HORRENDOUS – La luce dell’unità

Pubblicato il 06/09/2023 da

Fra i cosiddetti highlight di questa annata musicale, possiamo già inserire “Ontological Mysterium”, ultima fatica degli Horrendous.
La band statunitense ha fatto ritorno dopo circa cinque anni di silenzio con un disco in cui si esprime a ruota libera, spesso fondendo richiami anni Ottanta con l’ormai consueto impianto techno-death-thrash e giocando a sorprendere i fan con uno spiccato gusto per l’inaspettato.
Rispetto al precedente “Idol”, la band ha tuttavia recuperato anche un’urgenza più marcata: nonostante la solita grande perizia strumentale, i quattro infatti questa volta evitano di lanciarsi in derive strumentali troppo estese, mantenendosi quasi sempre diretti e pungenti. A conti fatti, considerata anche l’appassionante vena melodica che emerge da molti episodi della tracklist, si può parlare di “Ontological Mysterium” come di un grande disco heavy metal, potenzialmente in grado di mettere d’accordo vari tipi di ascoltatore.
Ne parliamo con il chitarrista/cantante Matt Knox.

IL NUOVO ALBUM CONTIENE ALTRE GRANDI CANZONI DEGLI HORRENDOUS. TANTI NUOVI ‘ANTHEM’, PER DIRLA ALL’AMERICANA. COSA AVETE CERCATO DI OTTENERE CON QUESTO DISCO?
– Mi piace che tu abbia usato la parola ‘anthem’, ‘inni’, perché penso che sia esattamente quello che stavamo cercando di fare qui. Volevamo mantenere l’approccio più ‘progressivo’ che avevamo tracciato nell’ultimo disco, prestando allo stesso tempo maggiore attenzione a una certa orecchiabilità, elemento invece rintracciabile nelle nostre prime pubblicazioni. Nella nostra testa, questo doveva essere un album più ‘divertente’ e accessibile, senza però compromettere il nostro desiderio di sfidare continuamente noi stessi come musicisti.

SONO PASSATI CINQUE ANNI DALL’ULTIMA VOLTA CHE AVETE PUBBLICATO UN ALBUM, VI SENTITE RINVIGORITI COME BAND ADESSO?
– Decisamente! Penso che la pausa ci abbia dato il tempo di riflettere sulla nostra musica e allo stesso tempo (soprattutto durante gli anni del Covid) di interrogarci davvero sul nostro nuovo materiale. Molte canzoni inizialmente erano molto più lunghe di quanto appaiano nel disco, e penso che il tempo extra che ci è stato concesso per lavorare all’album ci abbia aiutato a evolverci e a sviluppare una nuova percezione sulla nostra musica e su ciò che debbano essere i nostri brani.

NELLO SPECIFICO, C’È QUALCOSA CON CUI AVETE VOLUTO SPERIMENTARE – MAGARI I TONI, LE DINAMICHE O LE RITMICHE – CHE NON AVEVATE MAI PROVATO PRIMA? CI SONO MOLTE INFLUENZE DI HEAVY METAL CLASSICO, MA ALLO STESSO TEMPO LE CANZONI SUONANO PIÙ AGGRESSIVE RISPETTO A “IDOL”.
– Come accennato prima, questa volta volevamo trovare un modo per mantenere gli elementi ‘progressivi’ di “Idol” e allo stesso tempo rendere la musica un po’ più immediata e coinvolgente per l’ascoltatore. Penso che “Idol” sia una sorta di labirinto in grado di aprirsi veramente solo dopo molteplici ascolti, mentre “Ontological Mysterium” è più gratificante già nell’immediato, come una sorta di parco divertimenti heavy metal (ride, ndR)!

IN EFFETTI VI È MOLTA MELODIA E ALCUNI RIFF SONO PROPRIO ACCATTIVANTI. SEMBRA CHE VI SIATE CONCENTRATI MAGGIORMENTE SULLA STRUTTURA DI OGNI CANZONE.
– Sì! Diamo sempre priorità alla canzone rispetto a qualsiasi altra cosa, e sento che in questo disco ci siamo concentrati sul prendere un singolo tema per poi cercare di estendere quest’ultimo all’intero brano, evitando cambi di registro troppo bruschi. Penso che questo abbia portato a un disco in cui ogni canzone sembra davvero un concept a sé stante, con una personalità individuale. A mio avviso, rende l’esperienza di ascolto molto più varia e piacevole.

QUAL È STATA LA VOSTRA ISPIRAZIONE A LIVELLO LIRICO QUESTA VOLTA? COME PROCEDETE NEL CREARE TESTI PER LA MUSICA?
– I testi sono generalmente divisi tra i membri della band e penso che l’ispirazione provenga spesso da eventi della vita o da riflessioni filosofiche in cui siamo impegnati in quel determinato momento.
Per quanto riguarda il processo di scrittura, ho sempre scritto i testi dopo aver completato la musica di una canzone. In un certo senso, la musica stessa è ciò che ‘scrive’ le parole: mi ‘siedo’ all’interno della nostra composizione e immagino il tipo di mondo che sta dipingendo – e spesso mi viene un’idea. A volte si basa su parole che compaiono spontaneamente nella mia mente, altre volte appare un ritmo o uno schema vocale e cerco di adattare le parole a quest’ultimo e di comunicare un’idea basata su quella visione.

QUALE ASPETTO DEL FARE MUSICA TI ENTUSIASMA DI PIÙ IN QUESTO MOMENTO?
– Penso che con questo nuovo album gli Horrendous siano entrati in uno spazio di completa e totale libertà nello scrivere canzoni: nessun suono o idea sono più vietati. In qualche modo siamo riusciti a trovare un metodo per incorporare un’incredibile varietà di idee e influenze sotto l’ombrello Horrendous. Questa mentalità rende il processo di composizione un’esperienza davvero esaltante.

QUALE ASPETTO DEL FARE MUSICA TI SCORAGGIA DI PIÙ?
– Non c’è niente di peggio che rimanere bloccati su una canzone o su un’idea senza alcuno spunto o guizzo di ispirazione per svilupparla e completarla una volta per tutte! Spesso cerco di vedere questa impasse o frustrazione come un invito a provare a impegnarmi e a sperimentare davvero qualcosa di nuovo. Alcune grandi idee sono arrivate in questo modo.

MAN MANO CHE CREI NUOVA MUSICA A TUO NOME, TI RITROVI A DIVENTARE PIÙ O MENO INTERESSATO A CERCARE E ASCOLTARE MUSICA FATTA DA ALTRE PERSONE?
– Penso di più! In un certo senso, la mia ricerca infinita di musica nuova – e vecchia – in realtà precede la mia scrittura: spesso infatti mi ispiro ai dischi che ascolto, soprattutto quando inizio ad approfondire nicchie di generi che non avevo esplorato molto in precedenza. C’è così tanto da ascoltare e da cui trarre ispirazione là fuori!

ULTIMAMENTE, A QUALI PERIODI O STILI MUSICALI TI SENTI PIÙ ATTRATTO COME ASCOLTATORE?
– Di recente ho ascoltato un sacco di vecchio blues, penso perché ne stavamo ascoltando molto mentre guidavamo nel deserto mentre eravamo in tour! Ho particolarmente apprezzato Holwin Wolf nelle ultime settimane.
Inoltre, ho approfondito i dischi più ‘artistici’ dei Talk Talk, come “Spirit of Eden”, “Laughing Stock” e “The Colour of Spring”. In generale, cerco musica che mi porti in posti nuovi, musica che contenga grandi sentimenti. Penso che gli Horrendous, sebbene molto diversi nel genere e nel suono, cerchino di raggiungere lo stesso obiettivo.

PENSO CHE LA BAND SUONI PIÙ COMPATTA CHE MAI IN QUESTO ALBUM. COM’È LA RELAZIONE O L’ALCHIMIA MUSICALE TRA DI VOI, SOPRATTUTTO UNA VOLTA SALITI SUL PALCO?
– Per coloro che non ci hanno visto, direi che siamo la band più spontanea che vedrete mai su un palco. Il nostro show non presenta pose da metallari malvagi o qualsiasi altro espediente per nascondere chi siamo davvero. Il nostro amore per il fatto stesso di suonare e la nostra amicizia traspaiono in una sorta di rituale di celebrazione proprio del fatto di condividere questa musica insieme (e con il pubblico). Penso che la gioia di suonare emerga davvero anche in questo disco, ne siamo incredibilmente orgogliosi.
Speriamo di poter suonare in Italia un giorno, perché penso che vederci dal vivo spesso aiuti le persone a ‘capirci’ o a vederci come una band da una prospettiva completamente nuova. La musica è pensata per essere vissuta dal vivo e per donare un’esperienza estatica al pubblico, ma penso che purtroppo questo non sia sempre ovvio su disco.

RICORDI UN MOMENTO, PROBABILMENTE DA GIOVANE, IN CUI HAI ASCOLTATO UN ALBUM CHE HA CAMBIATO COMPLETAMENTE LA TUA PERCEZIONE DELLA MUSICA?
– Certo! Per me è stato “Rust in Peace” dei Megadeth. Ricordo di averlo sentito quando avevo dodici anni – stavo già scrivendo canzoni con mio fratello Jamie – e quell’esperienza ha completamente riscritto le regole di cosa fosse l’heavy metal per me. Il disco è complesso sia dal punto di vista tecnico che compositivo, ma è anche sempre pesante e minaccioso. Ogni singola canzone è assolutamente perfetta. Secondo me l’apice assoluto nel suo genere.

CON QUESTO NUOVO ALBUM IN USCITA, QUALI SONO LE PROSPETTIVE PER GLI HORRENDOUS? STATE PENSANDO A NUOVI TOUR? NON ABBIAMO ANCORA AVUTO IL PIACERE DI VEDERVI IN EUROPA.
– Stiamo attualmente progettando come portare il disco in tour, sia nelle zone degli Stati Uniti in cui non abbiamo ancora suonato, sia in Europa. Il nostro obiettivo per l’Europa è l’estate del 2024, quindi rimanete sintonizzati. Sentitevi liberi di inviarci anche qualche idea per concerti in Italia (ride, ndR).

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