HORNS OF DOMINATION – L’ultimo plenilunio

Pubblicato il 08/01/2022 da

Metal estremo, si diceva una volta. E a volte lo si diceva a proposito di quelle espressioni sonore difficilmente definibili che racchiudevano nel loro contesto frammenti di generi anche piuttosto diversi tra loro, ma che si amalgamavano in un insieme scorrevole e coerente. Sarebbe il caso di tirare fuori dal cassetto quella definizione anche per gli Horns Of Domination, realtà tedesca che con il proprio debut album “Where Voices Leave No Echo” (Sepulchral Voice Records) ha finalmente dato seguito a un demo ottimamente accolto nel circuito underground alcuni anni fa. Fondendo death-black metal e alcune soluzioni più classiche e armoniose, il tutto all’interno di brani generalmente molto strutturati, il terzetto bavarese ha confezionato un lavoro che potrebbe certamente stuzzicare le orecchie degli amanti di gruppi come Venenum, Bolzer o Sulphur Aeon. Parliamo di questa uscita, senza dubbio una delle migliori dell’anno appena conclusosi, con il batterista del gruppo, Sebastian Engelhardt.

PARLIAMO DELLE VOSTRE ORIGINI: COME SI È FORMATA LA BAND? VEDERVI RICEVERE COSÌ TANTI CONSENSI PER UN DEMO DI DUE TRACCE È STATO SORPRENDENTE, DAL MOMENTO CHE DI SOLITO ALTRE REALTÀ SIMILI DEVONO DARSI MOLTO PIÙ DA FARE PER FARSI NOTARE…
– D.P. e C.G. hanno fondato la band con l’intenzione di suonare un po’ di war metal. Quando io mi sono unito al gruppo come batterista, la musica ha preso direzioni diverse, il tutto in modo molto naturale. La maggior parte delle persone del nostro circuito underground ci conosceva già dalle nostre altre o precedenti band e probabilmente questo ha contribuito a generare ulteriore spinta attorno al demo.

SONO PASSATI SEI ANNI DALL’USCITA DEL DEMO. IMMAGINO CHE ALCUNE PERSONE NON SI ASPETTASSERO UN SILENZIO COSÌ LUNGO TRA QUELL’USCITA E IL PRIMO ALBUM. PERCHÉ CI AVETE MESSO COSÌ TANTO A TORNARE? COSA HA CONTRIBUITO AD ALIMENTARE E MODELLARE IL SUONO GENERALE DELLA BAND PER QUESTA NUOVA PUBBLICAZIONE?
– Non ce ne siamo mai andati e in realtà non ci è sembrato un gap così lungo. Abbiamo tutti trascorso decenni nella scena metal, suonando in molte band e girando un bel po’ in tour. Quindi con gli Horns Of Domination non abbiamo mai avuto l’intenzione di essere una band iperattiva. Abbiamo tanti altri impegni personali, quindi il tempo libero è poco e non sentiamo comunque il bisogno di suonare in ogni dove. Le registrazioni dell’album hanno avuto inizio nel 2018 e abbiamo curato la maggior parte del lavoro di produzione da soli. In qualche modo abbiamo perso un po’ di cognizione del tempo durante le varie fasi della produzione dell’album e il Covid-19 non ha reso le cose più facili.

L’ALBUM CONTIENE ANCHE LE CANZONI DDEL DEMO. NON AVEVATE ABBASTANZA MATERIALE NUOVO?
– Abbiamo semplicemente usato tutte le canzoni che abbiamo finora.

PER QUANTO RIGUARDA IL RESTO DELLE TRACCE, PENSI CHE VI SIA STATA UNA FORTE EVOLUZIONE IN TERMINI DI SONGWRITING RISPETTO AL MATERIALE PRECEDENTE?
– Tutte le canzoni sono state scritte nello stesso periodo nel 2014/2015, quindi in realtà non c’è stata alcuna evoluzione nelle strutture stesse delle canzoni: sono fondamentalmente le stesse da allora. Durante gli show dal vivo abbiamo anche suonato i pezzi nello stesso ordine in cui si trovano sull’album. Fatta eccezione per le parti di batteria, che sono state incise nello studio di un amico, ci siamo occupati di tutte le registrazioni e del mixaggio noi stessi. D.P. ha semplicemente superato se stesso con il suo contributo alla regia.

COME DESCRIVERESTI IL SUONO DELLA BAND? È DECISAMENTE RADICATO NEL DEATH E NEL BLACK METAL, MA PERCEPISCO MOLTO DI PIÙ NEL SONGWRITING DELLA BAND. LE CANZONI MOSTRANO UNA BUONA DOSE DI SFUMATURE, EPPURE IN QUALCHE MODO IL TUTTO SI FONDE IN UN INSIEME COERENTE. AVEVATE UNA VISIONE CHIARA DELLA MUSICA IN ANTICIPO O AVETE RAGIONATO A LUNGO PRIMA DI TROVARE UNA VOSTRA MODALITÀ ESPRESSIVA?
– Il death e il black metal sono stati parte integrante delle nostre vite sin dalla nostra giovinezza, ma abbiamo sempre esplorato e scoperto diversi generi e ampliato il nostro orizzonte musicale nel corso degli anni. Onoriamo la tradizione, ma non siamo contrari ad alcun tipo di progressione, se avviene in modo naturale. All’interno della band vige un’intesa reciproca sulla musica che suoniamo e non c’è bisogno di molte discussioni o pianificazioni quando noi tre ci mettiamo a comporre.

L’ALBUM SEMBRA AVERE UN ACCURATO SENSO DEL RITMO E DELLA NARRAZIONE. VI È  FORSE UNA STRUTTURA “NASCOSTA” IN GIOCO, O POTREBBE SEMPLICEMENTE ESSERE CHE QUESTO TIPO DI MUSICA È INCLINE A STIMOLARE L’IMMAGINAZIONE DI CHI L’ASCOLTA?
– Non vi è alcun concept che si snoda fra i brani, ma ho capito il tuo discorso. Probabilmente quel tipo di sensazione viene generato dalla varietà delle canzoni, dalle loro dinamiche e dall’intensità alla base del tutto. Ognuno è liberissimo di interpretare il nostro lavoro come meglio sente.

PENSI CHE IL DEATH METAL DEBBA ESSERE PRESO COME UNA SORTA DI EVASIONE DALLA REALTÀ, UNA PARENTESI DI INTRATTENIMENTO NELLE NOSTRE VITE, O PUÒ ESSERE EFFETTIVAMENTE LA MANIFESTAZIONE DI UNA REALTÀ PSICOLOGICA OSCURA?
– Il death metal è probabilmente entrambe le cose: può mostrare gli estremi della vita (e della morte). A volte è semplicemente divertente con horror e sangue, mentre in altre occasioni esplora argomenti davvero oscuri, esistenziali o contorti. Tutto questo – se esercitato nel modo giusto – in combinazione con una delle forme di espressione musicale più coinvolgenti, stimolanti e intense. A volte è semplicemente fantastico evasione, ma nella maggior parte dei casi è soprattutto una sorta di catarsi.

SEMBRA ESSERCI UNA SCENA PARTICOLARE IN GERMANIA IN QUESTO MOMENTO, GRAZIE A BAND APPARENTEMENTE AFFINI CHE MESCOLANO DIVERSI REGISTRI E INFLUENZE SENZA PREOCCUPARSI TROPPO DI ADERIRE A UN GENERE SPECIFICO. COSA NE PENSI DI QUESTO MOVIMENTO? DIRESTI DI AVERE QUALCOSA IN COMUNE CON ARTISTI COME VENENUM, SULPHUR AEON, THE RUINS OF BEVERAST, NEKROVAULT…?
– Immagino che tutte queste band provengano da un background simile. Realtà cresciute principalmente all’interno della scena death e black metal o, in generale, della scena metal underground, le quali hanno sempre mantenuto una mente aperta verso altri generi. In una certa misura si può sicuramente parlare di un desiderio di ampliare i confini, ma questo movimento di cui parliamo sembra anche una naturale evoluzione del suono “old school”, spinto da una rinnovata musicalità e probabilmente anche semplicemente dalla maturazione dei musicisti in gioco (almeno un po’). Penso anche che tale corrente non riguardi solo band tedesche: ci sono molti altri gruppi che esplorano certe aree di confine. Mi riferisco a Morbus Chron/Sweven, Reverie, Temisto, Blood Incantation, ecc.

SEPULCHRAL VOICE È SICURAMENTE UN’ETICHETTA CHE GUARDA PIÙ ALLA QUALITÀ CHE ALLA QUANTITÀ, E PENSO CHE QUESTO SI POSSA DIRE ANCHE DELLA VOSTRA BAND…
– Sepulchral Voice Records è una delle migliori etichette (death) metal in circolazione. In qualche modo riescono a mantenere il loro approccio underground e fai-da-te nonostante la necessità di far quadrare i conti. Pubblicano ancora solo ciò che vogliono e non ciò che è dettato da piani aziendali e aspettative di profitto. Con loro non siamo obbligati a seguire programmi o scadenze, quindi per noi è la sistemazione perfetta (ride, ndR).

COVID PERMETTENDO, AVETE PENSATO DI RIPRENDERE L’ATTIVITÀ LIVE? LA VOSTRA MUSICA ASSUME UN TAGLIO DIVERSO QUANDO VIENE ESEGUITA DAL VIVO?
– Non siamo stati particolarmente attivi con i concerti anche prima del Covid-19. Alla fine di novembre avremmo dovuto suonare al Braincrusher Festival vicino a Bamberg, in Germania, mentre a dicembre avevamo in programma il festival De Mortem Et Diabolum a Berlino insieme ad Archgoat, Mysthyrming, Whoredom Rife, Morast e molti altri. Oltre a questo non ci sono attualmente molti altri piani. Dal vivo, alcuni degli arrangiamenti epici dell’album potrebbero lasciare il posto a un approccio più crudo e feroce.

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