HIGHLORD – Atto terzo

Pubblicato il 24/02/2003 da

“Breath Of Eternity” è sicuramente il disco che consacra il nome Highlord nel panorama italiano. Ne è passato ormai di tempo dal quel debutto che al suo interno portava tutti i segni della gioventù e dell’inesperienza, ma la band, senza mai smettere di lavorare sodo, è riuscita prima con “When Aurora Falls…” ed oggi con il loro nuovissimo album a superare se stessa con composizioni molto più dinamiche, fresche e mature. Nemmeno i continui cambi di cantante hanno scoraggiato gli Highlord, il nuovo singer Andrea Marchisio su “Breath Of Eternity” ha dimostrato tutte le sue grandi qualità vocali grazie ad una prestazione veramente d’impatto. Oggi è invece toccato al tastierista della band, Alessandro Muscio, concedersi in una lunga chiacchierata con noi per parlare della nascita di “Breath Of Eternity”, dei problemi con il vecchio cantante Vascè, e di molto altro ancora…

Prima di iniziare a parlare del nuovo album, siete soddisfatti dei risultati di “When The Aurora Falls.”?
”Beh, si…direi che possiamo proprio ritenerci soddisfatti… grazie al mercato giapponese e sudamericano il nostro precedente disco ha superato le 15.000 copie vendute e anche se non può essere considerato un risultato eclatante, vista l’iniziale distribuzione viene da noi quasi considerato un miracolo. In più in molti paesi spesso dichiarano un tot di copie vendute,giusto per non pagare più i diritti di licenza (questo lo si sa per certo…), quindi in definitiva chissà qual’è la differenza tra copie dichiarate ed effettivamente vendute?”

Tre dischi per tre cantanti, sembra quasi una maledizione per gli Highlord. Che è successo con Vascè?
”In effetti hai ragione…purtroppo Vascè non ha mai legato con noi a livello personale, e in più aveva una concezione della musica completamente opposta alla nostra… negli ultimi tempi soprattutto a lui interessava solo il lato monetario (che facendo questo genere è pressoché nullo!), sembrava sempre che i pezzi non gli piacessero, per non parlare poi di tutte le date che avevamo dovuto cancellare per i suoi impegni o capricci relativi al cachet della serata..insomma un disastro! Infine vennero i suoi problemi alle corde vocali (o presunti tali) che lo spinsero a lasciare il gruppo per curarsi…noi ovviamente aspettammo la sua guarigione, ma alla fine optammo per un cambio drastico.”

Credi che Andrea sia il cantante migliore che gli Higlord abbiamo mai avuto?
”Io direi proprio di si! Io lo considero un’ideale via di mezzo tra Roberto Messina (il nostro primo cantante)e Vascè, poichè possiede la potenza del primo e la voce limpida ed espressiva del secondo…e in più a livello personale abbiamo subito legato, tanto per intenderci non ci incontriamo solo per suonare e basta.”

Gli impegni di Andrea con i Desdemona credi che influiranno sull’attività degli Highlord?
”Non credo, basta solamente sapersi organizzare per tempo. In più nessuno dei due gruppi fa tour mondiali da cento e più date, così la situazione è molto più facile da sbrogliare…eheh! Ormai Andrea è con noi da più di un anno e finora non si è presentato un problema che sia stato uno: al contrario, speriamo sempre che non intervenga qualche elemento “esterno” a disturbare questa situazione di equilibrio…”

Come è nato “Breath Of Eternity”? Chi ha portato le idee principali delle canzoni?
”Per questo disco diciamo che io ho svolto la parte del leone, avendo composto un buon 90% delle musiche, mentre per i testi c’è stato un lavoro più equilibrato tra me e Stefano… purtroppo quando sono ispirato sforno idee a ripetizione, che gli altri faticano a
starmi dietro…eheh! Due canzoni del disco erano state composte dal sottoscritto al termine delle registrazioni di “when the Aurora falls…”, poi a causa dei concerti di supporto al disco che ci avevano portati in buona parte dell’Italia e i successivi
problemi di Vascè le composizioni si arenarono. Con l’ingresso di Andrea l’atmosfera all’ingresso del gruppo ritornò alla serenità e grazie anche ad alcuni avvenimenti personali piuttosto strani e complessi trovammo l’ispirazione necessaria per comporre,
modificare ad arrangiare tutti i rimanenti pezzi nel giro di 2 mesi.”

Come vi siete trovati a lavorare ai New Sin?
”A differenza del precedente disco, questa volta Luigi era seriamente intenzionato a tirare fuori il meglio da ognuno di noi, tanto da farci quasi da produttore artistico… durante la prima settimana questo ci disorientò parecchio, ci ritrovammo alcuni arrangiamenti da rifare, metodo di registrazione completamente diverso, aggiunte e limitazioni che ci fecero anche arrabbiare; ma una volta che capimmo che tutto quello che faceva stava facendo risaltare ancor di più i pezzi gli lasciammo carta bianca e il resto delle registrazione si svolse nella più totale serenità. Lavorare con Luigi è uno spettacolo, conosce la musica a 360 gradi e sembra che abbia sempre la soluzione pronta per qualsiasi tipo di problema… e in più non lo ringrazierò mai abbastanza per l’aiuto che mi ha dato negli arrangiamenti e per aver registrato il sax su “Moonlight Romance”.”

Di cosa parlano i testi del disco?
”A parte “Phoenix’s Fire” che è ispirata al background del gioco Warhammer, di cui tutti, tranne Andrea, siamo appassionati, tutti i testi parlano di tematiche personali. Le nostre delusioni, esperienze, relazioni e impennate di orgoglio sono per noi una fonte d’ispirazione inesauribile. Non amiamo le tematiche fantasy, ci da molta più soddisfazione provare a trasmettere le nostre emozioni e sensazioni in musica, anche se comunque il testo fantasy è molto più divertente e scorrevole da scrivere…l’importante
è che non compaiano draghi, casteli e spade di sorta! Ad esempio sono molto soddisfatto del testo di Atlantis che è tutta una metafora in cui parlo dei sogni…non è propriamente facilmente identificabile il significato, ma ne sono entusiasta.”

Se doveste scegliere un pezzo più rappresentativo per il disco, quale nominereste?
”Uhm… a livello personale potrei dire “Atlantis” e “Phoenix’s Fire”, più “Tears of Darkness” del precedente lavoro… penso che questi pezzi possano rappresentarci più degli altri, anche se secondo me non completamente poichè secondo me tutti gli altri
pezzi contengano un qualche elemento che li diversifica gli uni dagli altri…”

Voi ripudiate la definizione di “metal sinfonico”: come definite allora il sound degli Highlord?
”Con questo disco pensiamo di aver finalmente gettato le basi per riuscire a creare un nostro stile… sarà un’impresa estremamente ardua, ma è tra i nostri (il mio soprattutto) scopi principali. Vorrei che in futuro gli Highlord vengano etichettati come una band
che suona metal a 360 gradi, senza nessuna limitazione imposta da generi, etichette e via dicendo.”

Come mai la scelta di proporre la cover “Pegasus Fantasy”? Amore per i Cavalieri dello Zodiaco?
”Ovviamente! E’ uno dei nostri cartoni preferiti in assoluto! L’idea venne a Stefano quando una sera io, Diego e Stefano stavamo tornando a Torino in treno, e vuoi per la giornata stressante che avevamo avuto cominciammo a parlare come i personaggi del cartone (si, lo so…non siamo normali!). Luca accettò subito l’idea e quando Andrea arrivò nel gruppo e si sentì proporre questa cover ci disse: “Voi non siete a
posto!”.”

State lavorando ad una sorta di tour o proporrete date live sparse?
”Essendo un gruppo italiano e non chiamandoci Lacuna Coil, Rhapsody o Labyrinth parlare di tour è una pura utopia… la situazione qui in Italia è peggio che penosa, i locali decenti sono pochi e ti trattano come una pezza da piedi… contando poi i costi per il
trasporto riusciamo a malapena a rientrare delle spese, poche volte possiamo dire di aver guadagnato qualcosa… Adesso abbiamo qualcuno che ci aiuta ad organizzare qualcosina, ma è un’agenzia ancora piccola e il grosso dobbiamo farlo noi… Ora abbiamo delle
date sparse in programma, ma stiamo cercando di organizzare qualcosa all’estero piuttosto, dove l’attenzione nei nostri confronti è molto più considerevole e chissà se le cose riescano ad andare in porto da metà anno in poi…”

Siete soddisfatti del lavoro della Northwind Records nei vostri confronti?
”uhm……domanda spinosa…. diciamo che siamo soddisfatti delle vendite ottenute,ma se stiamo a parlare di pubblicità, promozione, ecc…beh, direi proprio di no! In fondo, impegnandoci al massimo nella realizzazione di un album competitivo, vorremmo che
anche la casa produttrice si impegnasse a fondo nella promozione…sono sincero, avremmo voluto di più.”

Come vedi la scena metal italiana?
“Purtroppo ho smesso di seguirla, troppe rivalità, parole e raccomandazioni mi avevano disgustato… è brutto da dire, ma non bisogna credersi i nuovi Iron Maiden quando si vendono un centinaio di copie in più rispetto ad un altro gruppo. Il troppo provincialismo
e il modo di lavorare di alcune case discografiche sono secondo me il maggior intralcio allo sviluppo della scena italiana.“

Non credi che il vero problema del metal in Italia sia rappresentato da labels piccole non in grado di promuovere adeguatamente i dischi?
”Infatti! Molti gruppi giovani quando si vedono offrire un contratto vanno fuori di testa e non vanno a vedere tutte le fregature che questo comporta, ma dall’altra parte esistono anche alcune etichette che ti mettono sotto contratto e poi ti buttano nel dimenticatoio in favore di altri gruppi magari molto meno meritevoli di loro (mi riferisco in particolare
ai bravissimi DGM). Non si può etichettare un gruppo come il nuovo fenomeno del metal mondiale quando poi questo si rivela essere una normale band: penso sia molto dannoso, perchè crea antipatia intorno al gruppo stesso e la casa comincia a perdere di credibilità.”

Quali sono le vostre maggiori influenze musicali?
”Il nostro punto forte è che nessuno di noi ha delle influenze comuni: io sono un patito di Symphony X, Emerson,Lake & Palmer, Europe e Malmsteen, Stefano ascolta thrash e Hard Rock anni ’80, Andrea un po’ di tutto, soprattutto Southern Rock, Diego impazzisce per gli Iron Maiden e Luca per i Death e i Dimmu Borgir. Questo calderone ci aiuta considerevolmente nel non fossilizzarci nella composizione dei pezzi: se da un
lato è difficile mettere d’accordo cinque teste così diverse, dall’altro ti assicuro che è molto stimolante tentare di amalgamare il tutto senza inevitabili
forzature.”

Mi dici il miglior pregio e il peggior difetto di “Breath Of Eternity”?
”Per i pregi, mi ricollego alla domanda di prima, ovvero essere riusciti ad amalgamare le nostre influenze senza forzature e in una maniera armoniosa: io sono estremamente critico con me stesso, ma devo dire che sto ancora ascoltando adesso il disco e non
mi annoia, mentre per l’altro dopo un paio di mesi non ne potevo più. Per quanto riguarda i difetti… ce ne sono diversi, a partire dalla batteria tenuta bassa nel mixing finale
(mea culpa!) ad alcuni passaggi ancora un po’ forzati che stiamo cercando di limare… e magari un po’ più di immediatezza non avrebbe guastato.”

Che ne pensi di internet e del libero scambio di musica tramite internet?
”Che come tutte le cose ha bisogno di una giusta via di mezzo…grazie a Internet abbiamo potuto farci conoscere dappertutto, la gente si scaricava uno o due brani, dopo di che comprava il cd…che almeno qui in Italia costano uno sproposito, quindi non me la prendo
se la gente si masterizza il nostro cd per intero…credo che lo farei anch’io per un gruppo che non ho mai sentito prima d’ora. Ma se da un lato questo può aiutare come spinta iniziale, dall’altra parte ti può segare le gambe a livello di vendite… se la casa discografica non incassa il gruppo è appiedato e la casa si ritrova in grossi guai, viste
le enorme spese che comporta produrre un disco. Come detto all’inizio il giusto sta nel mezzo, ma come accade il più delle volte questo si rivela essere un’utopia.”

Siamo alla fine: qualcosa da aggiungere?
”Innanzitutto grazie a te per lo spazio concessoci e un grazie a tutti coloro che ci sostengono, spingendoci a fare sempre meglio. Inoltre vorrei invitare tutti quanti ai nostri concerti se per casso dovessimo passare dalle loro parti: il palco è la nostra vera dimensione e posso dire che faremo di tutto per non deludervi…o almeno spero! Ciao!”

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