I torinesi Highlord sono un nome storico della scena italiana, essendo sulle scene da ormai una quindicina d’anni. Al contrario di altri nomi originari della nostra penisola, i piemontesi non sono mai riusciti a varcare i confini nazionali a livello di tour e ciò ci sorprende molto, vista la buona qualità che contraddistingue ogni singola uscita a nome Highlord. Forse è solo questione di fortuna, o forse solo questione di aver trovato le persone giuste al momento giusto…chissà. Intanto godiamoci della buona musica con “The Warning After” e sentiamo cosa ha da dirci il leader della band Stefano “Sted” Doretto.
CIAO STEFANO…ALLORA, “THE WARNING AFTER” E’ USCITO ORMAI DA UN PO’ DI MESI.TI VA DI FARE UN BILANCIO? COME E’ STATO ACCOLTO DA FAN ED ADDETTI AI LAVORI?
“Ciao! Il disco è uscito a marzo infatti, e mi pare che tutte le recensioni siano state abbastanza positive, nessuna direi distruttiva ed è già un traguardo notevole perché, si sa, in Italia quando si recensisce una band nostrana si hanno sempre le braccine corte”.
RISPETTO AI PRIMI ANNI IL VOSTRO SOUND SI E’ FATTO MOLTO PIU’ MATURO E MODERNO. UN TOCCO DI FRESCHEZZA LO PORTANO SENZA OMBRA DI DUBBIO I SYNTH, CHE ORMAI HANNO QUASI COMPLETAMENTE SOSTITUITO LE VECCHIE ORCHESTRAZIONI DI STAMPO SINFONICO. QUESTO PROCESSO DI EVOLUZIONE E’ VENUTO FUORI IN MANIERA NATURALE O VE LO SIETE IN QUALCHE MODO IMPOSTI?
“Mah…dunque… Con la dipartita del nostro precedente tastierista la vena ‘sinfonica’ è andata un po’ perduta. Mi sono ritrovato a dover prendere delle scelte a livello stilistico nel 2008 durante la composizione di ‘The Death Of The Artists’ , e, siccome io ascolto ben poco di stampo sinfonico, ho iniziato a ‘smanettare’ con vari VST di synth trovandoli molto interessanti. Ormai sono parte integrante del mio modo di comporre, passo molte ore dopo che una canzone è pronta a scegliere il suono che reputo adatto. Mi fa piacere che questa svolta venga da te vista come sound maturo e non altro, vuol dire che hai ascoltato davvero l’album!”.
QUANTO HANNO INCISO I CAMBI DI FORMAZIONE NELLA MATURAZIONE DEL VOSTRO STILE?
“Abbastanza, direi! I cambi di formazione hanno portato la band su una dimensione più ‘home’ nel senso che il 90% della creazione dei dischi avviene a casa mia, al mio PC…in questo modo, forse, le canzoni rispecchiano molto quelli che sono i miei gusti musicali”.
COSA RICORDI CON PIACERE DEI PRIMI ANNI E COSA, INVECE, PREFERIRESTI DIMENTICARE?
“Mah..degli anni ’90 mi piace ricordare la freschezza. La gente se la menava di meno ed era ben disposta verso le band che si davano da fare per proporre qualcosa di nuovo nel panorama nostrano. C’erano locali meravigliosi come il mitico 4 Assi, gestito da persone che non ti prendevano per il culo e dove la gente veniva sempre, appuntamento fisso del sabato sera! Adesso, ahimè… non è più così. Vorrei dimenticare le mille polemiche sempre presenti ad avvelenare il percorso del musicista, le immancabili richieste di soldi per qualunque cosa tu voglia fare e le critiche sterili che subiamo appena pisciamo fuori dal vaso”.
I VOSTRI PRIMI DUE ALBUM SONO STATI DECISIVI PER LA VOSTRA CARRIERA: SONO STATI BEN ACCOLTI E SPECIALMENTE CON L’OTTIMO “WHEN THE AURORA FALLS…”, A MIO AVVISO, VI SIETE COSTRUITI UN NOME E GLI HIGHLORD SONO DIVENTATI QUELLO CHE SONO. C’E’ QUALCOSA CHE AVRESTE VOLUTO AFFRONTARE IN MANIERA DIVERSA AI QUEI TEMPI? QUALCHE SCELTA CHE NON RIFARESTE PIU’? SENTITE ANCORA VOSTRI QUEI LAVORI?
“Dunque, io sento quei dischi ancora oggi come miei/nostri non ci sono dubbi! Ogni tanto li ascolto ancora con piacere, sono belli! Vorrei fare una precisazione però! ‘When The Aurora Falls…’ è uscito sull’onda del boom power nostrano ed estero. All’epoca se non suonavi con le tastiere e la voce pulita, non eri considerato. Sono passati più di dieci anni e trovo incredibile una cosa: com’è possibile che la gente si lamenti sempre che le band non osano fare qualcosa di diverso, che il power è morto se poi siamo sempre li a dire ‘eh be’, però… ‘When the Aurora’ era meglio’… Ragazzi, ma se io a distanza di quindici anni suonassi ancora le stesse cose sarei proprio un musicista del menga (ride, ndR)! Bisogna fare una distinzione tra chi fa della sua musica un business e quindi, avendo trovato la quadra, deve continuare sugli stessi binari per non perdere clienti e chi, ahimè, suona per diletto e quindi ha tutta la libertà di sperimentare perché tanto comunque andrà sarà sempre in perdita economica”.
GLI HIGHLORD SONO USCITI, COME HAI ACCENNATO, DURANTE IL BOOM DELLA SCENA ITALIANA E DI QUELLA POWER IN PARTICOLARE: COSA E’ MANCATO SECONDO VOI ALLA BAND PER POTERSI AFFERMARE A LIVELLI UN PO’ PIU’ ALTI? QUANTO POTETE FARE MEA CULPA E QUANTO INVECE HA INCISO IL NON AVER TROVATO LE PERSONE GIUSTE?
“Mea culpa davvero non saprei, sai? Cosa mi dovrei rimproverare? Non conoscevamo un cazzo di nessuno che potesse spingerci altrove… Magari non aver trovato le persone giuste, quello sì! Mannaggia! A noi è sempre mancato il cosiddetto calcio in culo!”.
IMMAGINO CHE, OLTRE ALLA BAND, AVRETE TUTTI DEI LAVORI NORMALI. COME VI ORGANIZZATE PER POTER PORTARE AVANTI I VOSTRI PROGETTI E COME E’ SCANDITO UN VOSTRO ANNO DI VITA? QUANTO E’ DIFFICILE ORGANIZZARSI PER I LIVE?
“Sì, lavoriamo tutti in altri contesti ovviamente. Io per esempio in un call center con turni sulle ventiquattro ore. È davvero complicato organizzarsi per le prove e per i live, anche perché alcuni di noi non sono di Torino e arrivano da fuori ed in più hanno anche famiglia. Diciamo che cerchiamo di ritagliare del tempo per provare in previsione di concerti o, quando c’è da lavorare a materiale nuovo”.
C’E’ QUALCHE RICORDO PARTICOLARE CHE VI PORTATE NEL CUORE O QUALCHE ANEDDOTO SULLA VOSTRA VITA ON THE ROAD E NEL MUSIC BUSINESS CHE VI VA DI RICORDARE?
“Per quanto mi riguarda, quando sono stato presso l’etichetta Giapponese Sound Holic prima dell’uscita di ‘Breath Of Eternity’. Bellissima atmosfera, abbiamo fatto festa tutta la notte tra amici, credo che non lo dimenticherò mai”.
COME VI STATE MUOVENDO PER PROMUOVERE “THE WARNING AFTER”. E’ ARRIVATA QUALCHE IMPORTANTE PROPOSTA PER I LIVE?
“Stiamo valutando se appoggiarci ad una booking agency perché altrimenti la situazione live è davvero drammatica! Abbiamo avuto delle proposte per dei festival qui al nord e va benissimo! Però servirebbe qualcosina in più e da soli non ce la facciamo”.
COME E’ NATA LA COLLABORAZIONE CON RALPH SCHEEPERS IN “ARCADE WARRIORS”. AVETE AVUTO LA POSSIBILITA’ DI INCONTRARLO?
“No, purtroppo non abbiamo potuto incontrarlo! Peccato! Avevo finito di comporre ‘Arcade Warriors’ e mi immaginavo la sua voce sul ponte e nel coro del ritornello, quindi ho provato a scrivergli su Facebook e mi ha risposto subito! Dopo avergli proposto il pezzo e spiegato quello che volevo fare, mi ha detto che se la sentiva ed ha registrato i file a casa, spedendomeli poi via internet. Vorrei altre partecipazioni per il prossimo disco, al quale sto già iniziando a lavorare e penso di ricontattarlo. Stavolta se accetterà, mi piacerebbe avere una foto o almeno un filmato di lui all’opera su una mia canzone”.
QUALI OBIETTIVI VI PONETE? COSA VI PIACEREBBE REALIZZARE?
“Non credo di pretendere poi molto, mi piacerebbe suonare su qualche palco estero e magari con qualche band nota. Mi piacerebbe che la gente ci accettasse per quello che siamo, gli Highlord suonano il metal alla Highlord e lo fanno col cuore!”.
GRAZIE PER L’INTERVISTA E COMPLIMENTI. CONCLUDI PURE COME DESIDERI.
“Grazie a voi per l’attenzione concessaci, siamo lieti vi sia piaciuto ‘The Warning After’ speriamo di risentirci presto ok? Un abbraccio a tutti i lettori di Metalitalia.com!”.