): “Mi astengo per il bene comune”.
(ES): “’Phobos’ dei Voivod, l’album più sottovalutato degli ultimi vent’anni”.
MOLTO BENE, L’INTERVISTA E’ FINITA. LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
(ES): “Grazie mille per lo spazio, ci si vede in giro”.