Essere focalizzati sul presente senza mai dimenticare il proprio passato: se gli Human Impact si sono prefissi un obiettivo, sembra proprio essere questo.
Formato da veterani della scena noise di New York, il gruppo pesca a piene mani dalle atmosfere inquietanti che caratterizzavano la città alla fine degli anni ’80, creando un immaginario distopico e pieno di pericoli che calza alla perfezione per descrivere il mondo attuale.
La loro musica è un concentrato di noise rock e post-hardcore che rilegge quell’epoca gloriosa con un piglio attuale, sottoforma di inni che incitano a resistere e combattere le ingiustizie e le storture di una società malata.
L’omonimo album d’esordio, pubblicato nel 2020, colpiva per l’intensità con la quale riusciva a delineare un ambiente minaccioso ed ostile, ed il nuovo “Gone Dark” non fa altro che approfondire questi temi e queste sonorità, con una nitidezza ed un vigore addirittura superiori; un invito ad aprire gli occhi e ribellarsi che proviene da chi questo senso di oppressione e pericolo l’ha vissuto sulla propria pelle.
Ne parliamo con due i protagonisti principali di questa avventura, Chris Spencer (Unsane) e Jim Coleman (Cop Shoot Cop), personaggi che hanno fatto la storia del genere e che, a quarant’anni di distanza, non hanno ancora perso la voglia di lottare.
BENVENUTI SU METALITALIA.COM E COMPLIMENTI PER IL NUOVO “GONE DARK”.
GLI HUMAN IMPACT NASCONO NEL 2019, MA SIETE TUTTI VETERANI DELLA SCENA DI NEW YORK. POTETE PRESENTARCI LA BAND E SPIEGARE QUALI SONO LE MOTIVAZIONI CHE HANNO PORTATO ALLA SUA FORMAZIONE?
– Jim: Chris ed io ci conosciamo dalla fine degli anni ’80. Entrambi ci siamo affacciati nella scena di New York in quel periodo – beh, c’erano molte scene a New York in quel periodo, ma sto parlando specificamente della scena composta da miscredenti creativi nel Lower East Side di New York. Era tutto abbastanza libero ed espansivo.
Ne parleremo più avanti, ma sì, quell’energia, quel luogo e quel tempo fanno parte della nostra coscienza collettiva e continuano a far parte del nostro suono anni dopo.
New York non è più meravigliosamente distopica e senza legge, ma lo spirito continua a vivere nella nostra musica.
Chris e io abbiamo parlato a intermittenza della collaborazione nel corso degli anni, quindi parte della motivazione è proprio il desiderio di creare qualcosa insieme. Inoltre, penso che il mondo – la società, la cultura, il clima e la politica – sia in un momento storico in cui creare la musica che stiamo facendo ci aiuta a mantenerci emotivamente equilibrati.
– Chris: Sì, io e Jim abbiamo un punto di partenza simile, sia musicalmente sia geograficamente. Questa era New York in un’epoca in cui c’era una certa libertà e anonimato, in uno scenario senza legge, pieno di droga e violento, tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90.
Penso che quegli inizi abbiano influenzato entrambi musicalmente e abbiano reso molto facile per noi lavorare insieme. La motivazione per la band è semplicemente quella di lavorare insieme, nient’altro di specifico.
IL VOSTRO PRIMO DISCO È STATO PUBBLICATO DUE ANNI FA E SUBITO DOPO CI SONO STATI CAMBIAMENTI NELLA FORMAZIONE. CHI SONO I NUOVI MEMBRI?
– Chris: I nuovi membri sono due miei amici molto intimi, Eric Cooper al basso (Made Out Of Babies, Bad Power) e Jon Syverson (Daughters) alla batteria. Suoniamo insieme ormai da anni, quindi si adattano perfettamente a ciò che stiamo facendo.
QUALI SONO GLI ELEMENTI DELLE VOSTRE BAND (UNSANE, COP SHOOT COP ETC.) CHE CONFLUISCONO NEL SUONO DEGLI HUMAN IMPACT?
– Jim: Sì, ci sono sicuramente elementi di Unsane e Cop Shoot Cop negli Human Impact. Ma, nel bene e nel male, direi che il nostro suono è un po’ più espansivo e forse cinematografico. Abbiamo iniziato a scrivere musica come Human Impact senza un’idea preconcetta di cosa fosse o cosa avrebbe dovuto essere. Ed è ancora in evoluzione.
– Chris: Abbiamo tutti suonato in altre band prima e ognuno porta una sensibilità musicale diversa alla band. Stando così le cose, penso che, quando ci riuniamo tutti e scriviamo, riusciamo a creare collettivamente qualcosa di nuovo.
LA VOSTRA MUSICA HA UN TENORE APOCALITTICO E SEMBRA DAR VITA AD UNA SORTA DI MONDO DISTOPICO. QUAL È IL MESSAGGIO CHE VOLETE TRASMETTERE? COSA VI ISPIRA QUANDO SCRIVETE?
– Jim: Sì, la musica, i testi e i video sono tutti una risposta al mondo in cui viviamo. È oscuro, ma c’è speranza nel creare la nostra dannata realtà attraverso la creatività.
– Chris: Dal punto di vista dei testi, mi sono davvero concentrato sulle cose che vedo e sento, che stanno accadendo a me o a noi adesso. Il mondo è in un costante stato di cambiamento e mi piace scrivere dello stato attuale di tutto ciò.
PENSATE CHE LA VOSTRA CITTÀ, NEW YORK, SIA STATA UNA FONTE DI ISPIRAZIONE PER LA VOSTRA MUSICA? SE FOSTE NATI IN UN LUOGO DIVERSO, SCRIVERESTE UN GENERE DI MUSICA DIVERSO? COM’ERA NEW YORK QUANDO AVEVATE APPENA INIZIATO COME MUSICISTI E COM’È ORA?
– Jim: È divertente: New York ha questa mitica atemporalità quando ci pensiamo a volte. La realtà è che la New York degli ultimi tempi è stata aziendalizzata, ‘disneyficata’ e disinfettata. Ma, dopo il Covid, ci sono ancora una volta molte vetrine vuote e disperazione finanziaria, quindi forse c’è ancora speranza che New York ritorni alla sua precedente mancanza di gloria.
Siamo nati nella New York degli squat e della droga, delle spogliarelliste e dei poeti, delle drag queen, delle feste nel seminterrato e delle effrazioni. C’è ancora molta cultura, creatività e cose underground in città, ma essa nel suo insieme ha perso quell’anima precedente. O forse sono semplicemente invecchiato io.
Ad ogni modo, non credo che abbia importanza dove siamo nati, avremmo trovato la strada per New York in quel momento. E non importa dove siamo adesso – come band siamo sparsi per tutto il paese – il mondo in cui viviamo richiede una risposta e noi scegliamo di rispondere facendo musica.
COME SONO ANDATE LA SCRITTURA E LA REGISTRAZIONE DI “GONE DARK”?
– Jim: Creare “Gone Dark” è stato un processo fantastico. Molte tracce sono iniziate con Chris, Jon e Coop (Eric Cooper, ndr)che lavoravano nel garage di Coop. Quindi le basi del suo suonare ‘live’ erano lì.
Poi c’è stato molto lavoro su quelle tracce, che alla fine ci ha portato a tornare tutti insieme nello stesso garage di Coop, per poi registrare al Cedar Creek di Austin, Texas, con Andrew Schneider. È stato fantastico lavorare con Andrew, è stato in grado di farci focalizzare e radicarci dal punto di vista sonoro sul disco: lavoriamo con molte frequenze sovrapposte, sia alte che basse e non è semplice. Il vinile suona in modo fantastico.
QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA “GONE DARK” ED IL VOSTRO DEBUTTO OMONIMO?
– Jim: Il primo album era un po’ più esplorativo. Stavamo ancora cercando di capire chi eravamo a livello di band, quale fosse il nostro sound. Di conseguenza, aveva anche un’attitudine meno live: Chris e io stavamo mettendo a punto molte idee nei nostri studi. Ovviamente anche la sezione ritmica è diversa: ci è piaciuto lavorare con Phil Puleo e Chris Pravdica, ma amiamo anche la ferocia e la concentrazione che Jon e Coop portano.
“DESTROY TO REBUILD” È UNA DELLE CANZONI PIÙ IMPRESSIONANTI. DI COSA SI TRATTA?
– Chris: Si tratta davvero di fare tabula rasa e ricominciare da capo. Ci sono momenti in cui la frustrazione di continuare con un piano o un metodo inizialmente imperfetto è evidente ed è ora di ricominciare da capo.
“LOST ALL TRUST” È UNA SORTA DI RESA FINALE?
– Chris: Niente affatto! Riguarda davvero il modo in cui siamo tutti ingozzati di così tante stronzate e manipolati dai media. È solo un ragazzo che dice: “Fottiti!” alla bugiarda e falsa stupidità con cui viene nutrito a livello informativo.
COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON IPECAC RECORDINGS? COME VI SIETE TROVATI A LAVORARE CON LORO?
– Chris: Avevo incontrato Mike Patton tramite Buzz Osbourne dei Melvins a un festival in cui gli Unsane suonavano in Belgio, a metà degli anni 2000; lui ci aveva chiesto se ci sarebbe piaciuto fare un disco con loro e abbiamo semplicemente detto sì.
Ipecac Recordings è sempre stata quella che considero una grande etichetta indipendente. Persone assolutamente gentili, con un ottimo roster e tutti completamente affidabili.
– Jim: Adoriamo l’Ipecac!
SIETE SULLE SCENE DAGLI ANNI ’80. QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA ORA E ALLORA? PARLIAMO SIA DEL MONDO DELLA MUSICA CHE DI TUTTO CIO’ CHE CI CIRCONDA…
– Jim: Negli anni ’80 negli Stati Uniti c’era una potente comunità creativa, antigovernativa e contro ogni autorità. Le persone erano ribelli e usavano la propria voce. Ciò ha dato luogo a molta musica ‘ad alto volume’.
Dove sono ora gli Stati Uniti e dove è il mondo è una conseguenza diretta di politiche, leggi e mentalità nate in quel periodo. Siamo ancora ribelli, ma i social media e la tecnologia hanno indebolito e disinnescato l’efficacia della protesta.
La tecnologia ci mette in una posizione in cui veniamo monitorati. Le proteste nelle strade sono generalmente inefficaci, confinate in spazi sicuri e isolate dalla polizia antisommossa. La creatività e la musica, però, sembrano ancora una specie di forum con una certa validità ed all’interno del quale avere ancora voce.
AVETE QUALCHE PROGETTO IN CANTIERE? L’ALBUM VERRÀ PROMOSSO CON UN TOUR?
– Chris: Sto scrivendo altro materiale al momento e sembra che saremo in tournée in Europa nell’aprile 2025.